The Club: Bola Padel Roma
POLITICA SPORTIVA

Binaghi vuole restare presidente anche dopo il 2024

Il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di Roberto Pellegrini, che mira a far dichiarare incostituzionale la Legge sul limite dei mandati. Adesso deciderà la Consulta. Grande fermento tra i presidenti che rischiano di uscire di scena. Si sono riuniti a Roma e c'era anche Binaghi: ha illustrato la sentenza e le sue intenzioni sembrano chiare. 

Riccardo Bisti (Foto Sposito / FITP)
14 gennaio 2023

Ieri è stato proprio lui a prendere la parola per approfondire la sentenza del TAR, presentando prospettive favorevoli per sé e per i colleghi. Termina con questa parole un articolo apparso mercoledì 11 gennaio sul Corriere dello Sport, a firma di Giorgio Marota, intitolato: I presidenti uniti: “Via i tre mandati”. L'ultima frase è significativa per il nostro mondo: lui è Angelo Binaghi, presidente FITP da oltre 22 anni e che – Legge alla mano – non potrebbe ricandidarsi alla prossima tornata elettorale, prevista dall'1 settembre 2024. Lo scorso marzo vi avevamo ampiamente informato sulla vicenda, ma vale la pena riportare i punti chiave: la Legge dello Stato 8 / 18 ha stabilito che i presidenti delle federazioni sportive possono rimanere in carica per un massimo di tre mandati (e dunque dodici anni). La stessa avrebbe impedito a Binaghi (come ad altri presidenti di lungo corso) di candidarsi nel 2020, ma una norma transitoria ha consentito a coloro in carica in quel momento di svolgere – se eletti – un ulteriore mandato.

Così è stato, ma dal 2024 non ci sono più scappatoie. O meglio, non ci sarebbero. Da tempo, sembra che i presidenti interessati le stiano provando tutte per scardinare la norma (e dunque restare in carica il più a lungo possibile). Si sussurra di pressioni alla politica per abolirla, ma senza particolari risultati. Si è anche ipotizzato che l'accorpamento di alcune federazioni in un unico ente, o l'inglobamento di altri sport (come Tennis e Padel) potesse rappresentare una scappatoia per azzerare tutto e ripartire daccapo: anche questa via non è percorribile. E allora l'ultima speranza è intervenire sulla Legge, dichiarandola incostituzionale. La via per riuscirci parte proprio dal tennis, e in questi giorni sono arrivate buone notizie per i presidenti di lungo corso: il TAR ha accolto il ricorso di Roberto Pellegrini, il quale si è rivolto alla giustizia ordinaria dopo essere stato rigettato in tutti i gradi da quella sportiva. Il suo ricorso verteva proprio sulla legittimità della norma che gli aveva impedito di candidarsi al ruolo di Consigliere regionale FITP della Toscana. Ma andiamo con ordine. 

ASICS ROMA

Il recente Caso FISI

Nei mesi scorsi, la politica sportiva è stata scossa dal caso della FISI (Federazione Italiana  Sport Invernali). È stato rieletto il presidente uscente Flavio Roda con il 57% delle preferenze, battendo ben quattro candidati alternativi (di cui uno ritiratosi in extremis). Le elezioni si sono svolte tra mille polemiche: per lui sarà il quarto mandato, quindi contrario alla Legge 8 / 2018. Come è stato possibile? Roda è stato eletto nel 2012, dopo un commissariamento, quindi il primo mandato è durato due anni. Modificando lo Statuto FISI sulla parte legata alla Legge (articolo 48, Comma 4) è stata aggiunta la parola “quadriennali” rispetto al numero di mandati massimi. Per questo, il periodo 2012-2014 non è stato considerato valido. Il CONI lo ha approvato e i ricorsi degli altri candidati (giunti fino al Collegio di Garanzia) non sono stati accolti. Va detto che lo Statuto FISI non propone nessuno sbarramento come quello FITP: per provare a diventare presidente, bisogna raccogliere in via preventiva 300 sottoscrizioni degli affiliati, 200 degli atleti e 20 dei tecnici. 

Una vecchia risposta di Angelo Binaghi quando gli chiesero cosa sarebbe successo nel 2024

Classe 1945 (dunque quest'anno compirà 78 anni), Pellegrini è un dirigente di lunghissima data. Vi abbiamo già segnalato i tanti ruoli dirigenziali ricoperti, anche importanti, negli ultimi 40 anni. Alle ultime elezioni FIT si era candidato al ruolo di Consigliere Nazionale, ma non è stato eletto. Qualche mese dopo, dunque, ha provato a candidarsi allo stesso ruolo nel Comitato della sua regione (lui è di Livorno), ma gli è stata negata la candidabilità proprio in virtù della Legge, poiché aveva già svolto sette (!) mandati, né poteva accedere alla norma transitoria perché non era in carica in quel momento.
Ma lui non ci sta.
Pellegrini ha dato il via a un infinito iter processuale che ha scavallato i vari gradi di Giustizia Sportiva per approdare in quella Ordinaria (laddove ha ottenuto la prima soddisfazione): Corte Federale di Appello, Collegio di Garanzia CONI, TAR del Lazio e adesso – forse – l'ultima parola spetterà alla Corte Costituzionale, che sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della Legge in questione.

