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COPPA DAVIS

Nubi e incertezze sulle Davis Cup Finals

Mentre Kosmos Tennis cambia direttore generale, le Davis Cup Finals perdono uno sponsor e sperano di rilanciarsi allungando il format a 10 giorni. Ok, ma come? Dubbi sulla sede: Madrid aveva firmato per due anni, ma non c'è una clausola che garantisce lo svolgimento della seconda edizione in caso di una cancellazione come quella del 2020.

Riccardo Bisti
12 novembre 2020

Domenica 22 novembre, la finale del Masters metterà fine alla stagione più tribolata di sempre. Non ci sarà l'appendice delle Davis Cup Finals, che tanto fecero discutere l'anno scorso. Il fallimento organizzativo fu parzialmente compensato dalla vittoria dei padroni di casa e dall'incertezza agonistica di alcuni incontri. Della Davis propriamente detta non è rimasto nulla, se non l'Insalatiera gigante consegnata a Nadal e compagni. Quest'anno, il Gruppo Kosmos ha annunciato la cancellazione addirittura a giugno, con cinque mesi d'anticipo, quando ancora non si sapeva come si sarebbe sviluppata la seconda parte del 2020. Un'ammissione di debolezza, peraltro acuita da alcune indiscrezioni: il rosso della passata edizione si sarebbe attestato sui 50 milioni di dollari. Cifra enorme.

Dopo un lungo silenzio, Kosmos torna a parlare. Non lo fa tramite il suo frontman Gerard Piqué, ma con il direttore esecutivo Javier Alonso (che peraltro non è più a capo di Kosmos Tennis: il suo posto è stato preso da Enric Rojas, reduce da un'esperienza con IMG Media). Le Finals torneranno nel 2021 e l'obiettivo principale è aumentare il pubblico. Come? Gli interventi sarebbero due: allungare il format da 7 a 10 giorni e, come conseguenza, abolire le sessioni serali. In questo modo si eviterebbero le scene pietose vissute nel 2019, con diversi incontri chiusi in piena notte. I dati ufficiali raccontano di 133.000 spettatori in sette giorni, numero insufficiente. Il pienone si è visto per i soli match della Spagna, mentre tante partite – soprattutto sui campi secondari – hanno proposto desolanti vuoti, maldestramente mascherati da un gioco di luci che provava a oscurare le tribune. “Speravamo di avere più pubblico” hanno ammesso dagli uffici di Barcellona.

"Stiamo lavorando con l'ITF per migliorare alcune questioni: avere più pubblico, migliorare l'impatto economico e realizzare un cambio di format: abbiamo 24 anni davanti" Javier Alonso
La prima edizione delle Davis Cup Finals è stata vinta dai padroni di casa della Spagna

L'idea di prolungare a dieci giorni dovrà superare la burocrazia dell'ITF, peraltro dopo aver ottenuto l'appoggio della stessa federazione. Quello dovrebbe arrivare, ma ci si domanda come si potrebbe concretizzare il progetto. Non si può certo anticipare l'inizio della competizione (si scontrerebbe con le fasi finali delle ATP Finals), mentre uno spostamento in calendario non sembra essere all'ordine del giorno (per quanto una collocazione in settembre fosse auspicata da Kosmos: fino a ora sono stati respinti con perdite). L'unica soluzione sarebbe un prolungamento della competizione, facendola sforare nella seconda settimana, con la finale collocata di mercoledì o giovedì, e non più alla domenica. “Stiamo lavorando con l'ITF per migliorare alcune questioni: avere più pubblico, migliorare l'impatto economico e realizzare un cambio di format: abbiamo 24 anni davanti” ha sibilato Alonso durante il congresso La Industria del Entretenimiento como Motor Economico. Organizzare l'evento nel 2020 avrebbe significato giocare a porte chiuse: sarebbe stato un bagno di sangue finanziario. Per il 2021, la novità potrebbe riguardare la sede. La municipalità di Madrid e le istituzioni stanno negoziando con Kosmos Tennis, ma la Caja Magica non è ancora stata confermata.

