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IL PERSONAGGIO

“What If...”. I 50 anni di Monica Seles

Poteva diventare la più grande di sempre, ma il coltello di uno squilibrato le ha rovinato la vita. Tutti ricordano i fatti di Amburgo, meno scontato riconoscere a Monica Seles uno status che le è stato tolto da una follia. Vittima di gravi squilibri alimentari, si è ritrovata appena prima di sprofondare nel baratro. 
Riccardo Bisti
3 dicembre 2023

È maledettamente difficile ricordare la carriera di Monica Seles senza incentrare la narrazione sull'accoltellamento che ha spezzato in due la sua carriera e la sua vita. Non era mai successo prima, per fortuna non sarebbe più successo dopo. Ma Monica rimane il più grande What If nella storia del tennis. Cosa sarebbe successo SE, quanto avrebbe vinto SE... Vero: non si può prescindere dal folle gesto di Gunther Parche, ma in occasione dei suoi 50 anni è doveroso sforzarsi e ricordare il suo impatto nel gioco. Il suo sbarco nel tennis fu qualcosa di trascendentale, perché non era mai stato visto nulla del genere. Mancina, tirava dritto e rovescio a due mani e per questo trovava angoli straordinari. Una combinazione quasi imbattibile. Poche giocatrici hanno imitato il suo gioco quadrumane, ma è stata lei a sdoganare la potenza anche nel tennis femminile. Non è un caso che Serena Williams l'abbia nominata, senza incertezze, la sua giocatrice preferita. Il suo stile era accompagnato a immensa fiducia nei propri mezzi e alla spietatezza. Un tempo la chiamavano così, oggi si parlerebbe di killer istinct. Come possiamo definire la carriera di una giocatrice che ha vinto 22 tornei nel periodo compreso tra il gennaio 1991 e il febbraio 1993, nel quale ha vinto 22 titoli e ha raggiunto la finale in 33 tornei su 34 (l'unica a batterla prima fu Jennifer Capriati a Miami, nel 1992), con un bilancio di 159 vittorie e 12 sconfitte?

Monica aveva la capacità di mantenere una feroce concentrazione, punto dopo punto. Riavviava il sistema operativo dopo ogni quindici e giocava il successivo con la stessa ferocia. Ma in lei non c'erano cattiveria né arroganza. Fuori dal campo aveva una personalità frizzante, con la risata facile. Una volta, il cronista Bruce Jenkins la definì “un'adolescente stordita al suo primo rivcevimento di nozze, dopo il terzo bicchiere di champagne”. Però non fu mai accettata fino in fondo. Gli urli che accompagnavano ogni suo colpo non piacevano, al punto che il Sun (noto giornale scandalistico inglese) installò un gruntometro a Wimbledon, misurando le sue urla. Arrivarono a 82 decibel, meno di quello che si sente oggi. Ma era un modo per metterla in difficoltà, se non proprio per zittirla. Ci riuscirono in occasione di Wimbledon 1992, quando la obbligarono a giocare in silenzio durante la finale contro Steffi Graf. Senza i suoi punti di riferimento vocali, perse nettamente. Forse non accettavano la sua provenienza, forse Novak Djokovic non ha tutti i torti quando dice che la stampa occidentale guarda con sospetto quelli come lui. La Seles c'è passata vent'anni prima. In comune hanno la provenienza serba (lei è nata a Novi Sad da una famiglia ungherese) e la stessa maestra d'infanzia, quella Jelena Gencic che ne ha forgiato le qualità prima che fosse notata da Nick Bollettieri.

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«Monica Seles? Un'adolescente stordita al suo primo rivcevimento di nozze, dopo il terzo bicchiere di champagne» 
Bruce Jenkins

Monica ha vinto nove Slam, ma otto sono arrivati prima dell'accoltellamento. Aveva appena 19 anni quando il coltello impugnato da Gunther Parche è affondato tra le sue scapole. Fu un miracolo: la lama entrò di pochi centimetri e mancò midollo spinale, polmoni e altri organi vitali. “Ma non c'è dubbio che quel momento ha ha cambiato il corso della storia del tennis” dice spesso Martina Navratilova. Monica avrebbe vinto un altro Slam e poi sarebbe piombata nel tunnel dei disordini alimentari, mentre Steffi Graf sarebbe volata fino a 22. Gunther Parche l'aveva avuta vinta. Quanti ne avrebbe vinti in più Monica? Quanti ne avrebbe vinti in meno Steffi? What If, appunto. Tutti ricordano l'orrore di Amburgo, pochi hanno presente le gravi conseguenze sulla psiche di Monica: vari contratti di sponsorizzazione furono annullati, inoltre perse una causa con la federtennis tedesca per carenze nella sicurezza e la successiva mancanza di reddito. Come se non bastasse, una grave malattia si impossessò di papà Karolj, ex disegnatore di fumetti, scomparso nel 1998. Ma il problema più grave fu con se stessa, con il suo corpo. Ne ha parlato diffusamente, in modo crudo, nella sua autobiografia, dal titolo italiano “Ho ripreso il controllo”. “Il cibo era diventato l'unico modo per calmare i miei demoni. Andavo in cucina, prendevo un sacchetto pieno di snack e una coppa di gelato, poi mi mettevo davanti alla TV. Ancora oggi, non capisco perché ho cercato la salvezza nel cibo”.