Prima di entrare nel merito, è doverosa una considerazione: perché ha fatto tutto questo? Data la sua età e la rilevanza (decisamente modesta) del ruolo per cui sta combattendo, è evidente la disparità tra gli sforzi e l'eventuale beneficio. A maggior ragione perché, nel frattempo, ha trovato un paio di poltrone ancora più prestigiose: nell'aprile 2021 è stato eletto nell'Executive Board della FIP (la federazione internazionale padel, presieduta dall'italiano Luigi Carraro, figlio del noto Franco). In virtù di questo ruolo, è entrato nel Consiglio Nazionale FITP per il quale non era stato eletto. Ruoli di rappresentanza piuttosto importanti... eppure vuole a tutti i costi candidarsi come Consigliere nella sua Regione.
Ripetiamo: ci si domanda perché.
Se nel caso specifico siamo ai limiti del difetto di interesse, per un'intera categoria di dirigenti sportivi l'interesse è enorme. Se la Legge dovesse saltare, i presidenti potrebbero ricandidarsi all'infinito. Tra loro c'è Angelo Binaghi, senza dimenticare chi è in sella da trent'anni come Luciano Rossi e Sabatino Aracu, oltre ai pezzi grossi Gianni Petrucci (basket), Franco Chimenti (golf) e Paolo Barelli (nuoto, anche se in questo momento è sospeso). Se l'operazione Pellegrini dovesse andare in porto, sarebbero loro (e decine di consiglieri) i veri beneficiari. Sarebbe interessante sapere se Pellgrini abbia agito in piena autonomia, o se sia stato spinto in tal senso. Probabilmente non lo sapremo mai.

Angelo Binaghi con Gianni Milan alla recente Assemblea di Firenze. Il veneto è uno dei tre vicepresidenti: qualcuno ipotizza che potrebbe prendere il posto di Binaghi se la legge non dovesse cambiare (Foto Sposito / FITP)

La Corte Costituzionale e il Ministro dello Sport

L'iter portato avanti da Roberto Pellegrini sta procedendo bene per i presidenti federali, ma per loro non ci sono soltanto buone notizie. Un paio di fattori non sembrano necessariamente favorevoli alla spinta conservatrice. In primis, la presidenza della Corte Costituzionale. Fino a qualche mese fa, l'organo era presieduto da Giuliano Amato, grande appassionato di tennis e che qualcuno aveva definito "orecchio amico" per le richieste. Dallo scorso settembre, tuttavia, l'organo ha cambiato e oggi è presieduto da Silvana Sciarra. Un passaggio che potrebbe non essere privo di significati. E poi c'è la figura di Andrea Abodi: il nuovo Ministro dello Sport è stato interpellato sulla questione, proprio alla luce della riunione dei presidenti federali. La sua risposta è stata sintetica e tagliente. “Un cambio della legge sul limite dei mandati? Non credo. Non è un tema che mi affascina”. Va detto che l'iter in corso potrebbe essere spazzato via dallo stesso Abodi, il quale potrebbe proporre a sua volta una nuova legge, bloccando quello che sta accadendo in questi mesi. Ma sono solo supposizioni. 

Dallo scorso settembre, la Corte Costituzionale è presieduta da Silvana Sciarra, prima donna a ricoprire questo ruolo

L'accoglimento del ricorso non significa che da domani può iniziare la campagna elettorale dei presidenti desiderosi di mantenere la poltrona. Anzi, sul piano strettamente giuridico, non è chiaro se quella del TAR (non ancora reperibile online) sia una sentenza, una sentenza parziale o un'ordinanza in cui rinvia il tema alla Corte Costituzionale. Fonti legali sostengono che il pronunciamento della Consulta arriverà in tempo per le elezioni del 2024: probabile, ma i tempi (e i gradi) della Giustizia Ordinaria sono imprevedibili. I presidenti federali sperano che la Corte spazzi via la Legge, ma ci sono altre possibili vie: per esempio, potrebbe rinviare la faccenda allo stesso TAR per riconsiderarla secondo determinati princìpi costituzionali. E poi ci sarebbe l'ipotesi di un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, ultimo grado della Giustizia Amministrativa. Per la verità questo scenario sembra poco probabile, perché i ricorrenti di Pellegrini non si sono costituiti parte civile. Ma chi sono? L'ex FIT, il Comitato Toscano della stessa e il suo ex presidente... In altre parole, chi potrebbe (soprattutto l'ex FIT) trarre vantaggio da una disputa legale in cui, teoricamente, dovrebbe sostenere la tesi opposta.
C'è comunque la teorica possibilità che la faccenda non sia ultimata quando arriveranno le elezioni. In quel caso sarebbe interessante capire se la Corte Costituzionale (o il TAR, o chi per loro) concederà una sospensione dei termini, concedendo o meno ai presidenti di candidarsi in attesa del pronunciamento definitivo.

