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RIVELAZIONE

Doping, la confessione di Puerta: “15 anni fa ho mentito”

Dopo un lungo silenzio, Mariano Puerta torna a parlare e confessa che la strategia per giustificare la positività del 2005 fu un'invenzione del suo avvocato. “Ma non ho avuto vantaggi sportivi”. La nuova versione racconta di pastiglie contaminate, preparate da un fantomatico amico del suo ex preparatore atletico. Che però nega tutto.

Riccardo Bisti
4 agosto 2020

Soltanto pochi giorni fa, avevamo pubblicato un lungo un articolo su Mariano Puerta. L'argentino aveva fatto perdere le tracce di sé. Due casi di doping, una rovina economica sfociata in un fallimento e una vita disordinata (per non dire sregolata) sono i fattori che lo avevano messo KO, giustificando una lontananza dai media che durava da quasi cinque anni. Avevamo raccontato la sua ultima intervista, ricca di passaggi interessanti e delicati, come quando aveva parlato di doping e seminato qualche dubbio qua e là. Oggi, a quindici anni dal caso che ne ha segnato l'immagine a vita, Puerta si è confessato con La Nacion. L'inchiesta di Sebastian Torok dice tutto già nel titolo: Mentira. Bugia. Puerta ha confessato che la strategia utilizzata nel ricorso al CAS di Losanna era falsa, ma funzionale a ottenere uno sconto di pena. Quando arriva una confessione del genere ti aspetteresti la verità, magari un'ammissione di colpa. Niente. Puerta continua a professarsi innocente, definendosi - al massimo - irresponsabile per un utilizzo disinvolto di non precisate vitamine. E accusa un personaggio di cui non conoscerebbe nemmeno il nome, amico del pesista Dario Lecman, che all'epoca era il suo preparatore atletico. Insomma: da un lato c'è la confessione, dall'altro il mistero si infittisce.

I fatti ve li abbiamo raccontati qualche giorno fa, ma oggi gli scenari sono cambiati. Puerta è risultato positivo all'etilefrina, medicinale prescritto per la pressione arteriosa ma che funziona anche come stimolante cardiorespiratorio. Per questo, si trova nella lista delle sostanze proibite. In sede di processo, il suo avvocato Eduardo Moliné O'Connor (vicepresidente della Corte Suprema di Giustizia argentina negli anni 90, nonché ex membro dello stesso CAS di Losanna), ha ideato la strategia difensiva: raccontare che Puerta aveva bevuto dallo stesso bicchiere della moglie, l'attrice Sol Estevanez, nella mattina della finale del Roland Garros. Lei prendeva l'effortil (medicinale per i dolori mestruali), contenente etilefrina, e lui avrebbe accidentalmente bevuto da quel bicchiere mentre lei era in bagno. “Fu una bugia. Però non ho avuto nessun vantaggio sportivo. Non voglio che mi prendano come un bugiardo” racconta Puerta da Miami, dove si è trasferito da qualche anno e tira avanti tra lezioni di tennis e investimenti nel settore immobiliare.

"È stata una bugia": titola così l'articolo-inchiesta di Sebastian Torok su "La Naciòn"

"La strategia difensiva fu una bugia. Però non ho avuto nessun vantaggio sportivo. Non voglio che mi prendano come un bugiardo" Mariano Puerta

La nuova versione di Puerta sulla sua positività all'antidoping (Foto La Naciòn)

Adesso racconta una nuova versione dei fatti. “Al termine della stagione 2004 sono andato in vacanza, poi sono passato da Miami a prendere le vitamine presso il GNC (General Nutrition Center, ndr)”. Gli sarebbero servite per tutto l'anno. “Prima di andare a un Challenger a Santiago, ho avvisato Lecman che mi ero dimenticato o non trovavo il contenitore con le pastiglie di caffeina e ginseng. Mi rispose che un amico aveva un laboratorio e poteva realizzarle. Gli ho detto che andava bene, e da lì ho iniziato la stagione. Non usavo sempre quelle vitamine, dipendeva molto da chi fosse il mio avversario”. La figura chiave di questa storia è Dario Lecman, ex pesista, che fu al centro di uno scandalo in occasione delle Olimpiadi di Atene 2004: prima di competere, rientrò in patria eludendo i controlli antidoping. “Ma di lui mi fidavo al 100%, e comunque da febbraio in poi mi sono sottoposto a parecchi controlli, tutti negativi”. E invece, proprio il test nel giorno della finale del Roland Garros lo inchioda. Lo ha saputo in agosto, poco dopo aver dato il benservito a coach Andres Schneiter e aver firmato un pre-contratto, molto remunerativo, con Lotto (all'epoca vestiva Babolat). Nel mese di ottobre si riunì con gli avvocati e per stabilire la strategia difensiva. Oltre ai legali, c'erano il manager Jorge Brasero e l'italiano Olindo Giacobelli, ex pilota della 24 Ore di Le Mans. I due erano soci da tempo e rappresentavano anche Gaston Gaudio. “Nell'occasione mi hanno chiesto se i contenitori di vitamine in mio possesso fossero gli stessi che avevo a Parigi. Risposi di sì. Una settimana dopo mi ha chiamato Giacobelli, dicendomi che uno dei contenitori aveva 7 pastiglie con tracce di etilefrina. Ce n'erano 40, ma alcune erano contaminate. Lì abbiamo capito cosa era successo”.

