The Club: Bola Padel Roma
VERSO LE ELEZIONI FITP

Norma Anti-Barazzutti!

Dovessero passare le incredibili proposte di modifica allo Statuto FITP, nonostante gli “auspici” del Ministro Andrea Abodi, sarà quasi impossibile sfidare Angelo Binaghi. Il nuovo articolo 55.6 renderà carta straccia tutte le sottoscrizioni a oggi raccolte da Corrado Barazzutti. E c'è una clausola su atleti e tecnici che può comunque escluderlo. Questa è democrazia?

Riccardo Bisti
11 aprile 2024

Il colpo di teatro è poderoso, paragonabile al blitz notturno che la scorsa estate ha permesso di spazzare via la legge che imponeva un limite di tre mandati ai presidenti delle federazioni sportive. I numeri magici che dovrebbero permettere ad Angelo Binaghi di presentarsi da solo (per la quinta volta di fila) alle elezioni per la presidenza FITP sono il 55 (articolo), il 3 e 6 (commi) e il 9 (sotto-comma), disposizioni dello Statuto FITP che dovrebbe essere approvato il prossimo 4 maggio, in occasione di un'apposita Assemblea Straordinaria. Appuntamento a Roma, in Via dei Monti della Farnesina 73, presso l'Officina Farneto Creative Factory, a due passi dalla stazione ferroviaria Olimpico-Farnesina (ex Farneto), uno dei luoghi simbolo degli sprechi per Italia '90. Costata 15 miliardi di lire, fu utilizzata solo per le partite del Mondiale di Calcio, salvo essere dismessa subito dopo.
Ma questa è un'altra storia.
La storia che raccontiamo oggi è il chiaro tentativo di impedire a chiunque non sia Angelo Binaghi di candidarsi alle elezioni federali. Ecco il testo del nuovo Articolo 55.6 dello Statuto FITP.

A pena di inefficacia, la sottoscrizione della candidatura deve essere raccolta mediante compilazione e sottoscrizione autografa del modulo, recante il timbro della FITP, messo a disposizione di affiliati e tesserati dal giorno di convocazione dell’assemblea, accompagnata dalla copia di un documento d’identità in corso di validità del sottoscrittore.

Traduzione: per chiunque voglia candidarsi non basterà ottenere il sostegno di un tot numero di circoli, atleti e tecnici (vedremo quanti ne serviranno), ma questo deve essere sottoscritto su un apposito modulo che sarà messo a disposizione soltanto quando sarà convocata l'assemblea elettiva. Piccolo dettaglio: secondo l'articolo 19.1.bis dello Statuto, l'assemblea deve essere convocata almeno 60 giorni prima del suo svolgimento (e non è mai successo che avvenisse in anticipo, ma sempre al limite della scadenza). Allo stesso tempo, la candidatura a presidente federale deve essere depositata presso la Segreteria Federale 40 giorni prima dell'assemblea stessa (articolo 55.2.a). Significa che ci saranno soltanto venti giorni per raccogliere 341 sottoscrizioni e poter concorrere alla carica di presidente. Una missione resa quasi impossibile da questo coup de theatre: si sono inventati il modulo preposto per la sottoscrizione (che prima non c'era, forse perché non c'era odore di candidati alternativi). Il che sarebbe accettabile – al netto dei rigidissimi parametri a cui ogni sottoscrizione deve adempiere, secondo l'articolo 1.1.3.4 del Regolamento Organico – ma non si spiega perché debba essere messo a disposizione soltanto insieme alla convocazione dell'assemblea.
Però si intuisce benissimo.
Non ci sono spiegazioni valide o razionali, se non l'inevitabile associazione di idee: rendere difficile, forse impossibile, presentare una candidatura alternativa.
Pensateci. Per il presidente in carica è un gioco da ragazzi ottenere le sottoscrizioni necessarie. Non deve nemmeno occuparsene in prima persona, poiché la potenza di fuoco dei Comitati Regionali (veri e propri emissari governativi nel territorio) permette di raccoglierle con facilità. E il candidato alternativo? Deve prendere contatti con i circoli, illustrare il suo programma, convincerli, vincere remore e paure (e sono moltissime) e raccogliere il malloppetto contenente firme, copie di documenti d'identità, numeri di tessera ecc. Il tutto moltiplicato per 341 volte, il numero di sottoscrizioni necessarie per correre alla presidenza della Federazione Italiana Tennis e Padel.
Tempo a disposizione? 20 giorni, che peraltro potrebbero essere meno. Tra le proposte di modifica allo Statuto, infatti, c'è anche una postilla del già citato Articolo 19.1.bis: la convocazione dell'assemblea può arrivare non solo via PEC, ma anche tramite raccomandata A-R. I tempi della posta ordinaria, dunque, potrebbero far arrivare il tutto a meno di 60 giorni dall'assemblea, riducendo ulteriormente il tempo per la raccolta delle sottoscrizioni. Quest'ultima iniziativa - va detto - non è stata pensata dalla FITP, ma è il recepimento di uno dei tanti Principi Fondamentali, 27 pagine pubblicate qualche settimana fa e a cui le federazioni sportive devono attenersi. 

