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IL CASO

Antidoping, quei numeri che non tornano

Nel 2021 sono stati effettuati 6636 test antidoping, più del doppio dell'anno precedente, ma meno del 2018. La più controllata è Barbora Krejcikova e ci sono stati ben 88 controlli saltati. Non tutti i numeri tornano: i casi di Varvara Lepchenko e Hyeon Chung.

Riccardo Bisti
14 marzo 2022

Il passaggio di consegne è diventato effettivo lo scorso 1 gennaio. Ma forse non basterà un anno per capire se il sistema antidoping del tennis ha veramente cambiato marcia dopo essere passato dall'ITF all'International Tennis Integrity Agency (ITIA), l'ex TIU che non si limita più a indagare sui match truccati (o presunti tali), ma ha preso in carico anche il doping. C'è molto lavoro da fare: i numeri si sono pericolosamente bloccati, e non è detto che dipenda soltanto dall'ovvio rallentamento dovuto al COVID. Nel 2021 si è giocata una stagione più o meno completa: a parte qualche aggiustamento in calendario, non ci sono state settimane senza tennis. Gli addetti dell'antidoping si sono fatti vedere in 141 eventi, spalmati in 45 nazioni. Contando anche i test fuori dalle competizioni, sono stati effettuati 6636 controlli, così suddivisi: 3619 sulle urine più 2 (sì, due!) sul sangue durante i tornei, 962 sulle urine e 2053 sul sangue lontano dalle competizioni. Numeri non trascendentali, anche perché i controlli sulle urine durante i tornei sono quelli con minore garanzia di efficacia: da un lato i test permettono di rilevare solo certi tipi di sostanze (ma non l'EPO o l'ormone della crescita), inoltre un eventuale dopato può fare in modo di smaltire l'organismo prima del torneo e presentarsi perfettamente pulito.

Ma è importante dare un'occhiata alla tendenza: se è vero che si è svolto più del doppio dei test del 2020 (allora furono 3282), va detto che nell'anno dello scoppio della pandemia non si è giocato per cinque mesi e gli spostamenti erano decisamente più complicati. E allora è opportuno confrontare questi numeri con quelli degli anni precedenti. Ecco il numero di test antidoping (di qualsiasi tipo) eseguiti negli ultimi dieci anni.

2011 - 2150
2012 - 2185
2013 - 2752
2014 - 3529
2015 - 4433
2016 - 4899
2017 - 6293
2018 - 6938
2019 - 7772
2020 - 3282
2021 – 6636

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Il documento ITF dice che Hyeon Chung è stato controllato 25 volte durante i tornei. Com'è possibile, visto che non ne ha frequentato nemmeno uno? 
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C'è stata una crescita costante dal 2011 al 2019, poi il brusco stop dovuto al COVID. Tuttavia non ci sono particolari ragioni per spiegare il numero di controlli del 2021, inferiore a quello del 2018. Sarà interessante vedere se cambierà qualcosa sotto l'egida ITIA. Se la quantità e la qualità dei controlli degli ultimi anni si può discutere, all'ITF bisogna dare atto di una buona trasparenza, suggellata dalla pubblicazione di report con cadenza trimestrale. C'è da augurarsi che la ITIA faccia altrettanto: per adesso hanno realizzato una sezione antidoping sul loro sito internet. Si può essere ragionevolmente ottimisti, poiché la TIU pubblica da sempre un report trimestrale sulle partite sospette. Un altro dato interessante riguarda il numero di test a cui sono stati sottoposti i singoli giocatori, sia dentro che fuori dalle competizioni (qualcuno definisce questi ultimi a sorpresa, ma non è il termine esatto: i giocatori sanno benissimo di dover concedere un'ora di disponibilità al giorno, 365 giorni all'anno). Dal 2018 c'è stato un ulteriore passo verso la trasparenza: prima il numero dei test veniva identificato secondo range numerici: da 1 a 3, da 4 a 6 e dai 7 in su. Adesso viene specificato il numero esatto. Chi segue questi numeri da tempo sa che il numero di test è condizionato principalmente da due fattori: se il giocatore in questione ha precedenti con l'antidoping, oppure se ha avuto un improvviso cambio di rendimento. Per questo non stupisce che il nome più testato del 2021 sia Barbora Krejcikova, che da doppista si è scoperta top-5 WTA e campionessa Slam in singolare a 26 anni.

