The Club: Bola Padel Roma
AUSTRALIAN OPEN

Un urlo con tante dediche

Dall'umiliazione al trionfo: Novak Djokovic cancella i fatti dell'anno scorso e intasca il 22esimo Slam, il decimo in Australia. “Quasi tutti si sarebbero ritirati dopo aver visto la risonanza magnetica pre-torneo” dice coach Ivanisevic. Ma lui viene da un altro pianeta. 

Riccardo Bisti
29 gennaio 2023

Di solito si sceglie la foto del vincitore con il trofeo in mano. C'era anche la suggestione della presenza di Ken Rosewall, ancora oggi il tennista più anziano ad aver vinto uno Slam. Un record che tra un anno e mezzo potrà essere insidiato proprio da Novak Djokovic. Ma l'immagine che vedete qui sopra racconta meglio di tutte cosa rappresenta, per il serbo, il trionfo all'Australian Open. Le cifre si leggono dappertutto: 22 titoli Slam, di cui dieci a Melbourne e mille altri arzigogoli statistici. Ma quell'urlo liberatorio mentre abbracciava il suo team – in particolare mamma Dijana e il fratello Marko – è il simbolo della rivincita. La più dolce, la più bella. Solo in quel momento si è lasciato andare, gettando fuori una montagna di emozioni. Aveva concesso all'occhio delle telecamere l'urlo di gioia sfrenata, mentre aveva scelto di non mostrare il pianto dirotto, gettandosi per terra tra i gradoni del suo box. Ma la spider cam che svolazza sulla Rod Laver Arena ha pescato anche questa immagine. A modo suo, Djokovic ha cercato di essere discreto.

E ha confermato ancora una volta di essere un signore, perché nel torrente di parole e interviste non ha mai espresso rancore verso un Paese che l'anno scorso lo aveva trattato alla stregua di un immigrato clandestino, probabilmente per ragioni di interesse politico. Ha sottolineato la bontà dell'accoglienza e si è tenuto dentro i pensieri più estremi, quel senso di rivalsa che ha certamente provato. Avrebbe avuto ottime ragioni per lasciarsi andare, invece non lo ha fatto. Come se non volesse rovinare una giornata perfetta, solo parzialmente inquinata dall'assenza di papà Srdjan in tribuna. Pensava che il clamore mediatico dopo i fatti di mercoledì scorso si attenuasse. “Non è stato così, allora abbiamo pensato che fosse meglio che non venisse – ha detto – fa male perché è stato un momento unico, quando l'ho visto dopo il successo era un po' triste”. Avranno modo di festeggiare con calma, in privato, quando il clamore si sgonfierà per davvero. Il tennis espresso nei giorni scorsi lasciava pochi dubbi: difficilmente Stefanos Tsitsipas avrebbe fatto poco più che il solletico a Djokovic. È andata più o meno così, con un 6-3 7-6 7-6 finale e la sensazione che non ci fossero dubbi su chi avrebbe sollevato il Norman Brookes Trophy.

PLAY IT BOX
«Avere 35 anni e non è come averne 25, anche se voglio credere che lo sia. Ma sento che c'è ancora tempo davanti a me» 
Novak Djokovic

Il momento in cui Novak Djokovic vince l'Australian Open e si lascia andare con il suo team

Dopo un primo set disastroso, Tsitsipas ha giocato sempre meglio ma si è sciolto quando contava per davvero: è stato pessimo nel tie-break del secondo ed è partito malissimo in quello del terzo. Diventa quasi superfluo parlare di tennis giocato, perché la permanenza di Djokovic in Australia è stata da film, sin dall'arrivo ad Adelaide. Un paio d'anni fa aveva annunciato l'uscita di un documentario sulla sua carriera: vien da pensare che abbiano fatto bene a tenerlo ancora nel cassetto, perché da allora si sono aggiunti tanti capitoli. Uno sarà certamente dedicato a questo mese di gennaio. “Non dico il 100%, ma almeno il 97% dei giocatori si sarebbe ritirato dopo aver visto l'esito della risonanza magnetica svolta il sabato prima del torneo” ha detto coach Goran Ivanisevic in merito all'infortunio alla gamba sinistra che è stato uno dei tormentoni.

“Ma lui viene dallo spazio, il suo cervello funziona in modo diverso. Ha fatto 77 terapie al giorno, andava sempre meglio ma prima del match contro Dimitrov era spaventato”. Lo stesso Djokovic ha poi confermato che a inizio torneo non stava troppo bene, poi però le cose sono migliorate dagli ottavi in poi. “Non avvertivo più fastidio: per fortuna negli Slam c'è un giorno di riposo tra un match e l'altro”. In effetti ha giocato alcuni dei suoi match migliori in Australia, da lui stesso paragonati a quelli giocati nel 2011, 2015 e 2016, ann delle sue più fragorose vittorie a Melbourne. Sapeva che la finale sarebbe stata diversa, ma ha fatto quello di cui aveva bisogno per vincere. Come accade dopo ogni vittoria sua e di Rafael Nadal, ricorrono discorsi e congetture sul GOAT. Stavolta ha rifiutato di parlarne, limitandosi a dire che sogna di vincere più Slam possibili e di essere motivato dalla storia.

Novak Djokovic ha ricevuto il trofeo dalle mani di Ken Rosewall, ancora oggi il più anziano ad aver vinto uno Slam nell'Era Open

L'emozionante cerimonia di premiazione

“Non amo paragonarmi agli altri, ma è certamente un privilegio essere inserito nel dibattito sui più forti di sempre”. E allora – proprio come due mesi fa a Torino – ci si domanda quanto potrà andare avanti, a questi livelli. “Io dico altri 2-3 anni – dice coach Ivanisevic – il suo approccio alla professione e la cura in ogni singolo dettaglio sono incredibili”. Da parte sua, Novak ripete da un annetto le stesse cose: “Non so esattamente per quanto tempo giocherò ancora. Dipende da varie cose, non soltanto dal mio corpo. Penso che sia estremamente importante avere il sostegno dei miei cari, dunque mantenere equilibrio con la vita privata. Posso mantenermi in forma: certo, avere 35 anni e non è come averne 25, anche se voglio credere che lo sia. Ma sento che c'è ancora tempo davanti a me”.

E allora – forse – anche noi possiamo mettere da parte i significati (non troppo) nascosti di urla e lacrime dopo il successo, e abbracciare la suggestione del trofeo consegnatogli da Ken Rosewall. 51 anni fa, Muscle vinceva l'Australian Open a 37 anni e due mesi. Se Djokovic dovesse vincere ancora e battere il suo record, significherebbe che i suoi numeri saranno ancora più impressionanti di quelli attuali. E allora ci sarà poco da discutere anche nei paragoni. Intanto oggi Djokovic gode e in cuor suo – anche se non lo dirà mai – dedicherà questo successo ai politici australiani che l'anno scorso si scagliarono contro di lui, forse per scopi elettorali, per recuperare consenso in vista delle elezioni. Ma quelle elezioni le hanno perse comunque.

AUSTRALIAN OPEN 2023
Finale Uomini
Novak Djokovic (SRB) b. Stefanos Tsitsipas (GRE) 6-3 7-6 7-6