Non ci sono garanzie neanche per la città di Madrid: il contratto firmato nel 2018 non comprendeva una clausola di rinnovo automatico in caso di un'edizione non disputata per motivi di forza maggiore. Per ora non emergono sedi alternative, ma è certo che le trattative per il 2021 devono ripartire da zero. O quasi. Si potrebbe restare a Madrid, ma magari in un'altra sede. Chissà. L'unica certezza è che il governo spagnolo ha riconosciuto l'evento come di interesse eccezionale, il che snellirà la burocrazia e dovrebbe garantire alcuni sgravi fiscali. Lo scorso anno, le Davis Cup Finals hanno generato un impatto economico di 44 milioni di euro (meno della metà del Mutua Madrid Open di maggio), e hanno versato circa 8 milioni al fisco spagnolo. L'evento aveva garantito 600 posti di lavoro diretti, e circa 2.500 in forma indiretta. C'è un dato interessante: l'obiettivo di questa Davis era di garantire una forte dimensione internazionale, accogliendo pubblico da tutto il mondo. Nei fatti, soltanto il 26% degli spettatori (circa 33.000) sono arrivati dall'estero. Il dato non soddisfa Kosmos, il cui obiettivo è aumentare questa percentuale. Tuttavia, l'arrivo del COVID complica questa parte del progetto. “Questo tipo di eventi cambieranno abitudini – ha detto Alonso – ci sarà sempre più pubblico locale e meno internazionale. Andranno fatte campagne promozionali più mirate per la gente del posto”. Incognita mica da ridere, visto che i madrileni avevano già risposto presente per i match delle Furie Rosse. Non sarà facile riempire le tribune per ipotetici Ucraina-Ungheria, o anche Germania-Argentina.

Le Davis Cup Finals 2019 non sono state un particolare successo di pubblico
Non è certo che la Caja Magica di Madrid ospiterà la prossima edizione delle Davis Cup Finals

Alonso è più ottimista in merito agli sponsor (“Diverse aziende fanno previsioni su cinque anni, il che rende più semplice il raggiungimento di un accordo”), anche se per adesso l'unico sponsor vero rimane Rakuten, che peraltro è partner commerciale di Kosmos. Anzi, c'è stata una perdita: la compagnia AirAsia ha abbandonato a causa della pandemia. Ma sono problemi di Kosmos: per l'ITF, la cessione dei diritti della competizione ha avuto effetti benefici: niente più compiti organizzativi e un canone annuale che rende la Davis la loro principale fonte di guadagno. Nel 2019, Kosmos ha versato nelle casse londinesi un canone di 34,2 milioni di euro. La cifra rappresenta quasi il 50% degli introiti complessivi ITF, e dovrebbe restare immutata nel tempo. Per l'ITF c'è stato un cambio di business notevole: non incassano quasi più niente dalla biglietteria e dai diritti audiovisivi delle Finals, che restano a Kosmos.

Per questo, l'incasso ITF per i diritti è franato da 33,9 a 8,7 milioni di dollari (associati ai vari match di qualificazione), così come quello della biglietteria. Al contrario, è da ritenersi fittizio l'ulteriore contributo di 25 milioni versato da Kosmos all'ITF: si tratta di un deposito cauzionale in caso di violazione o risoluzione del contratto. Tale importo, ovviamente, non viene registrato come reddito. Al contrario, è noto che una parte dei soldi di Kosmos vengono distribuiti tra le varie federazioni allo scopo di sviluppare il gioco del tennis. In questo senso, l'aumento degli investimenti si è attestato sul 35%, arrivando a toccare i 50 milioni di dollari. Cifre a parte, è evidente che la sostenibilità del modello dipende dalla capacità di Kosmos di creare un evento di successo, sia tecnico che economico. La prima edizione non ha funzionato, anzi, il deficit era preoccupante. Da quello che si apprende, le prospettive sul breve termine non sembrano troppo incoraggianti.