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L'INTERVISTA

"100.000$ al primo turno di uno Slam? Non è nulla"

È l'opinione di Marius Copil. Il talentuoso rumeno sostiene che che i tennisti non guadagnino a sufficienza. "Il 30% se ne va in tasse, poi abbiamo moltissime spese. Gli Slam dovrebbero incrementare il loro montepremi". La situazione in Romania e una mentalità tutta nuova: "Voglio dimostrare a me stesso di poter tornare tra i top-100"

Da Rovereto, Riccardo Bisti (Foto di Stefano Eccel)
22 febbraio 2023

“Qui la musica fa troppo rumore, andiamo fuori?”. Questa piccola accortezza fa capire che tipo sia Marius Copil. Aveva appena lottato per due ore e mezza, vincendo la sua terza partita agli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It) battendo il polacco Kacper Zuk col punteggio di 6-7 7-5 6-4. Erano trascorsi quasi sei mesi dall'ultima volta in cui aveva passato il primo turno in un Challenger. Dati severi per un giocatore come lui, ex numero 56 ATP e finalista all'ATP 500 di Basilea contro Roger Federer, appena quattro anni fa. Un giocatore di classe, dal tennis pulito e talentuoso, una bellezza per gli occhi. Ma Copil è anche una persona molto intelligente, piena di idee e dalla parlata sciolta. Basta toccare i tasti giusti e le informazioni fioccano, persino maggiori rispetto a quanto chiesto. “A inizio partita pensavo troppo e la mia palla era più lenta – racconta – lui aveva il tempo di fare quello che voleva e serviva molto bene, inoltre faticavo al servizio. Ma sono rimasto sempre positivo, so che c'è sempre una possibilità. Sono diventato più aggressivo e mi sono presentato spesso a rete, anche se qualche volta mi ha passato.

Quando vieni messo costantemente sotto pressione magari giochi bene, ma nei punti importanti regali qualcosa. Ho avuto il merito di accettare quello che succedeva sul campo, ho giocato libero, mi sono divertito e qui mi piace molto, la gente fa il tifo per me”. In effetti Copil è un frequentatore abituale dei tornei italiani. L'anno scorso ne ha giocati nove (più San Marino) nel nostro Paese. “Amo l'Italia – dice con un sorriso – mi piace il cibo, la gente, si gioca in belle città e poi è vicino a casa mia. L'anno scorso ho avuto un po' di problemi personali, quindi avevo la certezza di poter rientrare con un'ora d'aereo se ci fosse stato qualche problema. Ho scelto l'Italia anche per i tornei sulla terra battuta, che pure non è la mia migliore superficie. Sicuramente ci giocherò ancora molto, poi quest'anno le cose vanno molto meglio dal punto di vista mentale. Sono più sereno”.

ASICS ROMA
«Djokovic è partito dalla Serbia, senza aiuti, ed è diventato il più forte di sempre. Dipende dalla mentalità: se combatti, ci provi e ti godi il processo, l'universo ti darà una mano» 
Marius Copil

Uno straordinario punto giocato da Marius Copil durante la finale di Basilea 2018 contro Roger Federer

Anni fa, il rumeno raccontò di aver affrontato un giovanissimo Bernard Tomic al Challenger di Cremona. L'australiano aveva a disposizione la carta di credito di Tennis Australia che gli permetteva qualsiasi spesa, mentre lui aveva un budget limitato. Viene dunque da chiedersi (e da chiedergli) se la sua carriera sarebbe stata diversa se fosse nato in un Paese più ricco. Bingo. Copil dimentica di essere all'aperto, con la temperatura sotto i 10 gradi, ancora sudato. Diventa un torrente di parole. “Non si può dire: Djokovic è partito dalla Serbia, senza aiuti, ed è diventato il più forte di sempre. Dipende dalla mentalità: se combatti, ci provi e ti godi il processo, l'universo ti darà una mano. Certamente è meglio provenire da un Paese come l'Italia, con 25 Challenger, o da altri ricchi come Australia e Stati Uniti. In quel caso puoi giocare libero perché non hai molte spese. Non so se sarei stato più forte: quando ho iniziato volevo diventare un top-100 ATP, giocare una finale importante, vivere i grandi tornei, giocare in Coppa Davis e partecipare alle Olimpiadi. Mi sono mancate solo le Olimpiadi, per il resto sono riuscito a fare tutto. Ovviamente avrei voluto entrare tra i top-50 e vincere un torneo ATP, ma per un ragazzo che da piccolo voleva giocare a calcio ed è stato spinto al tennis dai genitori... sono contento di quello che ho fatto. Anche perché vengo da una piccola città della Romania, con appena 180.000 abitanti”.

