The Club: Bola Padel Roma
COPPA DAVIS

“Dwight Davis si sta rivoltando nella tomba”

La dura presa di posizione di Gunther Bresnik, molto severo col nuovo format della Coppa Davis. “Apprezzo Zverev per quello che ha detto: di questi tempi non è facile. Si può tornare indietro, ma solo a patto di riconoscere i propri errori”. Nel frattempo, il montepremi si è ridotto del 40% e i contributi per le federazioni del 50%...

Riccardo Bisti
24 novembre 2021

La partita di Davis che ricordo con più gioia? 1999, a Portschach. Stefan Koubek vinse in cinque set contro Magnus Gustafsson. Lo sfiancò in modo tale che, due giorni dopo, Markus Hipfl vinse senza problemi. Il weekend ideale”. Parola di Gunther Bresnik, ai più noto per aver costruito la carriera di Dominic Thiem, oggi al fianco di Gael Monfils e in passato capitano del team austriaco di Coppa Davis. Il ricordo risale al periodo in cui c'era lui, sulla panchina biancorossa. Sono passati oltre tre anni dall'assemblea di Orlando, che ha cancellato in un battito d'ali 118 anni di storia. Qualcuno pensa che sia la direzione giusta, diversi si sono adeguati, altri chiedono tempo prima di dare un'opinione, ma c'è anche chi ha scelto la coerenza. Bresnik è tra questi, così come Alexander Zverev, che ha ribadito in più di un'occasione che non avrebbe giocato la nuova competitizione. “La voglio vincere, ma vorrei vincere la vera Coppa Davis. Quando torneremo al vecchio format, sarò presente” ha detto più volte.

Oggi si trova alle Maldive mentre i suoi connazionali si affidano a Struff e Koepfer nei gironi di Innsbruck, a porte chiuse per le forti restrizioni volute dal governo austriaco. “Non capisco perchè abbiano voluto distruggere una competizione così bella – ha detto Bresnik – ho apprezzato molto le critiche di Alexander Zverev. Oggi non è facile esprimere idee forti, perchè rischi di essere travolto da uno shitstorm via social. Ma l'opinione di Zverev è legittima: nello spogliatoio è difficile trovare qualcuno che non dica: 'Questa non è più la Coppa Davis'. Può essere un evento interessante, ma non ha nulla a che fare con la Coppa Davis”. Parole condivisibili, anche perché si tratta di un doppione dell'ATP Cup, la cui presenza in calendario dovrebbe essere confermata anche nel 2022. Senza contare la riduzione del format degli incontri: non solo il 2 set su 3, ma anche la compressione di un match a due singolari e un doppio. Con un paradosso: i match delle serie inferiori si sviluppano ancora su quattro singolari e un doppio. Non esiste altra disciplina in cui le fasi finali abbiano un format più light rispetto ai primi turni.

PLAY IT BOX
"Ai giocatori erano stati promessi 15 milioni di euro, ma le attuali finanze di Kosmos hanno obbligato ad abbassare il compenso a 9 milioni. Inoltre erano previsti 9 milioni per lo sviluppo delle piccole federazioni... ma saranno esattamente la metà: 4,5. È un fiasco totale!"
Gilles Moretton

Quando la Coppa Davis si giocava al Prater di Vienna. E lo riempiva

“La Davis era unica perché la formula casa-trasferta creava uno scenario suggestivo, mentre adesso è simile a un torneo qualsiasi. Se la prima edizione non fosse stata vinta dalla Spagna, sarebbe stata un disastro. Inoltre mi sembra che le promesse economiche non siano state mantenute, almeno per ora. Per me è già tutto chiaro dopo due anni: credo che il signor Dwight Davis si stia rivoltando nella tomba”. Il nuovo format (leggermente modificato, con le Finals spalmate in 3 città, e che l'anno prossimo saranno ridotte a 16 squadre) strizza l'occhio alle federazioni e ai tennisti. Le prime hanno ceduto alla promessa di avere più soldi, i secondi vogliono compensi maggiori e un impegno inferiore. Per loro, oggettivamente, è meno faticoso radunarsi in un'unica sede e giocare qualche partita 2 su 3 che assoggettarsi alle scomodità logistiche e alle fatiche della vecchia competizione. Questo format, tuttavia, non strizza l'occhio al tennis. Qualcuno si traveste da Giulio Cesare ed esclama un alea iacta est tennistico.

