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IL CASO

Un dibattito basato sul nulla

Giovanni Malagò si schiera contro la partecipazione di Djokovic agli Internazionali d'Italia. Parla di docce in camper, alloggi di fortuna e disparità di trattamento rispetto ai bambini. La verità è che il serbo può svolgere tutte le attività riservate ai possessori di Super Green Pass fino al 16 giugno. 

Riccardo Bisti
23 febbraio 2022

Bisognerebbe prendere esempio da Zeljko Franulovic, direttore del Masters 1000 di Monte Carlo, in programma dal 9 al 17 aprile. Il Country Club si trova in territorio francese, dunque il torneo deve adeguarsi alle norme di Parigi. Nel momento in cui sono state definite le regole per accedere al torneo, Franulovic ha pronunciato parole di buon senso: “Se Novak Djokovic sarà in regola con le condizioni sanitarie richieste dal governo francese, saremo lieti di accoglierlo. Per il momento, per quanto ne so, non è vaccinato. Non appena sarà in linea con le regole del governo, lo accoglieremo a braccia aperte”. In questo momento, le norme francesi profumano di beffa per il serbo (che pure risiede proprio a Monte Carlo). Dal 15 febbraio, la certificazione verde per i guariti da COVID è ritenuta valida per quattro mesi. Visto che il celeberrimo test PCR positivo di Djokovic si è svolto alle 13.05 del 16 dicembre 2021, scadrà il 16 aprile (giorno delle semifinali). Dal momento che il torneo richiede questo tipo di documenti per tutte le persone sopra i 16 anni, al momento attuale, Djokovic non potrà partecipare. O meglio, potrebbe farlo fino alle semifinali. Ma a quel punto come potrebbe giocare la semifinale sapendo che – in caso di vittoria – non potrebbe più scendere in campo? È uno dei tanti paradossi che stiamo vivendo nella difficile fase di uscita (si spera...) dalla pandemia.

Le norme sono in continua evoluzione e lo stesso Nole non ha perso la speranza di andare negli Stati Uniti per Indian Wells e Miami, laddove oggi non potrebbe accedere. In virtù di questo, lasciano perplessi le dichiarazioni del presidente CONI Giovanni Malagò. Intervenuto sulla questione legata alla partecipazione di Djokovic agli Internazionali BNL d'Italia, si è detto fortemente contrario. Parlando con il programma di Rai Tre Agorà, ha pronunciato le seguenti parole: “Una sua partecipazione sarebbe giusta? Assolutamente no – ha detto - Ammesso e non concesso che uno si faccia la doccia in un camper, che mangi e dorma da solo in situazioni di fortuna, sarebbe comunque un messaggio sbagliatissimo. Bisognerà vedere ciò che accadrà da qui a maggio: spero che la situazione sia migliore, e ci sia possibilità non solo di vedere Djokovic, ma anche di tornare a fare attività sportiva. Ogni giorno ricevo mail di genitori imbufaliti perché i loro figli che non hanno il Green Pass non possono fare sport. Spiegatemi per quale motivo, un campione - nello loro stessa condizione - lo possa fare”. Si tratta di affermazioni senza base giuridica, almeno secondo le normative attuali.

ASICS ROMA
«Ogni giorno ricevo mail di genitori imbufaliti perché i loro figli che non hanno il Green Pass non possono fare sport. Spiegatemi per quale motivo, un campione - nello loro stessa condizione - lo possa fare»
Giovanni Malagò

Ancora prima dell'intervento di Giovanni Malagò, l'argomento aveva già fatto discutere

Come detto, Djokovic possiede il certificato di guarigione. Se in Francia è valido per quattro mesi (e in Europa nove...), in Italia dura sei mesi. Significa che può svolgere qualsiasi attività garantita ai possessori del Super Green Pass fino al 16 giugno. Per questo le docce in camper e gli alloggi di fortuna menzionati da Malagò non sono situazioni realistiche, così come le affermazioni di Valentina Vezzali: pure il Sottosegretario con Delega allo Sport, infatti, aveva evidenziato una conoscenza incompleta delle normative vigenti. Aveva aperto alla presenza di Djokovic (visto che si può giocare a tennis all'aperto senza Green Pass), pur parlando di difficoltà per accedere a hotel e ristoranti. Errore: i cittadini stranieri possono usufruire di questi servizi con la sola guarigione entro sei mesi. SMa c'è di più: superati i 180 giorni, vi possono accedere con la sola presentazione del Green Pass base, ottenibile con un test PCR (valido 72 ore) o un tampone rapido (della durata di 48 ore). Pertanto, allo stato attuale, Djokovic potrebbe tranquillamente giocare a Roma anche se non avesse contratto il COVID.

