The Club: Bola Padel Roma
COPPA DAVIS

50 milioni di motivi per non giocare la Coppa Davis

Impressiona l'indifferenza con cui è stata accolta la cancellazione delle Davis Cup Finals: il Gruppo Kosmos avrebbe colto la palla al balzo per evitare un altro bagno di sangue economico. “Mi sarebbe piaciuto se Piqué avesse usato per salvarla la stessa energia con cui ha combattuto per distruggere una formula centenaria” ha detto Mahut. E Millman lo prende in giro.

Riccardo Bisti
30 giugno 2020

La notizia è passata quasi inosservata e non ha avuto alcuna risonanza. Nel 2020, non si assegnerà la Coppa Davis. Un comunicato congiunto di ITF e Gruppo Kosmos ha spiegato che non sarà possibile garantire gli standard di sicurezza necessari per ospitare l'evento che avrebbe radunato diciotto squadre dal 23 al 29 novembre. Stesso destino per la Fed Cup, inizialmente prevista ad aprile e poi rinviata a data da destinarsi. Se ne riparlerà l'anno prossimo. “Organizzare un evento del genere e, allo stesso tempo, garantire la salute di tutti i partecipanti, è troppo rischioso” ha detto Dave Haggerty, presidente ITF e fautore della riforma che ha affidato a Kosmos la competizione per 25 anni. Tuttavia, ci sono indizi (chiari, precisi e concordarti) che portano a pensare che ci siano altre ragioni. Riflettiamo: era davvero necessario annunciare la cancellazione adesso, con cinque mesi d'anticipo? A maggior ragione considerando le intenzioni dei circuiti ATP e WTA: riprendere ad agosto. Dice: “Ok, ma giocare al coperto è più rischioso”.

In realtà è irrilevante, intanto perché in autunno dovrebbero svolgersi regolarmente diversi tornei indoor, compresi i due Masters di Londra e Shenzhen. Con le adeguate misure di sicurezza, giocare sotto un tetto non può essere una discriminante. E poi, dal 14 al 20 settembre, la Caja Magica di Madrid ospiterà il Mutua Madrid Open. Stessa location e – tra uomini, donne e qualificazioni – ancora più attori coinvolti rispetto alle Davis Cup Finals. Inoltre, in caso di maltempo si chiuderebbero i tre tetti, rendendolo un evento indoor. E allora le ragioni della chiusura si possono trovare altrove. Lo ha fatto L'Equipe, in un articolo uscito sabato nella sua versione cartacea e poi riproposto online. Una fonte anonima (definito “leader di una grande federazione”) è convinto che dietro la cancellazione ci siano ragioni economiche. Se Roland Garros e Us Open stanno facendo i salti mortali per giocarsi, Kosmos sarebbe ben felice di evitare un altro bagno di sangue economico. “Lo scorso anno, gli organizzatori hanno annunciato un deficit di 35 milioni di euro, ma in realtà sono più di 50 – dice la gola profonda – quando perdi così tanti soldi, se hai la possibilità di cancellare un evento lo fai”.

"Lo scorso anno, gli organizzatori hanno annunciato un deficit di 35 milioni di euro, ma in realtà sono più di 50. Quando perdi così tanti soldi, se hai la possibilità di cancellare un evento lo fai" Anonimo

Il video annuncio della cancellazione delle Davis Cup Finals 2020

A parte l'azzeramento dei costi organizzativi, il gruppo guidato da Gerard Piqué risparmierà 20 milioni di dollari di montepremi. Non è chiaro se dovrà ugualmente versare i soldi promessi alla federazioni, che in larga maggioranza avevano approvato la riforma, attratte dalle promesse monetarie: pur di ottenere l'agognato “sì”, Pique ha promesso un investimento di 3 miliardi di dollari, spalmati su 25 anni. Ma le cose si sono rivelate ben più complicate. La prima edizione delle Davis Cup Finals è stata un fiasco, ad eccezione dei match della Spagna. Poco pubblico sugli spalti (nascosto dall'illuminazione sparata sul campo e non in tribuna, come invece accade nel Masters 1000), orari spesso improponibili e formula (due singolari e un doppio) identica a quella della Serie D3. Hanno vinto gli spagnoli, trascinati da un grande Rafa Nadal. Per qualche giorno i fautori della competizione ne hanno magnificato la formula, ma l'eco si è rapidamente spenta.

