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Il tennis si riempie di petrodollari. Ma è solo l'inizio...

Formalizzato l'accordo tra l'ATP e il fondo di investimento saudita. A parte le noccioline iniziali (sponsorizzazione del ranking e di alcuni tornei), è chiaro che gli arabi vogliono di più. Con questo accordo, almeno, l'ATP sventa il rischio di un circuito alternativo. Che però potrebbe arrivare da un'altra parte...

Riccardo Bisti
29 febbraio 2024

Il reale senso di questa operazione sarà più chiaro tra qualche settimana, quando finalmente scopriremo le intenzioni del cosiddetto Premium Tour. Secondo alcune indiscrezioni, a Indian Wells si terrà una riunione, ennesima conseguenza dell'effetto domino che sta sconvolgendo il mondo del tennis da quando l'Arabia Saudita (col suo carico di petrodollari) ha deciso di diventarne protagonista dopo aver fatto altrettanto con altre discipline, dal calcio in giù. L'acquisto del Newcastle United, i Mondiali del 2034 (l'annuncio pare una formalità) e l'accoglimento di varie stelle nel proprio campionato è la punta dell'iceberg del cosiddetto sportwashing, termine coniato per identificare il tentativo di ripulire la propria immagine tramite lo sport. C'è poi la Formula 1, la MotoGP, la Parigi-Dakar e chissà quanto altro ancora.

L'irruzione nel mondo del golf, con il varo del LIV Tour (che ha rischiato di mandare in frantumi il circuito PGA, prima che venisse faticosamente raggiunto un accordo) deve aver spaventato i vertici del circuito ATP. Va letta in questo senso la partnership ufficializzata mercoledì, definita strategica e pluriennale, tra ATP e Public Investment Fund, il fondo di investimento pubblico saudita facente capo al principe Mohammed bin Salman. La comunicazione è scritta in un linguaggio formale, molto attento a non svelare cosa bolle veramente in pentola. Ci sono soltanto un paio di certezze: la classifica ATP cambia di nuovo nome, diventando PIF ATP Rankings, con tanti saluti al partner precedente (il broker australiano Pepperstone, in passato la stessa classifica era sponsorizzata da Emirates). Inoltre, PIF sarà tra gli sponsor di alcuni eventi: Indian Wells, Miami, Madrid, Pechino, ATP Finals e Next Gen Finals (queste ultime si terranno a Jeddah fino al 2027).

E le WTA Finals?

Da mesi si rincorrono le voci su un possibile spostamento in Arabia delle WTA Finals. Contattata da Associated Press dopo l'annuncio della partnership ATP-PIF, la WTA ha fatto sapere che non ci sono novità: “Con l'obiettivo di aumentare il valore del tennis femminile, parliamo regolarmente sia con i partner attuali che con quelli potenziali. Anche se non escludiamo nulla per il futuro, in questo momento non ci sono nuovi aggiornamenti”

È evidente che gli arabi non si accontenteranno, specie dopo aver creato una maxi-esibizione a ottobre con in campo Djokovic, Nadal, Sinner, Medvedev, Rune e Alcaraz, e dopo aver ingaggiato lo stesso Nadal come ambasciatore della propria federtennis. Il comunicato ATP-PIF parla di “impegno condiviso per promuovere il futuro del tennis” (Massimo Calvelli, CEO ATP) e di “catalizzatore per la crescita del tennis, sviluppo di talenti, promozione dell'inclusione e dell'innovazione sostenibile” (Mohamed Al Sayyad di PIF). Ok, ma gli arabi vogliono gli eventi. Vogliono essere protagonisti come lo sono nel calcio, nei motori e nel golf. L'unico passaggio davvero interessante, che si presta a mille considerazioni, è il seguente: “PIF contribuirà attivamente al piano strategico OneVision di ATP, che si concentra sulla promozione dell'unità, sul miglioramento delle esperienze dei fan e e sullo sfruttamento delle opportunità di crescita”.

Presentato nel giugno 2022, il progetto è in pieno svolgimento e ha già avuto le prime conseguenze: l'allungamento a 12 giorni di quasi tutti i Masters 1000, a cui si accompagna un incremento di montepremi del 35%, oltre a una complessiva riorganizzazione del calendario. Un progetto a cui tengono molto, su cui si basa la credibilità della gestione Gaudenzi. Accogliere gli arabi è un enorme apertura, con conseguenze impossibili da prevedere. In questo modo, almeno, l'ATP dovrebbe aver scongiurato il varo di un circuito alternativo come è accaduto nel golf. Se poi dovrà concedere (più di) qualcosa agli arabi, è evidentemente considerato un male minore. Ma attenzione: a breve si dovrebbe sapere qualcosa di più sul possibile Premium Tour, circuito elitario che prevederebbe gli Slam e i più grandi tornei in un nuovo circuito d'elite. Il progetto è stato ideato da Craig Tiley (direttore di Tennis Australia) come ripicca per il possibile varo di un Masters 1000 in Arabia a inizio anno, che creerebbe un danno enorme ai tornei australiani di avvicinamento all'Australian Open.

L'Arabia Saudita è sbarcata uffcialmente nel tennis con l'organizzazone delle Next Gen Finals

Quello consegnato a Novak Djokovic lo scorso novembre è stato l'ultimo trofeo con il ranking ATP griffato Pepperstone

Il Premium Tour vorrebbe mettere insieme il meglio del pre-esistente (Slam, Masters 1000, migliori WTA) e mettere in un angolo i due sindacati. Il progetto è affascinante ma di difficile realizzazione: per questo, la riunione che si terrà a Indian Wells potrebbe essere decisiva. Vi prenderanno parte i rappresentanti di diciassette tornei: i quattro Slam, i nove Masters 1000 e gli eventi di Doha, Dubai, Pechino e Wuhan (i primi tre sono già tornei combined). È chiaro che il concetto di Premium Tour rappresenta una minaccia per il circuito: se il progetto dovesse andare in porto, gli Slam se ne occuperebbero direttamente, relegando in un angolo ATP e WTA, a cui rimarrebbe la gestione dei tornei più piccoli, destinati a diventare semplici tappe di qualificazione per gli eventi più importanti. Anche in questo senso – forse – deve essere letta la partnership ATP-PIF.

Blindando un partner potente come l'Arabia Saudita, l'ATP si è assicurata un alleato importante, ed è certa di non averlo come nemico in questo Risiko tennistico. Senza il sostegno arabo, il progetto Premium Tour rischia di partire ad handicap. Va da sé che il PIF vorrà in cambio qualcosa di sostanzioso, non certo le noccioline annunciate mercoledì. Che sia un Masters 1000 o le ATP Finals cambia poco per gli arabi, ma potrebbe cambiare molto in casa nostra. E ci sono un paio di indizi che fanno pensare a qualche italico timore di perdere le ATP Finals dopo il 2025, specie dopo che i vertici FITP hanno manifestato la ferma intenzione di mantenerle fino al 2030 (altri sussurrano che si possa estendere l'accordo fino al 2027): intanto Roma non sarà tra i tornei sponsorizzati dal PIF. E poi, il prossimo 12 marzo, è stata fissata una conferenza stampa a Torino per illustrare i numeri delle ATP Finals del 2023. Sarà l'ennesima occasione per mostrare dati, grafici, tabelle e parlare di impatto economico sul territorio. Insomma, un modo per mostrare i muscoli e cercare di tirare acqua al mulino italiano, con la speranza di respingere l'onda araba.