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IL RACCONTO

Ritorno sui campi: diario (emotivo) di un giorno a Parma 

La pandemia aveva tolto agli appassionati la gioia di assistere al tennis dal vivo. Una rinuncia dolorosa, soprattutto per chi era abituato a seguire un buon numero di tornei. Per questo, anche una semplice giornata all'ATP di Parma ha assunto un valore speciale.

Da Parma, Luca Fontana
30 maggio 2021

L’emozione di salire in macchina, selezionare la playlist più idonea, scorrere mentalmente l’Order of Play, controllare che il meteo non faccia brutti scherzi e poi finalmente partire, direzione Parma, è stata davvero intensa. Un rituale già ripetuto molte volte, per tanti anni. Quando voglio stupire un appassionato mi vanto di essere spettatore al Country Club di Montecarlo dal 93, ho souvenir da 2 Slam su 4, tanti ricordi sui vari campi del Foro e visite occasionali e sempre divertenti anche a tornei che sono spariti dal calendario, come l’ATP di Merano, di Bologna o il WTA di Zurigo. Poi Miami (sia Key Biscayne sia la nuova sede allo stadio del football), Madrid, Umago, Vienna, Nizza, Stoccarda… insomma posso ritenermi una persona fortunata che ha spesso potuto assistere dal vivo al suo sport preferito, viaggiando casualmente nelle città che ospitavano un torneo, casualmente nella stessa settimana del torneo, non casualmente accompagnato da tanti amici e da quella che faceva sempre finta di non notare tutte le coincidenze di calendario, ovvero mia moglie.

Ed in questo biennio disastrato, anche la gioia di andare ad assistere di persona ad un torneo di tennis ci è stata giocoforza sottratta. E non tanto quando mestamente ti accorgi non di poterci andare, forse perché seppure importante ci sono altri aspetti della nostra vita che sono stati rimodellati dal marzo 2020, ma quando invece stai per tornare sui campi, è proprio allora che ti accorgi quanto dannatamente ti siano mancate certe sensazioni, certe vibrazioni e ti viene voglia di sfrecciare in barba ai 130KM/H per arrivare ancora più in anticipo e finalmente sentirti di nuovo lì, al centro dell’azione. Così tanto gasato prima ancora di partire, appena arrivo ed entro nel circolo di Montechiarugolo cerco di tranquillizzarmi. Il maltempo del lunedì ha reso impraticabili i campi di allenamento, sui quali speravo di piazzarmi in attesa dell’inizio del programma del giorno, e anche i campi laterali sono costantemente valutati da Sergio Palmieri e dagli addetti alla manutenzione per provare a renderli all’altezza delle aspettative dei tennisti.

Sul centrale si gioca e questo mi rasserena, ma da dove sono piazzato in tribuna riesco a seguire parola per parola – unico vantaggio dei tornei senza pubblico è che si sente tutto quello che dicono gli organizzatori – le vicende legate ai sidecourts, con il programma spostato nel circolo di Mariano e poi una visita di Sonego ed il suo team nel tardo pomeriggio, per fare due palle e testare le condizioni. Il giorno dopo questi campi verranno utilizzati, ma con l’intervento dei manutentori ad ogni cambio campo per risanare le buche e piallare le zone del campo ribaltate come al passaggio di un aratro. Credo possa risultare un argomento noioso, che verosimilmente avrei trascurato se questo fosse stato il mio quarto torneo stagionale come spettatore, ma oggi ho talmente tanta fame di tennis, inteso come circuito che anche questo mi appassiona. Sempre Palmieri ad un certo punto dice, quando si stava profilando la possibilità di far scegliere ai tennisti se giocare o meno, “nessun tennista dirà mai di sì, se gli dai la possibilità cercheranno sempre di non giocare”. Curiosamente il giorno seguente Ramos e Gombos si lamenteranno fin dal palleggio delle condizioni del campo, sempre ed entrambi solo dopo aver sbagliato un colpo o perso il punto. Il mitico Sergio conosce benissimo i suoi polli.

Sebastian Korda possiede la facilità di gioco di un predestinato (Photo by Marta Magni)

PLAY IT BOX

Tornando al tennis giocato, ho la fortuna di vedere tanti giocatori giovani e promettenti che non avevo ancora avuto il piacere di analizzare dal vivo, unico modo a mio parere di comprendere a tutti gli effetti il valore di un giocatore. Almeno, per un appassionato che ha giocato a bassi livelli e che dalla TV o peggio ancora da una finestrella nell’angolo del pc riesce solo a farsi un’idea approssimativa. Ero molto curioso di vedere Korda e casualmente mi si piazza di fianco proprio mentre Cecchinato sta completando il suo primo turno. Il figlio di Woodstock avrebbe giocato la partita successiva sul centrale e ancora più casualmente avrebbe disputato e vinto qualche giorno dopo la sua prima finale ATP proprio contro lo stesso Ceck. Per prima cosa noto che mi da almeno 10 cm; chi vi scrive è 1,90 e non capita spesso di avere di lato qualcuno che mi obblighi ad alzare l’inclinazione del collo per guardargli il volto, coperto per metà dalla mascherina in tinta con la felpa con cappuccio.

