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“Zverev aveva sette contratti. Gliene è rimasto uno...”

A tre anni dalla burrascosa separazione con Alexander Zverev, l'ex manager Patricio Apey si toglie qualche sassolino dalle scarpe. A suo dire, qualcuno ha mal consigliato il tedesco. “Se avesse voluto, lo avrei portato io da Federer”. Manager da oltre 30 anni, ha un grande rimpianto. “Nel 2004-2005 volevo smettere, perché...”

Riccardo Bisti
21 agosto 2022

Chissà se Alexander Zverev si è mai pentito della scelta di lasciare ACE Group, la società che lo ha gestito dal 2012 al 2019, nella persona del titolare Patricio Apey. La separazione è stata burrascosa, chiusa con un accordo extra-giudiziale appena prima che iniziasse la causa presso il Tribunale di Londra. All'epoca, entrambe le parti in causa si dissero soddisfatte: “Totale umiliazione per Apey e il suo avvocato” disse Zverev, che riteneva di essersi liberato da un contratto opprimente, siglato quando aveva 15 anni. Da parte sua, ACE Group diffuse un comunicato in cui manifestava “soddisfazione” poiché gli avvocati di Zverev avevano rinunciato a portare avanti la causa. Zverev lasciò Apey per accasarsi con Team8, l'agenzia di Roger Federer. A seguito delle accuse di violenza domestica dell'ex fidanzata Olga Sharypova, è terminato anche questo legame e Zverev oggi si fa rappresentare dalla sua famiglia. “Per quanto ne so, due anni fa Sascha aveva sette contratti e adesso gliene è rimasto uno” ha detto Apey in un'interessante intervista con “Clay”, in cui ha toccato diversi argomenti, e per la prima volta ha parlato della separazione con il suo ex protetto. Quando gli hanno chiesto cosa sia successo con Zverev, ha dato una risposta accomodante, dai toni bassi, ma si è tolto qualche sassolino dalle scarpe.

“Quando era arrivato al numero 3 del mondo, qualcuno l'ha convinto che altrove l'erba fosse più verde. Se mi avesse detto che voleva andare da Federer, ce l'avrei portato, avvisandoli che è un bravo ragazzo, sensibile, ma che bisognava stare attenti al suo ego. Ma queste cose vanno concordate, non è che poteva decidermi di farmi fuori. L'ho visto un paio di volte, gli ho detto che una battaglia legale ci sarebbe costata molti soldi, e che avremmo potuto parlarne. Lui non ha mai voluto farlo. Lo capisco, è giovane”. Apey riteneva che il contratto fosse valido fino al 2023 e che avrebbe avuto diritto a una percentuale per altri cinque anni. Appena prima che il processo iniziasse, sono giunti a un accordo che ha riconosciuto 1,4 milioni di dollari ad Apey. “Vivo tranquillo e dormo bene. Da quello che so, gli è rimasto un solo contratto. È un ottimo giocatore, vincerà diversi Slam, ma il tempo in cui fa il Principe prima di diventare Re è finito. Può cambiare le cose se vincerà cinque volte Wimbledon. È il tipico giocatore che pensa di saperne più degli altri. Non ho problemi con lui, deve avere le sue ragioni e le ha chiarite con la stampa. Non so se sia stato lui o i suoi avvocati a voler celebrare questo trionfo”.

«Per quanto ne so, due anni fa Sascha aveva sette contratti e adesso gliene è rimasto uno» 
Patricio Apey
ASICS ROMA

Il comunicato di ACE Group quando fu annunciato l'accordo extra-giudiziale con Zverev

Apey ha poi aggiunto che la separazione con Zverev è stata quasi un bene per lui, perché all'epoca seguiva sia lui che Stefanos Tsitsipas, e a un certo punto avrebbe dovuto prendere una decisione. “Alla fine l'ha presa lui per me. Gli auguro il meglio”. Apey ha anche parlato del passato, soffermandosi sul periodo in cui rappresentava Gaston Gaudio negli anni d'oro dell'argentino, sottolineando quanto sia stato difficile trovare contratti importanti dopo il successo al Roland Garros. “Ho il grande rimpianto di non avergli dato quello che meritava – ha detto il cileno, il cui padre era stato coach di Gabriela Sabatini – io mi ritengo fortunato perché faccio questo lavoro da 30 anni e mi diverto molto, ma nel 2004-2005 volevo smettere perché il successo al Roland Garros non ha fruttato a Gaudio il boom che mi aspettavo. Solitamente quando vinci uno Slam c'è un terremoto. Io avevo fatto un contratto con Diadora in modo che dovesse essere rinegoziato dopo il Roland Garros. Pensavo che magari fosse arrivato in semifinale... invece ha vinto il torneo.

