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Roger Federer si allena due ore al giorno. Basterà per Melbourne?

A margine di un impegno per uno sponsor, Roger Federer informa che i carichi di allenamento sono ancora piuttosto leggeri. "Ma ho lavorato su forza e resistenza senza provare dolore: sono sulla strada giusta”. Nel frattempo, si blocca la petizione per dedicargli la St.Jakobshalle di Basilea: è polemica.

Riccardo Bisti
20 ottobre 2020

Certi record rischiano di franare sotto la spinta di Rafael Nadal e Novak Djokovic, ma c'è un primato che Roger Federer non perderà mai: è il tennista più amato di tutti i tempi. La sua immensa classe ha stregato milioni di appassionati, creando un fanatismo senza precedenti. La popolarità gli frutta parecchio anche in termini economici, visti i tanti sponsor che gli permettono di essere lo sportivo più pagato di tutti, anche in un 2020 in cui ha giocato pochissimo. Tra i suoi sponsor c'è anche Jura, colosso del caffè che lo ha messo sotto contratto ormai 14 anni fa. Anche nel 2020, Federer ha effettuato la tradizionale visita al quartier generale di Niederbuchsiten, laddove stazionano 800 dipendenti che garantiscono un fatturato annuo di oltre 500 milioni di franchi. A fare gli onori di casa, l'amministratore delegato Emanuel Probst (amico di vecchia data di Federer). Tra un sorriso e l'altro, King Roger ha trovato il modo di parlare di tennis. Non rilasciava interviste da qualche mese, dunque le parole concesse al Schweizer Illustrierte hanno un certo valore, anche perché arrivano durante lo stop più lungo della sua carriera. Federer si è operato a un ginocchio dopo aver giocato un'esibizione con Rafael Nadal a Città del Capo, lo scorso 8 febbraio.

Il recupero non è stato perfetto, dunque c'è stato bisogno di un secondo intervento. Se non ci saranno intoppi, lo rivedremo all'Australian Open 2021. “Sto affrontando questo periodo con pazienza, disciplina e molto buon senso” ha detto Federer, che ha utilizzato il tempo libero per girare alcuni spot per conto dei suoi sponsor. Non si nasconde anche quando deve parlare della sua forma fisica. “Sono sulla strada giusta, sto ritrovando la condizione ma non mi metto troppa pressione e voglio prendermi il mio tempo. Tornerò soltanto quando sarò al 100%. Per adesso, sembra che ce la possa fare per l'Australian Open di gennaio”. La notizia più interessante riguarda i carichi di allenamento: per ora, non può ancora effettuare sedute troppo complesse. “Per il momento non posso giocare per più di due ore, però ho lavorato su forza e resistenza in modo assolutamente indolore. E non ci saranno ulteriori interventi al ginocchio”. Il tabellone principale dell'Australian Open scatterà (o meglio, si spera che scatti) fra tre mesi. Federer riuscirà ad esserci? E a essere competitivo? Difficile dirlo, anche perché a 39 anni il problema non riguarda tanto i picchi di rendimento, semmai il recupero tra uno sforzo e l'altro.

“Per il momento non posso giocare per più di due ore, però ho lavorato su forza e resistenza in modo assolutamente indolore. E non ci saranno ulteriori interventi al ginocchio”
Roger Federer
Lo spot Jura in cui Roger Federer fa... l'astronauta

