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LA STORIA

Destro o mancino? Il falso mito che perseguita Rafael Nadal

La narrativa mainstream sostiene che Rafael Nadal fosse destro naturale: zio Toni lo avrebbe obbligato a giocare con la sinistra per prendersi i vantaggi tipici dei mancini. La vera storia è un po' diversa, anche se forse non sapremo mai la verità assoluta. Ecco come andarono le cose.

Riccardo Bisti
29 aprile 2021

Essere mancina aiuta, ma non credo che ci siano veri e propri segreti”. Sono passati quasi 40 anni da questa frase di Martina Navratilova. Semplice e banale, ma vera. I vantaggi nel giocare con la mano sinistra sono tre, piuttosto evidenti: 1) Si trova più facilmente il rovescio dell'avversario, solitamente il lato più debole. 2) Si giocano i punti più importanti (vantaggi e palle break) dal lato sinistro. 3) I mancini sono abituati a giocare contro i destri, ma non è altrettanto. D'altra parte lo dicono i numeri: lo studio più recente (aprile 2020) ha quantificato nel 10,6% la percentuale dei mancini sul totale della popolazione mondiale. Chi ha la fortuna di giocare con la sinistra ne trae vantaggio, e in effetti i numeri lo confermano: attualmente ci sono quindici mancini tra i top-100 ATP, circa il 50% in più rispetto ai suggerimenti statistici. La narrativa sui vantaggi per i mancini ha creato una leggenda non ancora sfatata a dovere, nonostante le smentite dei diretti interessati.

Secondo la credenza popolare, Rafael Nadal sarebbe destro e avrebbe iniziato a giocare con la sinistra su pressione di zio Toni, convinto dei vantaggi che avrebbe avuto sul lungo termine. Ad alimentare il mito, l'idea che lo zio fosse cresciuto osservando grandi mancini come Vilas, Connors e McEnroe, senza dimenticare la stessa Navratilova. Ma si tratta, appunto, di un mito. Una costruzione fantasiosa che però parte da una base di verità: Nadal, in effetti, è destro naturale. Ancora oggi scrive, mangia e svolge le attività quotidiane con la mano destra. Eppure è con la sinistra che ha vinto 20 Slam. Nella sua biografia, uscita prematuramente una decina d'anni fa, lo spagnolo scrive chiaramente che lo zio non c'entrava con la scelta. Ma allora come sono andate veramente le cose? E perché gioca con la sinistra? La figura chiave di questa storia è Jofre Porta, tecnico esperto in biomeccanica e lateralità che ha lavorato con lui tra gli 11 e i 14 anni d'età. Ancora prima, quando Rafa aveva otto anni, lavorava presso il Centro di Alto Rendimento a Sant Cugat, nei pressi di Barcellona. Fu invitato a Manacor per una clinic con una decina di bambini. Tra loro c'era Rafael Nadal.

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"Gli ho solo consigliato di non tirare il dritto a due mani: non lo usava nessun top-player e non potevo immaginare che mio nipote fosse il primo. Sarebbe stato più forte giocando con la destra? Non lo so"
Toni Nadal

Il raro filmato Nike in cui Rafa e Toni raccontano ila genesi dell'utilizzo della mano sinistra

Gli bastò osservare qualche colpo per capire che quel bambino era un potenziale crack. All'epoca, Rafa serviva con la sinistra e tirava entrambi i fondamentali a due mani. “Facevo così perché da piccolo ero molto magro e non avevo forza sufficiente per sorreggere la racchetta con una sola mano”. La particolarità è che tirava due rovesci, poiché cambiava la mano portante a ogni colpo. Una rarissima foto dell'epoca lo testimonia: si vede un piccolo Rafa tirare un rovescio bimane utilizzando la destra come mano dominante. Aveva otto anni: giocando in quel modo vinse il Campionato delle Baleari riservato agli Under 12. “Era molto aggressivo, perché giocare così lo obbligava ad attaccare sistematicamente la palla” ricorda Porta, che fu interpellato da Toni Nadal sul dritto. “Mi chiese se sarebbe stato opportuno farglielo giocare a una mano. Gli dissi di sì perché all'epoca non c'erano giocatori davvero forti con il dritto a due mani. Tra gli uomini c'era Fabrice Santoro, poi c'era l'esempio di Monica Seles tra le donne, ma in campo femminile è un'altra cosa”.

