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ROLAND GARROS

Un cane di nome Roland Garros

Al momento di dare un nome al suo cagnolino, Tomas Etcheverry non ha avuto dubbi: l'ha chiamato come il torneo dei suoi sogni. Oggi l'argentino è nei quarti e sogna di non fermarsi qui, anche per dedicare ogni successo alla sorella tragicamente scomparsa lo scorso settembre. 

Riccardo Bisti
6 giugno 2023

Quel giorno doveva ancora compiere cinque anni, però Tomas Martin Etcheverry non ha dubbi: il suo ricordo del cuore è la finale tutta argentina del Roland Garros 2004, quando Gaston Gaudio rimontò due set di svantaggio a Guillermo Coria in una delle partite più strambe dell'Era Open. Sarà quel ricordo, o forse il fascino che lo Slam rosso riveste per gli argentini, ma il 23enne di La Plata ha iniziato a costruirsi il suo destino quando doveva dare il nome al suo cagnolino. Nessun dubbio: Roland Garros. “E questo spiega il mio fanatismo nei confronti di questo torneo, sin da piccolo” ha detto alla vigilia del torneo, quando forse nemmeno lui sperava di arrivare nei quarti di finale. Invece ce l'ha fatta, battendo tre teste di serie una dopo l'altra: Alex De Minaur (con cui aveva sempre perso da junior), Borna Coric e Yoshihito Nishioka, schiantato alla distanza dopo un primo set molto combattuto (7-6 6-0 6-1 lo score). Forse non sa, l'argentino, che qualcuno aveva già fatto qualcosa di simile.

Dopo il trionfo a Parigi nel 1989, Arantxa Sanchez prese un cagnolino e lo chiamò Roland. Tempo dopo, un suo fan gliene regalò un secondo, ovviamente... Garros. Lui ha fatto tutto in una volta: questo quarto di finale è un sogno che diventa realtà, anche perché a fare il tifo per lui ci sono i nonni Eduardo e Ana, che tanti anni fa gli regalarono una racchettina di legno e una pallina per giocare sulla spiaggia. “È cominciato tutto così, il resto è soltanto impegno e forza di volontà” dice l'argentino, che mercoledì metterà piede sul Philippe Chatrier per sfidare Alexander Zverev. La presenza a Parigi dei nonni è qualcosa di emozionante, reso magico da una tragedia che ha colpito la sua famiglia pochi mesi fa: lo scorso settembre, un tumore al seno ha sconfitto la sorella maggiore Magalì, che aveva 32 anni e due figli. Un dramma. Per questo, Tomas dedica ogni successo alla sorella che “sono certo che faccia il tifo per me da lassù”. Dopo il successo, commuovendosi, ha detto di chiedere spesso un aiuto proprio a lei. “In un momento difficile le ho chiesto di farmi tirare un ace”.

Il cagnolino di Tomas Etcheverry si chiama... Roland Garros

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    La classifica ATP che Tomas Etcheverry è già certo di raggiungere lunedì prossimo. Il suo obiettivo stagionale è chiudere tra i top-20

Sfrugugliando la sua storia, si capisce che Retu (questo è il suo soprannome, molto più del Tomy menzionato dal sito ATP) sia un ragazzo a posto. È entrato nelle grazie di Novak Djokovic per quella foto pubblicata anni fa sui social: dopo aver conquistato il suo primo punto ATP, scrisse a pennarello la distanza che lo separava dal serbo. Si è ripetuto lo scorso anno, con l'ingresso tra i top-100. “Domani avrà l'occasione per ridurre il deficit” ha detto il serbo prima di affrontarlo (e batterlo) a Roma, occasione in cui hanno avuto la possibilità di scambiare qualche parola. “È una persona incredibilmente umile e disponibile” dice Etcheverry, che quest'anno ha giocato le prime finali ATP a Santiago e Houston, oltre a ripetersi nel Challenger 175 di Bordeaux.

Con questi risultati è salito al numero 49 ATP, ma l'exploit parigino lo condurrà al numero 31, vicino al suo obiettivo stagionale: “Vorrei chiudere l'anno tra i primi 20” ha detto nei giorni scorsi, promettendo che – qualora dovesse farcela – avrebbe pubblicato un altro aggiornamento sulla sua distanza con Djokovic. Il serbo è il suo idolo, al punto che quando ha iniziato a giocare con racchette Head, ha subito chiesto di provare il modello di Djokovic. A Parigi potrebbe affrontarlo soltanto in finale: per adesso è una suggestione, ma chissà. “Ammetto di guardare i tabelloni, e so che c'è un certo sbilanciamento tra la parte alta e la parte bassa. Nella mia zona è un'occasione per tutti” aveva detto prima degli ottavi, laddove la sua potenza e la maggiore freschezza hanno sfibrato la resistenza di Nishioka.

Sotto la guida di coach Walter Grinovero, l'argentino ha iniziato a sfruttare la sua potenza

Tomas Etcheverry celebra il quarto di finale a Parigi. Tra i primi a fargli i complimenti c'è stato Francisco Cerundolo

A proposito di potenza, ha avuto il coraggio di costruirsi un gioco più aggressivo, sfruttando i suoi 196 centimetri di altezza, dopo aver ascoltato i consigli del coach Walter Grinovero, con cui ha iniziato a collaborare lo scorso luglio. Non era così scontato snaturare uno stile che gli aveva permesso di entrare tra i top-100, eppure l'ambizione lo ha spinto a uscire dalla zona di comfort. I risultati sono giunti alla svelta, e adesso sogna di fare un passo in più, anche se è sfumata la possibilità di affrontare il suo amico Francisco Cerundolo in un'ipotetica semifinale: quest'ultimo ha perso al super tie-break decisivo contro Holger Rune, in un match che sarà ricordato per un grave torto arbitrale.

Però lui l'ha presa bene ed è stato il primo a congratularsi – su Instagram – per il successo del connazionale, che qualche anno fa aveva anche lavorato con suo padre. Farà ancora di più il tifo se – per caso – dovesse spingersi in semifinale e sfidare proprio Rune. Difficile pronosticarlo adesso, ma attenzione alle parole di Juan Monaco, ex top-10 argentino che oggi fa il manager (e rappresenta proprio Etcheverry). “Alcuni giocatori hanno bisogno di più tempo rispetto ad altri. Noi sudamericani possiamo crescere un po' in ritardo, ma Tomas sta scoprendo che il suo momento è adesso. È pronto”. Anche per fare qualcosa di clamoroso?