“Niente wild card? Hewitt non ha avuto le p.... di dirmelo”

AUSTRALIAN OPEN

10 gennaio 2022

Riccardo Bisti

Niente wild card per Max Purcell nello Slam di casa, nonostante abbia giocato in ATP Cup. “Mi ha dato fastidio il modo: l'ho saputo solo giovedì alle 23 perchè Hewitt non ha avuto il coraggio di dirmelo”. Però i numeri lo bocciano.

Mentre il mondo del tennis è con il fiato sospeso per la faccenda legata a Novak Djokovic (mentre scriviamo l'udienza è in corso: dopo le schermaglie mattutine e la pausa pranzo, le parti si sono aggiornate alla mattinata italiana), divampa una piccola polemica in Australia. Poca roba in confronto al Djokovic Gate, ma in altri tempi avrebbe avuto ben altra risonanza, se non altro perchè coinvolge un personaggio popolare come Lleyton Hewitt, capitano dei team australiani di Coppa Davis e ATP Cup. Noi conosciamo Max Purcell per un paio di motivi: intanto perché due anni fa giunse in finale all'Australian Open di doppio (insieme a Luke Saville), poi perché ha giocato tre volte contro Jannik Sinner, l'ultima pochi giorni fa in ATP Cup.

Il 23enne di Sydney è impegnato nelle qualificazioni dell'Australian Open ed è partito bene, superando in due set Evgeny Donskoy. Tuttavia ha acceso una faida con Hewitt, accusandolo di non aver avuto il coraggio di dirgli che era stato escluso dalle wild card. Purcell sperava di ottenere l'invito, specie dopo aver giocato in ATP Cup, ma sostiene che Hewitt non si sia preso la responsabilità di avvisarlo. “Mi hanno detto che avrei avuto una risposta giovedì – ha detto Purcell – poi ho sentito dei sussurri nello spogliatoio australiano, in cui Lleyton diceva qualcosa a Jaymon Crabb (noto coach australiano, ndr). Si sono fatte le 23 e ho mandato un messaggio a Wally Masur, dicendogli che mi erano rimaste solo tre ore di tempo per cancellarmi dal torneo ATP di Sydney, altrimenti sarei rimasto bloccato lì senza poter giocare le qualificazioni a Melbourne. E gli ho chiesto cosa stesse succedendo”.

Max Purcell ha raggiunto la finale del doppio nel 2020, in coppia con Luke Saville

La risposta di Masur (ex n.15 ATP e direttore dell'alto livello per conto di Tennis Australia) lo ha fatto arrabbiare: “Oh, no, doveva dirtelo Lleyton. Non era compito mio. Gli ho detto di dirtelo, visto che era lui a non volere che tu avessi la wild card”. “Insomma, l'ho scoperto alle 23 di giovedì perché non ha avuto le p.... di dirmelo di persona” ha detto Purcell. Ad ogni modo, l'australiano si è recato a Melbourne e adesso proverà a centrare il main draw con le proprie forze. Al secondo turno se la vedrà con il ceco Jiri Lehecka (n.18 del tabellone). Come è noto, l'Australian Open ha a disposizione otto wild card. I primi giocatori australiani esclusi dal main draw erano Alex Bolt (n.142 ATP), Thanasi Kokkinakis (145), Aleksandar Vukic (160) e Christopher O'Connell (173). Tutti e quattro hanno ottenuto i loro inviti. Altri tre erano occupati dagli accordi di Tennis Australia: quello con la federazione francese ha premiato Lucas Pouille (ex semifinalista del torneo), quello per la zona Asia-Pacifico ha privilegiato Chun-Hsin Tseng, quello con la USTA ha visto il successo di Stefan Kozlov nei Challenger valevoli come Race per ottenere l'invito.

Quanto all'invito per Andy Murray, beh... è difficile contestarlo. Secondo l'australiano, il cuore della sua controversia è il suo comportamento da paraculo (smart-arse, ndr), oltre al fatto che non è mai stato uno dei ragazzi di Hewitt. “Non ho mai fatto parte del suo clan, quindi in un angolo della mia mente ho sempre pensato che non avrei avuto la wild card. Però, visto che me l'hanno negata per sei anni di fila, quest'anno avevo questa aspettativa. Non importa la mia classifica, non avrò l'invito. Sono numero 174 ATP, dovrei comunque fare le qualificazioni, in un certo senso la prendo così – continua Purcell – niente contro i ragazzi che hanno avuto la wild card, spero che facciano bene ed entrino tra i top-100, in modo da dare qualche possibilità ai ragazzi che verranno. Sarebbe bello che qualche giovane inizi ad avere degli inviti, anche più giovani di me, senza rancore”.

Non è la prima volta che Hewitt è al centro di polemiche per la sua gestione dei giocatori. Lo scontro più noto risale al 2019, quando Bernard Tomic lo accusò di favoritismi nel diramare le convocazioni per la Coppa Davis. Le cose erano poi deflagrate al successivo Australian Open, quando Hewitt sostenne che Tomic aveva minacciato fisicamente la sua famiglia. Anche Kyrgios aveva effettuato accuse di questo tipo, ma poi i due si erano chiariti. Detto che Purcell non è esattamente un giocatore di primo piano, ci si domanda se le sue lamentele fossero legittime. La risposta è... insomma: le wild card francese e americana erano indiscutibili, così come l'invito a Murray.

Forse si può discutere su quello a Tseng, ma l'Australian Open guarda molto all'Asia anche in virtù del status di Slam della zona Asia-Pacifico (che in tempi senza virus organizza dei veri e propri play-off). A quel punto restavano quattro posti: Purcell ha esattamente gli stessi punti ATP di O'Connell, ma hanno scelto di privilegiare il suo connazionale, probabilmente perché gli stava davanti (di due soli punti ATP!) nella classifica di lunedì scorso, in vigore quando sono state prese le decisioni. Scelta magari opinabile, ma non particolarmente criticabile. Ecco, forse si può sindacare sui modi. Ammesso che sia andata proprio come dice Purcell.

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