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IL CASO

Lo Statuto approvato con le palette

La schiacciante maggioranza dei delegati ha approvato le “Norme Anti-Barazzutti” dello Statuto FITP. Le palette fornite ai presenti hanno decretato una percentuale vicina al 100%. Binaghi: “Queste modifiche ampliano e facilitano le candidature”. Vi spieghiamo (ancora una volta) perché non è vero. 

Riccardo Bisti (Foto Sposito / FITP)
7 maggio 2024

I canali ufficiali hanno liquidato la notizia in poche righe, anche perché – in fondo – la notizia non c'è. L'Assemblea Straordinaria FITP ha approvato a larghissima maggioranza le proposte di modifica allo Statuto, compresi alcuni passaggi che blindano la rielezione di Angelo Binaghi, rendendo pressoché impossibile qualsiasi candidatura alternativa. Ve ne avevamo ampiamente parlato e non ci sono state sorprese. Le modifiche secondarie (la novità principale riguardava l'inserimento del pickleball tra le discipline gestite dalla FITP) sono state approvate col 99,64% dei voti. Su richiesta di uno dei delegati in Assemblea (un avvocato ligure) è stata effettuata una votazione a parte per le modifiche all'articolo 55, quelle che avranno un clamoroso impatto sulle prossime elezioni. Risultato? 98,73% di voti favorevoli, percentuale più binaghiana che bulgara, ha scritto Lorenzo Vendemiale sul Fatto Quotidiano, unica testata (oltre a Tennis Magazine) a dare risalto alla vicenda. Per la verità, nei giorni precedenti all'assemblea un'intervista realizzata da Corrado Barazzutti aveva creato un po' di subbuglio (e non era piaciuta per nulla ai vertici federali), alimentando un minimo – ma proprio minimo – interesse del mainstream tennistico.

Non precisate fonti federali, consultate da Repubblica e dall'ANSA, hanno ripetuto che le modifiche rispettavano i Principi Fondamentali CONI (e ci mancherebbe) così come la legge (e ci mancherebbe pure questo). Quello che non raccontavano, però, è che sono stati inseriti un paio di cavilli tra vuoti normativi e convenienti interpretazioni dei Principi CONI. Soltanto un ingenuo può pensare che non avessero l'unico obiettivo di garantire la candidabilità al solo Angelo Binaghi. "L'intento è smaccato" ha scritto ancora il Fatto Quotidiano. Sul punto, sono interessanti le uniche affermazioni sul tema del presidente FITP, riportate dall'ANSA. “Sull'articolo 55 abbiamo copiato pedissequamente quanto indicato dal CONI con i nuovi principi informatori. Sono modifiche che ampliano e facilitano le candidature”. L'ultima frase - a nostro avviso - non corrisponde al vero. Abbiamo già spiegato il motivo, lo chiariremo ancora. “Quanto visto oggi è la manifestazione dei consensi democratici, dove se uno ha qualcosa da dire o lamentela da fare può porre le sue perplessità, dibattere e poi votare”. Formalmente corretto, ma nei fatti l'Assemblea è stata una semplice ratifica dei voleri federali.

I numeri dell'Assemblea

A certificare la scarsa conoscenza delle dinamiche da parte di tanti circoli affiliati, il fatto che qualcuno sia rimasto sorpreso dalle percentuali. “Ma come, io e tanti altri non abbiamo dato la delega, com'è possibile?”. È presto detto: il 98,73% dei “sì” è calcolato sul totale dei presenti (fisicamente o per delega), ovvero il 43,39% dei circoli italiani, in rappresentanza del 48,12% dei voti totali. Significa che il 56,41% dei club non erano presenti perché contrari o (più probabilmente) non interessati. Per essere valide, questo tipo di assemblee necessitano di appena il 20% dei presenti, mentre a quella elettiva è richiesto il 35% (ma se è candidato un presidente oltre il terzo mandato – ed è il caso di Binaghi – servirà il 50%+1 dei presenti). Proprio per questo, alcuni comitati regionali hanno già parlato di pullman e viaggi gratuiti ai propri affiliati per raggiungere il quorum.

I fatti: l'assemblea è iniziata alle ore 13.30, quando era ancora in corso la “Verifica Poteri” (laddove viene registrata la presenza di ogni delegato e gli viene comunicato quanti voti ha a disposizione, in virtù del vergognoso sistema delle deleghe, purtroppo presente in ogni federazione), dunque con un aula non ancora gremita. Molti sono arrivati in ritardo perché in mattinata si era svolto (al Foro Italico) un corso di aggiornamento per maestri e tecnici di tennis e padel. Ad ogni modo, mentre la platea si stava ancora formando, i relatori hanno illustrato le modifiche e alle 14 era già tempo di votazioni. Dibattito? Zero o poco più. Soltanto quattro persone hanno parlato (per intervenire era necessario compilare un foglio allegato alla cartellina consegnata a ogni delegato). Un intervento (Virginia di Caterino, presidente del CR Campania) è stato clamorosamente a favore delle modifiche, mentre un altro – il presidente del CR Liguria Andrea Fossati – si è limitato a una tenue esposizione. Hanno parlato anche altri due delegati, tra cui il già citato avvocato che ha chiesto la divisione delle votazioni. A quel punto è stato tempo di votare, pardon, ratificare il tutto. Al momento della Verifica Poteri, i presenti sono stati muniti di una paletta (sì, una paletta) in cui c'era scritto il numero di voti a disposizione di ciascun delegato. Sistema poco più che medievale, per citare Mauro Berruto, ma pur sempre un passo avanti rispetto alle alzate di mano che si erano viste l'ultima volta, quando fu cambiato il nome alla ex federtennis.

