The Club: Bola Padel Roma
COPPA DAVIS

Bye Bye Kosmos Cup!

È rottura tra l'ITF e la società di Gerard Piquè: la Federazione Internazionale tornerà a gestire l'Insalatiera. All'origine del divorzio ci sarebbero ragioni economiche, le stesse che nel 2018 avevano permesso una scandalosa riforma. La Davis ha una grande occasione: terminato un incubo, non deve nuovamente autoflagellarsi.

Riccardo Bisti
13 gennaio 2023

4 anni, 4 mesi e 27 giorni che non dimenticheremo. È il periodo in cui Coppa Davis è stata tenuta in ostaggio, con la complicità di chi avrebbe dovuto difenderla. La notizia della liberazione da Kosmos è talmente bella da far passare in secondo piano le modalità, comiche, con cui è stata diffusa. Un'ora dopo la pubblicazione di un articolo sulla versione online di Marca (che alle 20.03 di giovedì aveva anticipato tutto, peraltro con un tono molto favorevole a Kosmos e riprendendo la primissima indiscrezione di 2Playbook), la Federazione Internazionale ha comunicato la rescissione immediata dell'accordo con il gruppo di Gerard Piquè. Poche righe scritte in fretta e furia, che recitano testualmente così: "L'ITF può confermare che partnership con Kosmos Tennis sta per terminare. L'ITF ha predisposto misure finanziare straordinarie, in qualità di custode della competizione, e gestirà le qualificazioni e le finali del 2023 come programmato, con le Final 8 che si svolgeranno a Malaga, in Spagna, questo novembre. L'ITF ha negoziato un forte accordo per il tennis nel 2018. La partnership ha aumentato la partecipazione, i premi in denaro e l'interesse per la Coppa Davis e ha prodotto finanziamenti per sostenere lo sviluppo globale del nostro sport. Oltre a essere concentrati sulla realizzazione di un'altra spettacolare edizione della Coppa del Mondo del tennis maschile, siamo concentrati sulla crescita futura della più grande competizione sportiva a squadre annuale".

Un comunicato tanto imbarazzante quanto imbarazzato: si prova a difendere quanto è stato fatto in questi anni, ma senza spiegare le ragioni che hanno spinto a chiudere un accordo che nel 2018 era stato presentato come rivoluzionario, e che lo stesso Gerard Piqué (CEO e fondatore di Kosmos) aveva definito come “progetto di una vita”. Chiunque avesse a cuore la competizione aveva capito che si trattava di un'avventura folle, irrispettosa della competizione e che non era spinta da alcuna ragione sportiva, bensì da interessi economici. Passi per Kosmos, che sperava (sbagliando) di fare business, ma l'atteggiamento dell'ITF e delle federazioni è stato inaccettabile. Il 16 agosto 2018, all'assemblea di Orlando, il 71% dei delegati aveva detto “sì” alla proposta Kosmos, i cui rappresentanti (Piqué in testa) esultarono in modo sguaiato, persino volgare, per un traguardo ottenuto con promesse di vario genere.

ASICS ROMA
«Ho chiesto di vedere il contratto siglato con Kosmos e non me l'hanno dato. Ma anche quelli del Comitato di Coppa Davis non sanno nulla. Soltanto Haggerty conosce i termini dell'accordo» 
Gilles Moretton, presidente FFT

L'imbarazzante comunicato con cui l'ITF annuncia il divorzio con Kosmos

Il voto di diverse federazioni non era certo disinteressato, e l'accordo stesso prevedeva un gettito annuo di denaro nelle casse delle federazioni. Un affare complessivo di 3 miliardi di dollari in 25 anni, si diceva. Il vecchio saggio Ion Tiriac aveva capito tutto: sosteneva che il fallimento del progetto non fosse in dubbio, ma soltanto le tempistiche. Gli avevano dato del pazzo, dell'invidioso perchè le prime edizioni si sarebbero giocate a Madrid, nella stessa sede del suo torneo (oggi ex).
Invece aveva ragione.
Sono trascorsi quattro anni e mezzo e appena tre edizioni e la Davis Cup by Kosmos è già un fastidioso e maleodorante ricordo. Ricostruire dalle macerie, tuttavia, non sarà facile. Intanto l'edizione 2023 si giocherà con lo stesso format del 2022: inevitabile, visto che non ci sono i tempi tecnici per cambiare e sono già stati effettuati i sorteggi (e assegnate le wild card). Impossibile sapere cosa accadrà dal 2024, anche se l'augurio è un ritorno alla vera essenza della Coppa Davis, ovvero il format casa-trasferta e le partite al meglio dei cinque set. È la base per restituire unicità a una competizione nata 123 anni fa. Questo non significa necessariamente tornare al format in vigore fino ale 2018, che aveva certamente qualche debolezza. Non tanto per la salute della competizione (i pienoni erano garantiti quasi dappertutto), ma per il coinvolgimento dei migliori.