In campo poi il match con Seppi non offre molte problematiche, anche se Andreas qualche occasione l’ha avuta nel secondo set. Andreas non lo potrà ricordare, ma quando io ero ancora studente e lui si affacciava al circuito maggiore, a Ventimiglia durante un torneo di Montecarlo per due sere consecutive siamo stati “compagni di cena” seduti nello stesso locale in due tavoli vicinissimi, una minuscola pizzeria. Lui non mollava il ristorante per motivi scaramantici, io ed io mio compagno di viaggio non lo mollavamo nella speranza di ritrovarci proprio Seppi. Sono questi curiosi incontri a rendere davvero particolare il circuito, credo in modo diverso da qualsiasi altro sport “milionario” dove i giocatori vivono in un universo parallelo rispetto agli spettatori.
La sensazione che avevo provato guardando Korda battere Schwartzman a Miami, o meglio quel che resta del Peque, è che colpisse la palla come pochi. Ed anche dal vivo l’impressione è che si tratti di un giocatore predestinato. Un atteggiamento composto e pacato forse cela quali possano essere le ambizioni di Sebastian, ma se migliora un po’ lo spostamento, trova una velocità di gioco intermedia e con un po’ più di margine ha la stessa manina del papà rapportata ad un tennis moderno che giocoforza ti porta a chiudere i colpi di potenza.

La partita successiva è il derby tra Mager e Musetti. Sospesa dopo pochi game per uno scroscio di pioggia, Musetti la vince in rimonta, mettendo in mostra tutte le sue qualità. Un braccio davvero benedetto, capace di accelerazioni notevoli e una facilità di gioco clamorosa. Ci sono tanti aspetti da migliorare, tattici prima di tutto e caratteriali subito dopo. L’età è dalla sua, ma nel tennis niente è scontato anche di fronte al talento più cristallino, anche perché non dipende solo da te ma anche dai tuoi avversari. La speranza è che trovi la quadra, i tempi di maturazione del gioco attuale gli danno qualche anno per sistemare le sue pecche, non serve fretta, ma è tanto forte la sicurezza che si tratti di un cavallo da corsa quanto la paura che non si riesca a domarlo completamente. E sarebbe un peccato perché ci potrebbe far divertire.

Assistere ai match di Lorenzo Musetti è sempre un'esperienza piacevole (Photo by Marta Magni)

Tocca quindi a Testone Gasquet contro Altmaier, che buona parte di voi ricorderà per aver eliminato Berrettini a Parigi, ma che invece pochissimi altri di voi lettori lo assoceranno a qualsiasi altro risultato. Tira forte, troppo forte, basta un Gasquet ordinato per metterlo in riga. Impagabile il rovescio del francese, scopro l’acqua calda, un movimento immutato dopo tanti anni di circuito, sempre esplosivo, sempre stupendamente coordinato. Mentre lo vedi ciondolare un po’ appesantito sul campo pensi poi agli anni che passano, che quando Richard sedicenne fece i suoi primi risultati a Montecarlo io c’ero, poi fai un testa a testa virtuale per stabilire chi tra me e lui ha perso più capelli (io, facile) e prima di farti prendere dallo sconforto l’immensa quantità di tic che esibisce tra un punto e l’altro ti rende consapevole che almeno da quel punto di vista è invecchiato peggio lui. Specie in risposta, quando la scaramanzia si unisce all’inconscio e lo porta a toccare in modo compulsivo gli incroci delle righe, a incorniciare con dei segni della testa della racchetta il rimbalzo delle palle dell’avversario,a punzecchiare come un rabdomante la terra rossa, Richard ricorda il rituale amoroso di un pennuto visto su NatGeo, tra andatura caracollante e continui e frenetici schizzi disegnati sul terreno da gioco.

Se però con Gasquet la nostalgia era stata scacciata dalla facile vittoria del francese, quando scende in campo Simon le cose cambiano. Barba da senatore, fisico sempre più filiforme, la palla non gli va più e non va nemmeno più dove lui vorrebbe. Per anni con quel rovescio la piazzava come con le mani, ora a volte non prende il campo nemmeno quando mima il movimento senza nemmeno la pallina. Lui rientra in quella serie di giocatori che hanno preceduto le nuove tecnologie, gli streaming, le app; Gilou si affacciava al circuito quando le uniche occasioni per vedere un giocatore che ti aveva incuriosito per i risultati (letti, rigorosamente) erano i primi turni slam, nella speranza che poi venissero anche trasmessi in tv. I più giovani di voi credo facciano fatica ad immaginare un contesto del genere, ma non bisogna spingersi tanto indietro per tornare ad una realtà nella quale anche solo reperire gli score in tempo reale non era cosa da poco.

Quindi pensate alla libidine di poter andare magari per 3-4 giorni di fila, dal vivo, ad associare non solo i volti ai nomi dei giocatori “da livescore” ma anche una dinamica a qui colpi che intuivi essere importanti come il servizio di Karlovic, il rovescio di Kohlschreiber, la smorzata di Puerta. Certo quando poi ti imbattevi in Florian Mayer la realtà si scontrava almeno di primo impatto con l’immaginazione, ma poi ora non resta che rimpiangere quei giocatori che sapevano stupirti anche solo con la gestualità. Mi rendo conto che sta finendo la mia giornata sui campi, le ombre si allungano, so che mi attendono dei ravioli che dovrebbero valere la trasferta da soli. La realtà è che sono cosi felice di aver passato un giorno sui campi che potrei anche andare a letto senza cena ( la colazione di domani poi in hotel sarà a buffet quindi potrei sempre rifarmi alla grande), e se rileggendo so già che non troverò un vero senso per questo pezzo, e nemmeno so bene se ce l’abbia, di sicuro quello che vorrei passasse è proprio la mia felicità, che auguro della stessa intensità e se possibile superiore, a tutti quelli condividono il mio amore per questo gioco e a cui da troppo tempo è impedito di godersi lo spettacolo del tennis dal vivo.