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ROLAND GARROS

La falsa partenza di Luca Nardi

Il pesarese non riesce ad onorare al meglio la sua prima partecipazione in un tabellone principale di uno Slam, sconfitto in tre set e poco più di cento minuti dalla wild card Alexandre Muller. A quasi 21 anni, sarà necessario trovare stabilità e un team che sappia guidarlo nel salto di qualità.

Giacomo Lolato
26 maggio 2024

E pensare che Alexandre Muller ha rischiato di non farlo per niente, il tennista. Il Morbo di Chron avrebbe potuto compromettergli la carriera: una malattia subdola, che porta stanchezza perenne e necessita di cure continue. Ma oggi è sembrato avere il triplo delle energie del suo avversario, alla faccia del disturbo che lo affligge da quando ha 14 anni. Il tennista francese ha letteralmente dominato un Luca Nardi che è sembrato scarico, remissivo, confusionario e addirittura frustrato nell’ultimo set, con un linguaggio del corpo che non ha lasciato spazio ad interpretazioni. 6-4 6-1 6-3 il punteggio di una partita che ha avuto un solo padrone e non è quasi mai sembrata in discussione. Muller è stato superiore in ogni aspetto del gioco: ha servito meglio (65% di prime contro il 53% di Nardi), ha commesso meno errori gratuiti (20 contro i 39 del tennista italiano), è stato estremamente cinico nelle palle break (8/10, è riuscito a strappare il servizio in ogni gioco in cui ha avuto palle break) e ha evidenziato un'ottima fase difensiva, costringendo molte volte Nardi ad andare fuori giri e a sbagliare colpi che solitamente finiscono nelle statistiche dei colpi vincenti.

Dall’altro lato, l’allievo di Francesco Sani non è riuscito ad incidere con il servizio e non è stato capace di tenere il ritmo imposto dal suo avversario; Nardi è stato quasi sempre il primo a voler uscire dallo scambio, non riuscendo a tenere il gioco di Muller sulle diagonali. I tentativi di cambiare il gioco in lungo linea si sono dimostrati per lo più fallimentari e poche sono state le occasioni per utilizzare le variazioni che fanno parte del suo gioco. L’emblema della partita è stato il punto che ha concluso il primo set: con Nardi al servizio, un illogico tentativo di palla corta si è spento in rete. Primo parziale per il tennista francese. Unico set veramente in equilibrio deciso da una scelta più che discutibile di Nardi, con un colpo mai eseguito fino ad allora e giocato semplicemente per liberarsi dallo scambio. E quindi: giornata di grazia di Muller? Pomeriggio annebbiato di Nardi? Tensione per una sfida al meglio dei cinque set? Fischi e atmosfera “bollente” del Campo 7? È probabile che si tratti di un insieme di tutti questi fattori e che il tennista di Pesaro abbia sentito in parte il peso di una prima volta così importante. Sarebbe però riduttivo analizzare questa partita senza prendere in considerazione il percorso che ha compiuto Nardi in questo 2024.

Luca Nardi ha costruito un solido rapporto d'amicizia con Carlos Alcaraz sin dai tempi dei tornei giovanili

Cosa manca a Nardi per fare un ulteriore passo in avanti? Se guardiamo agli attuali top-50 azzurri, la risposta non può essere che una sola: la continuità.

Sono arrivate soddisfazioni incredibili: prima su tutte la vittoria contro Novak Djokovic ad Indian Wells; è vero, il numero uno del mondo quest’anno non si sta esprimendo ai livelli stellari a cui ci ha abituati, tuttavia, in quella partita Nardi ha dimostrato di possedere il tennis necessario per poter ambire ai gradini più alti del Ranking ATP. L’ingresso in top 100 e la conquista del Challenger di Napoli a fine marzo sono stati due tasselli fondamentali per alimentare la sua fiducia. Allora cosa manca a Nardi per fare un ulteriore passo in avanti? Se guardiamo agli altri italiani che ora stazionano in top 50 (e in modo particolare ad Arnaldi, Darderi e Cobolli) la risposta non può essere che una sola: la continuità. E quest’ultima può essere ottenuta facendo due cose: giocando più partite possibili a livello ATP per abituarsi agli standard dei “grandi” e costruendo un team stabile che possa aiutarlo nella crescita a lungo termine. Sul primo punto è utile fare un confronto: Flavio Cobolli ha già giocato 44 partite nel circuito maggiore, a differenza del tennista pesarese che vanta un bilancio di 6 vittorie e 17 sconfitte (il dato contiene anche i match delle Next Gen che falsano in parte statistica). Lo stesso Nardi, alla vigilia del torneo di Roma, aveva rilasciato un’intervista in cui sottolineava la necessità di accumulare esperienza e giocare sempre meno a livello di circuito Challenger.

Sul tema-coach, Nardi è da poco tornato alla Casa-Madre del CT Baratoff di Pesaro. Dopo la vittoria a Napoli ha deciso di lasciare Galimberti e la sua Academy di Cattolica (in cui si allenava da fine del 2023). Si è rifugiato dal suo allenatore di una vita, Francesco Sani. Vedremo se questa collaborazione sarà duratura e se saprà dare il necessario supporto a un tennista che ha dimostrato di avere un grande talento, ma anche un bisogno continuo di essere seguito nella sua graduale crescita. D’altronde i “papà-coach” Stefano Cobolli e Luciano Enrique Darderi sono stati indispensabili nell’accompagnare i loro figli al tennis professionistico e tutt’oggi siedono nei box di coloro che sono anche i loro allievi. Lo stesso si può dire per Matteo Arnaldi con la figura di Alessandro Petrone. I cambi di allenatore possono essere decisivi ma arriva il momento in cui vi è l’obbligo di formare un team che possa resistere nel tempo: (non) chiedere ad Holger Rune e ad Emma Raducanu. I giorni sono dalla parte di Luca Nardi e non sta scritto da nessuna parte che debba arrivare nell’élite del tennis mondiale già da quest’anno. Mattoncino dopo mattoncino è necessario costruire le fondamenta di un progetto che può dare al tennis italiano grandi soddisfazioni. D’altronde Nardi è stato abituato fin da piccolo a certe compagnie (guardate la foto in alto...). Un passo falso contro un’ottima versione di Alexandre Muller (a cui bisogna rinnovare i complimenti) non cambia la sostanza.