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INDIAN WELLS

La notte magica di Luca Nardi: Djokovic KO!

Clamoroso a Indian Wells: ammesso come lucky loser, Luca Nardi coglie un inatteso successo contro Novak Djokovic. Il serbo ha giocato male ma lui ha dato libera espressione del suo talento, senza farsi condizionare dall'atmosfera. È nata una stella? I numeri dicono ancora no, ma il suo talento fa sognare.

Riccardo Bisti
12 marzo 2024

Dalla carestia alla più profonda abbondanza. In pochi anni, il tennis italiano ha cambiato volto. In mezzo all'opulenza di risultati, capita anche che arrivi il più inatteso degli exploit: Luca Nardi ha battuto Novak Djokovic a Indian Wells. Ripetiamo: Luca Nardi ha battuto il numero 1 del mondo in un Masters 1000. Ha sfruttato una cattiva giornata del serbo (le cui incertezze erano già emerse al turno precedente), ma ha meritato di vincere perché capita spesso che l'underdog si faccia travolgere dall'emozione, dall'atmosfera, dai cattivi pensieri. Non è così per Luca: anzi, ha tirato uno schiaffo al volo e un ace negli ultimi due punti, intascando un 6-4 3-6 6-3 che lo proietta tra i top-100 ATP. Chi l'avrebbe mai detto, soltanto pochi giorni fa, quando perdeva all'ultimo turno delle qualificazioni contro David Goffin.

Stava già per lasciare la California, quando il forfait di Tomas Etcheverry gli ha regalato un posto da lucky loser. Lui ha ringraziato, ha battuto Zhizhen Zhang (prima vittoria contro un top-50) e si è presentato all'appuntamento Djokovic con la serenità del miracolato. Senza nulla da perdere, ha saputo mantenere per tutto il match quell'atteggiamento un po' naif che è il suo tratto distintivo, e che nell'occasione gli è tornato utilissimo. Il Nardi tennista non si discute: se è vero che pochi – dei presenti nello Stadium 1 di Indian Wells – lo conosceva (di sicuro non Bill Gates, presente in tribuna), le sue doti erano note da tempo. Almeno da dei tempi dei tornei Under 12 e 14, quando battagliava con Carlos Alcaraz e Holger Rune. Poi loro erano diventati top-players, mentre lui si era un po' incagliato nelle sabbie mobili dei tornei minori.

È nata una stella? Difficile dirlo adesso, a caldo, dopo un risultato storico. Diciamo così: battendo Djokovic, Nardi ha cambiato la percezione che gli altri avevano di lui.

Gli imputavano scarsa grinta, scarsa motivazione. Ma ognuno ha i suoi tempi, e Nardi ha avuto bisogno di qualche anno per trovare il setting ideale. Prima un'esperienza a Tirrenia (lasciata perché non gli andava di stare lontano dalla sua amata Pesaro), poi il ritorno con il coach di una vita Francesco Sani. Non deve essere stato facile lasciarlo, a fine 2023, per tentare un nuovo progetto: adesso lavora con Giorgio Galimberti e Marco De Rossi, con base al Queen's Club di Cattolica. L'ideale per avere una struttura più professionale senza allontanarsi troppo da casa. Per la verità, il progetto non era partito nel migliore dei modi: salvo la finale al Challenger di Chennai (in cui non aveva battuto neanche un top-200), negli altri tornei non aveva mai passato più di un turno. In tutta onestà si era costruito la classifica giocando tornei minori, contro avversari meno qualificati. Non è un caso che l'ELO Rating (che lunedì prossimo schizzerà in alto) lo veda attualmente al numero 193.

Significa che la qualità dei suoi risultati non rispecchiava la classifica. Ma calcoli e numeri non scendono in campo, e Luca ha giocato una partita fantastica sul piano tecnico, tattico e mentale. Tecnico perché ha mostrato la bellezza dei suoi fondamentali, così simili (soprattutto il rovescio) a quelli di David Nalbandian. Tattico perché ha sempre tenuto in mano lo scambio: teneva costantemente i piedi sulla riga, costringendo Djokovic ad arrancare in difesa. E poi non ha mai fatto una piega, come se fosse abituato a giocare in un palcoscenico del genere. Neanche una parola fuori posto, nessun urlaccio, soltanto educazione e un po' di impaccio quando ha controbrekkato Djokovic nel secondo set, su un punto in cui sembrava essersi fermato dopo la risposta, distraendo l'avversario. Il serbo ha chiesto l'hindrance, il giudice di sedia non l'ha accontentato.

Il rovescio è il colpo più suggestivo del bagaglio tecnico di Luca Nardi

Il titolo scelto dall'ATP è esagerato, ma rende l'idea della portata dell'exploit di Luca Nardi

Nole ha comunque vinto il secondo set, ma nel terzo è stato travolto dall'aggressività di Nardi, capace di sparare 16 colpi vincenti (contro appena 2 del serbo, nel complesso saranno 36 a 18). Il marchigiano aveva avuto tra palle break già nel secondo game, poi ha effettuato lo strappo decisivo nel sesto. Sul 4-2 ha rimontato da 0-30, poi ha chiuso alla grande, con un misto di personalità e incoscienza. È il giocatore di più bassa classifica a battere Djokovic in uno Slam o in un Masters 1000, ma è già certo di entrare tra i top-100. Negli ottavi se la vedrà con Tommy Paul. È nata una stella? Difficile dirlo adesso, a caldo, dopo un risultato storico. Diciamo così: battendo Djokovic, ha cambiato la percezione che gli altri avevano di lui. Però le sue qualità tennistiche erano ben note, e nessuno si stupirebbe nel vederlo stabilmente nel circuito maggiore.

Un singolo exploit, per quanto straordinario, non basta per certificarne il nuovo status. In passato è successo che altri giocatori si presentassero in società con un grande successo, ma c'era una base di risultati che faceva pensare che prima o poi sarebbe accaduto. Nel caso di Nardi questo trionfo arriva inatteso, il classico fulmine a ciel sereno. Prima di Indian Wells aveva un bilancio di zero vittorie e sei sconfitte contro i top-50 (7-11 contro i giocatori tra la 51esima e la 100esima posizione). Non c'erano particolari indicatori che facessero pensare a un exploit del genere, a cui – peraltro – è arrivato con la fortuna di un'ammissione tardiva in tabellone. Starà a lui dimostrare che la notte californiana dell'11 marzo 2024 è stata il punto di partenza della sua carriera. Chi ama l'estetica applicata al tennis se lo augura con tutto il cuore.