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COPPA DAVIS

La Copa Davis es mucho mas que tenis

“La Davis è molto più che tennis”. Lo hanno pensato (ancora una volta) gli argentini, emersi da un weekend di terrore contro le riserve del Kazakhstan. Doveva essere una passeggiata, è diventato un incubo. Il dramma sportivo è stato scongiurato da Sebastian Baez in un singolare decisivo da film, tra palline spaccate e matchpoint annullati.

Riccardo Bisti
5 febbraio 2024

L'hanno vilipesa, togliendole senso e anima, eppure c'è una parte della Coppa Davis che si rifiuta di esalare l'ultimo respiro. Un ultimo baluardo del prestigio che fu. Non è un caso che il senso di epica – sia pure smorzato rispetto agli anni d'oro – si viva soltanto nel turno di qualificazione, laddove si gioca ancora con lo storico format casa-trasferta, sia pure con le sfide compresse in due giorni e gli incontri al meglio dei tre set. Ma è l'unico modo per dare alla competizione una narrativa che profuma di epica, a prescindere dai nomi di chi gioca. Era quasi la mezzanotte italiana, le 19.48 di Rosario, quando un dritto a uscire di Sebastian Baez ha permesso all'Argentina di evitare una clamorosa sconfitta contro le riserve del Kazakhstan, al Jockey Club di Rosario. Da noi l'avremmo chiamata Caporetto, da quelle parti sarebbe stata una trasposizione sportiva del disastro militare delle Malvinas (pardon, Falkland).

“Abbiamo una grande squadra, siamo forti su tutte le superfici e abbiamo ottimi doppisti. Come fai a non sognare di tornare a vincere la Davis?” diceva il capitano Guillermo Coria alla vigilia, forte di tre top-30 come Francisco Cerundolo, Tomas Etcheverry e Sebastian Baez. Si può sognare, ma anche piombare nel peggiore degli incubi. Cinque minuti prima delle 19.48, la sua Argentina è stata a un passo da una clamorosa sconfitta dopo che Timofey Skatov aveva fatto saltare il banco, battendo in due set sia Etcheverry che Cerundolo. E così, sul 2-2, Coria ha spedito in campo Baez per in singolare decisivo contro Dmitry Popko, numero 338 ATP. Si dice che in Davis le classifiche non contino e tutta quella retorica, un po' retrò e un po' naif. Osservando il match, tuttavia, il luogo comune si è materializzato. Il kazako (russo di nascita, s'intende) aveva in mano lo scambio e materalizzava i fantasmi sulla panchina argentina, laddove Coria era impietrito e coach Sebastian Gutierrez – qualche metro più indietro – era l'immagine della paura. Il terzo set di Baez-Popko è stato un film. Un thriller per lo spettatore neutrale, un potenziale horror per gli argentini.

Le "Magnifiche Sedici"

Ecco le sedici squadre che parteciperanno alle Davis Cup Finals 2024. I quattro gironi si giocheranno dal 10 al 15 settembre e saranno sorteggiati nei prossimi giorni, dopo l'uscita del nuovo ranking di Coppa Davis.

Italia e Australia (finaliste in carica)
Spagna e Gran Bretagna (wild card)
Canada, Slovacchia, Belgio, Germania, Olanda, Repubblica Ceca, USA, Finlandia, Francia, Argentina, Brasile e Cile (vincitrici del turno di qualificazione)

Sul 3-2 Baez, il kazako si è fatto trattare per un risentimeno al bicipite femorale sinistro, e in effetti non si è più mosso come prima. Ma Baez affogava nelle paure, simboleggiate da una posizione sul campo che distava metri dalla linea di fondo. Veniva brekkato sul 4-4 e il Kazakhstan andava a servire per il trionfo. Niente. La partita si trascinava al tie-break, laddove la desuetudine di Popko a giocare certe partite (è stato al massimo n.162 ATP) si è vista fino al 4-1 Baez. Poi accadeva l'imponderabile. Il braccio di Baez si gelava e Popko intascava cinque punti di fila, peraltro dopo aver dovuto rigiocare quello sul 5-4 perché si era spaccata una pallina durante lo scambio. Due matchpoint Kazakhstan. A quel punto succedeva quello che non si era visto in quasi tre ore di partita: Baez lasciava andare il braccio e li cancellava entrambi con due drittoni a uscire, giocati con l'anima. Un altro colpo analogo, dopo il cambio campo, spediva l'Argentina alla fase a gironi e strozzava in gola l'urlo di gioia del Kazakhstan e dei suoi 40 sostenitori, guidati da Irina Vagner, una donna di Almaty che vive a Rosario da vent'anni e ha creato una sorta di consolato onorario del suo Paese d'origine. Il resto è sollievo, soprattutto per Guillermo Coria, l'ex mago che sembra essere rimasto privo di super-poteri.

