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WIMBLEDON

Sinner-Berrettini, quei numeri che fanno la differenza

Matteo Berrettini ha un buon bilancio nei tie-break, che però diventa molto negativo (27%) quando affronta i top-10. Nello splendido derby azzurro, la differenza è stata tutta lì. Il romano ha giocato benissimo, ma Jannik Sinner è stato implacabile. “Ha sbagliato tre palle in tutta la partita e non mi ha dato ossigeno”

Riccardo Bisti
4 luglio 2024

La carriera di Jannik Sinner è cambiata lo scorso autunno, nei roventi giorni di ATP Finals e Davis Cup Finals. Le due vittorie contro Novak Djokovic gli hanno fatto capire che può vincere le partite più importanti e, soprattutto, può riuscirci anche quando non è nettamente superiore. Jannik ha dimostrato di non essere soltanto passista e scalatore, ma anche velocista. Possiede una dote che talvolta è mancata a Roger Federer: vincere quando i due arrivano testa a testa nel rettilineo finale. Siamo convinti che, senza quei due successi contro il serbo, avrebbe faticato di più per battere Matteo Berrettini nello storico secondo turno di Wimbledon. Non era mai successo che due italiani si affrontassero sul Centre Court, e il fatto che gliel'abbiano concesso nonostante fosse un secondo turno la dice lunga. La partita presentava mille insidie, sia ambientali che tecniche, ma Jannik ha vinto come fanno i campioni: il punteggio di 7-6 7-6 2-6 7-6 ben descrive la sua capacità di vincere i punti importanti. Già, perché Jannik avrebbe potuto tranquillamente perdere il secondo e il quarto set.

Ma lui è un mastino, si attacca alle caviglie dell'avversario e non lo molla finché non ottiene ciò che vuole. Dopo aver vinto il primo set al tie-break, si è trovato in svantaggio 4-2 nel secondo, ma ha ottenuto l'immediato controbreak. Stessa storia nel quarto, peraltro in un momento ancora più complesso: Matteo aveva dominato il terzo e Jannik ha giocato il più brutto game della partita (capita anche a lui...) sull'1-1. La partita stava girando, ma lui ha impedito che accadesse artigliando il 2-2 e riprendendo a fare gara di testa, fino a vincere il terzo tie-break su tre (e anche in questo caso era partito ad handicap). Raccontare l'evoluzione del punteggio può essere noioso, ma in questo caso è necessario perché racconta non tanto la differenza tra Sinner e Berrettini, ma quella tra Sinner e tutti gli altri. Contro un avversario forte e di personalità, ha dato il meglio di sé nei momenti del bisogno. E ce ne sono stati tanti. Il tutto in un contesto spettacolare, uno dei più suggestivi che possa offrire il nostro sport: il Centre Court di Wimbledon, in quella che è stata a tutti gli effetti una Night Session.

I Signori del tie-break

La classifica All Time del bilancio nei tie-break contro i top-10.

Bjorn Borg 71,1% (113-46)
Novak Djokovic 69,3% (257-114)
Boris Becker 65,1% (121-65)
Roger Federer 64,6% (224-123)
Ivan Lendl 64,3% (166-92)
Rafael Nadal 64,1% (186-104)
Pete Sampras 63,6% (124-71)
Carlos Alcaraz 63% (29-17)
John McEnroe 57,7% (128-94)
Andre Agassi 54,8% (109-90)
Jimmy Connors 53,8% (127-109)
Andy Murray 52,2% (105-96)
Gustavo Kuerten 51,4% (38-36)
Daniil Medvedev 50% (44-44)
Jannik Sinner 50% (29-29)

Merito del tetto e dell'illuminazione, inseriti quindici anni fa per strizzare l'occhio alle TV, nonché delle tribolazioni di Daniil Medvedev per battere Alexandre Muller. Nemmeno la rapidità con cui Naomi Osaka è stata eliminata da Emma Navarro ha permesso ai due di scendere in campo prima delle 19. In altri tempi non avrebbero fatto in tempo a terminare, rassegnandosi alla sospensione per oscurità. A ben vedere, c'è stato ugualmente il rischio di rimandare tutto a giovedì. Quando l'ultima risposta di Sinner ha sorpreso Berrettini erano le 22.35 locali, e a Wimbledon vige la norma del coprifuoco: niente tennis dopo le 23 per preservare il riposo collettivo. Se Matteo avesse portato il match al quinto non avrebbero mai terminato, anzi, chissà se l'avrebbero fatto iniziare. Ma Jannik è stato più veloce e ha legittimato lo status di numero 1 ATP, prendendosi il terzo turno ai Championships, laddove è atteso da un match sulla carta più morbido.

Non il “solito” Tallon Griekspoor, bensì Miomir Kecmanovic. Dopo aver visto le oltre tre ore e mezza di mercoledì sera, ci si domanda come il serbo possa anche solo fare il solletico a Sinner. “Ha sbagliato tre palle in tutta la partita, non mi ha dato l'ossigeno di cui avevo bisogno” ha ammesso Berrettini, deluso per la sconfitta ma orgoglioso per una prestazione maiuscola. Meglio di così non poteva giocare, zittendo chi lo dava per finito dopo le sfortune degli ultimi due anni. Perderà 130 punti ATP e dovrebbe uscire dai primi 80, ma la classifica non può essere una preoccupazione. Però il rammarico è comprensibile, perché non poteva esserci sorteggio peggiore. Matteo valeva un posto nella seconda settimana, nella quale avrebbe potuto essere protagonista e non soltanto comparsa. Ma gli è toccato uno dei pochi che gli è superiore, anche sull'erba.

Partita dopo partita, il bagaglio tecnico di Jannik Sinner è sempre più completo

Non è un caso che Sinner lo abbia ripreso ogni volta che ha provato ad andare in fuga (salvo il terzo set, nel quale Jannik ha respirato dopo le fatiche dei primi due set). E non è un caso che abbia vinto tre set al fotofinish, confermando la tesi che il tie-break non è una lotteria ma spesso lo vince il più forte. I numeri non ingannano: i due si sono presentati a Wimbedon con una percentuale di efficacia piuttosto simile: 55,55% per Matteo (81 vinti e 65 persi) e 57,9% per Jannik (70-51).Tuttavia, la percentuale di efficacia di Berrettini crolla quando affronta i top-10: 9 vinti e 24 persi, diventati 9-27. Al contrario, Jannik vanta uno spettacolare 50% (29-29). A parte i mostruosi numeri di Novak Djokovic (che contro i top-10 addirittura migliora la percentuale complessiva, e comunque è il miglior tie-breaker della storia), sono numeri decisamente positivi.

Anche se i suoi numeri sono ancora piuttosto giovani, Jannik è già il quindicesimo migliore di sempre nella percentuale di tie-break vinti contro i top-10. Numeri che possono peggiorare, certo, ma anche migliorare. Al contrario, Berrettini è 144esimo. Talvolta i numeri non valgono troppo, in altri casi vengono sopravvalutati, ma stavolta raccontano qualcosa. In particolare, dicono che Jannik è sulla buona strada e deve continuare così se vuole agganciare Carlos Alcaraz, ottavo con uno spettacolare 29-17 (63%). Intanto il suo Wimbledon va avanti e il sogno di vincere il torneo è più vivo che mai, peraltro dopo aver regalato all'Italia sportiva una serata indimenticabile. Una di quelle da incorniciare.