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PLAYER OF THE YEAR

2021 Player of the Year: Daniil Medvedev

Il giocatore dell'anno è Daniil Medvedev. Ha saputo vincere 63 match, il suo primo Major e ha interrotto il sogno Grand Slam di Novak Djokovic. Ma sa anche impressionare per la sua personalità, spiccata e talvolta eccessiva. Un ex ribelle che ha trasformato in realtà le sue letture fantasy.

Riccardo Bisti
29 dicembre 2021

Anche i lettori più accaniti si possono spaventare, di fronte a un malloppo di 528 pagine. Daniil Medvedev trascorre più tempo con i videogames, ma quando ha iniziato a sfogliare Eragon, la monumentale opera di Cristopher Paolini, si è addentrato in una storia fantasy che lo ha totalmente rapito. Niente joystick, e nemmeno le tenerezze della moglie Dasha lo hanno distratto. Lo ha divorato in tre giorni. Fantasy è il termine giusto per descrivere una stagione che lo incorona come Player of the Year. Ma come? Djokovic ha chiuso al numero 1 ATP per la settima volta e ha intascato tre quarti di Slam... e si celebra Medvedev? Inevitabile. Il 2021 sarà ricordato come l'anno della definitiva maturazione di un ragazzo che soltanto pochi anni fa non aveva alcuna disciplina, frequentava i piccoli tornei e risparmiava 10 euro al momento di prenotare un alloggio. L'esatto contrario di Djokovic, che sin da bambino ha santificato la sua esistenza al tennis. È stato proprio Daniil, giocando un match perfetto in finale allo Us Open, a scippargli il Grande Slam. Proprio quel Daniil che, quando si è trasferito in Francia e ha iniziato a lavorare con Gilles Cervara, si ingozzava di croissant a colazione e mangiava panna cotta a pranzo, anche nei giorni di gara. E non aveva idea di cosa fosse il recupero post-match, o la prevenzione degli infortuni. “Per me, il modo migliore per recuperare era fare un po' di stretching e poi buttarmi sul letto e guardare un po' di TV”.

Pochi anni dopo, si è preso l'investitura dello stesso Djokovic. “Daniil ha un servizio eccezionale, molto preciso. È la sua arma principale, senza dubbio. Poi il suo rovescio piatto mette in grande difficoltà – dice il serbo – inoltre è molto professionale e intelligente sul campo. Capisce come sfruttare gli spazi, sia in attacco che in difesa”. È la fotografia di una metamorfosi impressionante. Oltre allo Us Open, ha guidato la Russia a vincere le Davis Cup Finals, si è aggiudicato il Masters 1000 di Toronto e i tornei di Marsiglia e Maiorca, oltre all'ATP Cup. Senza contare altri piazzamenti come le finali all'Australian Open e al Masters di Torino. E nessuno ha vinto più partite di lui (63). Numeri ancora più impressionanti se relazionati al suo percorso, non certo da predestinato. Da bambino lo avevano mandato a nuoto, poi mamma Olga vide il volantino di una scuola tennis e decise di mandarlo anche lì. Aveva 6 anni. “Mio padre ha iniziato a credere che potessi diventare un professionista, ma mia madre ha insistito nel farmi andare a scuola” ricorda. Lo hanno fatto studiare in un istituto prestigioso, al numero 91 di Via Povarskaya a Mosca, laddove si è diplomato e poi ha studiato matematica e fisica, prima di tentare l'avventura a economia e commercio. La laurea è rimasta in stand-by perchè il tennis stava diventando sempre più importante.

Vincendo lo Us Open, Medvedev ha impedito a Novak Djokovic di completare il Grande Slam. "Ma Novak rimane il più grande di sempre"

Volevano farlo nascere in Francia, unico Paese che al compimento dei 18 anni offre la possibilità di prendere la cittadinanza. Mamma Olga aveva comprato una pelliccia di diverse taglie più grandi per nascondere il pancione al momento dell'imbarco, ma Daniil beffò tutti: nacque prematuro.

Le fasi salienti dello straordinario 2021 di Daniil Medvedev

Oggi Daniil può permettersi di dimenticare un orologio da 200.000 euro nello spogliatoio delle ATP Finals (salvo poi sporgere denuncia per recuperarlo), ma non sempre è stato così. Papà Sergei stava abbastanza bene: ex programmatore ai tempi dell'URSS, vendeva materiali da costruzione, ebbe successo e per anni è stato l'unico sponsor del figlio. Quando Daniil aveva 12 anni lo portarono in un nuovo circolo, il Be Healty di Mosrentgen (sobborgo di Mosca), laddove fu seguito da Igor Chelyshev. “All'inizio era imbarazzante, non era per nulla coordinato. Poi era indisciplinato, lanciava racchette in continuazione anche se era consapevole delle punizioni: 10 giri di campo per ogni infrazione. Risultato: durante ogni allenamento, correva 20-30 minuti”. Però il carattere lo salvava. È sempre stato un combattente, non voleva mai perdere. Non aveva tecnica, non aveva fisico, “ma era già pronto a fare a pezzi chiunque”. Il suo nome divenne ben presto noto in tutta la Russia, al punto da aggiudicarsi una borsa di studio della Fondazione Eltsin: 15.000 euro all'anno che gli hanno permesso di sostenere un'attività sempre più costosa. Il tutto mentre papà Sergei cercava disperatamente uno sponsor: aveva scritto a Gazprom, al miliardario Gennady Timchenko, persino al presidente Dmitry Medvedev, magari puntando sull'omonimia. Niente da fare.