Bresnik non la pensa così: “C'è sempre un modo per tornare indietro! Ma questo avviene quando comprendi di aver sbagliato e lo ammetti. Chi sta sbagliando ora non lo può ammettere. E questo non c'entra col fatto che il frontman di questa operazione sia un calciatore. La responsabilità è dell'ITF: non avrebbero dovuto farsi sfuggire di mano la Coppa Davis. Solo perchè c'era qualche problema nel formato originale, non è che devi distruggere l'intera competizione”. Nel suo dialogo con il sito tedesco Tennis Net, ha affrontato anche l'argomento Billie Jean King Cup, il cui format è stato reso simile. “Ed è lo stesso problema – dice Bresnik – A Praga si è giocata una partita di livello assoluto come Bencic-Kerber, ma c'erano 35 persone in tribuna. Se avessero giocato a Ginevra o Francoforte, ci sarebbe stato il pienone. Non si tratta di soldi, ma del valore dello sport. Capisco che si voglia guadagnare di più, ma se per farlo indebolisco un prodotto, anche se inizialmente ci guadagno, sul lungo termine è un disastro”.

L'Italia è tra le favorite per il successo finale

Madrid, Innsbruck, Torino: così ci vengono presentate le Davis Cup Finals

Certe magagne sembrano emergere già oggi. Lo ha rivelato Gilles Moretton, presidente della federtennis francese, che si trovava ancora all'opposizione quando la FFT guidata da Bernard Giudicelli scelse di votare a favore della riforma. “Vendere la Coppa Davis è come vendere la tua anima – ha detto in un'intervista a Le Figaro – ancora oggi, le persone nei club si commuovono per averla persa”. A parte le questioni emotive, c'è una faccenda economica di cui Kosmos dovrà tenere conto. Non sempre gli ascolti TV sono stati entusiasmanti, e poi la pandemia non ha certo risparmiato questa competizione. “Questa riforma è stata fatta soprattutto per i soldi, ma i soldi non ci sono – continua Moretton – ai giocatori erano stati promessi 15 milioni di euro, ma le attuali finanze di Kosmos hanno obbligato ad abbassare il compenso a 9 milioni. Inoltre erano previsti 9 milioni per lo sviluppo delle piccole federazioni... ma quest'anno saranno esattamente la metà: 4,5. È un fiasco totale!”.

Parlando del futuro, Moretton non nutre particolare fiducia: “Se volessimo trasparenza, ogni federazione dovrebbe avere un contratto in cui è scritto nero su bianco: Tre anni di garanzia, con i milioni già in cassaforte. Invece è tutto opaco. Ho già chiesto all'ITF di rappresentare i presidenti delle federazioni, e creare un dibattito che possa farci tornare a una competizione con uno spirito simile a come l'abbiamo conosciuta”. Belle parole, pronunciate dal leader di una delle federazioni più influenti al mondo. L'errore compiuto da Kosmos e ITF sembra evidente, anche solo pensando al fatto che hanno dovuto modificare il format dopo appena un'edizione. Ma ha ragione Bresnik: difficilmente l'errore sarà ammesso. Secondo Richard Gasquet, veterano della competizione, potrebbero volerci ancora 2-3 anni per riportare la Davis a qualcosa che la ricordi un po' di più, almeno come spirito. Ha parlato con Moretton e sa qualcosa che non è ancora di dominio pubblico? Intanto, tra poche ore, si parte. 75% degli spettatori a Madrid, 60% a Torino, 0% a Innsbruck. E l'avvicinamento è più freddo che mai, anche perché è sfumato l'effetto novità.