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IL CASO FOGNINI

Fognini: espulsione per somma di ammonizioni

Fabio Fognini è stato squalificato per frase ingiuriosa dal torneo di Barcellona. Lui ha provato a difendersi ma è probabile paghi comportamenti pregressi anche più offensivi ma lasciati impuniti. Una decisione controversa ma difficilmente impugnabile. Anche se lui promette battaglia

Lorenzo Cazzaniga
22 aprile 2021

Per i socialmaniaci, una squalifica di Fognini è manna, non necessariamente caduta dal cielo, ma la naturale conseguenza di una carriera vissuta sul filo del default. Un filo che si è rotto con lo strappo meno duro, un puta madre, secondo le ricostruzioni, indirizzato verso un solerte giudice di linea che gli ha chiamato un fallo di piede sulla palla del controbreak e che ha riportato il suo avversario, Zapata Miralles, sul 4 pari del secondo set, dopo che lo spagnolo aveva vinto il primo 6-0 in 23 minuti. Ora, senza scomodare i campi da calcio, regni indiscussi della blasfemia, succede anche su quello da tennis di perdere la brocca e lasciarsi andare a qualche parolina di troppo. Non a caso, uno storico giudice di sedia ATP, il nostro Romano Grillotti, aveva creato un piccolo Dizionario della bestemmia, raccogliendo in due fogli A4 le espressioni più offensive in una quindicina di lingue. Nel caso di Fognini, la traduzione non deve essere stata traumatica, anche perché rivolta nella lingua ufficiale del torneo, quello spagnolo che parla come l’italiano, lui che vive proprio a Barcellona e frequenta il meraviglioso Real Club che ospita il torneo.

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Media e social network si sono scatenati, come è ovvio e giusto che sia. Servirebbe poter approfondire con i referee per capire dove sono sistemate le linee dell’ingiuria che comportano un’ammonizione, un penalty point o la squalifica diretta; peccato che la trasparenza non sia prerogativa di quegli uffici. La sensazione è che Fognini sia stato espulso per somma di ammonizioni, che abbia pagato un comportamento pregresso che, in diverse occasioni, avrebbe meritato un finale identico. YouTube è invasa di video che ripercorrono i gesti più sconsiderati, dallo «zingaro» rivolto a Krajinovic al «puta chupapollas» (preferiamo mantenere l’epiteto in lingua spagnola, peraltro abbastanza chiaro) urlato alla giudice di sedia Louise Engzell allo US Open 2017. Ed è probabile che altre volte sia stato vicino a lunghe squalifiche per raggiunto limite di oscenità, salvo poi limitare i danni grazie al fatto che l’ATP è pur sempre l’Associazione dei Giocatori, una sorta di giubbotto antiproiettile per i suoi associati. Questa volta non è bastato ma è probabile che a fine carriera Fognini non debba troppo lamentarsi di quanto ha pagato, rispetto a quanto ha commesso.

Questa volta ha pagato con il default immediato, anche se le misure cautelative dovrebbero fermarsi col torneo di Barcellona, senza compromettere i prossimi eventi. Potrebbe arrivare un avvertimento ufficiale sui rischi futuri e, di solito, questi messaggi tendono a tranquillizzare l’animo di Fognini. Il quale ha cercato una difesa, un filo maldestra. Prima si è detto sorpreso della condanna perché «tutti sanno del mio temperamento in campo. Ho fatto tante cose nel corso della mia carriera, detto tante cose perché quando sono incazzato volano parolacce. Ma non questa volta». Probabilmente, non ritiene particolarmente offensive quelle due parole che in effetti, a sentire qualche amico spagnolo, c’è chi usa come intercalare quando la giornata non volge al meglio. Fognini si è anche detto «sbalordito dalla decisione del giudice di sedia e del supervisor. Quello che hanno fatto è inspiegabile», prima di aggiungere che «avrebbero potuto darmi un penalty point» (ammettendo di fatto l’accaduto ma derubricandolo a lieve mancanza di tatto) e, infine, un più minaccioso «andrò fino in fondo alla faccenda perché oggi ho pagato per qualcosa che non ho fatto. Sicuramente non finisce qui». Dubito che un ricorso possa avere successo; anzi, potrebbe inasprire gli animi e magari portare a ulteriori provvedimenti.

La sensazione è che Fognini abbia pagato un comportamento pregresso che, in diverse occasioni, avrebbe meritato un finale identico. Dallo «zingaro» rivolto a Krajinovic al «puta chupapollas» urlato alla giudice di sedia Louise Engzell

Va sottolineato l’aspetto tecnico della vicenda: tutto è nato dall’ennesimo fallo di piede chiamato a Fognini, un’infrazione nel quale cade molto spesso. A livello di club è quasi la norma, tra i professionisti un unicum, e una cattiva abitudine alla quale pare non trovare rimedio, anche se la soluzione appare chiara anche al protagonista: «Non voglio discutere se faccio fallo di piede. Lo faccio? Sì. Dovrei partire più indietro? Sì». Fognini dice anche di aver ricevuto solidarietà dai colleghi, pur non approfondendo il discorso perché «non devo dire nulla che possa ritorcersi contro di me», come spesso si sente ripetere nei film americani prima di un fermo.

In questa faccenda poco etica, nessuno sembra farci una bella figura. Compresi gli ufficiali di gara, molto fiscali nell’occasione e che hanno evidenziato con questa decisione tutte quelle che hanno mancato in passato. Come sottolineato in uno dei tanti tweet partiti per l’occasione, «il problema di Fognini non è la squalifica che gli daranno ma quelle che, in 15 anni, non gli hanno mai dato». Amen.

Le squalifiche nel tennis

Quella di Fognini è la decima squalifica in un torneo Slam/ATP/Challenger dal 200 a oggi. Ecco le altre.

Barcellona 2021: Fabio Fognini

US Open 2020: Novak Djokovic

Charlottesville: Michael Mmoh

Campinas 2019: Christian Lindell

Mouilleron 2019: Bernabé Zapata Miralles

Roma 2019: Nick Kyrgios

Davis Cup 2017: Denis Shapovalov

Las Vegas 2016: Eduardo Struvay

Binghamton 2016: Peter Kobelt

Savannah 2016: Andrei Medvedev