A lato dei presenti c'erano gli scrutatori, i quali conteggiavano manualmente (!) i voti. Per questo, forse, le percentuali rese note non sono totalmente esatte: tra la possibilità dell'errore umano e qualche paletta sfuggita nelle file più remote, è probabile che il calcolo non sia stato perfetto. Non cambia nulla, poiché la maggioranza delle palette si è alzata quando è stato chiesto chi fosse favorevole alle modifiche. Quando è stato il momento di votare contro, i pochi temerari che hanno alzato la paletta del “no” sono stati esposti ancora di più quando dal tavolo dei relatori è stato chiesto loro di alzarsi “perché non vi abbiamo visto bene”. Insomma, non c'è stato il minimo dibattito e siamo pronti a scommettere che la maggior parte dei delegati (circa 200 persone) non avesse piena contezza di quello che votava. Comprensibile: chi ha voglia di leggersi un malloppo di oltre 60 pagine e analizzare se le proposte sono giuste o meno, specie se non hanno alcuna influenza nella vita quotidiana di un club? Un rappresentante di circolo – assente a Roma – tra quelli più attenti, dopo una scorsa alle proposte, qualche giorno prima disse: “Beh, praticamente hanno soltanto aggiunto il pickleball”.

L'alzata di mano di Firenze (quando fu cambiato il nome da FIT a FITP) è stata sostituita dalle palette di Roma (Foto Sposito / FITP)

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Secondo il vocabolario, il termine “insipienza” rappresenta la totale mancanza di impegno intellettuale o morale. Ancora una volta, una buona fetta di circoli italiani hanno confermato di esserne colpiti. Sia chi ha dato la propria delega (rigorosamente in bianco) ai rappresentanti dei comitati regionali, che nelle settimane precedenti all'assemblea si erano fatti vivi con i club, prima con mail e poi con telefonate di vario genere, sia coloro che si sono recati a Roma (tra le regioni più rappresentate c'era la Toscana, i cui delegati avevano le palette più “corpose”) a votare cose di cui – siamo convinti – non avevano conoscenza e non erano state spiegate da chi di dovere (per esempio, i dirigenti locali impegnati a raccogliere le deleghe). E siamo convinti che lo stesso Angelo Binaghi non avrebbe rilasciato le dichiarazioni sull'articolo 55 se non ci fosse stato Tennis Magazine a porre la questione, qualche settimana fa. Detto che tali modifiche dovranno essere ratificate dal CONI, ecco perché non è vero che ampliano e facilitano le candidature.

1) L'articolo 55.6 (sottoscrizioni valide soltanto su carta timbrata FITP, messa a disposizione solo nel giorno della convocazione dell'assemblea) è un'invenzione senza alcun motivo apparente e del tutto assente dai Principi Fondamentali CONI. Il precedente sistema metteva già al riparo da sottoscrizioni false e/o contraffatte, visto che veniva chiesto qualsiasi dato possibile del sottoscrittore, tra cui un documento d'identità. Ma anche volendo accettare il concetto di un modulo uguale per tutti, non si spiega perché non venga messo perpetuamente a disposizione sul sito FITP. Il motivo può essere uno soltanto. Se Angelo Binaghi – che otto anni fa disse a chi scrive di apprezzare la battaglia elettorale (rileggete l'intervista, ne vale la pena) – vuole davvero facilitare le candidature, dovrebbe imporre l'immediata e perpetua pubblicazione del modulo.
2) L'articolo 55.3.9 è un'interpretazione – ovviamente in senso restrittivo – dell'articolo 7.1.8 dei Principi Fondamentali CONI, in cui si dice testualmente che nelle assemblee con delegati di categoria (atleti o tecnici), le sottoscrizioni alle candidature "potranno essere sottoscritte da qualsiasi tesserato atleta o tecnico avente diritto al voto anche al di fuori dei soggetti delegati o rappresentanti in assemblea. Sembrerebbe l'esatto contrario rispetto a quanto imposto dalla FITP, ma c'è una parola che cambia tutto: “potranno”. La FITP ha interpretato tale passaggio come una possibilità e non un obbligo (evidentemente con il benestare del Commissario ad Acta), dunque ha inserito la necessità di 3 sottoscrizioni (due atleti e un tecnico) tra i delegati in Assemblea. E si tratta di una rete in mano alla maggioranza, da cui è praticamente impossibile attingere per l'opposizione (salvo miracoli, s'intende). Chi obietta che sono "appena 3 sottoscrizioni", e non sembra così difficile ottenerne, suvvia, pecca d'ingenuità. Se chi ha scritto i Principi Fondamentali avesse usato la parola “dovranno” anziché “potranno”, non ci sarebbe stata questa libertà interpretativa. In tutta onestà, pensate che i dirigenti di club abbiano contezza di questi dettagli? Tra circoli da mandare avanti, bollette da pagare e visite di ispettori?

Questi sono i fatti. Se non cambierà nulla, all'Assemblea Elettiva post-olimpica ci sarà un solo candidato, lo stesso per la quinta volta di fila. E anche se nell'occasione ci sarà il voto segreto, nel caso sarebbero sufficienti le palette. Oppure quello che Binaghi diceva otto anni fa, dopo la quinta elezione: “Non la mia persona, ma il tennis italiano nel suo complesso avrebbe meritato di essere eletto per acclamazione. L'acclamazione, non prevista dal nostro Statuto, prevede che tutte le persone intellettualmente oneste e senza secondi fini potessero dire “Chapeau” per quanto fatto fino ad oggi”. Chissà, magari tra qualche anno i Principi Fondamentali CONI saranno aggiornati e prevederanno l'elezione per acclamazione anche alle assemblee elettive. In fondo, perché votare se c'è un solo candidato?