Detto che è impensabile avere tutti i migliori in gara, vista la debolezza delle nazioni di alcuni top-10 (come evidenziato dalla recente United Cup), va riconosciuto che il format Pique ha aumentato la percentuale di top-10 coinvolti sul totale di quelli potenzialmente disponibili. Paradossalmente, tuttavia, è un altro elemento a sfavore di quello che è appena stato, perché le tre edizioni Kosmos non sono certo state un successo. Per il 2019 e nel 2021 si può parlare di fallimento, mentre nel 2022 è andata un po' meglio, con inattesi pienoni a Malaga. Per la verità, qualche gola profonda sostiene che siano stati distribuiti moltissimi biglietti omaggio. Non sappiamo. Ma sappiamo che Kosmos ha definito grande successo la presenza di 176.740 spettatori nelle Finals 2022 (i quattro gironi più Malaga), contro i poco più di 100.000 del 2021. Peccato che – come vi abbiamo già spiegato – i giorni di gara del 2022 fossero molti di più. E ancora: fosse stato davvero un grande successo, Kosmos avrebbe chiesto all'ITF di sedersi a un tavolo per provare a rinegoziare l'accordo? La cosa triste di questa faccenda è che all'origine del divorzio ITF-Kosmos non ci sono ragioni sportive, ma soltanto economiche. Anzi, sembra che la Federazione Internazionale non disdegnasse il format attuale.

Gerard Pique aveva definito "il progetto di una vita" la sua irruzione nella Coppa Davis

La finale del 2022 tra Canada e Australia resterà l'ultima della Coppa Davis gestita da Kosmos

A loro, in fondo, interessava incassare: dopo gli sconti ottenuti a causa della pandemia (10,2 milioni nel 2020 e 19,7 nel 2021), nel 2022 Kosmos ha versato 32 milioni di dollari per gestire il carrozzone. Quest'anno sarebbero diventati quasi 36, cifra vicina ai 40,2 versati per la prima edizione del 2019. Dal 2024, il canone sarebbe ulteriormente aumentato fino a 44 milioni. “Sin dall'inizio non c'è stata nessuna trasparenza – ha detto Gilles Moretton, presidente FFT, da sempre contrario alla riforma – ho chiesto di vedere il contratto siglato con Kosmos e non me l'hanno dato. Ma anche quelli del Comitato di Coppa Davis non sanno nulla. Ho chiesto informazioni a Ismail El Shafei, che ne fa parte, durante l'Assemblea di Glasgow, ma non ne sapeva nulla. Soltanto Haggerty conosce i termini dell'accordo”. In chiara difficoltà economica, Kosmos ha chiesto di rinegoziare gli accordi, evidentemente per ottenere uno sconto. L'ITF ha accettato di parlarne, ma non si è giunti a un accordo. Nel suo comunicato, la Federazione sostiene di essere al riparo dal punto di vista economico. Siamo certi che spiegheranno come, mentre Kosmos lascia con le ossa rotte: nel solo 2019 ammisero un deficit di 35 milioni, ma secondo alcuni insider superava i 50. Semplicemente, hanno fatto male i loro calcoli.

L'addio di Kosmos è una buona notizia: non era accettabile che la Coppa Davis fosse maneggiata da chi non conosce storia e dinamiche del tennis, ma quello che accadrà da oggi è un'incognita. Non c'è alcuna garanzia che si torni al passato o che il prossimo format sia migliore. Sono trascorse poche ore dall'annuncio, anche se arriva qualche primissima indiscrezione: la nuova Davis potrebbe giocarsi addirittura su tre anni, con le migliori sedici squadre divise in gironi da quattro, con la formula di andata e ritorno. Tre partite nel primo anno, tre nel secondo. Le fasi finali si giocherebbero nel terzo anno, mentre nel quarto (quello olimpico) la Davis sarebbe sostituita da un torneo a squadre durante le Olimpiadi. È quanto ipotizza l'Equipe ed è troppo presto per fare valutazioni, se non una prima, evidente: uno dei punti deboli del vecchio format era lo scarso preavviso per organizzare le varie sfide. In questo modo, il problema sarebbe risolto. Ma si tratta di supposizioni: ad oggi le incognite sono tante... e le certezze nessuna. Anzi, una c'è: il giro del mondo di Piquè per raccogliere voti, la scandalosa assemblea di Orlando, le conferenze stampa con Shakira con l'Empire State Building sullo sfondo, gli spalti vuoti a Madrid, le wild card, i ripescaggi e i cambi di formula sono soltanto un brutto ricordo. È come il risveglio da un incubo, nella speranza di non ripiombare in un altro.