Chiamai Alessandro Tacchini, figlio di Sergio. Ancora prima che gli facessi il nome di Gaudio, mi disse di non parlare di tennis. Preferiva parlare di vela e di qualsiasi altra cosa”. Secondo Apey, in quel momento il tennis non era popolare come oggi e Gaudio fu penalizzato dall'aver vinto il suo primo Slam a 26 anni. “Ne avesse avuti 19, avrebbero scritto che poteva essere il nuovo Becker. Lui scelse di farsi rappresentare da qualcun altro, ma lo avvisai dicendo che non sarebbe stato facile strappare contratti importanti anche se sei un campione Slam e numero 6 del mondo”. Per un periodo, Apey ha gestito Andy Murray, procurandogli un accordo con un'azienda che avrebbe messo il logo sulla manica. “Quando lo conobbi parlammo per tre ore perchè voleva sapere quanto valesse. In questi casi è difficile rispondere per un manager: puoi dire una cifra bassa e poi salire, oppure dirne una elevata per impressionarlo, ma poi magari non riesci a ottenere certe cifre”. Nella sua lunga carriera, Apey ha lavorato con tantissimi giocatori di livello: Alberto Berasategui, Alex Corretja, Cedric Pioline, Fabrice Santoro, Nicolas Kiefer e Mary Pierce.

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La vittoria al Roland Garros 2004 non portò chissà quali benefici economici a Gaston Gaudio

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Alexander Zverev celebra la risoluzione dell'accordo con Patrcio Apey

La partnership di maggior successo è stata quella con Petr Korda, che peraltro si è estesa nel tempo e adesso lo ha portato a essere il manager di tutti i suoi figli: le golfiste Jessica e Nelly e il tennista Sebastan. “Nel 2006, la figlia maggiore aveva bisogno di abiti e mazze da golf, così le diedi una mano. Poi vinse tutto a livello giovanile, molti si avvicinarono per rappresentarla, anche IMG e Octagon, ma lui mi chiese se potessi farlo io. Gli risposi che credevo non solo in lei, ma in tutta la famiglia. Petr è un po' genio e un po' pazzo, per il figlio ha adottato dei sistemi un po' particolari. Lo ha fatto crescere sulla terra battuta per farlo migliorare sul serio. Quando l'ho visto per la prima volta aveva 12 anni e sembrava un piccolo Safin. Petr mi disse che se avesse trovato un modo per non incasinarlo, sarebbe diventato più bravo di lui”. Per adesso non c'è ancora riuscito, ma ha una carriera piuttosto lunga davanti a sé. A chiudere, Apey ha parlato anche dei casi di doping riguardanti due ex protetti: lo stesso Korda e Guillermo Coria.

“Non sappiamo cosa sia successo con Petr, ma per lui ci metto la mano sul fuoco. Trovarono una sostanza che ingrossa muscolarmente e aiuta a recuperare dagli infortuni, ma lui era magro e non era infortunato. Quanto a Coria, abbiamo trovato la pistola fumante: integratori contaminati. Non a caso, tra il 2002 e il 2003 ci furono 27 casi di positività per via di questi integratori”. In questo momento, il manager cileno si occupa prevalentemente di Tsitsipas. A suo dire, il greco può raggiungere i suoi obiettivi “A patto che il suo staff corregga alcune cose. È giovane, motivato ed è un creativo: preferirebbe essere un produttore cinematografico piuttosto che giocare alla Playstation. Non è vero che comunicò con il padre quando andò in bagno lo scorso anno: mi spiace che sia stato proprio Zverev a lamentarsi. Non tutti sanno che è stato proprio Apostolos a scrivere all'ATP affinché fossero chiariti i regolamenti sul tempo limite da trascorrere fuori dal campo. Per fortuna l'hanno fatto”. E Apey attende il prossimo scontro diretto tra il suo protetto e Zverev. Non potrebbe essere altrimenti.

Sebastian Korda con le sorelle Jessica e Nelly, entrambe golfiste. Sono tutti rappresentati da Patricio Apey