Tempo dopo, al suo ritorno a Manacor, Porta ritrovò Nadal con un dritto mancino ormai sviluppato, germoglio del colpo che conosciamo oggi. Qui entra in ballo Toni Nadal. “Rafael giocava i colpi a due mani, ma usava la sinistra per servire, quindi ho pensato che fosse mancino. Mangiava con la destra ma giocava a calcio con la sinistra. Non gli ho mai detto di giocare con la sinistra per essere più forte: gli ho semplicemente consigliato di usare la sua mano più forte”. In altre parole, il vero cambiamento è stato l'abbandono del dritto bimane: l'utilizzo della mano sinistra sarebbe stato un caso o poco più. “Non credo che essere mancino sia un vantaggio – ha detto Toni Nadal – se diamo un'occhiata alla classifica mondiale non ce ne sono poi così tanti. Fosse davvero questo grande vantaggio, ce ne sarebbero molti di più. Gli ho solo consigliato di non tirare il dritto a due mani: non lo usava nessun top-player e non potevo immaginare che mio nipote fosse il primo. Sarebbe stato più forte giocando con la destra? Non lo so”.

Jofre Porta a colloquio con Toni Nadal durante un allenamento di Rafa

Spot Telefonica in cui Nadal si traveste e palleggia con la mano destra... prima di scagliare un servizio con la sinistra

I racconti di zio Toni sono parzialmente smentiti da Jofre Porta: “Toni mi disse che essere mancino sarebbe stato un vantaggio: diciamo che la scelta di giocare con la sinistra non è stata del tutto naturale. Non credo che gli abbia detto: scegli la mano che vuoi e gioca, però aveva già buone abilità con la sinistra, a partire dal servizio. Non è certamente partito da zero”. Più che destro naturale, Nadal può definirsi ambidestro. C'è un filmato Nike di qualche anno fa, in cui Toni e Rafa raccontano il passaggio da destra a sinistra. Lo fanno scrivere, lavarsi i denti e tirare le freccette con entrambe le mani. In effetti, fa tutto meglio con la destra. Però è vero che ha sempre servito con la sinistra. “Non ho mai provato seriamente a giocare con la destra – ha detto Rafa – non avevo feeling, con la sinistra ha sempre funzionato meglio”. Non sapremo mai come sono andate veramente le cose, ma non c'è dubbio che Toni Nadal abbia avuto ottime intuizioni. Allo stesso tempo, ha avuto la fortuna di avere un nipote molto facile da allenare.

Era molto disciplinato – ricorda Jofre Porta – da ragazzino ha perso molte partite perché gli chiedevamo di giocare in modo inusuale. Una volta gli dicemmo di andare sempre a rete contro un ragazzo più grande di lui di due anni. Rischiò di perdere la partita, ma alla fine disse: 'Potevo vincere più facilmente, ma sto lavorando sulle volèe. Va bene così'. Anche allora, stava già pensando al futuro”. Sono passati moltissimi anni, i ricordi sono sfumati, la leggenda è passata in giudicato e la ricerca della verità è ormai caduta in prescrizione. È acqua passata, e ciò che conta sono i risultati: Rafa è stato un fenomeno di precocità (ha vinto il suo primo match ATP a meno di 16 anni), ha iniziato a vincere appena maggiorenne e oggi è uno dei grandi tennisti di ogni epoca, con 87 titoli in tasca, tra cui 20 Slam. Ed è il più forte di sempre sulla terra battuta. Avrebbe fatto lo stesso se avesse giocato con la destra? Molto, molto difficile a dirsi. Ma una cosa è certa: la scelta di sparare il dritto con la sinistra, sui polverosi campi del Club Tenis Manacor, non fu sbagliata. Se zio Toni l'abbia costretto o meno, in fondo, è secondario.