Mentre i suoi ragazzi festeggiavano in mezzo al campo, lui ha scaricato la tensione con un abbraccio alla moglie Carla Frangovich, che è di Rosario proprio come i suoi figli Thiago e Delfino. Perché lui è nato a Rufino, è cresciuto a Venado Tuerto (sempre nella provincia di Santa Fe), ma dopo il ritiro ha scelto di vivere proprio a Rosario. Per questo si era battuto in prima persona per ospitare questo match sotto casa, nel circolo da cui era partito Jorge Trevisan, suo storico preparatore atletico, una delle figure più importanti della sua carriera da giocatore. È scomparso nel 2018 e voleva a tutti i costi dedicargli il successo. Ce l'ha fatta, ma a un costo altissimo. Durante la due giorni del Jockey Club, la TV argentina inquadrava spesso il presidente federale Agustin Calleri, quasi a suggerire un'immediato esonero di Coria in caso di sconfitta. Impossibile non pensarlo, visto che il Kazakhstan si è presentato a Rosario con la peggiore squadra possibile. Non c'era Alexander Bublik (che si è fatto perdonare dall'onnipotente Bulat Utemuratov vincendo il torneo ATP di Montpellier) e non c'era nemmeno Alexander Shevchenko, ultimo acquisto al supermarket russo. Come se non bastasse, un infortunio aveva reso indisponibile Denis Yevseyev (n.176), il meglio piazzato tra i presenti.

Il sollievo di Sebastian Baez dopo aver dato all'Argentina il punto del 3-2

Con due grandi prestazioni, Timofey Skatov ha superato Etcheverry e Cerundolo. Purtroppo per il Kazakhstan, non è bastato

Ma la Davis – quella vera – può essere tanto carogna quanto amorevole. E così i kazaki hanno scoperto, a scoppio ritardato, la stella di Timofey Skatov, un 23enne che qualche anno fa era stato numero 1 del mondo junior. All'epoca giocava per la Russia ed è curioso perché è nato a Petropavl, Kakakhstan. Ma quando aveva un anno i genitori si sono spostati in Russia ed è cresciuto all'ombra della Grande Madre. Tuttavia i progetti (e le risorse, supponiamo) della federtennis kazaka lo hanno convinto a rappresentare il Paese natale. Ha passato cinque anni in Spagna, presso l'accademia Lozano-Altur di Valencia, ma qualche mese fa ha abbandonato il progetto. “Sto ancora cercando un posto dove allenarmi” raccontava alla vigilia del match di Rosario, in cui ha messo KO Etcheverry e Cerundolo, regalando un piccolo sogno alla sua nazione. Ancora più incredibile, visto che prima di oggi aveva un bilancio di 3 vittorie e 13 sconfitte contro i top-100 ATP. Sarà stata l'aria di Rosario, città natale del suo idolo Lionel Messi. “Come sfondo sul cellulare ho una foto con lui – racconta con entusiasmo – avevo 17 anni, ero in giro per Barcellona con mio padre e l'ho visto in un negozio. Gli ho chiesto timidamente se potessimo fare una foto”. Detto, fatto.

Sul 2-2, Coria ha mandato in campo quel Baez che aveva escluso – non senza polemiche – nella prima giornata, affidandosi alla maggior potenza di Etcheverry. Scelta errata, anche perche Baez gioca bene in condizioni rapide. Ma ha rischiato di essere errata anche la scelta di mandarlo in campo nel match decisivo, poiché l'argentino ha giocato col freno a mano tirato. E di là c'era un tennista che conosce la terra battuta e non aveva nulla da perdere. Insomma, gli ingredienti perfetti per un patatrac che avrebbe avuto effetti catastrofici, anche sotto il profilo economico. Invece Baez ha sciolto il braccio appena prima del suono della sirena. E così i 3.500 del Jockey Club hanno potuto esultare. Sollievo, più che gioia, ma la Coppa Davis – quella vera – conduce ai sentimenti più arditi e inattesi. Porta dal paradiso all'inferno nello spazio di cinque minuti. Chiedetelo a Sebastian Baez o al povero Dmitry Popko. Ma, soprattutto, domandatelo a Guillermo Coria. Dai sogni di gloria allo spettro di un fallimento epocale, ha vissuto un weekend di angoscia. Ma la Davis è questa. O meglio, dovrebbe essere questa.