La parte delle proposte di modifica allo Statuto FITP che istituisce il nuovo articolo 55.6

Coppa Davis in tour elettorale?

Qualche giorno fa, il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo che evidenzia come il Trophy Tour sia costato alla FITP circa 500.000 euro. La Coppa Davis sta facendo il giro d'Italia, spesso accompagnata dallo stesso Binaghi e da pranzi (o cene) offerti ai vari dirigenti di circolo. Sebbene Binaghi non abbia mai menzionato le imminenti elezioni durante gli incontri conviviali, nè fatto il nome di Corrado Barazzutti, l'articolo ipotizza che il Trophy Tour abbia una valenza diversa, o almeno aggiuntiva, rispetto alla semplice celebrazione della Davis. Lorenzo Vendemiale scrive testualmente così: "L’hanno chiamato Trophy Tour, ma è soprattutto il tour elettorale di Angelo Binaghi, da quasi mezzo milione di euro, a spese della Federazione: con la scusa dell’insalatiera, il n.1 del tennis italiano batte la Penisola in lungo e in largo, porta a pranzo i presidenti dei circoli e conta i voti per la rielezione".

Sebbene stia mantenendo un basso profilo, e non dia particolare riscontro alle richieste dei giornalisti, è ben noto nell'ambiente che Corrado Barazzutti stia lavorando (pare molto alacremente) per presentare la sua candidatura. Tra comunicazioni ai circoli e un artigianale lavoro sul territorio, avrebbe già raccolto un numero (molto) importante di sottoscrizioni. Il nuovo articolo 55.6 dello Statuto vanifica il lavoro svolto: i documenti raccolti da Barazza sono improvvisamente carta straccia. Se le modifiche saranno approvate (e succederà, vista l'insipienza di buona parte degli affiliati e il modo in cui le modifiche vengono presentate e votate, spesso per alzata di mano), dovrà ripartire da zero e avrà soltanto una ventina di giorni di tempo.
Una missione ai limiti dell'impossibile per chi non ha appoggi strutturali e istituzionali. Leggendo le proposte di modifica allo Statuto emergono due considerazioni: 1) da una parte, è chiaro il desiderio dell'entourage Binaghi di blindare il più possibile le elezioni, rendendo quasi impossibile ogni candidatura alternativa con strumenti normativi che non si limitano - come vedremo - a quello appena descritto. 2) sembra che la potenziale candidatura di Barazzutti abbia creato subbuglio nell'establishment. A differenza dei passati avversari di Binaghi (Rino Tommasi, Luigi Tronchetti Provera e Massimo Rossi: quest'ultimo non arrivò nemmeno in assemblea) è molto conosciuto nell'ambiente, ha una popolarità complessiva superiore a Binaghi e conosce benissimo struttura, persone e meccanismi federali. Se poi aggiungiamo i paletti necessari per i presidenti che si candidano per mandati successivi al terzo, i timori binaghiani sono più che giustificati. Le proposte di modifica allo Statuto hanno recepito i Principi Fondamentali CONI: l'ingegnere sardo dovrà prendere il 66,66% dei voti alla prima tornata, a cui dovranno partecipare almeno il 50%+1 degli aventi diritto di voto. In caso contrario, non potrà più candidarsi. Ed è chiaro che il 78,71% con cui fu eletto quattro anni fa – in assenza di avversari – non lo lascia tranquillo. Per questo molti sostengono che il tour effettuato in questi mesi al seguito della Coppa Davis abbia valenza elettorale, così come la riduzione e/o l'azzeramento di alcune voci di quote e tasse federali proprio nell'anno delle elezioni (dopo anni di aumenti, che peraltro permangono nei prezzi dei biglietti per gli Internazionali d'Italia). 

