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IL CASO

Il conflitto d'interesse delle wild card

Polemiche a Madrid per la scelta delle wild card: su 13 inviti, soltanto uno è andato a un giocatore spagnolo. Il torneo è di proprietà IMG: come a Miami, segue logiche aziendali e non guarda al passaporto. Prassi seguita da altre società: un piccolo conflitto d'interesse, ma di difficile risoluzione.

Riccardo Bisti
24 aprile 2024

Sembra quasi che le tempistiche dell'assegnazione delle wild card a Roma siano scelte appositamente per accendere la polemica a Madrid. Sono trascorsi due anni e mezzo da quando IMG ha acquisito il Mutua Madrid Open, versando 390 milioni nelle casse della società di Ion Tiriac, ma tanti spagnoli non hanno ancora compreso (o accettato) che la policy di una multinazionale non collima con gli interessi del tennis nazionale. E allora torna puntualmente la polemica sulle wild card. Oggi pomeriggio, il 18enne Martin Landaluce affronterà Daniel Altmaier. Landaluce è l'unica wild card spagnola tra le tredici a disposizione degli organizzatori (5 tra gli uomini, 8 tra le donne). Gli altri inviti del tabellone maschile sono andati a Zizou Bergs (quasi 25 anni, non ancora entrato tra i top-100), Darwin Blanch, Joao Fonseca e Junchen Shang. Nomi apparentemente poco comprensibili, ma con un comune denominatore: sono tutti rappresentati da IMG. A essere pignoli, anche Landaluce fa parte della scuderia. Oltre a Madrid, il colosso americano possiede il Miami Open e dunque non sorprende che Landaluce sia stato invitato anche in Florida. La faccenda fa arrabbiare (in certi casi infuriare) gli spagnoli: due anni fa, il grande escluso Fernando Verdasco scrisse una lettera aperta (sottoscritta da altri giocatori), in cui si lamentava delle decisioni e auspicava altrettanta indignazione degli sponsor.

Fece il paragone con Roma, che aveva invitato soltanto giocatori italiani. Pur facendo rumore, la sua lamentela rimase lettera morta. Come scrivemmo a suo tempo, il paragone tra Roma e Madrid non aveva senso. Mentre gli Internazionali BNL d'Italia sono organizzati in joint venture da FITP e Sport & Salute, il torneo di Madrid è di proprietà privata e dunque gli organizzatori hanno piena discrezionalità nella scelta delle wild card, che in tornei di questo tipo hanno una forte valenza economica (perdere al primo turno a Madrid frutta 20.360 euro). E allora è capitato che tanti spagnoli di livello (Bautista, Ramos e Martinez) abbiano dovuto giocare le qualificazioni. La beffa è stata parzialmente contenuta da un colpo di fortuna: la rinuncia in extremis di Daniel Evans ha consentito a Roberto Bautista Agut di entrare in tabellone come lucky loser. “Comprendiamo che alcune wild card vengano assegnate a discrezione, ma non che tutte seguano interessi commerciali e abbandonino totalmente il percorso seguito negli anni passati” scriveva la lettera di Verdasco e colleghi, tra cui una combattiva Paula Badosa, che ricordò la wild card ottenuta nel 2021, anno in cui sarebbe giunta in semifinale.

Rappresentata da IMG, la filippina Alexandra Eala effettuava shooting fotografici già due anni fa. Ha usufruito di una wild card a Madrid

Le wild card negli ultimi Masters 1000

2023
INDIAN WELLS - 3 americani (Holt, Kovacevic, Sock) - 2 stranieri (Thiem, Wu)
MIAMI - 1 americano (Nava) - 4 stranieri (Bergs, Daniel, Shang, Thiem)
MONTE-CARLO - 1 monegasco (Vacherot) - 3 stranieri (Sonego, Wawrinka, Thiem)
MADRID - 1 spagnolo (Landaluce) - 4 stranieri (Gaston, Nava, Shelbayh, Thiem)
ROMA - 5 italiani (Arnaldi, Fognini, Nardi, Passaro, Zeppieri)
TORONTO - 4 canadesi (Diallo, Galarneau, Pospisil, Raonic)
CINCINNATI - 3 americani (Isner, McDonald, Nakashima) - 1 straniero (Wawrinka)
SHANGHAI - 3 cinesi (Shang, Te, Yunchaokete) - 2 stranieri (Fognini, Schwartzman)
PARIGI - BERCY - 4 francesi (Bonzi, Gasquet, Muller, Van Assche)

TOTALE 41 - 25 locali, 16 stranieri

2024
INDIAN WELLS - 3 americani (Kovacevic, Kypson, Nakashima) - 2 stranieri (Fognini, Mensik)
MIAMI - 2 americani (Blanch, Damm) - 3 stranieri (Landaluce, Nishikori, Shang)
MONTE-CARLO - 1 monegasco (Vacherot) - 3 stranieri (Monfils, Berrettini, Wawrinka)
MADRID - 1 spagnolo (Landaluce) - 4 stranieri (Shang, Bergs, Blanch, Fonseca)
ROMA - 5 italiani (Berrettini, Fognini, Zeppieri, Gigante, Vavassori)

