The Club: Bola Padel Roma
WIMBLEDON

The Talented Mr. Fognini

Fabio Fognini delizia con un tennis spettacolare, sciupa quattro match point e poi batte Casper Ruud in quattro set. Cinque anni fa voleva scoppiasse una bomba sull’All England Club, ora giocherà un terzo turno non impossibile. E chissà che un risultato importante lo spinga a continuare a lungo. I guardoni del tennis ne sarebbero sollevati 

di Lorenzo Cazzaniga
3 luglio 2024

Cinque anni fa, col suo rinomato self control, Fognini urlò dal campo 14:  «È giusto giocare qua? Maledetti inglesi, guarda. Maledetti, guarda. Scoppiasse una bomba su sto circolo. Una bomba deve scoppiare qua». Le stava buscando da Tennys Sandgren, un mestierante di discutibile eleganza, salito alle cronache soprattutto per le sue posizioni da suprematista bianco. Nemmeno Fabio aveva compreso quanto il suo tennis possa ben adattarsi all’erba. In realtà, al principio della carriera non ha mai amato tutto ciò che non fosse terra rossa. Il coach dell’epoca, Leonardo Caperchi (uno spreco vederlo pescare a Boca Raton piuttosto che impegnato con un giovane azzurro negli Slam), dovette infilarlo di forza su un aereo quando, appena 19enne, non mostrava alcun interesse nell’attraversa l’Oceano per imparare a giocare sul cemento americano. Si ritrovò un anno a Binghamton, quello dopo nel Bronx. Accettò di malavoglia, ma quelle esperienze lo abituarono a staccare il cordone ombelicale della sua amata terra battuta, nella consapevolezza che Fabio ha talento per giocare bene ovunque. Anche sull’erba, ora che non è tagliata troppo sottile e le palle sono adeguatamente rallentate. Con un po’ di sole e i ciuffi secchi, diventa addirittura soffice, una spugna che assorbe il rimbalzo. Per far bene, servono piedi rapidi, appoggi bassi e una mano delicata. Tutta roba che Fognini si porta dalla culla.

Una volta entrato nello scambio, ha soluzioni infinite: accelerazioni (quella lungolinea di rovescio è poesia), back stretti, smorzate, cambi di ritmo, attacchi in controtempo (ah, l’avesse scoperto prima), volée deliziose. Chiedete e vi sarà dato.

A Wimbledon si è qualificato per il terzo turno e potrebbe non essere finita qui. La dea bendata gli ha regalato due avversari ideali: Lucas Van Assche, un francesino che prometteva discretamente e ora si sta perdendo, e Casper Ruud, numero 8 del mondo ma che interpreta la trasferta londinese come una gradevole passeggiata tra Roland Garros e Roland Garros (inteso come torneo olimpico). Lontano dalla terra non vale il numero 8 che occupa nel ranking ATP e probabilmente nemmeno un posto nei primi 20, al punto da far considerare l’ipotesi di rivedere le posizioni del seeding come avveniva prima che il politically correct imponesse la decisione del computer piuttosto che quella di una commissione tecnica.

Fognini ci ha pure provato a complicarsi la partita, sciupando due break e un match point nel terzo set, ma la differenza era evidente. Vero che Fabio non ha mai compiuto quei progressi al servizio che hanno invece caratterizzato altri giocatori, nati orfani della prima di servizio ma che hanno saputo costruirsi una battuta degna delle necessità. Però, blocca la risposta come faceva Roger e, una volta entrato nello scambio, ha soluzioni infinite: accelerazioni (quella lungolinea di rovescio è poesia), back stretti, smorzate, cambi di ritmo, attacchi in controtempo (ah, l’avesse scoperto prima), volée deliziose. Chiedete e vi sarà dato. Le perplessità attuali sono sulla tenuta atletica che non è quella dei giorni migliori, vuoi per lpetà, vuoi per una certa idiosincrasia all’allenamento, ora che ha intrapreso il sunset boulevard.

Però un suo match non è mai una vicenda banale perché in qualsiasi istante il dottor Jeckyll può lasciare spazio a Mister Hyde e in un amen tutto si capovolge. Tuttavia, stilisticamente Fognini è ben più gradevole di tanti altri, compresi i due fenomeni azzurri che si apprestavano a darsi battaglia sul Centre Court, e mentalmente è talmente instabile da regalare emozioni, anche involontariamente. Con Ruud l’ha spuntata al quarto set perché c’è ancora una giustizia tennistica che premia il talento rispetto alla forza e chissà che lo stesso non possa accadere anche nel prossimo turno.  Lo aspetta il vincente di Sonego vs. Bautista, un match tra claudicanti che quest’anno hanno perso più incontri di quanti ne abbiano vinti e mai sono andati oltre il secondo turno in un Major.

Per Fognini, si prospetta una presenza al terzo turno che sarebbe manna. L’ho incontrato casualmente qualche mese fa all’Harbour Club, un’oasi quando devi allenarti a Milano. Era un periodo che vinceva poco ed era fuori dalla top 100. Gli ho chiesto se pensava di smettere: «Non ti nego che ci sto pensando – mi disse con onestà -. Trovare gli stimoli per allenarsi è sempre più difficile e qualche volta mi ritrovo a giocare dei challenger chissà dove per tenermi in forma agonistica. Ma per quanto posso andare avanti così. Però,  poi penso: la competizione continua a piacermi e metto via ancora qualche centinaio di migliaia di euro all’anno: c’è qualcosa di meglio che mi aspetta? Se torno a giocare nei tornei importanti, vado avanti fin quando ne avrò voglia». God Save Fognini perché i guardoni del tennis saranno più smarriti quando deciderà di smettere.