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ROLAND GARROS

Questione di palle

Sempre più giocatori si lamentano delle palline utilizzate al Roland Garros. L'accusa principale è che si sgonfiano dopo pochi minuti e diventano grandi e pesanti, rendendo impossibile ogni schema offensivo. E c'è chi sostiene che siano pericolose per spalle, polsi e gomiti.

Riccardo Bisti
30 maggio 2023

“È ridicolo. Giochiamo con palline che si gonfiano dopo due secondi e non durano nemmeno un game. Sono spazzatura. Non ho perso per questo, ma non si può giocare con questo tipo di palle. Non puoi attaccare, non puoi andare avanti, non puoi tirare ace. È un altro tipo di tennis, diverso, richiede qualità fisiche: è questione di chi tiene la palla in campo più a lungo. Il mio gioco si basa su servizio e colpi aggressivi, ma la palla non si muove. È terribile. Devi sempre tirare al massimo perché la palla non si muove. Il Roland Garros è uno dei più grandi tornei e giochiamo con queste stupide palle”. Benoit Paire non le manda a dire: dopo aver lottato per cinque set contro Cameron Norrie ha lanciato una vera e propria invettiva contro le palline utilizzate al Roland Garros. Ma non è l'unico: sono sempre di più i tennisti che si lamentano per le palline utilizzate nel circuito. La lamentela base riguarda le enormi differenze tra i vari tornei, senza un reale punto di riferimento. Poi capita che le le stesse palline – a detta dei giocatori – rappresentino un problema per spalle, gomiti e polsi. Sarà vero?

In attesa di eventuali repliche, dobbiamo affidarci alle parole dei giocatori. Paire è stato il più colorito, ma in tanti la pensano così. Dopo un paio di allenamenti sullo Chatrier, Daniil Medvedev ha detto che nello spogliatoio sono tutti concordi nel sostenere che le condizioni di gioco sono più lente rispetto al 2022. “Le palle diventano più grandi ed è dura per spalle e gomiti. Molti giocatori ne hanno sofferto dopo l'Australian Open”. Va detto che a Melbourne c'è un fornitore diverso rispetto a Parigi, segno che il problema non riguarderebbe un solo brand. È entrata più nello specifico Marta Kostyuk, che non apprezza le eccessive differenze tra i vari tornei. “Le palline sono un problema ovunque – ha detto – sono sempre diverse. A Madrid sono veloci, nei tornei dopo lo Us Open le condizioni sono generalmente veloci. A Parigi il campo è rapido, ma le palle sono molto lente. Wimbledon è diventato molto lento e soffro sempre alla spalla dopo aver giocato. Al contrario, i tornei su terra di Stoccarda, Madrid e Strasburgo sono più veloci rispetto al cemento”.

Siglato nel novembre 2019, l'accordo tra Wilson e Roland Garros ha validita quinquennale

  • 51.000

    Il numero approssimativo di palline utilizzate per ciascuna edizione del Roland Garros

Il tema sta diventando più di un semplice chiacchiericcio da spogliatoio. “Qui a Parigi le palle perdono velocità molto rapidamente, è come se morissero. Diventano molto pesanti. So che molti giocatori hanno avuto problemi fisici e si lamentano. Bisognerebbe parlarne di più perché soffriamo questi continui cambiamenti. Cambiare va bene, ma non bisogna danneggiare i giocatori”. È un bel problema, perchè lo scenario voluto dai tennisti richiederebbe una sorta di monopolio, impensabile in un mercato competitivo come quello delle palline da tennis. C'è stato un periodo, fino a qualche anno fa, in cui i quattro tornei del Grande Slam utilizzavano quattro brand diversi. Dunlop per l'Australian Open, Babolat per il Roland Garros, Slazenger per Wimbledon, Wilson per lo Us Open. A partire dal 2020, Wilson è diventata partner della federtennis francese e mette a disposizione del Roland Garros il team di incordatori, oltre a realizzare la palla ufficiale. Il primo a mettere in guardia dal cambiamento fu Dominic Thiem.