Angelo Binaghi durante la recente presentazione del Challenger di Cagliari (Foto FITP / Pascual)

Ma diamo un'occhiata alle proposte di modifica più impattanti in ambito elettorale.
- L'articolo 14.1 tocca i club aventi diritto di voto. Per averlo, era sufficiente essere affiliati alla federazione da dodici mesi rispetto allo svolgimento dell'assemblea (e aver svolto attività sportiva ufficiale); dal 4 maggio i dodici mesi decorreranno dalla data di convocazione dell'assemblea stessa. Un paio di mesi in più che escludono dal diritto di voto gli affiliati più giovani e dunque vergini politicamente.
 - La modifica all'articolo 15.7 sembra irrilevante, ma ha un ruolo cruciale. Le elezioni regionali stabiliscono gli atleti e i tecnici che avranno diritto di voto in assemblea: bene, non sono più previste dieci giorni prima dell'assemblea, bensì dieci giorni prima della convocazione della stessa. Una strategia che consente l'inserimento di un cavillo che potrebbe decretare l'incandidabilità di Barazzutti anche se dovesse raccogliere - per assurdo - anche 3.000 sottoscrizioni. Ve lo spiegheremo nell'ultimo paragrafo.
- L'articolo 18.6 ha una novità clamorosa. Ogni circolo presente in assemblea può rappresentare (per delega) fino a cinque altri affiliati. Oggi può rappresentare soltanto i club della propria fascia di appartenenza (i club si dividono in tre categorie: Fascia A, con 3 voti a disposizione; Fascia B, con 2 voti; Fascia C, con 3 voti), ma la proposta sbianchetta di questo passaggio. Risultato? Deregulation: tutti possono rappresentare tutti. Per esempio, un circolo con 1.000 soci può farsi rappresentare dal club di periferia che stacca a fatica 30 tessere. La ratio è chiara: elargire più deleghe possibili, in modo da adempiere all'obbligo di avere almeno il 50%+1 dei presenti. E poi, si sa, le deleghe – nei fatti – sono voti già assegnati...
- L'articolo 19.3 alza il limite degli affiliati che devono partecipare all'assemblea elettiva. La percentuale passa dal 25 al 35%, ma non tocca l'assemblea con Binaghi candidato: in quel caso è necessario il 50%+1. Soltanto in caso di mancato raggiungimento del 66,66% dei voti validamente espressi, la nuova assemblea elettiva (a cui Binaghi non potrebbe candidarsi) dovrebbe avere almeno il 35% degli aventi diritto, proprio come suggerito dai Principi Fondamentali CONI. Ma è uno scenario che l'ingegnere cagliaritano non vuole nemmeno prendere in considerazione.
- Viene istituito l'articolo 22.12, in cui l'obbligo del raggiungimento dei due terzi dei voti validamente espressi viene esteso ai consiglieri. Già, perché non solo Binaghi rischia la mancata rielezione, ma anche il suo plotoncino di fedelissimi (Gianni Milan, Isidoro Alvisi, Raimondo Ricci Bitti – che però ha un paracadute – Graziano Risi, Roland Sandrin...). In sintesi, chi non raggiunge il 66,66% non sarà eletto. Al loro posto saranno eletti i primi esclusi, a patto che abbiano ottenuto almeno la metà dei voti dell'ultimo eletto.