Qualche minuto dopo, quando la discussione era su altri argomenti, Copil fa un passo indietro e racconta la realtà del tennis rumeno. Lo fa con orgoglio. “La Romania non è un Paese povero, il problema è che è gestito male. Il general manager della nostra federazione ha fatto un pessimo lavoro. Negli ultimi 8-10 anni abbiamo avuto grandi risultati senza nessun sostegno. Gli unici aiuti arrivavano dalle nostre famiglie. Personalmente ho incassato qualcosa solo quando giocavo in Coppa Davis, ma erano soldi provenienti dall'ITF. Sarebbe bello avere un general manager capace, con un budget di 2-3 milioni per aiutare il tennis, magari dando una mano ai giovani oppure organizzando qualche torneo. Per vostra informazione, noi abbiamo avuto Simona Halep numero 1 del mondo, Horia Tecau numero 1 in doppio, Florin Mergea, top-10 in doppio, otto top-100 WTA e tanti altri ottimi giocatori... eppure la federazione non è riuscita a trovare uno sponsor. Così è dura per tutti i giocatori. La nostra federtennis è povera perché il budget è bloccato: una persona ha fatto causa alla federazione, che però ha vinto il processo e non gli deve nulla. Bisognerebbe sedersi a un tavolo e aiutare il tennis anziché distruggerlo. È quello che vorrei fare io: portare sponsor e risolvere i problemi. Le persone più ricche della Romania giocano a tennis ma non sono coinvolte nello sviluppo del gioco. Io li vorrei mettere tutti insieme”.

Marius Copil è stato al massimo numero 56 ATP. Oggi si trova in 395esima posizione

Marius Copil è dotato di un tennis classico ed elegante

Qualche mese fa, il nativo di Arad ha dichiarato che a fine carriera gli piacerebbe essere coinvolto nella sua federazione. Di fronte a idee così chiare, è inevitabile chiedergli cosa farebbe se avesse un ruolo gestionale nel tennis internazionale. “Nel circuito ITF ci sono zero soldi. Ci sono giocatori molto forti, anche ex top-100, ma si gioca per cento dollari. Non è giusto. Anche l'ATP e gli Slam dovrebbero aumentare i montepremi. Sì, anche gli Slam. Loro dicono che danno 100.000 dollari a chi perde al primo turno, ma in verità è quasi nulla. Il 30% se ne va in tasse, poi abbiamo molte spese. L'inflazione è in crescita costante e negli ultimi anni, dopo il Covid, i prezzi sono aumentati dappertutto. I top-100 del tennis meriterebbero molto di più perché il paragone con altri sport è impietoso. Se prendiamo un top-100 di golf, probabilmente guadagna dieci volte tanto rispetto a un top-100 di tennis. Dobbiamo fare qualcosa, metterci insieme e trovare il modo di intascare più soldi. Anche perché il livello del tennis attuale è molto alto”. A proposito di livello, Copil è convinto di avere le chance per tornare dov'era quattro anni fa.

“In termini di classifica voglio tornare tra i top-100. Se sono libero di testa, non mi metto troppa pressione e mi godo il processo, sono convinto di farcela. Devo essere positivo e prendere nel modo giusto i momenti difficili. Voglio provare a me stesso di non essermi sbagliato. Nell'immediato, voglio essere felice ogni volta che scendo in campo. Devo apprezzare quello che faccio perché c'è sempre il rischio che succeda qualcosa e si debba smettere di giocare. Da 2-3 settimane ho cambiato il mio stato mentale, voglio godermi questa vita. Lavoro sempre duramente, ma lo faccio con gioia e passione. E sento che la gente lo percepisce, mi vede con occhi diversi, fanno il tifo per me. Prima pensavo a troppe cose: giocavo contro me stesso e poi con l'avversario, mentre adesso voglio darmi la possibilità di giocare uno contro uno”. Il prossimo “uno” sarà il vincente del derby francofono tra il belga Raphael Collignon e il francese Antoine Escoffier. Se la nuova mentalità lo aiuterà, Marius Copil può essere ancora protagonista. A questi livelli, uno con il suo talento vale tantissimo. Anche e soprattutto per gli occhi.