Anche perché la prima edizione dell'ATP Cup è filata via molto meglio, aiutata da tre sedi e da qualche giorno di più in calendario. Fateci caso: nel periodo di lockdown si sono svolti mille ragionamenti per riorganizzare il calendario, ma la Davis non è mai stata inserita nel dibattito. Come se fosse trascurabile, qualcosa di cui si può fare tranquillamente a meno. La cancellazione non ha sortito nessuna reazione. Le onde emotive non hanno avuto scossoni, un piattume che conferma i timori di due anni fa: la Davis ha perso la sua anima, la sua essenza. Non esiste più. E sembra che lo stesso Piqué non abbia fatto nulla per salvare la sua creatura, esprimendo le sue “incertezze” già da qualche settimana. “Mi ha dato l'impressione di non essere necessariamente alla ricerca di soluzioni – ha detto all'Equipe Nicolas Mahut – invece avrei voluto vedere la stessa energia che aveva usato per distruggere la formula che era in atto da più di un secolo. In fondo avrebbe dovuto salvare una sua creatura”.

Dave Haggerty e Gerard Piqué posano con la mitica Insalatiera
Le Davis Cup Finals 2019 racchiuse in cinque minuti
  • 12
    Le occasioni in cui la Coppa Davis non è stata assegnata. L'ultima risaliva al 1945
Gerard Piqué ha coinvolto la compagna Shakira nelle Davis Cup Finals, facendola cantare in occasione di entrambe le cerimonie

Ma il difensore del Barcellona potrebbe aver capito che l'affare non è così redditizio, e allora non valeva la pena difendere qualcosa che aveva definito il progetto della vita. Aveva viaggiato per tutto il mondo per promuoverlo, persino trascurando i suoi impegni agonistici. Nel 2018, la stampa spagnola aveva ironizzato sui suoi giri del mondo per ragioni tennistiche, non esattamente compatibili alla carriera di calciatore. C'è un aspetto che nessuno ha sottolineato, ma che – secondo noi – decreta il fallimento del progetto Piqué: se c'era un anno in cui avrebbe avuto senso assegnare l'Insalatiera con una formula del genere, con diverse squadre compresse in un'unica sede, era proprio il 2020. Terminare la stagione con la vecchia formula sarebbe stato impossibile, viste le limitazioni di viaggio e i vari turni spalmati nel corso dell'anno.

Per questo, delle estemporanee Finals sarebbero state la soluzione per assegnare il trofeo anche nel 2020. Invece no: nell'anno buono, Kosmos ha ritenuto di lasciar perdere. E tutto fa pensare – o almeno sospettare – che le ragioni non siano sanitarie. Il 16 agosto 2018 è morta la Coppa Davis, ultimo baluardo di umanità nel robo-tennis attuale. Il 26 giugno 2020, meno di due anni dopo, nessuno si interessa del clamoroso passo falso di quella che molti hanno definito Piquè Cup o Kosmos Cup. Al massimo, c'è stata un po' di ironia. Come quella di John Millman, uno dei giocatori più intelligenti del tour. Via Twitter, ha scritto: “Trovo fastidiose le incoerenze: due mesi prima giocheremo un torneo nella stessa sede. Per quanto riguarda il pubblico, mi pare che lo scorso anno questo evento abbia avuto un discreto distanziamento sociale”. Sottile ma efficace.

John Millman durante le Davis Cup Finals 2019. L'australiano ha ironizzato sul pubblico presente: "C'era già un discreto distanziamento sociale"