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ROLAND GARROS

Quei maledetti mancini

Nel tabellone del Roland Garros ci sono 18 mancini, il 14% del totale. Secondo la credenza comune, giocare con la sinistra è un vantaggio. È davvero così? Bisogna cambiare gioco per affrontarli? I pareri sono discordanti, ma su una cosa tutti concordano: una cosa sono i mancini, un'altra (ben diversa) è Rafael Nadal.

Riccardo Bisti
30 maggio 2021

Qualche settimana fa abbiamo sfatato il mito secondo cui Rafael Nadal gioca con la sinistra su pressione dello zio Toni. La storia, in realtà, è molto chiara. Non c'è dubbio, tuttavia, che lo spagnolo ne abbia tratto beneficio. Per una decina d'anni, il suo dritto mancino ha inchiodato Roger Federer in una diagonale mortifera per lo svizzero. C'è voluto Ivan Ljubicic e i suoi consigli per rompere l'incantesimo. Nonostante Nadal sia ancora in vantaggio negli scontri diretti, Federer ne ha vinti 6 degli ultimi 7. L'unico lo ha perso a Parigi, sul campo più amato da Nadal. Lo stesso campo dove proverà a vincere il 21esimo Slam nel Roland Garros al via in queste ore. Non sappiamo quanti ne avrebbe vinti se avesse giocato con la mano destra, ma la credenza comune sostiene che giocare a tennis con la sinistra sia un vantaggio. I mancini adottano rotazioni opposte rispetto ai destri, e ne trovano con più facilità il rovescio (colpo solitamente meno forte). Possono giocare i punti delicati (i vantaggi) dal loro lato preferito, inoltre sono perfettamente abituati ad affrontare i destri, che invece hanno bisogno di modificare il loro approccio tattico.

Giocare contro un mancino è molto fastidioso” dice Matteo Berrettini, che pure ha un ottimo bilancio contro di loro: 20 vittorie e 7 sconfitte, l'ultima contro Shapovalov alle Davis Cup Finals 2019. Più che le complessità tecniche, il romano trova difficile modificare la routine nel corso di un torneo. “Non tutti amano giocare contro di noi perché è necessario un ragionamento extra – dice Petra Kvitova, migliore mancina del ranking WTA – anche io faccio fatica: di solito cerchi il rovescio della tua avversaria, invece il colpo va a finire sul dritto”. La pensa così anche Filip Krajinovic: “Per me è complicato sfidarli, perché hanno un modo unico di giocare. Mi mettono in difficoltà col dritto incrociato e devo concentrarmi di più, cercando di giocare più profondo”. Il suo bilancio, tuttavia, non ne risente troppo: in carriera ha vinto il 58% dei match contro i mancini (45 su 77), appena inferiore rispetto a un complessivo 61%.

ASICS ROMA
"Chi affronta Nadal può telefonare a Soderling o a Djokovic, gli unici che lo hanno battuto a Parigi. Magari sanno dare un suggerimento. E poi bisogna pregare, nella speranza di trovarlo in una giornata negativa"
Casper Ruud

Una carrellata di colpi vincenti tirati dai mancini

Esistono anche delle eccezioni: Cristian Garin, per esempio, ritiene che il suo servizio sia più incisivo contro un mancino. Spesso le sensazioni non sono supportate dalle statistiche, poiché la percentuale di vittorie del cileno è grossomodo la stessa sia contro i destri che contro i mancini. Insomma, è statisticamente difficile dimostrare se un mancino è davvero avvantaggiato, e se sia più complicato affrontarli. Detto che rappresentano circa il 10% della popolazione mondiale, tre dei top-10 dell'Era Open sono mancini (Nadal, Connors e McEnroe). Nell'attuale ranking ATP sono 15 tra i top-100 e 7 tra i top-50. Meno sorprendente il dato riguardante il doppio, secondo cui le migliori coppie degli ultimi decenni hanno almeno un mancino in formazione.

In campo femminile, il vantaggio sembra ridursi: le migliori mancine dell'Era Open rimangono Navratilova e Seles, e attualmente le top-100 rispecchiano la percentuale globale. Secondo Ashleigh Barty, la difficoltà è legata soprattutto all'abitudine: ha giocato per anni il doppio con Casey Dellacqua, il che le ha permesso di rispondere a migliaia di servizi mancini. “Ho imparato ad addomesticarli, dunque la cosa non mi preoccupa più”. Lo ha dimostrato proprio a Parigi, quando nel 2019 ha dominato Marketa Vondrousova in finale. Per risolvere questo problema, i giocatori cercano sempre di trovare uno sparring partner mancino prima di affrontarne un altro. “A volte non è semplice, ma spesso è il torneo a fornirne uno” dice Casper Ruud.

Petra Kvitova è la mancina meglio piazzata nel ranking WTA

Un filmato che prova a spiegare come affrontare i mancini

Secondo molti il problema principale è la risposta al servizio, mentre per altri bisogna variare completamente gli schemi. “In effetti quello che faccio con i destri non funziona con i mancini, quindi devo adottare accorgimenti diversi” dice Dominik Koepfer, a sua volta mancino. Allo stesso tempo, Ruud ritiene che non sia sano cambiare troppo il modo di giocare. “Ok, si può cambiare qualcosa, ma non bisogna essere troppo spaventati all'idea di far giocare loro il dritto”. La pensa così anche Berrettini: il romano preferisce affidarsi ai propri punti di forza che pensare troppo a cosa fa l'avversario. “Di solito insisto sul punto debole altrui, ma quando servo da destra e ho bisogno della botta centrale, beh, mi fido della mia arma anche se vado a cercare il dritto del mio avversario”.

Al di là di questi dettagli, sono tutti concordi nel ritenere Rafa Nadal una categoria a parte. Lo spagnolo ha estremizzato i vantaggi dell'essere mancini. Non a caso, il Philippe Chatrier di Parigi è il suo campo preferito: gli out sono enormi e può trovare angoli estremi, ancora più acuti. E per lui affrontare un mancino non è certo un problema, visto che in carriera vanta un fantastico 88% di vittorie (mentre contro i destri fa registrare l'82,7%). Dopo l'esordio contro Popyrin, in teoria potrebbe affrontare tre mancini di fila: Gaston Norrie e Ramos. Scenario difficile, ma se anche dovesse capitare, sembra un argine piuttosto debole per contenere il suo assalto al 14esimo RG. Laconico Casper Ruud. “Un consiglio per tutti quelli che lo affrontano? Telefonare a Soderling o a Djokovic, gli unici che lo hanno battuto a Parigi. Magari sanno dare un suggerimento. E poi bisogna pregare, nella speranza di trovarlo in una giornata negativa”.