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DAVIS CUP FINALS

I lati oscuri di una Davis sempre più debole

Gli ingranaggi Kosmos-ITF sembrano più fragili, tra ritardi nei pagamenti, nuovi bandi per ospitare le fasi finali (Milano in lizza?) e un generale indebolimento politico: l'ITF non è riuscita a inglobare il padel. Tra meno di un anno ci saranno le elezioni e Haggerty non sembra al sicuro. Nel frattempo, il format della competizione continua a rivelare le sue debolezze. Oggi c'è Italia-Usa.

Riccardo Bisti
23 novembre 2022

Il calore dei tanti olandesi e il tifo degli spagnoli hanno garantito un'atmosfera accettabile alle prime giornate delle Davis Cup Finals, anche se a Malaga serpeggia un po' di malumore perché l'evento non ha creato le ricadute economiche sperate. In fondo basta dare un'occhiata alla pagina dei biglietti in vendita, e si scopre che c'è ancora disponibilità per tutte le sessioni rimanenti, finale compresa. Malaga ha speso oltre 10 milioni per assicurarsi l'evento, ma è ormai pacifico che l'attuale format non funziona, sia in termini di interesse popolare (salvo che in Italia: c'è un'attesa spasmodica per il match di oggi contro gli Stati Uniti. Dalle 10 Sonego, Musetti e il doppio Bolelli-Fognini proveranno a centrare la semifinale, con Berrettini a fare il tifo dalla panchina, diretta Rai Sport e Sky Sport), che di risultati economici. Da tempo si sussurra che Kosmos abbia perso decine di milioni: l'ultima indiscrezione racconta che abbiano chiesto una proroga per ritardare un pagamento di 6 milioni all'ITF, che quattro anni fa vendette l'anima della competizione in cambio di un denaro che – a quanto pare – non arriva con la regolarità prevista.

Per fare fronte alle difficoltà economiche, Kosmos ha modificato (per la terza volta in tre anni) il format, creando quattro gironi intermedi che hanno definito le otto squadre presenti alle Finals. L'operazione ha fruttato circa 2 milioni a evento: soldi importanti per Kosmos, ma non è dato sapere se le quattro federazioni organizzatrici (Italia, Gran Bretagna, Spagna e Germania) abbiano tratto guadagni. Come è noto, la fase a gironi ha raccolto 113.268 spettatori (28.115 all'Unipol Arena di Bologna per il gruppo dell'Italia), spalmati su 24 giornate di tennis. Visti i costi organizzativi e i prezzi modici dei biglietti, non si può certo parlare di un successo, per quanto Kosmos abbia esultato. Senza considerare l'iniquità sportiva, visto che le nazioni ospitanti giocavano a giorni alterni, mentre le altre giocavano a macchia di leopardo, con tutti i disagi del caso. Ma la questione delle sedi è tutt'altro che risolta: le federazioni ospitanti – ha informato l'Equipe in un dettagliato articolo a firma di Frank Ramella – avevano firmato contratti pluriennali, ma a quanto pare sarebbero stati invalidati e in questi giorni sarà lanciato un nuovo bando per individuare le sedi per il 2023. Il cambiamento potrebbe riguardare anche le fasi finali, nonostante l'accordo con Malaga fosse inizialmente valido per due edizioni (dunque anche per il 2023).

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«Non c'è alcuna trasparenza da parte dell'ITF. Abbiamo poche informazioni sul contratto realizzato con Kosmos e la condizioni a cui potremo uscirne» 
Gilles Moretton

Il tabellone della Davis 2022: oggi l'Italia proverà a raggiungere Croazia e Australia in semifinale

Tale indiscrezione sembra confermata da un possibile interessamento dell'Italia, che vorrebbe provare a organizzare le Davis Cup Finals a Milano. Sarebbe un trionfo organizzativo per chi ha già le ATP Finals, e pochi giorni dopo rilancerebbe con un altro maxi-evento a distanza di... Autostrada A4. Per non parlare dell'enorme vantaggio ambientale che avrebbe la nostra nazionale. L'indiscrezione è credibile, giacché le Finals 2023 dovrebbero essere le ultime con Angelo Binaghi al timone della FITP (a meno che non venga ritardata l'Assemblea dell'anno successivo), ed è chiaro che gli piacerebbe portare a casa l'Insaltiera ancora nelle vesti di presidente. I tentativi in questo senso, con le tornate di Torino 2021 e Bologna 2022, sono evidenti. L'articolo dell'Equipe svela un retroscena molto interessante: indebolita dal forfait in extremis di Abu Dhabi (sede inizialmente prevista per le Finals 2022), Kosmos avrebbe offerto l'organizzazione alla federtennis francese (che era stata inizialmente scartata per l'organizzazione dei gironi, con tanto di ricorso - poi ritirato - al CAS di Losanna), in cambio di una delocalizzazione del Masters 1000 di Parigi Bercy. Tali trattative sono state definite folkloristiche da Ramella. Nel frattempo è stata annunciata in pompa magna la collaborazione tra ITF, Kosmos e ATP per un ripensamento strategico dela competizione. Molti si sono domandati quale sia lo scopo di tutto questo: “Di certo l'ATP si è giocata bene le sue carte, e adesso può vedere le cose da dentro” ha rivelato un insider all'Equipe. Di certo, il sindacato giocatori ha piazzato due uomini nel Comitato di Coppa Davis, quello che gestisce il funzionamento della competizione.

