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LA STORIA

La peggiore striscia negativa di tutti i tempi

Si parla spesso di record declinati al positivo, ma il tennis è fatto anche (soprattutto?) di momenti neri. Esattamente 23 anni fa, Vince Spadea metteva fine a una striscia di 21 sconfitte di fila, la più lunga di sempre. Tra una controversa autobiografia e la passione per il rap, seppe tornare più forte di prima. Il segreto? La capacità di non prendersi troppo sul serio.

Riccardo Bisti
27 giugno 2023

Questa storia ci ha lasciato un grande insegnamento: guai a prendersi troppo sul serio. Prendendola con un sorriso ci si può risollevare, anche nei momenti peggiori. Era il 26 giugno 2000 quando Vince Spadea, americano di origine colombiana (da parte di mamma) e lontantamente italiana (da parte del papà) metteva fine a una drammatica Losing Streak. Ventuno sconfitte, una dopo l'altra, un tunnel maledetto. Il bello è che nessuno pensava che l'avrebbe interrotta proprio a Wimbledon, contro un otttimo avversario come Greg Rusedski. Quattro ore di partita, intervallate da uno stop per pioggia, chiuse col punteggio di 6-3 6-7 6-3 6-7 9-7. “È stato un periodo difficile, diciamolo pure – disse dopo il successo – ma non mi ha turbato molto, a dire il vero. Stavo cercando di godermi la mia vita e migliorare il mio tennis, ma non andava nella direzione giusta. Oggi ho messo insieme le cose”. Per sua fortuna eravamo nell'epoca pre-social: fosse accaduto oggi, ogni sconfitta sarebbe finita sotto la lente d'ingrandimento, ne avrebbero fatto una questione di stato. Ma lui ha avuto il grande pregio di non farne una malattia, consapevole delle sue qualità. “Non ho paura di nessuno, sapete? Posso perdere contro chiunque, ma posso anche scendere in campo e combattere. Poi nell'ultimo mese ho avuto un alleato speciale”.

Alludeva a Pat Cash, vincitore a Wimbledon 1987, che gli aveva fatto da coach part-time nelle settimane di avvicinamento. Tanto è bastato per battere uno specialista, anche se – numeri alla mano – avrebbe impiegato ancora un bel po' a risollevarsi.
Rewind.
Classe 1974, Spadea era entrato tra i top-100 nel 1994 ed era un discreto giocatore, di quelli che ogni tanto capitava di vedere in TV, senza infamia e senza lode. A fine 1999, grazie alla semifinale al torneo ATP di Lione, mise piede per la prima volta tra i top-20. “Però volevo continuare ad aggiungere tasselli al mio gioco per raggiungere il livello successivo – disse – ma non ero organizzato, non sapevo bene come farlo. Ci ho provato, ma hanno iniziato ad arrivare alcune sconfitte”. I quattro KO con cui aveva chiuso l'anno non lo avevano preoccupato, anzi, si tuffò in palestra convinto di avere una bella stagione. Invece ha continuato a perdere, una partita dopo l'altra. Altre diciassette, fino a battere il record negativo che apparteneva a Gary Donnelly, capace di perdere 20 match di fila tra il 1986 e il 1987. “A un certo punto ho detto alla mia famiglia che sarei rimasto in Europa fino a quando non avrei vinto una partita. Ma loro sono andati via un paio di giorni fa. Probabilmente hanno visto il sorteggio e hanno detto: 'Vince, buona fortuna'”.

Vince Spadea è stato uno dei cinque giocatori a dare 6-0 a Roger Federer nel circuito ATP. È accaduto a Monte-Carlo 1999. Qualche anno dopo, forse memore di quell'episodio, lo svizzero gli avrebbe reso il "favore" allo Us Open

Lo sapevi che...

Nel suo libro, Vince Spadea aveva espresso alcune opinioni sul futuro di Roger Federer e Rafael Nadal. Non è stato troppo lungimirante: era convinto che lo svizzero non avrebbe vinto più di dieci Slam, perché variabili come momenti di crisi e infortuni lo avrebbero potuto bloccare. Inoltre ipotizzava (e su questo ha avuto ragione) che Nadal gli avrebbe impedito di vincere parecchi Slam. Però ha sbagliato anche sullo spagnolo: pensava che avrebbe avuto una carriera meno brillante di quanto gli pronosticavano perché aveva un tennis troppo difensivo e dispendioso sul piano atletico. "Non potrà diventare uno dei giocatori a vincere più Slam nella storia del tennis".