- Viene aggiornato l'articolo 26.1.bis, che permette di aggiungere “di diritto” al Consiglio tutti gli italiani che rivestono cariche elettive in seno all'ITF, a Tennis Europe e alla federazione internazionale di padel. Tale norma ha permesso al quasi 80enne Roberto Pellegrini di entrare in un consiglio nel quale non era stato eletto nel 2020. Pellegrini è noto per aver portato, a suon di ricorsi, la questione della candidabilità di tutti i presidenti fino alla Corte Costituzionale. Oggi fa parte del Consiglio FITP perché è stato eletto nel consiglio direttivo della federazione internazionale di padel, presieduta da Luigi Carraro (anche lui in Consiglio in virtù di questa norma). L'emendamento estende il diritto ai membri della costituenda European Padel Federation. Scommettiamo che ci sarà qualche italiano? Tale norma, ad ogni modo, garantisce un posto in consiglio a Raimondo Ricci Bitti, appena eletto nel consiglio direttivo di Tennis Europe.
- Si parla tanto di ricambio ai vertici federali. Detto che il nuovo Statuto fa il possibile per ostacolarlo, questo sarebbe garantito dagli articoli 37 e 42, che prevedono almeno un consigliere di età inferiore ai 35 anni.... nei comitati regionali e in quelli provinciali.
- L'articolo 52.2.F disciplina l'impossibilità di candidarsi per chi svolge ruoli direttivi in società direttamente o indirettamente legate alla FITP. La regola attuale rivolge il divieto a chi abbia come “fonte primaria o prevalente di reddito” un'attività commerciale e/o imprenditoriale collegata alla gestione della FITP. La modifica invece impone che il reddito di tali persone, legato al mondo FITP, non debba superare il 50%. Insomma, se uno fattura 40.000 euro all'anno e 19.900 arrivano da attività commerciali e/o imprenditoriali legati alla FITP (e magari è la sua principale fonte di guadagno), può comunque candidarsi a cariche elettive. Anche questa non è un'iniziativa FITP, ma un recepimento dei Principi Fondamentali.
- L'articolo 52.3 chiarisce il concetto di “atleta” e “tecnico”. Per essere eletti in queste categorie, è sufficiente aver avuto la tessera di riferimento in due degli ultimi dieci anni. Nel caso degli atleti, basta aver giocato competizioni regionali in due degli ultimi dieci anni. Tale norma aumenta le poltrone per figure di politica sportiva, prive di un background tecnico significativo. Non a caso, da diversi anni non ci sono più giocatori di alto livello tra i rappresentanti degli atleti in consiglio. Durante la gestione Binaghi, il ruolo è stato ricoperto da Vincenzo Santopadre, Flavia Pennetta, Daniele Bracciali e Mara Santangelo. Oggi non ci sono ex professionisti, anche in virtù di questo comma.