Allora era il finalista in carica, e alla vigilia dell'edizione autunnale disse di non temere le temperature più basse, bensì... “Credo che la differenza più grande sarà nelle palline – disse – le Babolat erano le mie preferite, veloci e perfette per il mio gioco e per quello di Nadal. Queste sono più lente e cambieranno un po' i risultati”. Va detto che Thiem è storico testimonial Babolat per le racchette, ed è onesto ricordare che Rafa Nadal – teoricamente penalizzato – ha vinto due delle tre edizioni del Roland Garros griffate palle Wilson, segno che il cambio marca non ha creato chissà quale rivoluzione. Ma allora, i giocatori hanno ragione o esagerano? Alla vigilia del Roland Garros 2023, i responsabili Wilson hanno parlato con Tennis365, spiegando il processo di creazione delle palle per lo Slam rosso. “La palla Roland Garros è stata sviluppata in collaborazione con la FFT. Abbiamo testato diversi feltri con finiture diverse nei test alla cieca, per determinare quale fosse la preferita dai giocatori”. Volendo credere ai giocatori, i test non si sono rivelati troppo efficaci.

Laslo Djere è stato tra i più severi sulle palline del Roladnd Garros: "Tiri al 200%... e vanno all'indietro"

Il filmato che accompagnò l'annuncio della partnership tra Wilson e Roland Garros

Wilson fornisce anche la palla per lo Us Open, peraltro con un'accortezza in più: c'è un modello per il torneo maschile e uno per il femminile. Non a Parigi, laddove si gioca con una palla unisex. “La pallina da terra battuta è molto diversa rispetto a quella in cemento – hanno detto – ha più consistenza e si gonfia un po' di più. Questo porterà ad avere una palla più dinamica con la superficie rispetto al cemento”. Hanno poi aggiunto di lavorare in collaborazione con diversi tipi di giocatori, ottenendo feedback di vario genere dall'amatore fino al professionista. Rimane il problema dell'esito finale, che pare non essere soddisfacente, specie dopo che c'era stata qualche lamentela allo Us Open, laddove Iga Swiatek (che poi avrebbe vinto il torneo) disse che due tipi di palle per uomini e donne non hanno più senso, perché le donne sono ben preparate fisicamente e non corrono più il rischio di infortunarsi utilizzando palle troppo pesanti. Già, perchè allo Us Open le palle del torneo femminile sono più leggere, volano e risultano più difficili da controllare. È giusto che se ne parli, anche se la soluzione non sembra esserci.

Il monopolio (stessa marca in tutti i tornei) è utopico, inoltre esistono già parametri molto severi stabiliti dall'ITF affinchè una pallina possa essere omologata. Per esempio, il diametro deve restare in un range di tre millimetri (da 6,54 a 6,86 cm), il peso può oscillare per un massimo di tre grammi (da 56 a 59,4) e anche il rimbalzo, tutto sommato, deve rispettare parametri abbastanza precisi: la palla viene lasciata cadere da 254 cm di altezza su una superficie piatta e rigida, e deve restituire un rimbalzo tra i 135 e i 151 centimetri. Insomma, le case produttrici non possono inventarsi molto. E poi i risultati non sembrano essere troppo condizionati dalle diverse caratteristiche delle palline. La questione può diventare più seria se viene effettivamente dimostrato che le palle possono essere pericolose per la salute dei giocatori. In quel caso bisognerebbe intervenire, ma sarà dura convincere le varie aziende a condividere i propri segreti con i competitors. Rimane un tema che è tra i più dibattuti in questi giorni, peraltro con alcune frasi a effetto. Come quelle pronunciate da Laslo Djere dopo la sconfitta contro Andrey Rublev. “Non credo di non essere preparato fisicamente, ma colpendo ogni palla al 200%... queste vanno indietro”.