The Club: Bola Padel Roma
LA STORIA

L'odissea del n.144 ATP: arrestato, espulso e positivo al COVID

La disavventura di Tomas Etcheverry: il 22enne argentino ha passato 24 ore in cella in Germania perché aveva superato il limite di permanenza nell'Area Schengen. Al ritorno in patria è risultato positivo al virus, trascorrendo 10 giorni in isolamento. Adesso riparte e sogna i top-100 entro fine anno.

Riccardo Bisti
15 ottobre 2021

Il Challenger di Szczecin (Stettino, per dirla all'italiana) è uno dei più importanti in calendario. Il 2021 non ha fatto eccezione: si è giocato dal 13 al 19 settembre e in tabellone c'erano ben otto top-100. Avrebbe dovuto partecipare anche Tomas Martin Etcheverry, 22enne di La Plata autore di una buonissima stagione. A gennaio era numero 256 ATP, oggi è in 144esima posizione e non è così lontano da quei top-100 che vorrebbero dire ammissione diretta negli Slam. Era reduce da una buona semifinale a Banja Luka ed è partito verso la Polonia pieno di speranze, pronto a sfidare Jay Clarke al primo turno. A Szczecin, tuttavia, non c'è mai arrivato. Sul PDF del tabellone si parla di un forfait per ragioni personali. In realtà Etcheverry è finito dentro un incubo. “Per andare alla Bosnia alla Polonia dovevo passare dalla Germania – racconta l'argentino – all'aeroporto di Dusseldorf, dopo avermi chiesto il passaporto, mi hanno isolato rispetto agli altri passeggeri. Inizialmente c'erano solo gli addetti all'immigrazione, poi è arrivata la polizia. Non capivo bene la situazione, tra la barriera linguistica e la situazione ho avuto paura”. In un misto tra tedesco e inglese, gli hanno spiegato che aveva superato il limite di permanenza nella Comunità Europea, e per questo lo avrebbero dovuto espellere.

Etcheverry è stato arrestato e condotto in un commissariato di Colonia, laddove è rimasto in cella per 24 ore. Nessun abuso di potere: l'argentino ha potuto parlare con i familiari e ha beneficiato dell'intercessione dell'ATP. “Mi hanno trattato bene, ma mi sono sentito un criminale – ha detto Etcheverry, che ha spiegato la natura della sua infrazione – ho commesso un errore senza volerlo: ho superato di 23 giorni il limite di tempo concesso per la permanenza nella Comunità Europea, che a causa della pandemia è stato ridotto a soli tre mesi. La mia colpa? Sono andato allo Us Open e ho pensato che il periodo trascorso negli Stati Uniti non contasse, invece era valido”. La sua ricostruzione contiene un paio di imprecisioni. Non è vero che la permanenza per un extracomunitario è stata ridotta a 90 giorni a causa della pandemia: è una regola esistente da anni per tutti i Paesi dell'area Schengen. Tra l'altro, l'Argentina fa parte dei Paesi dai quali non è necessario il visto. In altre parole, Etcheverry è potuto entrare nella Comunità Europea con il solo passaporto in corso di validità. Ma la regola non è come dice lui: la permanenza massima non è di 90 giorni, ma di 90 su 180.

ASICS ROMA
«Dopo avermi chiesto il passaporto, mi hanno isolato rispetto agli altri passeggeri. Inizialmente c'erano solo gli addetti all'immigrazione, poi è arrivata la polizia. Non capivo bene la situazione, tra la barriera linguistica e la situazione ho avuto paura» 
Tomas Etcheverry

Lo scorso 1 agosto, Etcheverry si è aggiudicato il Challenger di Trieste battendo in finale il connazionale Tirante

La ratio è molto semplice: senza questa regola, un extracomunitario potrebbe trascorrere 89 giorni nella Comunità Europea, andare via per due e poi rientrare per ulteriori 89. In questo modo, diverrebbe a tutti gli effetti un residente illegittimo. Al contrario, in questo modo si evita che i non residenti in Europa trascorrano più del 50% del loro tempo all'interno dell'Area Schengen. È pacifico che il povero Etcheverry non volesse violare alcuna norma: semplicemente, ha fatto male i conti. L'argentino è sbarcato in Europa intorno al 20 aprile e ci è rimasto ininterrottamente per circa due mesi, quando è andato a Londra per giocare le qualificazioni di Wimbledon (come è noto, il Regno Unito non fa più parte della UE). È poi tornato in Italia, laddove ha giocato quattro tornei di fila, peraltro cogliendo i migliori risultati in carriera: ha vinto i suoi primi Challenger a Perugia e Trieste, oltre a raggiungere la finale a Cordenons. In quel periodo, il tempo trascorso nell'Area Schengen ha abbondantemente superato i 90 giorni.