TOTALE 24 - 12 locali, 12 stranieri

Il tema merita una riflessione. Intanto è opportuno partire dai fatti: nel 2023, i tornei Masters 1000 avevano a disposizione 41 wild card complessive (ci limitiamo al maschile, perché alcuni 1000 femminili si giocano in Paesi privi di giocatrici di livello, dunque la statistica non sarebbe pienamente attendibile). Di queste, 25 sono andate a giocatori locali e 16 a stranieri. Osservando i casi specifici, tuttavia, si scopre che esistono almeno tre impostazioni diverse. Roma, Canadian Open e Parigi Bercy invitano esclusivamente giocatori italiani, canadesi e francesi: nessuna sorpresa, visto che sono gestiti dalle rispettive federazioni nazionali. Si può fare un discorso simile per Shanghai, curato dalla società cinese Juss Event, che lo scorso anno ha concesso tre wild card su cinque ai giocatori locali: ci fossero più cinesi competitivi, è legittimo pensare che gli inviti sarebbero ancora più patriottici. Ci sono casi ibridi come Indian Wells e Cincinnati, in cui gli americani hanno la prevalenza ma c'è spazio anche per qualche nome extra: i miliardari Larry Ellison e Ben Navarro non hanno obblighi specifici, ma tengono comunque conto del Paese di riferimento.

Prima dell'avvento di Navarro, Cincinnati era di proprietà della USTA e in diverse edizioni erano stati invitati soltanto giocatori americani. C'è il caso limite del torneo di Monte-Carlo: visto lo scarso bacino umano del Principato, è già un miracolo che possano concedere una wild card a Valentin Vacherot. Infine, ecco il caso IMG. Proprietaria di Miami e Madrid, non sceglie le wild card in base al passaporto dei giocatori, bensì sull'appartenenza alla scuderia. Quello che accade a Madrid avviene da tempo al Miami Open. Quest'anno hanno premiato Darwin Blanch e Martin Damm a fronte di tre stranieri, mentre nelle due edizioni precedenti (2022 e 2023) Emilio Nava fu l'unico statunitense omaggiato di una wild card, così come negli anni precedenti. Per trovare un'edizione con almeno tre wild card americane bisogna andare fino al 2013 (James Blake, Rhyne Wiliams e Christian Harrison). Dando un'occhiata allo storico delle wild card assegnate a Miami negli ultimi dieci anni, l'impostazione è chiara: un americano (meglio se rappresentato da IMG) e poi solo stranieri.

Darwin Blanch, classe 2007, è già alla seconda wild card in un Masters 1000. È rappresentato da IMG

Il Metodo Miami è stato semplicemente esportato a Madrid: ma se negli Stati Uniti non fa troppa notizia, in Spagna il clamore non si placa. Difficile trovare una soluzione che possa accontentare tutti, e allo stesso tempo essere etica. Il sistema IMG, infatti, è utilizzato da tutte le altre agenzie che detengono tornei e (contemporaneamente) gestiscono giocatori. Capita anche che ne benefici qualche italiano: pensate al torneo di Anversa, che in due diverse edizioni ha invitato il nostro Luca Nardi (e nel 2023 anche Mark Lajal). Il motivo è semplice: Anversa è di proprietà Tennium, che allo stesso tempo rappresenta il pesarese e l'estone. Meno di due mesi fa, Francesco Passaro ha usufruito di una wild card al torneo ATP di Santiago del Cile: poco spiegabile se pensiamo alla nazionalità e alla classifica, ma diventa tutto chiaro se riflettiamo che il torneo è di proprietà Octagon, stessa società che gestisce la carriera del perugino. Abbiamo citato casi italiani, ma ce ne sarebbero a decine. Il tema è delicato perché accentua una disparità già esistente nel tennis: nascere in determinati Paesi è già molto vantaggioso rispetto ad altri (pensate a chi nasce in Australia, USA, Francia e Gran Bretagna), se poi la questione si allarga alle questioni commerciali...

Come fare? Non si può certo impedire la libera impresa, dunque è lecito che una società di rappresentanza possieda tutto quello che riesce ad arraffare (tornei e giocatori). L'unica soluzione, forse, sarebbe vietare che la proprietà di un torneo – se è una società commerciale – possa concedere wild card ai propri assistiti, almeno nel main draw. Si risolverebbe un piccolo conflitto di interesse, anche se verrebbe cancellata una delle principali libertà di ogni torneo: la piena discrezionalità nella scelta degli inviti. E forse non sarebbe giusto, visti i sacrifici economici di tanti eventi. Stessa storia per l'ipotetico obbligo di assegnare un numero minimo di wild card ai giocatori locali: eticamente attraente, ma sarebbe comunque una privazione di libertà. E nei Paesi che non hanno giocatori? Bisogna essere onesti: ogni soluzione prospettata rischierebbe di non migliorare la soluzione attuale. E allora si andrà avanti così, con scelte apparentemente incomprensibili. E non sempre giuste.