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MUTUA MADRID OPEN

“Contro di me sono tutti fenomeni...”

Questa frase, pronunciata durante il match contro Thiago Seyboth Wild, simboleggia il momento difficile di Lorenzo Musetti. Il paragone a distanza con Richard Gasquet lo vede in svantaggio, ma ha ancora la possibilità di ribaltare i numeri. Isolarsi il più possibile da pareri e giudizi sarebbe un buon punto di partenza.

Riccardo Bisti
27 aprile 2024

Non metterei la firma per avere una carriera come quella di Richard Gasquet”. Lorenzo Musetti pronunciava questa frase nel marzo 2021 mentre si trovava ad Acapulco, in attesa di prendere un volo per Miami. Aveva appena raggiunto la semifinale al torneo messicano: passate le qualificazioni, si era preso gli scalpi di Schwartzman (allora top-10), Tiafoe e Dimitrov prima di arrendersi a Tsitsipas. Sullo slancio, avrebbe raggiunto il terzo turno a Miami. Attenzione: non era una frase presuntuosa, ma perfettamente legittima per un ragazzo di 19 anni su cui erano riposte mille aspettative, un po' per i risultati junior, un po' per quel tipo di gioco che fa impazzire l'appassionato medio italiano (lo stesso che non ha mai apprezzato a fondo la grande carriera di Sara Errani), un po' perché non era ancora scoppiata la Sinner Mania.

Gli citarono il palmares di Gasquet senza dirgli a chi appartenesse, chiedendogli se avrebbe firmato per una carriera del genere: 15 titoli ATP (sarebbero diventati 16), tre finali Masters 1000, tre semifinali Slam, un bronzo olimpico e un best ranking al numero 7. “Bellissimo, ma non firmo perché manca un titolo del Grande Slam”. Giusto, perché senza ambizioni non si va da nessuna parte. La carriera di Lorenzo si è sviluppata in modo lineare fino a metà dell'anno scorso, con due titoli ATP e una quindicesima posizione artigliata prima di Wimbledon 2023. Con Berrettini spesso ai box e gli altri in rampa di lancio, c'era lui dietro a Sinner. Pensate che coppia. Da allora, tuttavia, non è arrivato l'atteso salto di qualità e i numeri – ahinoi – parlano di un'involuzione sul piano dei risultati. La sconfitta all'esordio a Madrid contro Thiago Seyboth Wild (lo stesso che lo batté sei anni fa allo Us Open junior) è l'ennesimo KO di una stagione che fatica a decollare. 9 vittorie e 13 sconfitte, con un paio di successi a Miami e altrettanti a Monte-Carlo che lo tengono a galla, altrimenti i numeri sarebbero preoccupanti.

  • 53

    L'attuale posizione di Lorenzo Musetti nell'ATP Race. Curiosamente, è la stessa che occupa nell'ELO Rating

La classifica ATP lo vede ancora al numero 29, eppure c'è un 53 che ricorre pericolosamente nei numeri musettiani. È 53esimo nell'ATP Race, quella valida per il Masters di Torino, alle spalle di Luciano Darderi, Matteo Arnaldi e Flavio Cobolli, e occupa la stessa posizione nell'ELO Rating, l'affascinante classifica che considera la qualità dei risultati, pesando vittorie e sconfitte. Siamo certi che Lorenzo non sia per nulla contento di questi risultati. Il paragone con Richard Gasquet a parità di età – in questo momento – è impietoso. A 22 anni e 2 mesi, il francese (che ha appena giocato la partita numero 1000 nel circuito) aveva già vinto 5 titoli ATP su 11 finali (Musetti 2), aveva raggiunto per sei volte la seconda settimana di uno Slam, peraltro con la semifinale a Wimbledon 2007 (Musetti ha due ottavi al Roland Garros) e giocato due finali e due semifinali Masters 1000 (Musetti vanta due quarti). Si tratta di numeri parziali perché la prima parte della carriera di Gasquet è stata senza dubbio la più prolifica.

