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LA STORIA

Dinasty Borg dall'arancia... alla banana

Nella sua breve carriera giovanile, Bjorn Borg vinse l'Orange Bowl. 50 anni dopo, il figlio Leo coglie il suo titolo più importante a Porto Alegre e si presenta come possibile favorito... al Banana Bowl. Ad accompagnarlo in Brasile c'è anche papà Bjorn, che si è trovato a doverlo premiare.

Riccardo Bisti
2 marzo 2021

Secondo la leggenda, Patricia Ostfeldt è scoppiata a piangere quando il figlio le ha detto che avrebbe voluto fare il tennista. Aveva 10 anni e i sogni tipici di un bambino. Ma sapeva, mamma Patricia, che per Leo era diverso. Giocare a tennis chiamandosi Borg è una follia, un suicidio annunciato, con poco da guadagnare e tanto (tutto?) da perdere. A Leo non interessa, anche se dovrà sopportare i paragoni con papà Bjorn per tutta la carriera. Ha già iniziato a sbuffare quando gli chiedono un'intervista, perché sa in anticipo cosa gli chiederanno. Ha sviluppato anticorpi da robottino: sa quello che deve dire e lo ripete meccanicamente. Non ha mai visto una partita del padre, non lo ha cercato su Youtube (“Non aggiungerebbe nulla a quello che già so”), mentre parla più volentieri del suo vero idolo: Rafael Nadal. La scorsa estate si è rifugiato a Manacor, presso l'accademia dello spagnolo.

Una scelta per il futuro, ma anche per il presente: gli svedesi sono riservati, ma non è facile essere il figlio di Borg in un Paese che è piombato in una crisi da terzo mondo tennistico, al punto da aggrapparsi a due ragazzi di origine etiope (i fratelli Ymer). Meglio crescere su un'isola, laddove gli occhi sono tutti su Rafa. Non che possa vivere nell'anonimato, ma almeno con un po' di tranquillità. Leo Borg, in piena età da foglio rosa, non sarà mai uno come gli altri. Lo ha capito in questi giorni, quando la sua vittoria al torneo giovanile di Porto Alegre ha avuto una copertura mediatica senza precedenti per un evento del genere. Presso l'Associação Leopoldina Juvenil è stato bravissimo, partendo dalle qualificazioni per poi vincere sette partite. In finale ha compiuto una bella rimonta contro lo statunitense Bruno Kuzuhara, battuto 3-6 6-4 6-2. Ad accompagnarlo c'erano i genitori, oggetto di curiosità e flash dei fotografi. Inevitabile che fosse proprio papà Bjorn a premiarlo, orgoglioso come non mai. Per Leo è il terzo titolo in carriera, il secondo del 2021.

PLAY IT BOX
Bjorn Borg vinse Wimbledon junior per poi ripetersi all'Orange Bowl. Tappe di passaggio verso una carriera da fenomeno. Di fronte a cotanto palmares, il successo di Leo passa in secondo piano.
Leo Borg ha scelto la Rafael Nadal Academy come base per gli allenamenti

Lo scorso anno aveva provato a lanciarsi nel professionismo, mettendo il naso nel circuito Challenger. Le wild card a Bergamo e Pau si erano tramutate in tanta pubblicità e due sconfitte al primo turno. A parole diceva di non sentirsi troppo lontano da quel livello, ma evidentemente non era così. Nel 2021 ha scelto di concentrarsi sull'attività giovanile e sembra la scelta giusta. A gennaio è volato in Sudamerica: Costa Rica, Ecuador, Paraguay e adesso Brasile. Un mese fa si era aggiudicato un Grade 5 in Costa Rica, ma il titolo di Porto Alegre ha ben altro sapore. Si tratta di un Grade 1, vicino al top di categoria: soltanto i Grade A (tra cui ci sono gli Slam) valgono di più. È come se avesse vinto un Masters 1000 di categoria. A inizio settimana era numero 43 ITF, ma adesso si infilerà tra i top-20. Si trova ormai a ridosso di Mans Dahlberg (n.18), attuale miglior svedese. I paragoni, dicevamo: Neanche il tempo di godersi il successo, ed ecco ripartire gli infiniti confronti del padre.

Papà Bjorn è stato un fenomeno di precocità, ma ha fatto in tempo a raccogliere ottimi risultati anche da junior. Nel 1972 si impose nella tappa giovanile di Wimbledon, per poi ripetersi all'Orange Bowl. Tappe di passaggio verso una carriera da fenomeno. Di fronte a cotanto palmares, il successo di Leo passa in secondo piano. Ma forse è meglio che paghi dazio oggi per non farci più caso tra qualche anno. Dodici mesi fa, la sua apparizione a Bergamo aveva destato interesse quasi morboso. Pochi giorni prima dell'arrivo del COVID in Italia, il Pala Agnelli si riempì di giornalisti e televisioni per coprire il suo esordio professionistico. Si dovette organizzare una conferenza stampa come quelle dei big, tra occhi e fari puntati addosso. Il tutto dopo aver raccolto cinque giochi contro il taiwanese Chun Hsin Tseng, un altro che Wimbledon junior l'ha vinto davvero. Possiamo solo immaginare cosa succederà quando arriverà nel circuito ATP... ammesso che ci arrivi.

Bergamo, febbraio 2018: Leo Borg circondato da obiettivi e telecamere (Foto di Antonio Milesi)
La partecipazione di Leo Borg all'iconico film "Borg vs. McEnroe"

Per adesso il biondo Leo (la cui somiglianza fisica col padre è impressionante) si porta dietro narrativa e aneddotica. Si dice che sia stata la nonna a iniziarlo al tennis, e che una volta abbia detto al padre che non capisce granché di tennis. La suggestione trova compimento nella sua partecipazione al film “Borg vs. McEnroe”. Raccontano che abbia risposto a un annuncio su Facebook senza sapere quale fosse l'oggetto del film. Soltanto al momento del provino avrebbe scoperto di dover interpretare il padre da ragazzino, nell'iconica scena delle pallate tirate contro la porta del garage (ma non solo). C'è qualche dubbio sulla veridicità della narrazione, ma Leo sarebbe ben felice se ce ne dimenticassimo.

Se il padre aveva vinto l'Orange Bowl, posando con il trofeo pieno di arance, Leo Borg ha cambiato... frutto. In questi giorni parteciperà al Banana Bowl, altro torneo di grande prestigio, che detiene lo status di Grade A (l'equivalente di uno Slam). Prima si giocava a Porto Alegre, adesso l'hanno spostato a Criciuma, ma poco importa. L'albo d'oro resta lì e vede i nomi di Thomas Muster, Gustavo Kuerten ed Andy Roddick. Reduce dal successo di Porto Alegre, il piccolo Borg si è infilato tra i favoriti. Dovesse centrare il bis, potrà raccontare di essersi aggiudicato un torneo mai vinto dal padre. Tra un'arancia e una banana può esserci tutta la differenza del mondo.