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Tennis & Guerra: niente stretta di mano

Tensione alle stelle tra Victoria Azarenka e Marta Kostyuk: l'ucraina non stringe la mano alla bielorussa. Non le perdona la mancata presa di posizione sulla guerra. Aveva spinto per escluderla da Tennis for Peace. “È come se un tedesco partecipasse a un evento a favore degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale”. La replica della Azarenka. 

Riccardo Bisti
1 settembre 2022

Sembra di essere tornati indietro di ottant'anni. Non è una frase fatta, ma è quello che ha lasciato intendere Marta Kostyuk in questi giorni, dopo essersi opposta alla presenza di Victoria Azarenka all'evento Tennis for Peace, organizzato dalla USTA per aiutare le famiglie ucraine travolte dagli orrori della guerra. Le due si sono affrontate al secondo turno dello Us Open, con vittoria della Azarenka con un netto 6-2 6-3. Dopo la partita, la Kostyuk è stata durissima: difendendo la sua posizione, ha detto che una partecipazione di Vika sarebbe stata paragonabile a quella di un tedesco a un evento di beneficenza per gli ebrei d'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Un paragone macabro, non condivisibile in assoluto, ma che rende l'idea del dolore con cui la Kostyuk (e le giocatrici ucraine in generale) stanno vivendo questo periodo. Da quando la Russia ha invaso il loro Paese, alcune di loro non hanno nemmeno potuto farvi ritorno. I sentimenti degli ucraini sono comprensibili: immersi nel dolore, faticano a comprendere posizioni diverse dalle loro, in particolare quelle dei colleghi russi e bielorussi.

I tennisti non hanno nessuna responsabilità su quanto sta accadendo, e per loro è difficile prendere apertamente posizione contro i loro governi. Dovrebbe far riflettere il caso di Elena Rybakina, che gioca per il Kazakhstan ma è moscovita. Dopo il successo a Wimbledon, le hanno chiesto – mostrando scarsa sensibilità – se condanna la guerra e le azioni di Vladimir Putin. Lei ha fatto finta di non capire, lasciando intendere quanto sia delicata la situazione per atleti russi che hanno famiglie, affetti e amicizie nel Paese natale, laddove esiste una mentalità diversa rispetto a quella occidentale. E allora quanto può costare una presa di posizione forte come quella chiesta dagli ucraini? Quanto può essere rischiosa? Marta Kostyuk e gli ucraini faticano a comprenderlo... ed è comprensibile. Ma è una realtà. Nel caso di Vika Azarenka, nonostante risieda negli Stati Uniti, negli anni ha fatto diverse apparizioni con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, la cui politica è di pieno sostegno alla Russia. È chiaro che una sua presa di posizione anti-governativa non passerebbe inosservata a Minsk.

«Una partecipazione di Vika a Tennis for Peace sarebbe stata paragonabile a quella di un tedesco a un evento per gli ebrei d'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale»
Marta Kostyuk
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Le parole di Victoria Azarenka al termine del match contro la Kostyuk

La Kostyuk non ha stretto la mano alla Azarenka. L'aveva avvisata in anticipo, via messaggio. Le due non si sono parlate e si sono solo toccate la racchetta, come si faceva nei primi mesi post-Covid. Lo scorso aprile, i tennisti ucraini avevano chiesto agli organi di governo tennistico di chiedere ai tennisti russi e bielorussi di prendere posizione. Volevano sapere se sostengono la guerra. In caso contrario, avrebbero dovuto affermare la loro contrarietà. In assenza di dichiarazioni, secondo gli ucraini, dovrebbero essere esclusi da qualsiasi evento internazionale. “Arriva un momento in cui il silenzio è tradimento, e quel momento è adesso” recitava il comunicato. La posizione della Kostyuk non è cambiata: dopo la sconfitta a New York, ha detto di non aver alcun interesse a stringere la mano a chi non si è espresso pubblicamente contro la brutalità della guerra.

Inoltre se l'è presa con i colleghi russi e bielorussi, rei di non aver preso contatto con i colleghi ucraini. Per queste ragioni, la Kostyuk è stata tra le più attive nell'impedire alla Azarenka di partecipare all'evento di giovedì scorso. Qualche minuto dopo ha parlato la bielorussa, la cui versione dei fatti è un po' diversa, specie nel raccontare gli ultimi mesi. Intanto sostiene di aver preso contatto con le ucraine tramite gli intermediari WTA, anche perché ha un ruolo di responsabilità come membro del Player Council WTA. “Il mio messaggio è stato chiaro fin dall'inizio, sono qui per aiutare. E l'ho fatto – ha detto – forse la gente non lo vede, ma non lo faccio per farmi notare. Lo faccio per chi ha bisogno di abiti, soldi, mezzi di trasporto o altro. Per me è importante solo chi ha bisogno d'aiuto”. Nel caso specifico della Kostyuk, le sarebbe stato risposto che “Non è un buon momento” per avere contatti con lei.

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Victoria Azarenka ha giocato tre finali a Flushing Meadows

Lo scorso 24 agosto, Marta Kostyuk ha celebrato così l'anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina

“Non la conosco bene, non ci siamo mai allenate insieme, ma quando a marzo è iniziato il tutto ho contattato le ucraine che conosco meglio. Sono qui per aiutare, ma non posso obbligare nessuno ad ascoltarmi. Se lei vuole parlare con me io sono sempre disponibile, come per tutti”. La Azarenka ha poi difeso il suo operato nel consiglio delle giocatrici. “Tutti sanno quello che faccio, forse lei non ne ha idea”. E poi non ha resistito all'idea di tirarle una frecciata, augurandole di trovare qualcuno che la consigli in modo migliore. Va detto che tra le due c'è un importante gap generazionale: ci sono tredici anni di differenza (1989 la Azarenka, 2002 la Kostyuk), che possono spiegare anche la diversa mentalità. Per esempio, la Azarenka non ama utilizzare i social media o i giornalisti per discutere di questi argomenti. “Non mi interessa la politica, non mi interessano i giochi mediatici, ormai molti mi conoscono: non mi piace Twitter o le comunicazioni al telefono o per messaggio. Preferisco le discussioni faccia a faccia".

In merito all'esibizione benefica dello scorso 24 agosto, ha detto di aver ricevuto chiamata dalla USTA e di non aver avuto dubbi nell'accettare. “Ho pensato che fosse un gesto per dimostrare il mio impegno, ma non l'hanno presa così. Io faccio dei passi, ma se non vengono accolti... pazienza. Mica posso dire 'Come osate a non ascoltarmi?'. Io voglio soltanto dare una mano, per me era semplicemente un ottimo evento per una bella causa. Se comunque la Kostyuk vuole parlare con me, sono pronta ad ascoltare, cercare di capire. Credo che in un momento come questo l'empatia sia davvero importante”. Una brutta storia, ancora più complicata a causa della totale incompatibilità tra le due posizioni. È triste che nel 2022 si parli ancora di queste cose. Non resta che augurarsi che la guerra finisca, e che la situazione possa normalizzarsi. Sul campo, la Azarenka sfiderà Petra Martic al terzo turno e ha progetti ambiziosi. D'altra parte, è stata finalista in tre occasioni. Gli ultimi risultati non le darebbero troppo credito, ma mai sottovalutare una campionessa. E negli Slam cambia tutto.