Ma queste discussioni – di cui fatichiamo a comprendere il senso – sono cancellate alla fonte da un dato di fatto: fino al 16 giugno, Novak Djokovic vanta i diritti di chi possiede il Super Green Pass e teoricamente potrebbe entrare in Italia e svolgere qualsiasi attività anche senza sottoporsi a tamponi (anche se, chiaramente, l'ATP sottopone a test continui i propri giocatori in occasione degli eventi). Chiariamo ancora una volta: è la situazione attuale e non è detto che sarà così tra due settimane o un mese, figurarsi quando si giocheranno gli Internazionali (il main draw maschile è previsto dall'8 al 15 maggio, l'esordio di Djokovic non sarebbe prima del 10). Tuttavia, anche osservando quanto accade nel resto d'Europa, sempre più Paesi stanno allentando o cancellando le restrizioni. La proiezione, dunque, è che le normative di maggio siano più morbide delle attuali, che comunque già garantirebbero a Djokovic la partecipazione al torneo. Dal punto di vista epidemiologico, le sensazioni sono positive e migliori rispetto allo scorso anno.

Novak Djokovic con il trofeo di Roma 2020. Al Foro Italico è giunto undici volte in finale, trionfando in cinque occasioni

Novak Djokovic è finalista in carica agli Internazionali d'Italia. Lo scorso anno ha perso in finale contro Rafael Nadal

Per capire in quale direzione sta andando la pandemia nel nostro Paese, vale la pena fare il punto sui dati ospedalieri. In questo momento, in Italia ci sono 13.972 persone ricoverate per COVID (13.076 nei reparti ordinari, 896 in terapia intensiva). La buona notizia è che la tendenza è al ribasso, visto che il numero è calato di oltre un terzo rispetto al picco della quarta ondata (25 gennaio, 21.728 ricoveri). Nello stesso giorno dello scorso anno, gli ospedalizzati erano 20.273. Ma, soprattutto, il 21 febbraio 2021 iniziò un colpo di coda della seconda ondata che in circa quaranta giorni portò i ricoveri a 32.999 (7 aprile) prima che iniziasse la picchiata primaverile-estiva. Fortunatamente, gli indicatori attuali fanno pensare che la pressione ospedaliera dovrebbe continuare a calare per ancora qualche settimana. Probabilmente il calo si arresterà, ma è plausibile che ritrovi vigore con l'arrivo della bella stagione (l'esperienza del 2020 e del 2021 è incoraggiante in questo senso). In altre parole, è altamente improbabile che la pressione sugli ospedali torni a essere minimamente paragonabile a quella dello scorso anno.

È dunque legittimo ipotizzare un ulteriore allenamento delle restrizioni, come peraltro già avviene in altri Paesi. Il quadro della situazione non è fine a se stesso: serve per delineare gli scenari sul breve termine, quelli che potrebbero (davvero) decretare l'ammissione o meno di Novak Djokovic non tanto agli Internazionali d'Italia, quanto a una serena permanenza nel nostro Paese. Ne avrebbe diritto già oggi, la sensazione è che a maggio le normative potrebbero essere ancora più easy. Se poi in Italia qualcuno farà come Alex Hawke, Ministro dell'Immigrazione australiana, che ha scelto di espellere Djokovic perché temeva che la sua presenza in Australia avrebbe alimentato sentimenti no-vax, non è dato saperlo. Quanto alla frase di Malagò sui genitori infuriati, la questione andrebbe ribaltata: per quale motivo una norma discutibile (i divieti per i bambini) dovrebbe essere legittimata col divieto a un atleta professionista, che ha dalla sua le norme stabilite dallo stesso esecutivo? Semmai, è opportuno domandarsi se sia troppo permissiva la concessione del Super Green Pass ai guariti... o se è troppo penalizzante il divieto di fare sport per i bambini sprovvisti di Green Pass. Sul punto, ognuno può avere la propria opinione. Di sicuro, la discussione sulla presenza o meno di Djokovic a Roma non aveva senso di nascere. O almeno, di essere trattata in questi termini.