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IL NUOVO CIRCUITO ATP

Stavolta il tennis cambia per davvero

Svelato il progetto OneVision. Dal 2023, il circuito ATP cambia volto: quasi tutti i Masters 1000 passano a 12 giorni e i tornei divideranno gli utili con i giocatori. Dopo un trentennio di immobilismo, qualcosa si muove: pollice giù per i Bonus Pool, meglio l'idea di una governance unica. Ma quella è già la Fase 2...

Riccardo Bisti
10 giugno 2022

Il tennis (maschile) cambia. Si può essere d'accordo o meno con le idee di Andrea Gaudenzi, ma bisogna riconoscergli che dal 2023 il circuito cambierà volto come non mai, almeno da quando l'ATP ha preso in mano il circuito (nel lontano 1990). Il progetto si chiama OneVision e da noi avrà grossa risonanza l'allungamento degli Internazionali BNL d'Italia a 14 giorni di gara (2 di qualificazioni più 12 di main draw), sulla falsariga di quanto già accade a Indian Wells e Miami. È corretto parlare di allungamento e non certo di upgrade, poiché il valore del torneo nell'ecosistema ATP rimane esattamente lo stesso, proprio come accadrà a Madrid, Shanghai, Canadian Open e Cincinnati (gli ultimi due a partire dal 2025, probabilmente perché c'è bisogno di più tempo per sistemare i complessi incastri di calendario). Gli unici Masters 1000 esclusi dall'allungamento sono Monte Carlo e Parigi Bercy, per ovvie ragioni strutturali. “Sul lungo termine vorremmo avere nove tornei combined, l'idea è far crescere anche loro” ha detto Gaudenzi in un check con alcuni giornalisti italiani, in cui ha illustrato nel dettaglio alcuni punti chiave. Per dare una calmata ai giocatori ribelli, riuniti sotto l'associazione PTPA, il comunicato spiega che per la prima volta i dati finanziari dei tornei ATP saranno messi a disposizione dei giocatori. Inoltre, grazie a un'innovativa formula di condivisione, i profitti verranno distribuiti in egual misura tra giocatori e tornei. Il principio è il seguente: i giocatori avranno un prize money base, dopodiché se quest'ultimo sarà superato dal reddito netto del torneo ci sarà una divisione al 50% degli utili.

Nessuna divisione se il reddito netto sarà uguale o inferiore al prize money, mentre potrebbe essere concordato un taglio del montepremi se il torneo dovesse chiudere in passivo. Sarà interessante vedere le reazioni dall'ambito PTPA, che su questo punto pare decisamente agguerrita. “Si potrebbe scrivere un libro sulle problematiche che abbiamo avuto per arrivare al risultato” ha detto Gaudenzi, che ha sottolineato la mancanza di fiducia tra giocatori e tornei. A suo dire, le linee guida erano condivise da tutti, ma al momento di ragionare sui dettagli sono sorti mille contrasti. Normale, visto che ogni attore pensa per sé. L'idea ATP è ridurre l'enorme gap tra gli Slam e i tornei del circuito: per riuscirci, oltre ad allungare i Masters 1000, ci sarà un incremento dei montepremi del 35% entro il 2025. Ottime notizie per i tennisti, ma il gap con gli Slam rimarrà incolmabile. In questo momento, i Masters 1000 più ricchi sono Indian Wells e Miami, il cui montepremi 2022 è stato di circa 8,6 milioni di dollari (doppi e qualificazioni comprese). Per intenderci, la prossima edizione di Wimbledon mettera in palio 18,6 milioni di sterline (circa 23,25 milioni di dollari) sommando i premi per singolare, doppio e qualificazioni maschili (senza contare femminile, wheelchair tennis e tornei delle leggende). Volendo credere alla roadmap ATP, il prize money dei principali Masters 1000 potrà raggiungere circa 12 milioni di dollari. Tantissimo, ma anche gli Slam cresceranno.

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Andrea Gaudenzi illustra a Rafa Nadal i princìpi del progetto OneVision

Prima di entrare nel dettaglio di ciò che interessa veramente agli appassionati – le modifiche in calendario – una critica al sistema dei Bonus Pool: si tratta di soldi extra versati ai primi 12 ATP in base alla loro classifica di fine anno e al numero di tornei obbligatori giocati. Cifre enormi che vanno a chi ne ha meno bisogno: anziché essere aboliti, saranno raddoppiati e interesseranno i top-30. Non condividiamo la scelta, perché quei soldi potrebbe essere destinati verso il basso della piramide. A proposito dei giocatori di seconda fascia, Gaudenzi ha detto che si sta lavorando per rendere più attraenti i doppi e i Challenger, e il comunicato spiega che il nuovo sistema di divisione degli utili tra giocatori e tornei potrebbe garantire ulteriore supporto finanziario a più di 140 giocatori. Ok, ma l'utilizzo dei Bonus Pool rimane poco condivisibile, anche se si tratta di un sistema per invogliare i tennisti a giocare più Masters 1000 possibili, visto che gli “zero” in classifica spaventano poco. Incentivi economici sembrano funzionare decisamente meglio. Ma veniamo ai cambiamenti. L'ATP ha diffuso il calendario del 2023 e i cambiamenti sono significativi, soprattutto per la stagione primaverile sulla terra battuta, anche se non manca qualche modifica qua e là. Intanto è stato anticipato di un mese (a subito dopo l'Australian Open) il turno preliminare di Coppa Davis, peraltro in contemporanea con il torneo ATP di Sofia.