Fu l'inizio di una battaglia durata dieci anni. Nella seconda metà della sua carriera si allenava duramente, ok, ma poi si abbuffava. Di notte, in varie situazioni...ma soltanto quando era sola. Prese in fretta dodici chili, esponendosi agli sberleffi della stampa, specie perché in quegli anni stava nascendo il mito della tennista pin-up, sdoganato da Anna Kournikova. Nel 1996 perse a Wimbledon contro Katerina Studenikova, numero 59 WTA, e i giornali scrissero che sembrava una lottatrice di sumo. Dopo la fine della relazione con un fidanzato che l'aveva presa in giro per il suo aspetto, decise che avrebbe fatto il possibile per dimagrire. L'1 gennaio di ogni anno era pronta a ripartire, ma bastava che qualcosa andasse storto e... “riaprivo il sacchetto delle merendine. Ero un'atleta, mi allenavo tutto il giorno ed ero seguita dai migliori allenatori e nutrizionisti. Ma ero sovrappeso e nascondevo le forme del mio corpo sotto i vestiti. Non è reale come un allenamento di sei ore possa essere distrutto da 20 minuti di alimentazione incontrollata. Ed ero diventata molto brava a mentire ad allenatori e nutrizionisti su quanto mi allenassi e quanto mangiassi. Non sapevo come fermare questa follia. Ho cambiato diete, programmi di allenamento, ho consultato i migliori esperti di preparazione atletica, ma non cambiava nulla”.

Monica Seles non ha ruoli attivi nel mondo del tennis, ma effettua spesso apparizioni pubbliche. In particolare, svolge conferenze motivazionali

La finale del Roland Garros 1992 contro Steffi Graf rimane uno dei match più iconici nella carriera di Monica Seles

Le cose sono cambiate nel 2003, quando si è presa una pausa dal tennis. Si è resa conto che il problema non era il cibo, bensì i demoni che mangiavano la sua anima Iniziò a riempire il suo tempo con cose che non aveva mai fatto prima: lanciarsi col paracadute, andare a Parigi per fare la turista e non la tennista, sistemare le foto di suo padre... Il suo stomaco smise di sentirsi vuoto, e così ha ripreso il controllo. Ritrovare se stessa, però, l'ha allontanata dal tennis. Ha giocato l'ultima partita al Roland Garros 2003, poi ha ufficializzato il ritiro il 14 febbraio 2008, quasi cinque anni dopo. Il tennis non era più il suo rifugio, il luogo in cui si sentiva al sicuro, in cui non c'erano preoccupazioni. Il 30 aprile 1993, quell'oasi le è stata portata via. Dopo aver ritrovato se stessa, non ha più avuto ruoli nel tennis. Non ha mai fatto la coach e nemmeno la commentatrice a tempo pieno. Per questo è stata rapidamente dimenticata da questo mondo, limitandosi a tenere conferenze motivazionali in giro per il mondo.

Negli ultimi anni si è parlato di lei soprattutto per il gossip: per un periodo si è frequentata con Paul Allen, miliardario Microsoft, poi ha intrapreso una relazione (sfociata nel matrimonio) con l'uomo d'affari Tom Golisan, addirittura 32 anni più di lei. La storia va avanti dal 2009: lui ha un patrimonio netto di 5,2 miliardi di dollari. Dal 2015, Monica è portavoce della società Shire Pharmaceutical, che produce un farmaco per il trattamento del BED, il disturbo alimentare che l'ha attanagliata per dieci anni. Chi ne è vittima mangia normalmente durante i pasti, salvo poi abbuffarsi di cibo spazzatura una volta in solitudine. Ma prima non era così: prima che succedesse il fatto, Nick Bollettieri disse che lei non accettava l'impossibilità di fare qualcosa. “Lavorerà 40, 50, 70 ore per riuscirci. Una volta le ho detto che il suo fidanzato era la macchina sparapalle Prince”. Fosse rimasta al suo fianco, chissà. What If. Auguri Monica.