Ha una malattia cronica all'intestino... ma sfida Djokovic sull'Arthur Ashe

US OPEN

28 agosto 2023

Riccardo Bisti

La possibilità di affrontare Novak Djokovic fa conoscere la storia di Alexandre Muller: quando aveva 14 anni gli fu diagnosticato il morbo di Crohn, fastidiosa infiammazione cronica dell'intestino. Non ha mollato, ha imparato a gestirla e oggi è stabile tra i top-100 ATP.

Chissà se Alexandre Muller è contento del sorteggio dello Us Open. Nella prima sessione serale se la vedrà con Novak Djokovic: malissimo, perché troverà il peggiore avversario possibile. Benissimo, perché a 26 anni di età avrà la possibilità di giocare sul campo più grande del mondo. Una piccola fiaba, perchè quando aveva 14 anni gli è stato diagnosticato il Morbo di Crohn, infiammazione cronica dell'intestino. “Andai dal medico e mi diede delle medicine – racconta – per un anno non ne ho parlato con nessuno, ma l'infiammazione era talmente grande che avevo perso dieci chili. Una volta, tornato a casa per il weekend dai miei genitori, mi capitò di andare al bagno per cinquanta volte e così si resero conto che c'era qualcosa che non andava.

Siamo andati in ospedale e mi hanno diagnosticato il morbo di Crohn". Duro colpo per un ragazzo in una fase delicatissima della crescita. “Il medico mi disse che avrei dovuto smettere di fare sport per ritrovare una buona forma. Fu terribile. Ho smesso di allenarmi per circa due mesi e ho preso tanto cortisone, protocollo per questa malattia. Adesso sto cercando di gestirla: devo fare un'iniezione ogni due settimane, per tutta la vita”. Ancora adesso gli capita di avere momenti in cui sta male, però quest'anno ha compiuto un notevole salto di qualità. Numero 160 ATP a gennaio, ha più che dimezzato la sua classifica, raggiungendo i top-100 con la sua prima finale ATP a Marrakech, laddove ha battuto anche Lorenzo Musetti.

Meno di due mesi fa, Alexandre Muller sfidava Alcaraz sul Centrale di Wimbledon. Adesso ci prova con Djokovic

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“Però voglio sempre di più: quando ero numero 400, sognavo le qualificazioni degli Slam, poi volevo il main draw, adesso che sono tra i top-100 vorrei raggiungere i primi 50. Spero che questi risultati non siano la fine della mia storia nel tennis”. Intanto si sta godendo emozioni irripetibili: grazie al blasone degli avversari, per il terzo Slam di fila giocherà sul Centrale dopo aver calpestato la terra del Philippe Chatrier (contro Sinner) e l'erba del Centre Court (contro Alcaraz). “Per questo la cosa importante sarà godermi il momento, perché non so quale sarà il mio futuro. Intanto spero di divertirmi, poi vediamo che succederà”. Pur non avendo mai parlato con Djokovic, conosce alla perfezione il suo tennis.

“È semplice: se non vuole sbagliare, non sbaglia. Per il momento, guardando la sua carriera, è il più grande giocatore della storia. È solido, risponde e si muove benissimo. Difficile trovargli un difetto”. In virtù di questo sorteggio, sabato ha avuto la possibilità di giocare sull'Arthur Ashe per una sessione di allenamento con il connazionale Arthur Fils. “A volte la vita è incredibile. Ho ricevuto tanti messaggi perché in Francia molti conoscono la mia malattia, e sono in molti ad averla. Per questo mi sento di dare fiducia a tutti: potete fare cose bellissime, anche con malattie di questo tipo. Bisogna solo saperle gestire e vedrete che accadranno cose stupende”.