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Nel giorno della sconfitta più annunciata, invece, è arrivato un successo che però non ha messo fine al periodo nero: al turno successivo avrebbe perso in tre set contro Albert Portas, non esattamente un erbivoro, e avrebbe comunque perso dieci delle successive dodici partite. Nonostante tutto, John McEnroe (allora capitano di Coppa Davis) lo convocò per la semifinale contro la Spagna, persa nettamente a Santander. In fondo era stato il primo ad abbracciarlo dopo la vittoria contro Rusedski. Un abbraccio quasi paterno. Qualche mese dopo, Vince Spadea sarebbe franato al numero 237 ATP. Aveva 26 anni, sembrava un finito. Invece ebbe la forza di riprendersi: nel 2004 avrebbe vinto il suo unico titolo a Scottsdale, poi con un paio di altre finali sarebbe salito al numero 18 ATP. Migliorata di una posizione la classifica ottenuta nel 1999, appena prima della sua serie nera. Il lieto fine per un giocatore che è sempre stato un underdog, uno fuori dal sistema, poco incline al compromesso.

Per festeggiare la sua rinascita tennistica si sarebbe inventato una seconda carriera come rapper, utilizzando il nome d'arte Vin Dawg. Forse memore di quello che Wimbledon gli aveva regalato qualche anno prima (mettendo fine alla striscia negativa), nel 2007 registrò un brano in onore del torneo, intitolandolo Wimbledon Rap. Testo non indimenticabile, ma divertente. L'anno prima aveva creato un po' di scandalo con la pubblicazione di un'autobiografia: Break Point: the secret diary of a pro tennis player, scritta insieme al giornalista Dan Markowitz. Uno spaccato interessante – e sincero – della vita di un tennista di alto livello, in cui racconta di aver mollato coach Pete Fischer (ex guru di Pete Sampras) perchè gli aveva detto che aveva raggiunto il suo limite, e avrebbe dovuto impegnarsi per mantenere quel livello. Non gli stava bene a cambiò coach nel tentativo di migliorarsi ancora, risentito per le affermazioni di Cliff Drysdale, secondo cui non sarebbe mai entrato tra i top-10. Avevano ragione loro, visto che quell'anno sarebbe sceso – stavolta in modo definitivo – nella classifica mondiale.

Nel 2017, Spadea è stato consulente e controfigura del film "The Battle of Sexes"

Vince Spadea insieme a Novak Djokovic nel 2019. Nel suo profilo Instagram ci sono diverse foto con personaggi famosi: tra loro anche Donald Trump e Bill Gates

Ci sono poi i racconti della vita nel tour e un suo personale risentimento con l'altro McEnroe, il fratello minore Patrick, che nel 2004 (nel suo miglior momento) non lo convocò per la finale di Coppa Davis in Spagna, nonostante fosse il numero 2 americano alle spalle di Roddick. Ebbero una discussione e si sentì dire che il modo migliore per essere convocato era battere Mardy Fish in allenamento. Detto, fatto. Eppure per la trasferta a Siviglia fu scelto proprio Fish e lui rimase a casa a rimuginare. Gli fece più male questo che le 21 sconfitte tra il 1999 e il 2000, cruda ragione per cui Vin Dawg ha il suo posticino nella storia del tennis. Un record ancora imbattuto, avvicinato soltanto da Andrey Golubev (18 sconfitte di fila nel 2011), mentre tra le donne non c'è mai stato nulla di simile. La peggiore striscia di sconfitte apparteneva ad Arantxa Rus (13 partite) prima che fosse superata da Kristina Mladenovic, capace di perdere 15 incontri di fila tra il 2017 e il 2018. Oggi Spadea è un quasi 50enne che fa l'agente immobiliare ed è piuttosto attivo online, tra social media e un canale Youtube.

D'altra parte, fu tra i primi a realizzare un vlog agli albori della massificazione di internet. Tuttavia, ci piace ricordarlo per un grande merito: non ha mai fatto una malattia di una striscia negativa che avrebbe mandato al manicomio la maggioranza dei colleghi. La sua conferenza stampa dopo la vittoria contro Rusedski fu molto divertente, un capolavoro di autoironia, qualcosa che i mental coach dovrebbe mostrare ai loro pazienti quando si perdono (e accade spesso) tra turbe e insicurezze. “Ok, mi sono tolto un peso. Ma non stavo sudando per questo. Tutti ne facevano un problema, ma credevo che tre di queste 21 sconfitte non contassero. Io comunque non le avevo calcolate, accidenti”. Alludeva ai match di World Team Cup a Dusseldorf. Qualche giorno dopo, per la seconda settimana, sarebbe arrivato a Wimbledon proprio Gary Donnelly, l'uomo a cui aveva sottratto l'infausto record. “Bè, il mio progetto e prendermi un caffè con lui – disse – e magari potremmo ottenere una wild card per il torneo di doppio”. Sarebbe stato molto divertente.