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IL CASO

La WTA cede e torna in Cina. Come si giustificheranno?

Secondo il Daily Mail, il tennis femminile tornerà in Cina già nel 2023, con sette tornei più le WTA Finals. Una scelta di pura convenienza, che però si scontra con i proclami legati alla vicenda di Shuai Peng. I soldi hanno battuto l'etica o sono finalmente riusciti a incontrarla?

Riccardo Bisti
13 aprile 2023

AGGIORNAMENTO - Poche ore dopo le indiscrezioni, la WTA ha ufficializzato il ritorno in Cina. Lo hanno giustificato spiegando che non avrebbero mai ottenuto i risultati sperati e che non sarebbe stato giusto negare alle giovani cinesi la possibilità di giocare a tennis. Nessuna menzione agli enormi interessi economici nella regione. 


Tante chiacchiere e solenni promesse dovrebbero concludersi con un nulla di fatto. Se la notizia lanciata dal Daily Mail nella tarda serata di mercoledì sarà confermata, l'atteggiamento della WTA nei confronti della Cina potrà essere sintetizzato così. Confermando le sensazioni diffuse nei giorni scorsi (e di cui vi avevamo dato notizia), un articolo a firma di Matt Hughes informa che il tennis femminile tornerà in Cina questo autunno, proprio come il maschile e i tornei ITF (che ripartiranno a giugno). La notizia è clamorosa per due ragioni: 1) A parole, la WTA aveva detto che non sarebbe mai tornata se non avessero avuto ampie e credibili rassicurazioni sullo stato di salute e sicurezza di Shuai Peng. 2) Poiché il tennis professionistico non fa tappa in Cina dal 2019 e i quattro anni di assenza sono stati dovuti al Covid, la tempistiche tra i tornei WTA e tutti gli altri circuiti saranno perfettamente uguali. L'unica differenza riguarda le modalità di comunicazione: mentre l'ATP ha sempre sostenuto che sarebbe rientrata in Cina non appena sarebbe stato possibile, la WTA aveva pubblicato soltanto tre quarti del calendario, lasciando un grosso punto interrogativo su quello che sarebbe accaduto dopo lo Us Open. L'annuncio sarebbe imminente e certificherebbe lo svolgimento dell'intera stagione cinese, con sette tornei più le WTA Finals, che dunque dovrebbero tornare a Shenzhen.

Dando un'occhiata alla stagione 2019, ultima a svolgersi regolarmente, il numero di tornei cinesi post-Us Open dovrebbe essere proprio quello. Si dovesse ricalcare quello schema, il calendario potrebbe presentare questi tornei (oltre a quelli nelle altre parti del mondo, s'intende).

11 settembre – Zhengzhou e Nanchang
18 settembre – Guangzhou
25 settembre – Wuhan
2 ottobre – Pechino
9 ottobre – Tianjin
23 ottobre – Zhuhai (WTA Elite Trophy)
30 ottobre – Shenzhen (WTA Finals)

Visto che le donne non giocano a Shanghai (laddove si terrà un Masters 1000 di dodici giorni), è possibile che il calendario femminile rispetti la struttura tradizionale dei tornei con finali alla domenica, a differenza di quanto accadrà per alcuni tornei ATP, che inizieranno e finiranno nel cuore della settimana. Ma questo aspetto è secondario: a fare rumore è la netta retromarcia, dopo che nell'ultimo anno e mezzo era stata scelta la linea della fermezza per protestare contro le azioni di un governo – quello cinese – che non rispetterebbe i diritti umani, in particolare quelli delle donne.

Qualche mese fa è ripartito il campionato di basket CBA, la lega professionistica cinese, che peraltro ha tra le sue fila alcuni giocatori americani. Un segnale d'apertura, quasi uno strizzare l'occhio al mondo occidentale.

Un filmato promozionale sulle WTA Finals a Shenzhen: i cinesi hanno investito molto (e a lungo termine) su questo evento

I fatti sono ben noti: il 2 novembre 2021, Shuai Peng (ottima giocatrice, ex n.1 in doppio e 14 in singolare, ormai a fine carriera) ha scritto un lunghissimo post su Weibo, il principale social media cinese, in cui ha raccontato la sua vicenda amorosa con Gaoli Zhang, ex vice-premier cinese. Il post fu cancellato dopo poco più di mezz'ora e per qualche settimana si persero le tracce della tennista, poi ricomparsa in alcune immagini e filmati diffuse dai media governativi cinesi, in quelli che sono stati definiti scenari organizzati. Ci fu il concreto timore che i cinesi avessero chiuso la bocca alla Peng, facendola sparire dalla scena pubblica. In tutta risposta, nel dicembre 2021 la WTA interruppe ogni relazione con la Cina. Ma c'è un problema: il Paese asiatico è il principale polmone finanziario del tennis femminile. Già provata dalle cancellazioni dovute al Covid, con la sua scelta la WTA avrebbe rinunciato a introiti per centinaia di milioni. C'è poi un altro punto: i media occidentali hanno portato avanti la tesi secondo cui Gaoli Zhang avrebbe usato violenza fisica e abusi sessuali nei confronti della tennista. Ancora oggi è la versione dominante, ma una traduzione letterale (e da più fonti definita affidabile) del suo post racconta una realtà un po' diversa. Quella della Peng non era una denuncia di violenza sessuale, bensì lo sfogo di una donna innamorata e delusa dal comportamento di Zhang, il quale l'avrebbe manipolata psicologicamente e condotta in una relazione torbida, con la complicità della moglie di lui.