IMG lo aveva messo sotto contratto, ma non investirono su di lui. Semplicemente, lo hanno parcheggiato per evitare che andasse altrove. Quando aveva 15 anni, ci fu il primo bivio: conobbe Alexander Ostrovsky, un coach che aveva aperto un'accademia a Khimki con un programma di allenamento gratuito per i più giovani. Manna dal cielo. I Medvedev si proposero, ma furono scartati. “Ci ho pensato un po', ma alla fine ho rifiutato – racconta Ostrovsky – avevo appena siglato con accordo con i genitori di Anastasia Potapova. Le sue qualità erano evidenti, ma non ero in grado di crescere due atleti in contemporanea. Ed era il mio primo grande investimento”. Da lì, la scelta di andare all'estero. Sfogliarono la margherita: Finlandia, Svezia, poi optarono per la Francia, laddove si trovava la secondogenita Elena, otto anni più grande di Daniil, che anni prima aveva ottenuto una borsa di studio con l'Università di Nizza. La Francia era nel destino: mamma Olga ha confessato che volevano farlo nascere proprio lì, unico Paese che al compimento dei 18 anni offre la possibilità di prendere la cittadinanza. Aveva comprato una pelliccia di diverse taglie più grandi per nascondere il pancione al momento dell'imbarco, ma Daniil beffò tutti: nacque prematuro, a febbraio e non a marzo, a Mosca. Per questo, anni dopo è stato ritenuto non idoneo e quindi esentato dal servizio militare.

Da giovane, Daniil Medvedev ha commesso diverse intemperanze

Un quarto d'ora di scene e situazioni che ben descrivono la vivace personalità di Daniil Medvedev

Quando scelsero la Costa Azzurra impiegarono un paio d'anni per preparare i documenti, vendere gli appartamenti a Mosca, acquistarne uno ad Antibes e trovargli un posto dove allenarsi. “Io non volevo, stavo crescendo, avevo tutti i miei amici a Mosca - racconta il n.2 ATP – se avessi avuto voce in capitolo sarei rimasto, ma per il tennis sarebbe stata una decisione sbagliata. Per fortuna non ho deciso nulla!”. Quasi tutti i migliori russi, prima o poi, sono costretti a emigrare per costruirsi una carriera nel tennis. Il mondo è pieno di accademie di successo, mentre a Mosca il clima è pessimo e la logistica è ancora peggiore. Però i Medvedev sono stati coraggiosi: anziché andare in Spagna come Rublev e Khahanov (e come avevano fatto Marat Safin e la sorella Dinara), o magari negli Stati Uniti, hanno scelto l'Elite Tennis Center di Cannes, modesta startup creata da Jean Renè Lisnard, ex discreto giocatore monegasco che avevano conosciuto tempo prima, perché ha la moglie russa. “All'inizio è stato molto difficile perchè non parlavo bene il francese, capivo a malapena l'argomento della conversazione. E i francesi sono molto orgogliosi, se non parli la loro lingua non ti vengono incontro. Non avevo amici. Ancora adesso non sono totalmente sicuro di essermi stabilito in Francia.

Soltanto qualche anno ho iniziato a dire 'Torno a casa', riferendomi alla Francia". Insieme al successo sono arrivate le possibilità economiche, dunque la residenza a Monte Carlo. Meno tasse, come fanno decine di professionisti. Unico problema: deve fare la spola con Cannes, e una volta ha preso una multa per eccesso di velocità. Era il 2014 quando Stefan Gurov, direttore dell'agenzia Top Five, lo ha notato e gli ha offerto collaborazione. L'accordo con IMG era appena scaduto e non avevano troppa voglia di rinnovare. Lui aveva bisogno di soldi, IMG non voleva investire. E così è iniziata un'avventura che nel 2016 gli ha garantito il primo sponsor di prestigio: il marchio francese di racchette Tecnifibre. “Finalmente si era mosso qualcosa, ma nei primi due tornei ho giocato male. Ho iniziato a pensare che cambiare racchetta non fosse stata una grande idea. Ma ben presto ho iniziato a vincere e non ho più avuto alcun dubbio”. Grazie all'ingresso tra i top-100 ATP, ottenne una sovvenzione di 50.000 dollari. “Un aiuto incredibile: in quel momento, anche 10 euro erano importanti. Mangiavo sempre in ristoranti economici. Ho ordinato primo e secondo nello stesso pasto soltanto quando guadagnai 2.000 euro raggiungendo i quarti in un Challenger”.

