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AUSTRALIAN OPEN

Berrettini e quel maledetto matchpoint  

Tremenda delusione per Matteo Berrettini: KO al primo turno contro un grande Murray, al termine di una battaglia di cinque ore: dopo una partenza disastrosa rimonta e arriva a matchpoint, ma sbaglia il più facile dei passanti. “Complimenti a lui: ha gestito meglio di me le condizioni indoor”

Riccardo Bisti
17 gennaio 2023

Il tennis offre sempre un'altra possibilità. È l'unica consolazione, il pensiero a cui Matteo Berrettini può aggrapparsi dopo la tremenda delusione per la sconfitta contro Andy Murray, all'esordio nell'Australian Open. Gli era successo soltanto due volte, negli Slam. Ma questa fa più male perché Matteo si presentava con mille ambizioni, per nulla nascoste nelle interviste pre-torneo. E poi aveva vinto gli ultimi tre scontri diretti con lo scozzese, compreso quello al recente Us Open. Per la verità, la trama del racconto sarebbe molto diversa se Berrettini avesse trasformato il matchpoint sul 5-4 al quinto, dopo che aveva recuperato due set di svantaggio ed era a un passo dalla seconda rimonta da 0-2 (ce l'aveva fatta a Wimbledon 2018 contro Jack Sock). La smorzata di Murray era lunga e controllabile, il passante ravvicinato di rovescio era facile-facile, ma l'ha affossato in mezzo alla rete. Forse ha cambiato idea perchè Murray era andato a coprire il lungolinea alla disperata, ma l'errore (grave) resta. Purtroppo il tennis è così.

Non tutti i punti hanno lo stesso valore e 4 ore e 49 minuti sono state decise dai dettagli. Il punteggio narra di un 6-3 6-3 4-6 6-7 7-6 che ha regalato a Murray la migliore vittoria della sua seconda carriera, quella con l'anca di metallo. Un Murray spettacolare come atteggiamento e qualità del gioco. Prima di avventurarsi in considerazioni superficiali (peraltro già iniziate nella vetrina dei social media) bisogna sottolineare la prestazione dello scozzese, che in questo torneo vanta la bellezza di quattro finali. Super con il servizio, più incisivo che mai con il dritto (suo colpo meno forte), ma soprattutto in spettacolare condizione fisica. Gli dei del tennis lo hanno premiato quando Berrettini era riuscito a girare la contesa e ormai ce l'aveva fatta. Quattro anni fa, proprio Melbourne sembrava lo scenario del suo addio, poi ha scelto di sottoporsi a una delicata operazione che gli ha ricostruito l'anca. Con una passione fuori dal normale, ha accettato un ruolo diverso rispetto a quello avuto per una decina d'anni. Evidentemente sentiva di avere ancora qualcosa da dare. Ha impiegato tre anni, ma partite come questa ripagano di ogni sofferenza.

PLAY IT BOX
«Avevo messo l'overgrip sulla racchetta, poi il clima da umido è diventato secco. Però in Italia si direbbe che stiamo parlando del nulla, perchè il matchpoint sbagliato è stata la somma della partita» 
Matteo Berrettini

Il fortunatissimo matchpoint di Andy Murray

“Non sono contento di come sono entrato in campo – ha detto Berrettini – faceva freddo, non c'erano le condizioni che immaginavo. È cambiato tutto due minuti prima che scendessimo in campo, quando ci hanno detto che avremmo giocato con il tetto chiuso”. Già, perché era appena entrata in vigore la Extreme Heat Policy dell'Australian Open: faceva troppo caldo, dunque hanno sospeso i match su tutti i campi e chiuso il tetto sui tre coperti. “Lui ha gestito la situazione meglio di me” ha detto Berrettini un paio di volte, salvo poi rifugiarsi in un'impennata d'orgoglio. “La cosa positiva è che avevo ribaltato la partita avendo poco tennis. Oggi non ho giocato bene”. Hanno provato a stimolarlo sulle nuove condizioni di gioco, così diverse rispetto a quelle previste. In effetti, aveva effettuato il pre-riscaldamento al sole, con la palla che rimbalzava alta e veloce.

“Invece ci hanno avvisato all'ultimo e lui è stato più bravo di me. Avevo messo l'overgrip sulla racchetta, poi il clima da umido è diventato secco. Però in Italia si direbbe che stiamo parlando del nulla, perchè quel matchpoint sbagliato è stata la somma della partita”. È difficile trovare il punto d'incontro tra gli immensi meriti di Murray e i demeriti di Berrettini, ma è certo che nei primi due set il romano era svagato, in chiara difficoltà. Ha perso il servizio tre volte in due set, fatto inusuale per lui. E parlava continuamente al suo angolo, riaccendendo quella radio che aveva faticosamente spento qualche anno fa. Ma ha avuto il merito di continuare a crederci. È ripartito dalle basi, aggiustando il mirino al servizio. Mettendo in sicurezza i turni di battuta, ha brekkato Murray nel terzo set, se lo è aggiudicato, e poi il match è diventato bagarre, salendo progressivamente di qualità.

Quella contro Berrettini è la migliore vittoria negli ultimi anni di carriera di Murray

Le riflessioni di Matteo Berrettini dopo la sconfitta contro Andy Murray

Matteo vinceva il rocambolesco tie-break del quarto, poi nel quinto aveva il vantaggio di servire per primo. Sul 5-4, Murray saliva 30-0 ma in quel momento sbagliava una facile volèe. Berrettini si aggiudicava i due punti successivi e arrivava a giocarsi il matchpoint, già descritto. Si andava al super tie-break e nel momento del bisogno Matteo smarriva la prima di servizio. Finiva sotto 5-0, provava una complicata rimonta, si avvicinava fino all'8-6 ma perdeva gli ultimi due punti, l'ultimo con una beffarda risposta di Murray smorzata dal nastro. Una specie di cambiale da pagare: dodici mesi fa, Carlos Alcaraz commetteva sul matchpoint a sfavore, proprio al super tie-break. La delusione è enorme, perché le premesse erano davvero diverse.

“Fisicamente stavo bene, alla fine ero stanco ma non ho perso per questo – ha detto Berrettini – lui mi ha impressionato, mostrando il suo amore per il tennis. Rispetto allo Us Open colpiva meglio la palla, serviva bene... sapevo che sarebbe stata difficile, ma è stato grande”. La beffa è doppia: con ogni probabilità, Matteo avrebbe recuperato con più facilità rispetto a Murray. E c'è da domandarsi in quali condizioni si presenterà lo scozzese (36 anni a maggio) nel secondo turno di giovedì, peraltro in un match difficile contro il vincente di Fognini-Kokkinakis. Quanto a Berrettini, i passi falsi ci sono e ci saranno. La sua fortuna è avere uno staff che gli garantisce il massimo equilibrio: niente esaltazione nelle vittorie, niente depressione nelle sconfitte. Questa è particolarmente dura, ma... domani è un altro giorno, diceva Rossella O'Hara in Via col Vento. Ci vorrà un po' per digerirla, ma non ci sono alternative.