Si è poi recato negli Stati Uniti per lo Us Open, è tornato in Europa per il Challenger di Banja Luka (la Bosnia non fa parte dell'Unione Europea), ma appena ha rimesso piede nell'Area Schengen è stato immediatamente beccato. Aveva trascorso nel territorio europeo circa 110 degli ultimi 140 giorni, superando abbondantemente i limiti. Cose che succedono, anche se il suo coach è un giocatori di enorme esperienza, che ha trascorso lunghissimi periodo in Europa: Carlos Berlocq. Ma le disavventure di Etcheverry non sono finite qui: “Appena mi hanno rimesso in libertà, ho cercato il primo volo per tornare in Argentina. A causa della pandemia non è facile, ma ne ho trovato uno che partiva da Istanbul con scalo a Rio de Janeiro. Una volta arrivato in Turchia, ho aspettato il mio volo per 11 ore, il tempo non passava mai, ho dormito per terra e la paura è rimasta”. Dopo il lungo viaggio per tornare a casa, l'amara sorpresa: appena sbarcato a Ezeiza (il principale aeroporto di Buenos Aires) è risultato positivo al COVID.

Il primo titolo Challenger di Etcheverry è arrivato a Perugia (Photo by Marta Magni / MEF Tennis Events)

Tomas Etcheverry ha trascorso gran parte dell'estate nel territorio italiano: è transitato anche da Padova

“Non vedevo la mia famiglia da 7 mesi e in aeroporto sono risultato positivo. In questi mesi avevo effettuato una marea di test, tutti negativi, ma mi è toccata anche questa. Ero asintomatico, ma ho dovuto rispettare i protocolli”. Ergo, lo hanno caricato su un taxi speciale e lo hanno condotto in un hotel di Buenos Aires, laddove è rimasto in isolamento per dieci giorni. La disavventura è finita: la prossima settimana parteciperà al Challenger di Buenos Aires, presso il Racket Club della capitale argentina. “Per riprendere il ritmo avrei voluto giocare il doppio in Cile questa settimana, ma visto che in Europa avevo giocato molte partite senza prendermi pause, con Berlocq abbiamo deciso di allenarci sulla parte atletica”. La sua programmazione prevede diversi Challenger da qui a fine anno: dopo Buenos Aires giocherà Lima, Guayaquil, Montevideo e poi qualche torneo in Brasile: il calendario propone Campinas, Brasilia e San Paolo. Vedremo se li giocherà tutti. Molto dipenderà dalla sua classifica e dalla possibilità di entrare direttamente in tabellone all'Australian Open.

La missione è complicata, ma non impossibile: con i suoi 523 punti in classifica, deve sommarne circa 230 per arrivare intorno alla centesima posizione. Considerando che da qui a fine anno ne perderà 47 (ne ha 62 in scadenza, che saranno rimpiazzati da 15 “freschi”) dovrà raccogliere circa 275 punti: in altre parole, vincere un paio di tornei e ottenere risultati di rilievo negli altri. Missione complicata ma affascinante, perché mai come quest'anno sarà importante evitare le qualificazioni dell'Australian Open. Quasi certamente si giocheranno ad Abu Dhabi nella settimana di Natale, interrompendo la preparazione invernale di chi le giocherà. E chi le passerà dovrebbe essere immediatamente caricato in Australia per immergersi in bolla e/o quarantena. Ma questa è un'altra storia. Per Etcheverry, che ama Roma e la cucina italiana, oltre a possedere un cane di nome Roland Garros, contano due cose: la salute e giocare bene a tennis. Col tempo diventerà pratico di visti, passaporti e permanenze all'estero.