La Coppa Davis cambia ancora, ma non in meglio

ATTUALITÀ
19 gennaio 2021
Riccardo Bisti

Kosmos ha effettuato alcune proposte (già approvate) per dare respiro logistico alle Davis Cup Finals: durata allargata da 7 a 11 giorni (dal 2021) e riduzione da 18 a 16 squadre (dal 2022). Vorrebbero spalmare tutto su tre città: oltre a Madrid, si giocherebbe a Vienna e Torino. Su questo punto, la decisione sarà presa a marzo.

Mentre il mondo del tennis è concentrato su quanto sta accadendo in Australia, arrivano novità sulla Coppa Davis. La disastrosa esperienza del 2019 ha creato un importante buco economico, tale da convincere gli organizzatori ad annullare l'edizione del 2020 (sia pure menzionando il COVID-19 come ragione principale). Pur senza ammetterlo, gli organizzatori hanno riconosciuto il fallimento: non si spiega altrimenti la richiesta all'ITF di alcune modifiche per le prossime edizioni. La prima è già stata approvata: la nuova edizione delle Davis Cup Finals sarà spalmata su 11 giorni e non più su 7. Da tempo, Kosmos auspicava una durata di almeno dieci giorni.

Peccato che si verifichi quello che i giocatori non volevano: un'ulteriore riduzione del periodo di offseason. Nel 2019 si è giocato dal 18 al 24 novembre, mentre quest'anno il torneo si snoderà dal 25 novembre al 5 dicembre. In altre parole, la Davis terminerà a circa 20 giorni dalla partenza per l'Australia (al netto della variabile COVID, s'intende). Prospettiva che non farà felici i giocatori, oltre a essere terreno fertile per un buon numero di forfait. Dal 2022, inoltre, il format subirà una riduzione da 18 a 16 squadre, con l'eliminazione delle due wild card.

Lo schema delle proposte Kosmos per modificare l'attuale format delle Davis Cup Finals

La novità più interessante è di natura logistica, ed è l'unica a non essere ancora stata approvata: Kosmos vorrebbe rendere l'evento multi-città, affiancando altre due sedi a Madrid. In sintesi, i sei gironi si spalmerebbero su tre città (due per ciascuna sede), mentre i quarti sarebbero due a Madrid e uno a testa per le altre due. Semifinali e finale rimarrebbero nella capitale spagnola. L'idea ha un senso sul piano della programmazione: con meno partite in una singola sede, si eviterebbero le incredibili scene del 2019, con match terminati (e talvolta iniziati) ben oltre la mezzanotte.

Sono altrettanto evidenti le controindicazioni: intanto il vantaggio logistico e ambientale delle squadre che saranno già a Madrid rispetto a quelle che dovranno viaggiare, oltre a quello degli addetti ai lavori, costretti a spostarsi da una sede all'altra. Inoltre non c'è alcuna modifica laddove sarebbe ancora più importante: sul piano sportivo. I match composti da due singolari e un doppio, uniti al format del 2 su 3, sono un insulto alla tradizione. Visti i precedenti c'è da credere che il Board ITF approverà, e che già dal 2021 avremo le Finals itineranti. Si sussurra che le altre due sedi dovrebbero essere Vienna e Torino, con la città piemontese costretta a cambiare allestimenti dopo aver ospitato le ATP Finals (che termineranno il 21 novembre, quattro giorni prima). Sullo sfondo, tuttavia, sembrerebbe esserci la candidatura di Londra.

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