Il 2020 è stata una stagione molto particolare, in cui il COVID-19 ha rivoluzionato tutto. Il giocatore più discusso è stato Novak Djokovic. È risaputo che Federer non lo ama, anche se il rispetto non è mai venuto meno. “Ci siamo parlati l'ultima volta un paio di mesi fa, ma abbiamo discusso solo su come e quando sarebbe ripartito il circuito, e su come inserire nei tornei alcune misure di sicurezza. Siamo entrambi nel player council: la posta in gioco è molto alta”. Dato il contesto rilassato, quasi amichevole, Federer ha evitato di ricordare che Djokovic ha lasciato il consiglio (il nuovo organigramma è stato deciso pochi giorni fa, con Kevin Anderson presidente) e ha creato la PTPA, sindacato composto esclusivamente da giocatori. Un'idea che non ha esalto Federer. Come gli accade da anni, ha anche parlato del ritiro. Gli hanno chiesto cosa farà una volta appesa la racchetta al chiodo. “Faccio pensieri di questo tipo da almeno cinque anni. Ma finché mi diverto e lo ritengo giusto, continuerò a giocare a tennis. Dopodiché mi concentrerò sulla mia famiglia, la fondazione e gli sponsor. Mi piace il mondo degli affari e dell'imprenditoria. Ma non è ancora il momento di pianificare”.

Al contrario, le idee sono abbastanza chiare quando si tratta di prendere la racchetta in mano. Federer muove un giro d'affari enorme, in grado di attirare grandi folle in ogni angolo del mondo. Il suo desiderio è viaggiare ancora molto, soprattutto in Asia e Sudamerica. “Ho amato molto Messico, Cile e Colombia: credo che potrei partecipare ad altri eventi di esibizione, portando il tennis laddove il tennis non è così conosciuto”. I suoi progetti, tuttavia, dovrebbero limitarsi al pianeta terra. In fondo, in uno spot pubblicitario per Jura lo avevano fatto viaggiare (virtualmente) nello spazio. “No, per carità! Lo spazio mi affascina, ma ho troppo rispetto per questo mondo. Ancora di più da quando ho avuto la possibilità di parlare con un astronauta in occasione di quello spot”.

Con 103 tornei vinti, Federer è il secondo tennista più titolato di sempre. Jimmy Connors guida questa speciale classifica a quota 109
Roger Federer ricorda il momento in cui ha fatto da raccattapalle al torneo di Basilea

Federer è un personaggio molto popolare, ma pare che anche lui sia vittima del celebre detto nessuno è profeta in patria. Non certo sul campo, visto che si è imposto ben dieci volte al torneo di Basilea. Tuttavia, la strada per intitolargli la St.Jakobshalle si è fatta improvvisamente in salita. Nel marzo 2019 è stata lanciata l'iniziativa “Roger-Federer-Arena-jetzt!”: se in diciotto mesi avesse raccolto 3.000 firme, avrebbe dato il là al referendum per rinominare il palazzetto laddove ha iniziato come raccattapalle. In queste ora, tuttavia, è stato annunciato l'annullamento della petizione. In realtà c'è un po' di confusione: secondo la TV locale Telebasel mancano 1.800 firme, ma pare che la Cancelleria di Stato di Basilea ne abbia ricevute 3.200. L'idea è unirle, anche se i promotori hanno tirato una frecciata alla popolazione. “Al mondo ci sono 7,7 miliardi di persone e Basilea ha uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi – scrivono – eppure la popolazione è ancora perplessa, anziché esserne orgogliosa”. Va detto che il COVID-19 ha rallentato ogni iniziativa, compresa questa, ma la perplessità rimane.

Io ne sarei felicissimo, per me sarebbe un grande onore – ha detto Federer – posso solo immaginare cosa provano campioni come Rod Laver e Roy Emerson nell'avere uno stadio che porta il loro nome”. A Biel, a circa 90 km da Basilea, esiste una Roger-Federer-Allee, via che conduce al centro tecnico di Swiss Tennis. Anche ad Halle c'è un vialetto a lui intitolato, mentre a Basilea c'è un'incomprensibile resistenza. Sin dall'inizio, gli oppositori obiettavano sul fatto che questo tipo di iniziative si concedono a personaggi non in vita. “E se Federer dovesse rovinare la sua reputazione, cosa succederebbe?”. Per carità, tutto è possibile. Ma è difficile pensare che Federer possa cancellare con gesti avventati tutti quello che ha fatto fino a oggi. Anzi, è improbabile. La sensazione è che ci vorrà un po' di tempo, ma la fumata bianca arriverà. Magari tra qualche anno, quando avrà smesso di giocare.