Tale spiegazione, tuttavia, non fu ritenuta utile in sede di processo. Le vitamine - racconta Puerta - erano state acquistate in nero, senza fattura. Per questo, si sono inventati la storiella del bicchiere della moglie. Insomma, il colpevole sarebbe Lecman, o meglio, il fantomatico amico di Lecman. “Si giustificò dicendomi che il suo amico non aveva pulito bene il tutto. Gli avvocati hanno detto che era meglio evitare di raccontare questa storia. La notizia è diventata di dominio pubblico a Tokyo: la mia carriera è finita nel viaggio di ritorno, quando ho fatto scalo a Francoforte e ho visto la mia foto su tutti i giornali. Ancora oggi, quando leggo la storia del bicchiere, non mi piace. Non voglio essere ricordato per questo”. Puerta ammette che la strategia è servita: la sanzione fu ridotta da 8 a 2 anni. I giudici hanno ritenuto di non poter sospendere a vita uno sportivo che non ebbe nessun beneficio. In effetti, la quantità di etilefrina trovata nel suo corpo era il 400% inferiore rispetto al necessario per avere vantaggi sportivi. “Ma se avessimo usato un'altra strategia, dicendo la verità, probabilmente avrebbero tenuto gli otto anni”. Non che sia cambiato granché: nessuno gli ha ridato gli 887.000 dollari di prize money che ha dovuto restituire, nessuno gli ha pagato gli avvocati... e gli ultimi due anni e mezzo di carriera sono stati una perdita di denaro. Forse anche di tempo.

Dario Lecman smentisce con forza la ricostruzione di Puerta: "È una bugia" (Foto La Naciòn)

Lecman al Clarìn: "Puerta mente"

Poche ore dopo l'uscita dell'inchiesta de La Naciòn, ha parlato (stavolta con il Clarìn) nuovamente Dario Lecman, l'ex preparatore atletico di Puerta, accusato - neanche troppo velatamente - di avergli procurato le pastiglie.

"Non capisco perché Mariano mi abbia coinvolto in questa storia. Io lo allenavo e non gli avrei mai dato nulla che ne mettesse a rischio la carriera. Che nel mondo della pesistica ci siano casi o si parli di doping, non significa che io debba essere ritenuto responsabile della sua negligenza. Come ha detto Schneiter, al suo rientro abbiamo ripreso a lavorare insieme: ditemi per quale ragione si debba riprendere con qualcuno che ti avrebbe rovinato la carriera".

"Non gli ho parlato. Ha detto qualsiasi cosa, in quel modo... Non mi piace. Ai tempi gli chiedevo cosa stesse prendendo, chi glielo dava, dove lo comprava. Ho allenato fino a 50 persone. E lo richiedevo, perché bisogna sempre prendersi cura di se stessi. Io non ho mai avuto amici nei laboratori. Non so chi gli abbia dato le pastiglie: non so se sia stato un nutrizionista, non ne ho idea"

In merito ai fatti di Atene 2004, ha spiegato di essere tornato in Argentina perché suo padre (recentemente scomparso) era malato di Alzheimer. "Ma tenevo così tanto a competere che poi sono tornato ad Atene, nonostante tutto quello che dicevano". Anche Claudio Henschke, che ha seguito Puerta per conto di Lecman in alcuni tornei del 2007, non crede alla versione del giocatore e conferma che Lecman non aveva nessuna conoscenza o amicizia tra persone che lavoravano nei laboratori.

