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CASO SOCIAL

Quella blasfemia che non deve diventare abitudine

Capita spesso che Lorenzo Musetti si prenda qualche... licenza linguistica di troppo. I microfoni captano, i social recepiscono e dopo l'esordio a Bastad è nato un mini-caso. La sua provenienza è certamente un fattore, ma non può essere un alibi. Perché certi atteggiamenti danneggiano soprattutto il diretto interessato. 

Riccardo Bisti
21 luglio 2023

Pur essendo nato nella vicina (e rivale) Massa, Silvio Baldini ha avuto un ruolo importante nella storia sportiva di Carrara. Qualche anno fa ha portato la Carrarese a un passo da una storica promozione in Serie B. Personaggio sanguigno, è noto anche per episodi extra-calcistici. Come nel 2001, quando in occasione di una partita tra la Salernitana e il suo Empoli fu squalificato perché nel referto arbitrale scrissero che aveva detto... 67 bestemmie. Non una di più, non una di meno. Lui disse di non ricordare se aveva bestemmiato o meno. Il caso di Baldini – a cui si aggiunge Gianluigi Buffon, carrarino doc e premiato con un Tapiro d'Oro da Striscia La Notizia per aver bestemmiato in campo – sembra confermare che da quelle parti venga fatto un utilizzo quasi colloquiale della bestemmia, pardon, blasfemia. È la tesi portata avanti da alcuni internauti nell'ennesima discussione social sulla disinvoltura linguistica di Lorenzo Musetti, emersa ancora una volta durante il match contro Matteo Arnaldi al torneo ATP di Bastad. Il carrarino sembra aver sviluppato una tendenza un po' eccessiva a bestemmiare sul campo da tennis.

Il filmato più famoso risale al torneo di Pune del febbraio 2022, quando si lasciò andare a un'espressione blasfema dopo aver subito un serve and volley di Kamil Majchrzak. Ce n'era un altro – oggi non più reperibile – in cui aveva esclamato a voce alta dopo un passante vincente in un Challenger. Con la crescita esponenziale del suo rendimento, e una classifica che lo vede stabilmente tra i top-20 ATP, gli capita spesso di giocare sui campi più importanti e in diretta TV. E i campi centrali, si sa, sono circondati da microfoni pronti a cogliere ogni respiro. “Se dico una parolaccia nel mio asciugamano non è giusto che la sentano in 300 Paesi” disse Andre Agassi, un altro a cui ogni tanto partiva la brocca. Poiché i social non perdonano e memorizzano tutto, nell'ultimo anno e mezzo ci sono state alcune partite in cui Lorenzo ha un po' esagerato con le parole. In rapida successione: contro Sebastian Korda alle Next Gen Finals 2021, contro Novak Djokovic a Dubai 2022, contro Stefanos Tsitsipas al Roland Garros 2022, contro Ilya Ivashka allo Us Open 2022, contro Alexandar Lazarov a Sofia 2022, di nuovo alle Next Gen Finals (stavolta contro Dominic Stricker), poi quest'anno persino durante la famosa vittoria contro Novak Djokovic a Monte-Carlo, per poi ripetersi a Stoccarda contro Frances Tiafoe e a Wimbledon contro Hubert Hurkacz.

Lorenzo Musetti vive i suoi match con un particolare trasporto emotivo

Twitter Blob

Devi essere più educato caro Lorenzo Musetti. Troppe bestemmie in eurovisione non sono belle da sentire. 
25 maggio 2022

Che partita Musetti. Quanta intensità, quanta classe, ma soprattutto... quante bestemmie!
9 novembre 2022

Piccola side note... ad una certa ho avuto paura che San Pietro stesso fosse sceso in terra per dire a Musetti di finirla di dire bestemmie. Quanti porconi son volati in quel di Milano
11 novembre 2021

Musetti e le bestemmia che tira: a love story
16 giugno 2023

ASICS ROMA

Sono le partite in cui i microfoni sono stati più impertinenti, spingendo diversi utenti social a rimarcare l'atteggiamento di Musetti. L'argomento è delicato, perché va a toccare diverse sensibilità: siamo in Italia, laddove la cultura cattolica e l'influenza del Vaticano sono molto forti, anche se oggi esiste una percezione ben diversa rispetto al passato. C'è stato un periodo in cui una semplice parolaccia avrebbe destato scandalo, e una bestemmia avrebbe portato a una sorta di scomunica. Oggi non è più così, al punto che anche la legge si è ammorbidita. Fino al 1999 la bestemmia era reato (articolo 724 del Codice Penale), poi è stata derubricata: oggi la blasfemia è punita con una sanzione pecuniaria fino a 309 euro. Nel mondo esistono vari tipi di sensibilità: negli Stati Uniti e in alcuni Paesi del Sudamerica e dell'Africa non esiste alcuna legislazione, mentre all'estremo opposto (tra cui Arabia Saudita e Afghanistan) si arriva alla pena di morte. In Paesi come Russia e India possono esserci pene detentive. Va da sé che lo sport è una sorta di “bolla” e non siamo a conoscenza di casi in cui le bestemmie abbiano creato problemi giudiziari a uno sportivo. Più complicato inquadrare la blasfemia nei regolamenti sportivi. Nel calcio possono esserci squalifiche anche pesanti, mentre nel tennis è inserita nel contesto di regolamenti complessi ma interpretabili.