La ceca è stata testata ben 36 volte, di cui 11 al di fuori dalle competizioni. Alle sue spalle, con ben 35 controlli (tutti durante le competizioni) c'è la 20enne russa Elisaveta Koklina, numero 1595 WTA. Un nome che non dirà nulla agli appassionati, ma con una storia travagliata: già squalificata per dodici mesi nel 2018 perché era risultata positiva a un paio di sostanze coprenti (e aveva appena 16 anni), lo scorso agosto le hanno trovato l'idroclotiazide (altro diuretico, dunque agente mascherante). Tuttavia le hanno dato ragione in sede di processo: è stato stabilito che non avesse né colpa, né negligenza (aveva preso un medicinale per risolvere un problema di ipertensione, di cui soffre sin da bambina), dunque ha potuto riprendere a giocare. Tra l'altro non le diedero neanche una sospensione preventiva. Questi precedenti, tuttavia, hanno fatto sì che fosse controllata con una frequenza impressionante, inusuale per un'atleta del suo livello. Scorrendo il file di 36 pagine, è interessante notare quali giocatori hanno ricevuto più visite al di fuori dai tornei. Soltanto tredici giocatori sono entrati in doppia cifra di test fuori dalle competizioni. Il giocatore più testato a casa sua (o nei luoghi indicati nei Whereabouts) è stato Jan Lennard Struff, con ben quindici controlli. Fanno parte di questa lista anche John Millman (12), Alexander Bublik (11), la stessa Krejcikova (11), Anna Kalinskaya (10, testata esclusivamente fuori dai tornei), Dusan Lajovic (10), Jaume Munar (stessa situazione della Kalinskaya), Albert Ramos, Andrey Rublev, Nino Serdarusic (come Kalinskaya e Munar), Katerina Siniakova, Iga Swiatek e il nostro Gianluca Mager.

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Difficile trovare un comune denominatore, anche perché tra loro soltanto Mager ha un precedente (peraltro irrisorio: cannabis quando era un adolescente). Detto che i numeri comprendono solo i test effettuati dall'ITF e non tengono conto di quelli realizzati dalle agenzie antidoping nazionali, è interessante svelare qualche dettaglio statistico (che però non è supportato da dati sensibili). In tutto il 2021 ci sono stati 88 Missed Test. Significa che in ben 88 occasioni (14 nel 2020) gli addetti hanno provato a controllare un giocatore nei 60 minuti indicati, ma che per varie ragioni non è stato possibile effettuare il controllo. Vale la pena ricordare che tre test mancati in dodici mesi rappresentano automaticamente una violazione delle norme. Il caso più noto di questo tipo riguarda Alize Cornet, che però ebbe ragione in sede processuale. 88 test mancati non sono pochi: significa che l'1,30% dei tentativi di controllo non sono andati a buon fine. A questi si aggiungono 27 Filing Failure, ovvero tennisti che non hanno adempiuto al loro obbligo di comunicare la disponibilità quotidiana (o hanno compilato il form in modo erroneo). Sarebbe interessante conoscere i nomi dei giocatori interessati e le ragioni con cui hanno spiegato i test mancati, ma si tratta di dati protetti dalla privacy. Un altro elemento interessante riguarda le esenzioni terapeutiche, ovvero la richiesta di utilizzare prodotti contenenti sostanze proibite per ragioni mediche: ne sono state chieste 74, di cui 64 concesse e 10 negate. Anche in questo caso, i dati sono protetti dalla privacy. Inoltre l'antidoping aggiorna costantemente la lista dei giocatori ufficialmente ritirati (e dunque non più soggetti ai controlli), oltre a quelli che scelgono di tornare e dunque rientrano nel programma.

Se i ritirati del 2021 sono ben noti (i nomi più famosi sono Johanna Konta, Carla Suarez Navarro, Anna Lena Groenefeld e Alla Kudryavseva, oltre a Bojana Jovanovski, ritiratasi per la seconda volta), è interessante notare che hanno scelto di tornare nel circuito Marta Domachowska (ve ne avevamo già parlato) e il rumeno Adrian Barbu. Questi numeri sono la base da cui partiremo l'anno prossimo, quando saranno diffusi i numeri dati del nuovo sistema antidoping griffato ITIA. Nella speranza che siano precisi e rigorosi, senza che possano esserci equivoci. Già, perché osservando i dati del 2021 abbiamo trovato un paio di incongruenze, apparentemente senza spiegazione. Il primo riguarda Varvara Lepchenko. Come è noto, è stata squalificata per 4 anni a causa della positività a un controllo effettuato lunedì 12 luglio 2021, durante il torneo WTA di Budapest. Leggendo il documento, tuttavia, si scopre che nel 2021 sarebbe stata testata quattro volte, tutte fuori dalle competizioni. Visto che la natura del controllo di Budapest è fuori discussione, c'è evidentemente qualcosa che non torna. Ancora più clamoroso il caso di Hyeon Chung. L'ex top-20 coreano è fermo dal settembre 2020, quando perse al secondo turno del Roland Garros. Da allora non ci sono tracce di lui, peraltro con pochissimi indizi social. Eppure il documento ITF dice che nel 2021 è stato controllato 25 volte... durante i tornei! Com'è possibile, visto che non ne ha frequentato nemmeno uno? Insomma, la trasparenza è un valore e va apprezzata, ma sarebbe opportuno che i dati fossero più precisi e accurati. Altrimenti si rischia di creare ancora più confusione.