Oggi Daniil Medvedev vanta partnership prestigiose e remunerative

La sua crescita si è scontrata con un carattere irascibile. Nel 2016 fu squalificato durante il torneo di Savannah, negli Stati Uniti, perchè aveva ipotizzato che il giudice di sedia di colore favorisse il suo avversario, Donald Young. A Wimbledon 2017 ha colto una bella vittoria contro Stan Wawrinka, ma ha rovinato tutto al turno successivo, perdendo contro Ruben Bemelmans. Dopo la sconfitta, lanciò una monetina in direzione dell'arbitro, come si fa con i mendicanti. La sua fortuna è stata la presenza di Gilles Cervara, giovane coach francese a cui fu affidato al suo arrivo a Cannes. Si rese conto che era inutile arrivare lo scontro: meglio che Daniil capisse in autonomia le cose giuste da fare. E allora hanno inserito nel team Eric Hernandez (analista dell'FC Monaco, che monitora allenamento, salute e nutrizione) e la psicologa Francisca Dauzet. “Con lei ho capito che ho bisogno di lavorare regolarmente su me stesso. 1-2 volte a settimana faccio una specie di training mentale”. I soldi non sono più un problema: nel 2019 ha ripreso a lavorare con IMG, che dedica addirittura tre persone ai suoi interessi: Oliver van Lindonk, il francese Luik Martin e Lev Kassil che si occupa del mercato russo. Risultato? È passato da Lotto a Lacoste, poi ha firmato contratti importanti con il marchio di orologi Bovet, con BMW e con Tinkoff Bank. Chi lo segue è convinto che abbia un grande potenziale: è brillante, intelligente, fotogenico, parla diverse lingue. “Vogliamo posizionarlo come una star globale” ha detto Kassil. Non prendono in considerazione partnership a breve termine, quelle con produttori di tabacco e alcol e – ovviamente – con le agenzie di scommesse. Tinkoff Bank era rimasta orfana di un testimonial, ma non cercava nulla di particolare. Rimasero affascinati dal suo percorso allo Us Open 2019, in cui mise in atto una faida con il pubblico americano tra brutti gesti, provocazioni e qualche insulto. Ma poi finì tutto in un abbraccio collettivo dopo la finale contro Nadal.

Ci siamo resi conto che era il nostro uomo – dice il direttore marketing Mikhail Gorbuntsov – completa coincidenza di filosofie. Ci piace trasformare i cattivi in buoni. La direzione della banca ha approvato l'idea e abbiamo rapidamente raggiunto un accordo. È un investimento sul futuro, crediamo che il meglio della sua carriera debba ancora arrivare. E vogliamo essere con lui”. Comprensibile: sono ormai distanti i tempi dei giocatori di grande personalità come McEnroe, Connors, Lendl, Agassi. Oggi i tennisti sono molto simili tra loro, timidi, ingessati. Medvedev è un'eccezione, e lo ha dimostrato anche nelle recenti Davis Cup Finals, in cui ha nuovamente provocato il pubblico spagnolo. “Io cerco di essere me stesso e fare del mio meglio, poi saranno gli altri a valutarmi” dice, alludendo ai vari soprannomi che gli hanno affibiato. Scacchista, genio, persino polipo (quest'ultimo coniato da Stefanos Tsitsipas, con il quale ha avuto più di un litigio). D'accordo con Gilles Cervara, dice di non essere cambiato. E di non voler cambiare. Per adesso ce l'ha fatta, chissà se ci riuscirà sul lungo termine, specie se un giorno dovesse scalzare Djokovic e diventare numero 1 del mondo. “Non guardo mai indietro – dice lui – mi piace pensare al presente e al futuro. Al massimo posso pensare che ho battuto Novak in una finale Slam. Se arriveranno sconfitte e momenti difficili potrò riguardare il match e pensare che, se ce l'ho fatta una volta, posso ripetermi”. C'è da crederci. Sin da piccolo, era famoso per gli scoppi d'ira. Le sorelle non riuscivano a contenerlo. “Quando avevo 4 anni, se volevo qualcosa mi mettevo a piangere. Voglio sempre ottenere quello che desidero, e credo che si noti anche sul campo da tennis”. Come se la vita fosse un romanzo fantasy.

Daniil Medvedev con la moglie Dasha. I due si sono sposati il 12 settembre 2018: esattamente tre anni dopo, ha vinto lo Us Open. "Per fortuna ho vinto la finale, altrimenti non avrei avuto il tempo di comprarle un regalo!" ha detto durante la premiazione