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US OPEN

Rinky Hijikata, nascere dalla parte giusta del mondo

Oltre il 60% del denaro guadagnato da Rinky Hijikata arriva dalle wild card nei tornei del Grande Slam. È il grande vantaggio di chi possiede il passaporto americano, francese o australiano. Ma lui vuole dimostrare di meritarselo, specie dopo la sparatoria alla sua ex università.

Riccardo Bisti
30 agosto 2023

Da quando la regola del ranking protetto è sfuggita di mano, l'ammissione diretta ai tornei del Grande Slam è ancora più complicata. In un mondo ideale bisognerebbe essere almeno numero 104 ATP-WTA, mentre oggi la garanzia si ottiene soltanto con la 95-96esima posizione. Se poi ti trovi (più o meno) tra i top-250 puoi giocare le qualificazioni, con la speranza di vincere tre partite per accaparrarsi uno dei sedici posti a disposizione. E poi ci sono le otto wild card. Il sistema è ben noto: gli organizzatori possono invitare chi vogliono tra chi non avrebbe diritto a partecipare, con un occhio di riguardo per il Paese ospitante. Dal 2001, tuttavia, Tennis Australia e la federtennis francese hanno stretto un accordo di reciprocità. Significa che un uomo e una donna australiana dispongono di una wild card al Roland Garros, proprio come i francesi all'Australian Open. Il format ha incuriosito la USTA, che qualche anno dopo si è aggiunta al circolo virtuoso. Nel 2005 ha iniziato a scambiarsi le wild card con l'Australia e nel 2007 con la Francia. Gli unici a non partecipare al meccanismo di reciprocità sono britannici. Per lo Us Open 2023, la Francia ha scelto Fiona Ferro (n.190 WTA, ma è stata 39) e Benjamin Bonzi.

Da parte sua, Tennis Australia ha optato per Storm Hunter (ex signorina Sanders), campionessa in carica del doppio misto, e il 22enne Rinky Hijikata. Le ragazze hanno raccolto pochi game, mentre Bonzi e Hijikata hanno passato il primo turno. Quest'ultimo guarda con qualche speranza al match odierno contro Marton Fucsovics, che mette in palio un posto al terzo turno (ipoteticamente contro Casper Ruud) e un cospicuo assegno di 191.000 dollari. Non è la prima volta che Hijikata si fa notare: quest'anno aveva già ottenuto una wild card a Melbourne, laddove si era spinto al secondo turno (oltre a vincere clamorosamente il doppio insieme a Jason Kubler). Anche lo scorso anno era stato ammesso allo Us Open con una carta selvaggia, sfidando Rafael Nadal al primo turno. Quell'esperienza gli consentì di portare a casa un set e un assegno di 80.000 dollari. “Nei tornei minori si guadagna poco, dunque è difficile investire su se stessi. E hai paura di restare senza fondi – racconta Hijikata – l'esperienza di dodici mesi fa mi ha aiutato molto, dandomi un po' di respiro e togliendomi un po' di stress. Per un po' ho potuto concentrarmi soltanto sul tennis”. Tra singolare e doppio, la maggioranza assoluta dei suoi guadagni (poco meno di un milione) arriva grazie alle wild card negli Slam.

«Nei tornei minori si guadagna poco, dunque è difficile investire su se stessi. E hai paura di restare senza fondi» 
Rinky Hijikata
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Il triangolo di reciprocità tra Francia, Australia è Stati Uniti si è rivelato una strategia per fornire denaro ed esperienza, non certo produrre chissà quali risultati. Negli ultimi cento Slam, nessuna delle wild card reciproche ha superato il terzo turno. In particolare, i risultati di australiani e francesi allo Us Open sono particolarmente negativi. Da quando l'accordo è in vigore, il 66% delle wild card ha perso al primo turno. Oltre il 90% di loro è stato eliminato entro il secondo. Se Hijikata dovesse battere Fucsovics, sarebbe il primo ad arrivare al terzo turno dal 2012, quando ci riuscirono sia Lleyton Hewitt che Kristina Mladenovic. I numeri non sorprendono: essendo spesso assegnati a giovani emergenti, ancora privi di una buona classifica, è difficile che gli inviti producano chissà quali exploit. Non significa che non vincano mai. Per esempio, capita che qualche wild card venga offerta a ex campioni caduti in disgrazia, tra infortuni, logorio e tempo trascorso fuori dal campo. Lo Us Open, per esempio, ha invitato Juan Martin Del Potro nel 2016 e Dominic Thiem nel 2022. Tra le donne, una wild card era l'unico modo per accogliere Caroline Wozniacki nel 2023. E molti ricorderanno il capolavoro di Kim Clijsters, che nel 2009 divenne la prima wild card a vincere il torneo dopo un'assenza di due anni.