"Mi ha chiamato Giacobelli, dicendomi che uno dei contenitori di vitamine aveva 7 pastiglie con tracce di etilefrina. Ce n'erano 40, ma alcune erano contaminate. Lì abbiamo capito cosa era successo.Ma non era conveniente dirlo al processo" Mariano Puerta

Oggi Mariano Puerta risiede negli Stati Uniti: vive di lezioni e investimenti nel settore immobiliare

Il resto è storia recente: ha allenato Brian Dabul, poi alcuni giovani, prima di ricevere l'offerta di andare negli Stati Uniti. Prima a Dallas, poi a Boston, infine a Miami. Si è allontanato dall'Argentina, non vi mette piede da tre anni e dice di aver ritrovato un po' di serenità, anche economica. “Ai giovani di oggi dico di non mettersi nella mia situazione. Come? Essendo responsabili, non fidarsi di nessuno e non delegare mai. Il prezzo da pagare può essere molto alto. Io sono stato irresponsabile”. Questa è la versione di Puerta. Credibile? Non sappiamo. Di certo, il colpevole sarebbe uno sconosciuto responsabile di un laboratorio, di cui lui non ha mai saputo il nome. “Puerta mente!” esclama Dario Lecman, suo ex preparatore atletico, nonché (ex?) grande amico. “Io non c'entro niente, è strano che dica queste cosa. Anzi, dopo aver parlato con voi, lo chiamerò”. Lecman, che qualche anno fa ha avuto un infarto ed è rimasto in coma per 20 giorni, respinge ogni accusa. Sostiene di non aver mai fatto preparare nessun concentrato di vitamine, e nemmeno di aver coinvolto un fantomatico laboratorio. Tuttavia, la sua figura sembra cruciale in tutta questa storia. La pensa così Andres Schneiter, il “Gringo”, coach di Puerta fino all'agosto 2005.

Già nel 2005 dissi che la storia del bicchiere mi sembrava da fiction. Subito dopo mi chiamò Quique Estevanez, padre della moglie di Mariano, dicendomi che avrebbe mandato la polizia a prendermi per quello che avevo detto”. Schneiter fu licenziato da Puerta poche ore prima che gli comunicassero la positività: al suo posto, fu ingaggiato Guillermo Perez Roldan. Sono passati 15 anni e da allora non ha più contatti con Puerta, ma è ancora risentito. E racconta un dettaglio potenzialmente importante. “Lecman non veniva mai ai tornei: dopo la vittoria con Davydenko, lo ha invitato a Parigi per la finale. A quel punto non so cosa sia successo, perché in quei due giorni hanno passato molto tempo da soli”. Schneiter riconoscere che spesso Puerta prendeva la pastiglia di caffeina e ginseng, mezz'ora prima della partita, per attivarsi. “Ed è vero che era fatta in laboratorio, non l'aveva certo comprata al GNC. Però la prendeva tutto l'anno, ne usufruiva anche Franco Squillari. Non capisco perché sia risultato positivo proprio a Parigi”.

Durante la semifinale contro Davydenko, l'argentino fu vittima di un piccolo strappo a una gamba. Puerta ha sempre detto di avere un'ottima sopportazione del dolore, ma Schneiter ipotizza un altro scenario. “Non escludo che Lecman gli abbia detto di prendere qualcosa, che tanto non sarebbe successo niente. Quando era solo con me, questo non sarebbe mai successo. Quando mi confessò della positività, gli chiesi cosa era successo. Mi disse che non lo sapeva, ma non gli ho mai creduto”. L'ultimo personaggio di questa storia, colma di domande e priva di risposte, è l'ex manager. Jorge Brasero è un argentino che ha trovato la fortuna in Francia: gestisce un circolo a Parigi e, come detto, svolge anche il ruolo di manager di tennisti. Oggi segue Federico Delbonis. “Sinceramente non provo rancore – dice – Puerta era un grande giocatore, ma disordinato e arrogante. Pensava che non gli potesse succedere nulla. Che io sappia, non è mai stato coinvolto in partite truccate. Credo che il nostro rapporto potesse terminare meglio, in fondo per me è stato un grave danno d'immagine perché abito in Francia e il mio nome è comparso su tutti i giornali francesi. Non credo che volesse barare, ma qualcuno ha sbagliato.

Se lo rivedessi, gli chiederei chi è stato, dove ha comprato le pastiglie, o chi gliele ha date. Di sicuro io non c'entravo nella scelta di assumere Perez Roldan, mentre Schneiter era convinto che ci fosse il mio zampino, Mariano ha sempre preso le decisioni per conto suo”. Il gran lavoro giornalistico di Sebastian Torok finisce qui. Ha raccolto una rivelazione, ma anziché una risposta sono arrivati altri interrogativi. Le versioni sono troppo discordanti, soprattutto tra Puerta e Lecman. Pare evidente che uno dei due menta, anche se sono trascorsi quindici anni. Di sicuro Lecman è stato l'unico a restargli accanto anche nell'ultima parte della sua carriera, e anche dopo il ritiro. Probabilmente entrambi sanno la verità. Ma la verità, per adesso, non è uscita. Le strade dei protagonisti di questo scandalo, già definito il numero 2 nella storia dello sport argentino dopo l'efedrina di Maradona a USA '94, si sono separate. Probabilmente per sempre. E difficilmente scopriremo come sono andate davvero le cose. Se le versioni sono ancora queste a 15 anni di distanza....