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DAVIS CUP FINALS

Quella parolaccia dei due fratelli d'Olanda

L'avventura dell'ItalDavis a Malaga partirà contro l'Olanda. Non ha il prestigio della Gran Bretagna, ma è squadra compatta: oltre a un buon doppio, si affida a Tallon Griekspoor e Botic Van de Zandschulp, due amici che durante la pandemia si sono resi conto che la concorrenza non era tanto migliore di loro. Ma occhio alle loro condizioni fisiche...

Riccardo Bisti
20 settembre 2023

Tutto è nato da una parolaccia. Esclamarla è stato una modo per rafforzare una presa di coscienza che ha portato Tallon Griekspoor e Botic Van de Zandschulp a compiere il definitivo salto di qualità. “C... amico, hai visto i nostri avversari? Sono davvero più bravi di noi? Non possiamo fare altrettanto?”. Era il 2020, piena pandemia, tempo di riflessioni. La benzina psicologica di quella frase ha prodotto un 2021 spettacolare, in cui entrambi hanno dato la svolta alla loro carriera. Van de Zandschulp ha colto un sorprendente quarto di finale allo Us Open, reso ancora più speciale dal fatto che – prima di allora – non aveva mai messo piede negli Stati Uniti. E Griekspoor ha fatto incetta di titoli nel circuito Challenger, vincendone otto, gli ultimi cinque consecutivi (ha chiuso la stagione con 25 vittorie di fila). Vista la presenza di ottimi doppisti, guidati da quel Wesley Koolhof che è diventato addirittura numero 1 della specialità (oggi è n.4), i tulipani hanno creato una squadra di Coppa Davis che rimanda agli anni d'oro a cavallo del 2000, quando in campo c'era l'attuale capitano Paul Haarhuis, ottimo singolarista (è stato top-20) nonché uno dei migliori doppisti di sempre in coppia con Jacco Eltingh, anche lui membro dello staff tecnico attuale. Insieme formavano i Dutchies, risposta europea al dominio dei Woodies, Todd Woodbride e Mark Woodforde.

L'urna di Londra ha stabilito che sarà l'Olanda la nostra avversaria nei quarti della boccheggiante Coppa Davis, nella speranza che quella del 2023 sia l'ultima edizione con questo format. L'alternativa era la Gran Bretagna: l'accoppiamento è stato accolto con generale sollievo, anche se – a ben vedere – è soprattutto questione di prestigio. Ma il blasone non scende in campo e l'Olanda attuale vale più o meno quanto la Gran Bretagna, salvo una panchina meno lunga. “Hanno fatto bene nella fase a gironi, vincendo il gruppo con merito: sono una squadra molto compatta, con un grandissimo doppio e si adattano molto bene alle superfici rapide, come quella viste nei giorni di Davis” ha detto Filippo Volandri, i cui problemi sono diametralmente opposti a quelli di Haarhuis. Mentre il livornese dovrà selezionare cinque nomi da una lista di otto potenziali convocabili, il suo collega deve sperare che Griekspoor e Van de Zandschulp non si facciano male: dovesse mancarne uno, la sfida sarebbe persa ancora prima di giocare. Il talentuoso Tim Van Rijthoven è fermo da febbraio per infortunio, e nel girone hanno convocato per la prima volta Gijs Brouwer (n.179 ATP). Non è male, ma è un paio di gradini sotto rispetto al valore richiesto per un quarto di Coppa Davis.

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Lo sapevi che...

Van de Zandschulp e Griekspoor sono ottimi amici, ma anche compagni di allenamento. Da quando la federtennis olandese (KNLTB) ha inaugurato il proprio centro tecnico, nel 2019, si allenano insieme almeno 2-3 volte alla settimana per sessioni di quattro ore. È stato calcolato che si sono scambiati un milione di palline. Nel centro di Amstelveen si allenano anche Tim van Rijthoven, Jesper de Jong e Alec Decker, figlio di Richard Krajicek (gli hanno dato il cognome della madre per evitargli troppe pressioni). I due vestono i capi dello stesso brand, The Indian Maharadja, marchio olandese che mischia il misticismo orientale e la modernità occidentale. Creato per l'hockey, ha esteso la sua attività al tennis e ha messo sotto contratto tutti i migliori giocatori del Paese.

E allora Haarhuis ha già iniziato a pregare. A parte le dichiarazioni di facciata (“L'Italia è una squadra molto forte, con una vasta gamma di top player come Sinner, Musetti e Berrettini. Sarà dura, ma se giochiamo come a Spalato possiamo battere chiunque”), è preoccupato dallo stato di salute dei suoi. In particolare, Van de Zandschulp non è a posto. Ok, ha vinto il match più importante della settimana a Spalato contro Tommy Paul, ma le sensazioni non sono eccezionali. “Il mio gioco non è ancora dove dovrebbe essere – ha detto – ho giocato bene contro Paul, ma nelle altre due partite sono stato inconsistente. Spero di ritrovare il livello dell'anno scorso nei prossimi tornei”. Il motivo è una brutta storta alla caviglia sinistra patita a fine luglio, mentre si esercitava nel salto a ostacoli. Si è lesionato l'80-90% del legamento della caviglia sinistra. Era orientato all'operazione, che avrebbe significato due mesi di stop e probabile rinuncia alla fase a gironi, ma il medico gli ha suggerito di provare a lasciarlo guarire con un gesso morbido, una sorta di cerotto in plastica flessibile. È andata benissimo, al punto che ha potuto giocare lo Us Open. “Ma ci vorranno altri tre mesi prima che mi riprenda completamente – diceva alla vigilia del girone – mi muovo bene, non ho particolare paura, ma non sono abituato a giocare con la fasciatura. E poi mi ero già fatto male al piede sinistro a inizio anno”. Si spiega (anche) così una classifica scesa al numero 68 ATP, lontanuccia dalla 22esima posizione artigliata l'anno scorso.

