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IL CASO

Kostyuk-Gracheva, la premiazione più surreale di sempre

L'ucraina Marta Kostyuk non ha stretto la mano alla russa Varvara Gracheva, sconfitta in finale ad Austin. Durante la premiazione, le due non hanno posato per le foto di rito e si sono totalmente ignorate. La Kostyuk ha dedicato il successo all'Ucraina. 

Riccardo Bisti
6 marzo 2023

Imbarazzo. Grande, profondo imbarazzo. Se osservate gli highlights della finale del torneo WTA di Austin, vi accorgerete che il filmato ufficiale si ferma subito dopo la manifestazione di gioia di Marta Kostyuk. L'ucraina si era appena aggiudicata il primo titolo in carriera e si è inginocchiata sul cemento del Texas, in preda a gioia e commozione. Ma non ci hanno mostrato la stretta di mano con l'avversaria, e nemmeno la premiazione. Imbarazzo, appunto, perché la stretta di mano non c'è stata. E la premiazione è stata tra le più surreali che si ricordino. Il motivo è facilmente intuibile: l'avversaria della Kostyuk era Varvara Gracheva, russa di Mosca. A un anno dallo scoppio della guerra, il conflitto tra Russia e Ucraina va avanti. E la Kostyuk porta avanti le sue idee: nessun contatto con le colleghe del Paese invasore, e nemmeno con le bielorusse. La faccenda era deflagrata durante lo Us Open, quando affrontò Victoria Azarenka al secondo turno e non ci fu nessuna stretta di mano, ma soltanto un freddo tocco tra racchette.

La Kostyuk era furibonda perchè la bielorussia non aveva espresso solidarietà al popolo ucraino, né pubblicamente, né privatamente. Nel caso della Azarenka – a suo dire – c'era l'aggravante di essere componente del Player Council WTA, ruolo di rappresentanza che le imporrebbe di prendere posizione. Nella settimana precedente al torneo, la USTA aveva organizzato un'esibizione benefica per raccogliere fondi a favore della popolazione ucraina. La prevista partecipazione della Azarenka fece infuriare la Kostyuk, che si ritirò dall'evento (insieme a Lesia Tsurenko) e non vi prese parte, anche se poi alla bielorussa fu prudenzialmente chiesto di non partecipare. Provata per quanto accade a Kiev e dintorni, la Kostyuk fece un paragone con la Seconda Guerra Mondiale, sostenendo che la partecipazione di russi e bielorussi a eventi di questo tipo sarebbe stata come quella di un tedesco in un evento a favore degli ebrei. “Non credo che gli ebrei capirebbero” disse.

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«Voglio dedicare questo titolo all'Ucraina e a tutti quelli che stanno combattendo e morendo in questo momento» 
Marta Kostyuk

Vincendo ad Austin, Marta Kostyuk si è aggiudicata il primo titolo in carriera

L'antefatto chiarisce quanto accaduto ad Austin. Dopo l'ultimo punto, l'ucraina è rimasta in ginocchio per una ventina di secondi. A quel punto è passata davanti alla Gracheva e le ha fatto un rapidissimo cenno: la russa, tuttavia, si era già portata sulla sua panchina e stava riponendo la racchetta nella borsa, dandole le spalle. Le due hanno continuato a ignorarsi anche durante la premiazione. Nonostante il direttore del torneo (Christo Van Rensburg, ottimo giocatore negli anni '80) abbia provato a stemperare la tensione, affermando di avere amici sia in Russia che in Ucraina, le due si sono totalmente ignorate, saltando la parte del discorso in cui – secondo una legge non scritta del nostro sport – si fanno i complimenti all'avversaria. Al contrario, non si sono rivolte sguardo e parola e non hanno nemmeno posato insieme per la foto con i trofei. Soltanto una alla volta. Nel suo discorso, la Gracheva ha ringraziato il pubblico e si è rallegrata per la sua settimana, mentre la Kostyuk ha iniziato con lo slogan Slava Ukraini.

A favore di microfono, ha poi aggiunto: “Nella posizione in cui mi trovo adesso, è estremamente speciale vincere questo titolo – ha detto – voglio dedicare questo titolo all'Ucraina e a tutti quelli che stanno combattendo e morendo in questo momento”. La Kostyuk è fortemente provata da quanto sta accadendo nel suo Paese. Nei primi giorni dopo l'invasione russa, la sua famiglia si è barricata in casa prima che i suoi fratelli riuscissero a scappare, mentre il padre è rimasto a Kiev. Nei mesi successivi, ha fatto sentire la propria voce e ha denunciato la mancanza di empatia delle colleghe, in particolare russe e bielorusse. Aveva anche effettuato un reclamo formale alla WTA nei confronti di un tecnico russo, il quale avrebbe detto che gli ucraini si meritano la guerra. Ha dovuto sollecitare una risposta, poi gli hanno detto che non potevano intraprendere nessuna azione nei suoi confronti.

Quella ad Austin è stata la prima finale WTA anche per Varvara Gracheva

Dopo l'ultimo punto, Marta Kostyuk e Varvara Gracheva non si sono neanche guardate

La scorsa estate aveva criticato Djokovic e Nadal, i quali erano contrari all'esclusione dei tennisti russi da Wimbledon. Poi ci sono stati i fatti di New York e la diatriba a distanza con la Azarenka. La stampa russa non ha preso bene l'atteggiamento della Kostyuk ad Austin. Il sito Sport Express ha parlato di mancanza di rispetto nei confronti della Gracheva, sostenendo che la mancata stretta di mano è un gesto che ignora le norme della decenza del tennis, salvo poi descrivere così il discorso della Kostyuk durante la premiazione. “È scoppiata di nuovo in una tirata politicizzata, dedicando il titolo all'Ucraina. Ma ha avuto il tatto di non chiedere la rimozione dei giocatori russi proprio durante la cerimonia. E su questo, come si suol dire, grazie”. Sul piano tecnico, la Kostyuk si è tolta un antipatico record: semifinalista in quattro occasioni, prima del torneo era la giocatrice di più alta classifica a non aver mai giocato una finale WTA.

Con questo successo si è presa tutto in una volta: il primo titolo in carriera e il best ranking al numero 40. È ancora lontanuccia dalle aspettative di inizio carriera, visto che tra le junior è stata numero 2 del mondo e ha vinto l'Australian Open nel 2017, ad appena quattrodici anni e mezzo. È ancora molto giovane, per quanto alcune coetanee le stiano davanti. Chissà che questo successo non le permetta di fare un salto di qualità atteso da un paio d'anni, ovvero da quando è entrata tra le top-100. “Avrebbe bisogno di essere consigliata meglio” aveva detto Victoria Azarenka dopo il loro match a New York, alludendo alle sue posizioni estreme e per nulla concilianti. Difficile – e probabilmente ingiusto – esprimere opinioni sull'argomento. La guerra è una questione tanto tragica quanto delicata: ognuno la vive a modo suo, e chi non ha un coinvolgimento diretto non dovrebbe giudicare le reazioni di chi, invece, ha amici e familiari costantemente in pericolo. Di certo, la premiazione del torneo WTA di Austin – a modo suo – passerà alla storia.