Nonostante tutto, la Peng racconta di aver vissuto momenti felici e il suo risentimento era dovuto all'ennesima sparizione del politico, il quale le avrebbe promesso un incontro nel pomeriggio del 2 novembre 2021, salvo scomparire come era accaduto anni prima. La faccenda rimane grave e inaccettabile per un uomo così potente, ma è ben diversa rispetto a quella che è stata raccontata in occidente. È comunque vero che le successive apparizioni della Peng non sono sono sembrate spontanee, ed è lecito pensare che l'abbiano sottoposta a restrizioni di vario genere. La tennista ha effettuato qualche apparizione pubblica a inizio 2022, incontrando il presidente CIO Thomas Bach, comparendo durante le Olimpiadi invernali e concedendo un'inquietante intervista all'Equipe, piena di limitazioni e priva di vere notizie, in cui lasciava intendere un ritiro dal tennis agonistico e definito tutta la storia un enorme malinteso. Situazione complicata per la WTA, costretta a decidere tra l'etica e gli interessi economici. Come detto, a parole hanno sempre sostenuto la fermezza, anche perché – in effetti – dopo Pechino 2022 la vita di Shuhai è di nuovo avvolta nel mistero e le richieste dei funzionari WTA di un incontro con lei non sono state accolte. L'ultimo aggiornamento risale a gennaio, quando dissero di aver ricevuto conferma che la Peng fosse al sicuro, ma di non averla incontrata. In una delle ultime occasioni in cui ha parlato dell'argomento, Simon ha affermato che sarebbero tornati in Cina solo in caso di un incontro faccia a faccia con la Peng.

Steve Simon ha più volte affermato che il tennis femminile sarebe tornato in Cina soltanto con notizie certe sulla salute di Shuai Peng

Matt Hughes, cronista del Daily Mail, afferma che la WTA ha tornerà in Cina con sette tornei più le WTA Finals

Visto l'imminente annuncio, si potrebbe anche pensare che l'incontro sia avvenuto. O che raccontino che è avvenuto. Rimane il fatto che la Cina è un mercato troppo importante per il tennis femminile. Fu Stacey Allaster (presidente prima di Simon) a spingere in questa direzione, poi sublimata dalla scelta di portare il Masters a Shenzhen, con un maxi-accordo di dieci anni (dal 2019 al 2028) a cifre vertiginose, al punto che l'edizione del 2019 ebbe un montepremi di 14 milioni di dollari, quasi doppio rispetto a quello delle ATP Finals (che poi hanno colmato il gap con il passaggio a Torino). Negli ultimi tre anni, le WTA Finals hanno avuto vita tribolata: saltate nel 2020, si sono tenute a Guadalajara nel 2021 e a Fort Worth nel 2022. Vista l'importanza strategica e finanziaria del torneo, Simon aveva detto che da quest'anno si sarebbe tornati a un accordo pluriennale e non temporaneo. A quanto pare hanno scelto la via più semplice, ridando ossigeno alla Cina. La scelta non è clamorosa, anche perché la WTA possiede ben tre uffici nell'area: oltre alla sede centrale di St. Petersburg, in Florida, ci sono quelle di Pechino, Shenzhen e Hong Kong. Insomma, il legame con il gigante cinese non è mai stato reciso e sembra che stia per tornare a essere solido e remunerativo, anche perché ci sono alcuni indizi in questo senso.

Intanto, il title sponsor WTA Hologic possiede uffici in Cina e ha una versione in cinese del suo profilo, attività di business che va in direzione opposta rispetto alle ragioni che a suo tempo furono date per giustificare la sponsorizzazione. Annunciata il giorno della festa della donna 2022, la partnership aveva tra le sue basi proprio la fermezza con cui la WTA aveva affrontato la questione. Va poi aggiunto che qualche mese fa è ripartito il campionato di basket CBA, la lega professionistica cinese, che peraltro ha tra le sue fila alcuni giocatori americani. Un segnale d'apertura, quasi uno strizzare l'occhio al mondo occidentale. Insomma, il ruolo della Cina nello sport professionistico – e in particolare nel tennis femminile – è troppo importante per farne a meno. Non resta che attendere l'annuncio, e c'è grande curiosità per sapere come sarà giustificato dopo i proclami dell'ultimo anno e mezzo. Qualcuno ipotizza che ci sia un po' di imbarazzo, anche perché Steve Simon ha declinato le ultime richieste di interviste sul tema. In attesa dell'ufficialità, ci rifacciamo all'indiscrezione: quest'anno il carrozzone del tennis torna in Cina, e lo farà senza limitazioni, in modalità unisex, a prescindere da Shuai Peng, nonostante quest'ultima sia stata inserita (suo malgrado) tra le 100 persone più influenti del 2022 dal Time. Ognuno potrà fare le proprie considerazioni.