Dopo un ottimo avvio, si è incagliato per qualche anno dopo la positività alla cocaina e ha avuto una fiammata nei due anni con Riccardo Piatti al suo fianco, culminati con un piazzamento alle ATP Finals e le lacrime per la scelta del tecnico comasco di lasciarlo per allenare Milos Raonic. Scavallati i 30 anni si è assestato su un livello inferiore e adesso si sta avvicinando a un dignitosissimo ritiro, non prima di aver dato l'assalto a un rientro in extremis tra i top-100 ATP. Musetti ha compiuto 22 anni lo scorso 3 marzo e ha ancora tutto il tempo per eguagliare e – perché no – superare i numeri del francese, però è chiaro che sia necessaria un'inversione di tendenza. È difficile individuare la chiave per dare una svolta: se Lorenzo la conoscesse, l'avrebbe già infilata nella serratura. Si pensava che la stagione sul rosso gli avrebbe dato una mano, ma dopo gli ottavi a Monte-Carlo (coronati dai buon match contro Fritz e Fils) sono arrivate due sconfitte all'esordio. E adesso è tempo di Internazionali BNL d'Italia, laddove fece un paio di capolavori nel 2020 (contro Wawrinka e Nishikori) ma poi non è più stato protagonista.

Qualora dovesse perdere nei primi turni a Roma, Lorenzo Musetti si 'è tutelato iscrivendosi al ricco Challenger di Torino. La prossima settimana dovrebbe fare altrettanto a Cagliari.

In questi anni, oltre al Musetti giocatore, abbiamo imparato a conoscere il Musetti persona. Tanto delizioso e in gamba fuori dal campo, quanto emotivo con la racchetta in mano. Lorenzo ha una sensibilità spiccata che non sempre riesce a incanalare nel modo giusto. Lo scorso anno fece discutere un eccessivo utilizzo della blasfemia, solo parzialmente giustificato dalla sua provenienza (dalle sue parti è quasi un'inflessione), mentre adesso la negatività è simboleggiata dal borbottio pronunciato a Madrid e che ha scaldato il tribunale popolare dei social media: “Contro di me sono tutti fenomeni...”. Chiunque abbia giocato a tennis sa quanto sia difficile gestire le emozioni, soprattutto nei momenti difficili, e se si possiede una sensibilità fuori dal comune. Come è noto, è diventato padre di Ludovico poco più di un mese fa, ed è chiaro che il ruolo di padre implica responsabilità importanti. Ma la crisi di risultati non si può certo ricondurre a un lieto evento.

Alcuni atteggiamenti chiariscono come Musetti sia attento a quello che si dice e scrive di lui, e che questo lo condizioni un po'. Per esempio, come quando scrisse polemicamente “Supercoach?” sulla telecamera dopo la vittoria su Djokovic a Monte-Carlo, chiara polemica verso chi lo invitava a sostituire, o almeno affiancare Simone Tartarini con una figura con più esperienza nel circuito internazionale. Sarebbe superficiale fare paragoni con i Sonego, i Sinner e i Berrettini che hanno fatto scelte di questo tipo (sia pure con tempi e modalità diverse): i momenti difficili arrivano per tutti e oggi e il momento di Musetti (che ha un accordo part-time con Corrado Barazzutti), ma siamo convinti che basti poco per ridare slancio a una carriera che rimane molto promettente, al di là dei numeri. Non sappiamo fino a dove possa spingersi, ma il suo obiettivo deve essere quello di arrivare al ritiro senza rimpianti, consapevole di aver espresso il 100% del proprio talento. Oggi non sta succedendo, deve trovare il modo di rispolverarlo. Ecco, forse un suggerimento si può dare: isolarsi il più possibile da frasi e giudizi negativi. Per alcuni è una carica, non siamo convinti che sia così anche per lui.