Raimondo Ricci Bitti è appena stato eletto nel consiglio direttivo di Tennis Europe. In virtù di questo, ha "blindato" la sua poltrona nel consiglio FITP

Ma torniamo alle sottoscrizioni necessarie per candidarsi. In virtù della pubblicazione degli aventi diritto, e del recepimento dei Principi Fondamentali del CONI, oggi è possibile sapere quante sottoscrizioni saranno necessarie per candidarsi alla presidenza. Ad oggi, gli aventi diritto sono 3.318, così suddivisi: 177 di Fascia A, 341 di Fascia B, 2.800 di Fascia C. Secondo i Principi Fondamenali, di cui vi abbiamo ampiamente parlato, a Corrado Barazzutti (o qualsiasi candidato alternativo) serviranno 341 sottoscrizioni, di cui il 70% di affiliati (circoli), 20% di atleti e 10% di tecnici. Traduzione: quaranta giorni prima dell'assemblea, Barazzutti dovrà consegnare al Segretario Generale 239 sottoscrizioni dei circoli, 68 degli atleti e 34 dei tecnici. Come detto, se le modifiche passeranno, avrà venti giorni di tempo per raccoglierle.
Finita qui? Neanche per sogno, perché i vari commi del nuovo articolo 55.3 disciplinano anche la distribuzione delle sottoscrizioni. Si scopre, infatti, che le sottoscrizioni degli affiliati devono essere al 70% di circoli che abbiano almeno un tesserato tennista e al 30% di circoli che abbiano almeno un tesserato padelista. Naturalmente, i circoli che hanno sia tennisti che padelisti possono rilasciare una sola sottoscrizione, in una delle due categorie. Ma c'è di più, ed è una potenziale bastonata per Barazzutti: tra gli atleti e i tecnici che devono rilasciare la sottoscrizione, almeno 2 atleti devono avere diritto di voto all'assemblea elettiva (dunque essere eletti alle elezioni regionali). Stesso iter per i tecnici: ce ne vuole almeno 1 con lo stesso requisito. Tale obbligo è inserito nel nuovo articolo 55.3.9, il cui effetto Anti-Barazzutti è potente almeno quanto quello del 55.6. In parole povere, tra i tecnici e atleti che devono dare la sottoscrizione per un candidato presidente, ce ne devono essere almeno tre (2+1) che siano stati eletti in sede regionale, in elezioni preventive che rischiano di avere un fortissimo valore politico. Voci di corridoio informano che lo stesso Barazzutti abbia avuto notizia di pressioni importanti già in corso nei confronti di alcuni tecnici. Non sappiamo se sia vero. È certamente vero che, se venissero eletti atleti e tecnici vicini all'establishment, nessuno di loro firmerebbe una sottoscrizione per Barazzutti, rendendolo di fatto incandidabile se anche avesse una montagna di sottoscrizioni da rovesciare negli uffici federali. Onestamente, è incredibile.
In sintesi, per potersi candidare a presidente federale, Corrado Barazzutti (o chiunque altro) deve:
1) Aspettare che esca il modulo con timbro FITP e farlo compilare in meno di 20 giorni da almeno 341 tra circoli, atleti e tecnici, con tanto di copie di documento di identità e identificazioni varie. Ma per arrivarci, deve...
2) Trovare 239 circoli che sottoscrivano la sua candidatura, di cui almeno 167 con tesserati tennisti e 72 con tesserati padelisti.
3) Trovare 68 atleti che sottoscrivano la sua candidatura, di cui almeno 2 con diritto di voto in assemblea (missione ai limiti dell'impossibile)
4) Trovare 34 tecnici che sottoscrivano la sua candidatura, di cui almeno 1 con diritto di voto in assemblea (missione ai limiti dell'impossibile)

Chiudiamo questo lungo articolo con una domanda. Vi sembra normale tutto questo? È in linea con quanto detto dai politici, Ministro Abodi in testa, secondo cui era necessario favorire – se non il ricambio – almeno una più ampia partecipazione alla battaglia elettorale? Soltanto sei mesi fa, il Ministro dello Sport aveva detto: "Adesso auspico che il mondo dello sport si autoriformi e, nel solco della sentenza della Corte costituzionale, arrivi a un azzeramento delle deleghe e a meno stringenti criteri di candidabilità"
Quella che vi abbiamo descritto è davvero democrazia?