WTA sempre più vicina al ritorno in Cina: “La decisione è imminente”

ATTUALITÀ

6 aprile 2023

Riccardo Bisti

Gli interessi economici potrebbero avere la meglio sui principi: una serie di indizi fanno pensare che il tennis femminile potrebbe tornare in Cina già nel 2023, imitando ATP e ITF. Il CEO Steve Simon non parla, ma a breve ci saranno aggiornamenti. 

L'ATP ha già ufficializzato il suo calendario 2024, mentre la WTA deve ancora comunicare quali tornei si giocheranno dopo lo Us Open. Il motivo è ben noto: tornare o no in Cina? Il tennis femminile manca dal 2019, poi c'è stata la pandemia e il caso di Shuai Peng. Quest'ultimo, in particolare, è l'oggetto del contendere. Il CEO Steve Simon aveva detto che non ci saranno tornei in Cina fino a quando non ci saranno certezze sullo stato di salute e sicurezza dell'ormai ex giocatrice cinese, che qualche tempo fa avea scritto un controverso post Weibo sull'ex vicepremier Gaoli Zhang, con il quale aveva avuto una relazione. Da allora ci sono forti dubbi su come il governo cinese la stia trattando, nonostante una serie di apparizioni pubbliche e interviste concordate.

Una rigidità comprensibile: lo scorso gennaio ribadirono che un eventuale ritorno in Cina sarebbe dipeso da una soluzione del caso Shuai Peng. È tuttavia noto che la Cina è un importante polmone economico per il tennis femminile, e rinunciarvi ha un costo molto elevato. Nonostante l'indignazione popolare, dunque, sembra che la WTA sia orientata a tornarvi già nel 2023, imitando ATP e ITF (quest'ultima ha annunciato i propri tornei in Cina giusto qualche giorno fa). “Sono necessarie ulteriori discussioni, ma al termine della riflessione la scelta sarà imminente. Forniremo un aggiornamento e il calendario nelle prossime settimane” ha fatto sapere un portavoce, lasciando intendere che la posizione sia meno dura rispetto al passato. Steve Simon ha ripetutamente chiesto un incontro privato con la giocatrice per discutere la situazione, ma fino a oggi non è stato possibile.

Steve Simon aveva detto che la WTA non sarebbe tornata in Cina prima di una risoluzione del caso Shuai Peng

ASICS ROMA

Fino a qualche tempo fa sosteneva che la WTA non avrebbe compromesso i suoi principi fondamentali pur di tornare in Cina, laddove dovrebbe svolgersi anche il Masters (l'accordo con Shenzhen è valido fino al 2028, ma si è giocata la sola edizione del 2019). Oggi declina le richieste di intervista sul tema, segno che qualcosa è cambiato. La possibile retromarcia è guardata con sospetto da Yaqiu Wang, esponente di Human Rights Watch, associazione a tutela dei diritti umani, secondo cui il tennis femminile dovrebbe continuare a boicottare la Cina. “Ho grande stima per la WTA perché sta perdendo molti soldi, difendendo valori a cui crede a differenza di moltre altre aziende – ha detto all'agenzia Reuters – spero che continuino ad attenersi a quello che hanno detto. Capisco che ci siano in ballo molti soldi, ma i diritti umani sono più importanti”.

A suo dire, le altre associazioni che torneranno a giocare in Cina potrebbero sfruttare la situazione per evidenziare la situazione della Peng. “Dovrebbero sfruttare ogni opportunità per sollevare il caso con i funzionari cinesi, e parlarne quando sono davanti alle telecamere. Parlare del suo caso sarebbe un sistema per tenerla al sicuro”. Come detto, a giugno ci saranno i primi tornei ITF in Cina. Nel 2019 ce n'erano stati ben quaranta (25 femminili e 15 maschili). “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che recarsi in Cina è sicuro per giocatori, famiglie e team – ha detto il presidente ITF Dave Haggerty – il nostro scopo principale è sviluppare il tennis di base in 213 Paesi in diverse condizioni sociali, economiche e politiche. Continueremo a farlo per il bene del nostro sport”. I primi eventi si giocheranno a Luzhou dal 5 all'11 giugno, con un torneo maschile e uno femminile, entrambi con un montepremi da 25.000 dollari.