La si può collocare nell'infrazione di verbal abuse, e in casi di espressioni particolarmente accese può essere considerata unsportsmanlike conduct. Le norme sono le stesse per il lancio di racchetta o qualsiasi altra infrazione: warning, penalty point, penalty game per poi arrivare alla squalifica. Fatta eccezione per un episodio con protagonista Fabio Fognini a Barcellona 2021 (che nell'occasione pronunciò una frase molto utilizzata in Spagna, ed era convinto di essere stato vittima di un'ingiustizia), non si ricordano casi di giocatori squalificati per blasfemia. Il tennis ha poi una particolarità, già notata nel calcio dall'ex allenatore Walter Alfredo Novellino (squalificato per bestemmie nonostante si professasse cattolico praticante): con atleti di Paesi diversi, come si fa a capire se un giocatore sta bestemmiando? Anni fa, il mitico Romano Grillotti trovò una soluzione: si appuntò su un paio di fogli A4 le principali parolacce in una ventina di lingue. Una voltà beccò Goran Ivanisevic e lo punì con un warning. “Hai ragione, hai tutto il mio rispetto, sei il numero 1” quasi si complimentò il croato, che non avrebbe immaginato che una volgarità nella sua lingua potesse essere decifrata. Ma non tutti sono precisi e solerti come il “Grillo”, dunque è chiaro che un polacco, un coreano e chiunque provenga da una comunità linguistica più ristretta sarà sempre avvantaggiato.

Fuori dal campo, Lorenzo Musetti ha un atteggiamento gradevole e apprezzato

La descrizione di un curioso episodio avvenuto durante le Next Gen Finals 2022

Tornando a Musetti, pare evidente che questa tendenza sia figlia della sua provenienza. I casi di Silvio Baldini e Gianluigi Buffon sono chiari, senza dimenticare l'ex cittì Marcello Lippi, che nel 1998 – dopo una squalifica – disse: “Sono toscano, certe cose mi escono senza intenzione, bestemmio tremila volte al giorno”. Originario di Viareggio, a una quarantina di chilometri da Carrara, si sarebbe ripetuto qualche anno dopo, durante una partita della Nazionale. Visto il ruolo, ci furono polemiche a non finire. Anche nell'occasione tirò fuori la sua toscanità: “Capisco che l'Italia è un Paese cattolico e non ha la filosofia toscana, ma se dico che ho tirato un paio di bestemmie in maniera scherzosa subito spunta un cardinale... Si tratta solo di un modo di parlare nostro”. Per quanto l'osservazione sia sindacabile e non farà piacere ai toscani che non amano la blasfemia, è chiaro che il mix tra provenienza, concitazione del momento ed emozioni negative durante una partita possano portare Lorenzo Musetti a qualche esagerazione. Tutto ok, dunque? Ovviamente no. Liberalizzare le volgarità non è accettabile, anche perché il carrarino è un personaggio pubblico, amatissimo dai più giovani, per i quali è un esempio. Sarebbe opportuno che lavori su questo aspetto nella stessa misura in cui cerca di migliorare la tecnica, la tattica e il fisico.

Al giorno d'oggi la reputazione di un'atleta non si limita ai risultati sul campo, ma si estende a mille aspetti, tra cui il comportamento sul campo. Ci sono giocatori che hanno subito danni d'immagine per i loro eccessi (limitandoci ai casi più recenti: Fabio Fognini, Nick Kyrgios e Benoit Paire), che spesso – peraltro – hanno avuto effetti negativi sul loro rendimento. Lorenzo ha 21 anni ed è ancora in tempo per plasmare in positivo il suo comportamento: ha il vantaggio di avere un valido staff, di cui fanno parte anche i mental coach messi a disposizione dalla FITP: Lorenzo Beltrame e Danilo De Gasperi. Essendo un ragazzo intelligente, e con una sensibilità particolare, è il primo a sapere che certe manifestazioni danneggiano per primo lui stesso. A Bastad, oltre che da coach Simone Tartarini, è accompagnato anche da Giacomo (figlio di Simone) e dal piccolo Giulio Leone, due anni e mezzo, nipote del suo storico allenatore. Siamo convinti che Lorenzo gli vorrà dare il giusto esempio anche sul piano comportamentale, mentre su quello tecnico, beh... da lui si può solo imparare. Magari a partire dal match odierno contro Filip Misolic e quelli della prossima settimana ad Amburgo, torneo che evoca ricordi dolcissimi.