Ma le ambizioni restano: lo scorso maggio ha scelto di farsi allenare da un guru come Sven Groeneveld, ex (tra le altre) di Monica Seles e Maria Sharapova. Lo chiamano il “Johan Crujiff del tennis” e non aveva mai allenato olandesi, salvo la leggenda di wheelchair tennis Esther Vergeer. “Voglio dimostrargli di cosa sono capace, non ci sono ancora riuscito – dice VDZ – la condizione fisica non mi ha aiutato ma lui è stato comprensivo. Lo apprezzo, non ha fretta e adesso guardiamo al 2024”. Giusto, ma la Davis arriva prima e rimane un grande obiettivo per un Paese che non è mai andato oltre una semifinale (persa nel 2001 contro la Francia). È l'idea di Tallon Griekspoor, che nel 2023 sta vivendo la sua stagione da favola. Ha vinto due titoli ATP (Pune e la tappa casalinga di 's-Hertogenbosch, festeggiata tuffandosi nel laghetto accanto al campo) e raggiunto la finale a Washington. Con questi risultati si è portato al numero 24 ATP, ma è convinto di poter salire ancora più in alto. Lo pensa il suo coach-amico Kristof Vliegen, mentre la leggenda Richard Krajicek ritiene che possa lottare addirittura per i top-10. “Non mi aspettavo questi risultati, ma sono convinto che il lavoro paghi – racconta – la chiave della mia crescita? Il servizio. Mi sta dando una grossa mano, è sicuramente la cosa più importante”. I numeri gli danno ragione: è decimo nella classifica stagionale dei turni di servizio (ne ha tenuti l'85,64%) ed è ottavo nella percentuale di punti vinti con la prima palla (76,29%).

Numero 24 ATP, quest'anno Tallon Griekspoor ha vinto i tornei ATP di Pune e 's-Hertogenbosch

Dettagli mica male, visto che a Malaga ci si attende una superficie piuttosto veloce. Ma anche lui ha i suoi problemi: sul suo telefonino c'è la foto di una radiografia alla caviglia destra, laddove c'è un osso ballerino che gli dà fastidio e che prima o poi lo obbligherà all'intervento. E nel 2023 si è strappato una capsula dopo una distorsione durante un match. Ma niente paura: ogni giorno si sottopone a trattamenti di ogni genere. Fisioterapista, osteopata, bagni ghiacciati, macchinari speciali. È lo specchio di una professionalità raggiunta a 24 anni di età, durante lo stop per pandemia. Non è azzardato dire che, mentre il mondo si chiudeva, Griekspoor si è aperto a nuovi orizzonti. “Ho preso coscienza di quello che ho e di quello che faccio” ha detto, ricordando le lunghe passeggiate in mountain bike. È diventato un grande lavoratore dopo che per anni era stato un pigro, talvolta un ribelle. Si narra che quando aveva 12 anni la madre prese tutte le sue racchette e le radunò dentro un sacchetto di plastica, pronte a essere gettate nell'immondizia. “Da domani vai a lavorare con tuo padre” gli disse. “Probabilmente mi ero comportato male durante una partita, tra urla e lanci di racchette” ricorda lui, che negli anni dell'adolescenza guardava l'orologio ogni cinque minuti durante gli allenamenti, perché non vedeva l'ora di dedicarsi alla Playstation.

Aveva un senso di rivalsa nei confronti dei fratelli maggiori, i gemelli Scott e Kevin (che sono stati rispettivamente numero 205 e 655 ATP), che lo intimavano ad allenarsi più seriamente mentre lui nicchiava. “Mi è quasi sembrato di crescere con tre padri, ma adesso capisco che lo facevano per il mio bene”. Però il talento era fuori discussione: in quegli anni fu notato da Kristof Vliegen. Quando gli proposero di allenare Scott e Kevin accettò, a patto che al team si unisse anche il più piccolo dei tre. Ci aveva visto giusto. Botic Van de Zandschulp e Tallon Griekspoor: saranno loro i nostri osservati speciali nei prossimi due mesi, senza dimenticare un doppio molto insidioso, anche se Koolhof e Middelkoop non giocano insieme nel circuito. Quest'ultimo ha appena compiuto 40 anni (è di origine russa), ma in Davis riescono a trovare la dovuta alchimia, anche se il loro bilancio non è memorabile: hanno giocato otto doppi vincendone quattro, con il risultato più prestigioso nella fase a gironi dell'anno scorso, quando batterono Murray-Salisbury a Glasgow. Ma non sono inarrivabili e nemmeno imbattibili. Per questo, Filippo Volandri e il suo staff dovranno studiare con molta attenzione ogni singola partita, perché questa Olanda è più pericolosa di quel che può sembrare. Ma non è certo imbattibile. Appuntamento a Malaga.