Questi sono i fatti, che naturalmente continueremo a seguire nella loro evoluzione. Gli sviluppi appena narrati sono comunque significativi perché hanno evidenziato l'obiettivo di Binaghi: restare al vertice della FITP. Negli ultimi anni era capitato che gli chiedessero del futuro, ma aveva sempre risposto in modo poco preciso. L'ultima volta risale allo scorso 9 novembre: in un'intervista pubblicata su “La Stampa”, gli avevano chiesto se avesse già scelto il successore (ma perché dovrebbe “sceglierlo” lui?). “Ho troppo da fare ora – aveva detto – ci penserò dal prossimo anno. Non conta chi lo farà, ma come sarà gestita al federazione”. E aveva sottolineato come solo il 10% del patrimonio FITP arrivi dallo Stato. Non è un frase casuale, visto che uno dei motivi del Ricorso Pellegrini riguarda proprio lo status di enti di diritto privato delle federazioni. Partecipando alla riunione dei presidenti di mercoledì scorso, e prendendo la parola per illustrare il parere del TAR, Binaghi ha chiaramente evidenzato la sua intenzione di rimanere in sella. Lo stesso giornale che ne ha dato notizia (il Corriere dello Sport), nell'edizione di venerdì 13 gennaio, ha ospitato un intervento di Antonello Valentini, ex direttore generale FIGC, che ha effettuato una lunga analisi sull'attuale momento FITP. Leggendolo, si fatica a capire se sia favorevole o meno alle posizioni di Binaghi.

Ma si capisce che è informato: sostiene che grazie a Ernesto Albanese (ex DG di CONI Servizi ed ex Consigliere Federale, non si è ricandidato nel 2020) la FITP sarebbe in trattative avanzate per l'acquisto di una nuova sede in Via della Camilluccia 589, nella palazzina dove si trovava la società finanziaria Deloitte & Touche. La struttura si trova a circa 4 chilometri dall'attuale sede, nella pancia dello Stadio Olimpico di Roma. In tante interviste, in effetti, Binaghi aveva evidenziato l'importanza di trovare una nuova base “perché all'Olimpico non ci stiamo più”. Dall'1 febbraio, poi, la FITP avrà un nuovo Direttore della Comunicazione: dopo le dimissioni di Luca Colajanni arriverà Salvatore Catapano, ex giornalista del Messaggero. Quanto al futuro dirigenziale, Valentini ipotizza un Piano B qualora la Corte Costituzionale dovesse rigettare i tentativi salva-poltrona: un ruolo nelle società commerciali della FITP. Come presidente, fa i nomi di Gianni Milan e Isidoro Alvisi (al fianco di Binaghi sin dagli inizi) o di Chiara Appendino, entrata in grande stile nel mondo federale grazie al suo lavoro per le ATP Finals. “Ma dal cappello a cilindro di Binaghi potrebbe spuntare nelle elezioni del 2024 proprio quell'Ernesto Albanese diventato da tempo il suo vero consigliori”.

Al di là di come la si pensi, intristisce l'assenza di concetti come plularismo e battaglia elettorale. Al netto degli sviluppi legislativi, si dà per scontato che il nuovo presidente FITP sarà Binaghi o qualcuno scelto da lui. Possibile che non esistano alternative, se non addirittura opposizioni? È possibile che nessuno (ripetiamo, nessuno) abbia provato a diventare presidente dal 2004, lasciando Binaghi come unico candidato nelle ultime quattro (ripetamo, quattro) tornate elettorali? Sul punto è interessante quanto detto da Sabatino Aracu, presidente FISR (sport rotellistici) dal 1993, a margine della riunione di mercoledì scorso. “Ho fatto quattro legislature in Parlamento, ma potevo rimanerci altre 50 e venivo pagato. E qui, che siamo tutti volontari, dobbiamo sentirci dire 'Andate a casa'. Non sanno quanto è complicato trovare un presidente regionale...”. Viene da replicare che è complicato perché il sistema non ha favorito un ricambio generazionale e dirigenziale, mantenendo sempre le stesse persone... che intanto invecchiano. E poi, con tutto il rispetto, il tennis muove molte più persone rispetto agli sport rotellistici. Quanto ai compensi, lo Statuto FITP (articolo 52, Comma 8) ha riconosciuto un stipendio per il Presidente (oltre ai rimborsi), che lo stesso Binaghi ci aveva rivelato essere in 36.000 euro annui. “Guadagno meno della mia segretaria...”: Siamo convinti che sia più che giusto che un presidente federale debba percepire un compenso, dato l'impegno richiesto. E forse dovrebbe essere ancora maggiore. Ma la questione è un'altra: il ricambio. E per quello che vi abbiamo raccontato, pare evidente che Angelo Binaghi non lo desideri, almeno per il ruolo di presidente.
Vuole continuare ad essere il numero 1 della FITP.