Il calendario prosegue sulla falsariga storica fino ad aprile-maggio, laddove si è deciso di dare quattordici giorni (12+2) a testa a Madrid (26 aprile-7 maggio) e Roma (8-21 maggio). Tramontata l'idea di collocare degli ATP 250 nelle seconde settimane dei Masters 1000 (ma dovrebbero essere collocati dei ricchi Challenger), è stata scelta la via più democristiana, con lo spostamento di appena due tornei: Estoril e Monaco di Baviera. Il primo passa a inizio aprile insieme a Houston e Marrakech (tra l'altro, fino al 2008 l'Estoril si giocava proprio in quella settimana: è un ritorno al passato), mentre il secondo viene anticipato di una settimana e va a cozzare con Barcellona e Belgrado. Sono proprio questi tre tornei quelli maggiormente penalizzati, ma tant'è. A Barcellona non saranno contenti di essere compressi tra Monte Carlo e Madrid, peraltro con la concorrenza dell'ambizioso Belgrado e di un torneo storico come Monaco di Baviera. Andiamo avanti: il calendario rimarrà uguale fino a dopo lo Us Open, mantenendo inalterato l'attuale format di Toronto e Cincinnati (9 giorni di torneo). Il motivo non è stato svelato, ma è fin troppo semplice da intuire: tra Wimbledon e Us Open ci sono appena sei settimane di spazio, e le prime tre sono invase da tornei. Nove in tutto, compresi gli ATP 500 di Amburgo e Washington.

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Il messaggio di Gaudenzi, lanciato sulla home page del sito ATP: "Il tennis ha oltre un miliardo di appassionati"

Gaudenzi a colloquio con Stefanos Tsitsipas: "Magari nella seconda parte della tua carriera potresti entrare nel player council..."

Proprio per questo, l'allungamento di Canada e Cincinnati sarà diverso, compresso in tre settimane. Tutto fa pensare che la Rogers Cup non terminerà di domenica, ma a metà settimana. Vedremo. Al contrario, è stato più semplice trovare due settimane per Shanghai a inizio ottobre: dopo Us Open e gironi delle Davis Cup Finals, la situazione è fluida: due ATP 250 (Chengdu e Zhuhai) e la Laver Cup, due ATP 500 (Pechino e uno tra Tokyo e Nur Sultan) e poi Shanghai. A quel punto inizierà la stagione indoor europea, con una novità: dopo Parigi Bercy ci sarà una settimana con due tornei (Metz e Stoccolma) prima delle ATP Finals, mentre nel Next Gen Finals andranno a fine stagione, probabilmente a dicembre. Vale la pena ricordare che dal 2023 il torneo dovrebbe lasciare l'Italia. Va da sé che siamo a metà 2022 e il calendario è soggetto a ulteriori modifiche: Gaudenzi ha spiegato che è stato fissato un limite di dieci Masters 1000 e sedici ATP 500, segno che potrebbe esserci l'upgrade di qualche torneo o il ritorno di qualcun altro: pensiamo a San Pietroburgo, che ha ceduto la propria licenza da 250 a Nur Sultan, proprio con l'obiettivo di crescere. In questo momento, tuttavia, il torneo è assente dal calendario. Quanto alle strutture, l'ATP ha spiegato che a partire dal 2023 saranno stipulati accordi a lungo termine con i Masters 1000 (licenze di trent'anni) e gli ATP 500 (di quindici). Secondo la visione di Gaudenzi, accordi di questo tipo favoriranno degli investimenti importanti.

L'esempio è Indian Wells, che nel 2003 prolungò la licenza per cinquant'anni e questo ha spinto a forti investimenti. Sarà istituita una commissione di tre persone (un rappresentante dei tornei, uno dei giocatori, un indipendente) per suggerire le migliorie ai vari tornei. “Tenendo conto del loro contesto: non si può certo chiedere a Monte Carlo di realizzare quattro campi nuovi”. Gaudenzi pensa che gli investimenti debbano andare più verso il settore media e digital che sulle strutture, anche se – pare chiaro – Roma dovrà necessariamente dotare il Centrale di un tetto retrattile. Nel complesso la nuova struttura è accettabile, e merita una pacca sulla spalla come si è augurato Gaudenzi, perché dopo 32 anni di sostanziale immobilismo e cinque presidenti (Mark Miles, Etienne De Villiers, Adam Helfant, Brad Drewett e Chris Kermode), per la prima volta il circuito maschile prova per davvero a cambiare volto. Le critiche all'insistenza sui Bonus Pool sono bilanciate dall'apprezzamento per l'idea gaudenziana che il tennis debba avere un'unica governance, il che renderebbe tutto molto più semplice. “Ci vorranno almeno due anni, e non è scontato che questo processo arriverà alla fine” ha aggiunto il faentino. Ma questa è la fase due del progetto, quella in cui si uscirà dal giardino ATP. E lui, su questo punto, da solo può fare ben poco.