“Non c'è dubbio che un ex vincitore del torneo possa avere un invito – racconta Lew Sherr, amministratore delegato USTA – ma vogliamo sostenere il tennis americano: se ci sono giovani in ascesa, vogliamo essere d'aiuto. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra questo spirito e l'aspetto commerciale. Per esempio, Caroline Wozniacki è sempre stata una delle preferite dal pubblico. E se Del Potro fosse stato in grado di giocare, di sicuro lo avremmo accolto”. Ma non c'è soltanto la discrezionalità: esiste anche la meritocrazia. Lo Us Open riserva alcuni posti ai vincitori dei Campionati Nazionali Under 18 e al vincitore della prova individuale ai Campionati NCAA. Come se non bastasse c'è la Wild Card Challenge, in cui vengono premiati i giocatori che hanno raccolto più punti ATP-WTA in una serie di tornei nelle settimane precedenti. Australia e Francia hanno competizioni simili per i loro Slam di casa. Per qualche anno, la USTA aveva addirittura aperto lo Us Open a tutti i propri tesserati (senza distinzione di nazionalità), con una serie di tornei di avvicinamento che avrebbero selezionato i partecipanti per un evento finale a Flushing Meadows, con in palio una wild card per le qualificazioni. L'hanno abolito qualche anno fa perché si erano resi conto che vi prendevano parte troppi professionisti, svilendo un po' il principio. Come è noto, l'Italia ha fatto altrettanto con le pre-qualificazioni per gli Internazionali di Roma,in vigore ancora oggi.

Finalista nel 2009 e nel 2014, Caroline Wozniacki è l'unica non americana, francese o australiana ad aver ottenuto una wild card allo Us Open

L'incredibile successo di Rinky Hijikata e Jason Kubler all'Australian Open

Oggi scenderà in campo anche Frances Tiafoe: attuale top-10 e semifinalista in carica, ha giocato i suoi primi tre Slam grazie a una wild card, accumulando esperienza e notevoli risorse, ancora più importanti per il figlio di un immigrato della Sierra Leone. Ed ecco il principio: rappresentare uno dei Paesi più importanti è un enorme vantaggio per accedere al professionismo della racchetta. Lo sappiamo bene in Italia, laddove il gran numero di tornei Challenger (e le relative wild card) sono una delle ragioni per cui ci sono moltissimi azzurri tra la 100esima e la 300esima posizione ATP. Non si può dire altrettanto per chi proviene da altri Paesi: spese, sacrifici e mancanza di scorciatoie sono il pane quotidiano per chi arriva – in particolare – da Sudamerica o Europa dell'Est. Una sorta di disuguaglianza sociale che le wild card reciproche accentuano a favore di francesi, americani e australiani. Provando a rispettare la nomea auto-determinata di Slam dell'Asia-Pacifico, l'Australian Open concede un invito ai giocatori di quella zona, anche se fino a oggi non è emerso nessuno. Francia e Stati Uniti non fanno altrettanto: nel 2023, Caroline Wozniacki è l'unica wild card non proveniente dai tre Paesi d'oro. Ma attenzione: esiste una feroce competizione interna, e solo in pochi ottengono il privilegio.

Per questo, Hijikata può certamente ritenersi fortunato... ma si è conquistato il privilegio a suon di buoni risultati, sublimati dal folle successo in doppio a Melbourne. “Voglio soltanto rappresentare l'Australia nel migliore dei modi” dice il ragazzo che, probabilmente, benedice la scelta dei genitori (Junko e Makoto) che scelsero di emigrare dal Giappone in Australia prima che lui nascesse. Non l'avessero fatto, la sua carriera sarebbe stata ben più complicata. Il suo Us Open 2023 si è improvvisamente tramutato in una missione: la gioia per il successo al primo turno è stata smorzata dalle notizie provenienti dall'Università del North Carolina, da lui frequentata nel biennio 2020-2021 (e in cui studia ancora la sua fidanzata). C'è stata una sparatoria, con una vittima. “Voglio mandare le mie preghiere a tutti coloro che sono a Chapel Hill – ha detto – in effetti, negli Stati Uniti non mi sono sempre sentito al sicuro. Per un australiano può essere difficile capire come vanno le cose in questo Paese. Contro Fucsovics giocherò al 10-20% in più proprio per la mia ex scuola” Dovesse vincere, entrerebbe nella storia delle wild card reciproche. Se poi si spingesse addirittura nella seconda settimana... ne diventerebbe un'icona.