Politica a parte, è chiaro che la formula attuale non funziona e piace soltanto a chi ha interesse nel sostenerlo. Quali sarebbero le soluzioni? L'Equipe ne ipotizza due, entrambe soddisfacenti: tornare al vecchio format ma spalmando la competizione su due anni, con due turni per ogni anno solare, in modo da alleggerire l'impegno per i giocatori; oppure riprenderlo in parte: ottavi, quarti e poi una Final Four in sede unica, come peraltro era già stato varato qualche anno fa prima di una frettolosa marcia indietro (la sede prescelta era il Palexpo di Ginevra). In entrambi i casi sarebbe auspicabile il ripristino del format del 3 su 5, uno degli ingredienti che rendeva speciale la competizione. Per attuare un progetto simile, tuttavia, la condizione necessaria sarebbe un cambio al timone dell'ITF. Le prossime elezioni si terranno nel settembre 2023 a Cancun, in Messico. L'uscita di scena dell'americano David Haggerty (che si è speso in prima persona per il cambio) favorirebbe un progetto di cambiamento. Tre anni fa, subito dopo la riforma Kosmos, l'americano fu rieletto con il 60,5% dei voti, superando l'indiano Anil Khanna (21,7%), l'irlandese Dave Miley (10,8%) e il ceco Ivo Kaderka (7%). Per il 2023 esiste già un candidato: Dietloff von Arnim, presidente DTB (la federazione tedesca). Nel 2018 i tedeschi furono tra i più arrabbiati per la riforma, anche se allora il loro presidente era Ulrich Klaus, mentre la posizione di von Arnim sembra più morbida. Ed è opportuno ricordare che Amburgo ha ospitato uno dei quattro gironi di settembre.

Dave Haggerty non è riuscito ad annettere padel e pickelball all'ITF

L'ITF HA APPROVATO LE QUOTE ROSA

Pur senza ottenere l'annessione di padel e pickelball, l'assemblea ITF di Glasgow ha portato almeno un risultato al clan Haggerty: con il 71,08% dei voti favorevoli è passato un cambio di Statuto che prevede l'inserimento delle quote rosa negli organi direttivi della federazione. Il cambio entrerà in vigore nel 2027 e prevede che almeno uno dei due rappresentanti degli atleti sia una donna (per la verità è già così, visto che Mary Pierce affianca Mark Woodforde) e che quattro dei quattordici membri del consiglio direttivo appartengano a un genere. Nel consiglio attuale ci sono due donne: la tunisina Salma Mouelhi Guizani e l'americana Katrina Adams (che è anche vicepresidente).

La federtennis francese ha ospitato il team australiano prima di Malaga. Entrambe sono scettiche sull'attuale format della Coppa Davis

“Nella configurazione attuale non possiamo andare avanti con i progetti di controriforma sulla Davis – ha detto all'Equipe il presidente FFT Gilles Moretton – perché non c'è alcuna trasparenza da parte dell'ITF. Abbiamo poche informazioni sul contratto realizzato con Kosmos e la condizioni a cui potremo uscirne”. Tuttavia, qualche crepa nell'establishment sembra esserci. Lo scorso 14 novembre si è tenuta l'Assemblea Generale ITF a Glasgow, e il clan Haggerty ha incassato una sconfitta importante. All'ordine del giorno c'era un passaggio simile a quello fatto dalla FIT: integrare il padel (e anche il pickelball) nell'ITF. Se a Firenze c'è stato uno scontato plebiscito, in campo internazionale l'opposizione ha detto no, visto che si sono espressi favorevolmente il 57% dei votanti contro il 66,6% previsto. La notizia è passata sotto silenzio, con l'ITF che ha diffuso uno scarno comunicato in merito.

Al contrario, ha esultato il presidente della federazione internazionale di Padel Luigi Carraro per la mantenuta indipendenza. Si tratta di un dato molto significativo, perché nel 2018 la riforma Davis ottenne il 71,43%. Potrebbe voler dire che il fronte anti-Haggerty sia cresciuto di quindici punti percentuali. “Per me non dovrebbero considerare il padel come una ruota di scorta – ha continuato Moretton – e dovrebbero concentrarsi sul tennis, perché la situazione con Coppa Davis e BJK Cup è tutt'altro che rosea. La missione dell'ITF è promuovere e sviluppare il tennis nel mondo: negli anni, la Coppa Davis è stata un formidabile strumento di promozione anche se costa ed è difficile da organizzare. Ma il tennis ha ceduto alla facilità del denaro”. Quel denaro promesso da Kosmos e quantificato in 23 milioni all'anno, di cui 15,3 destinati ai giocatori e 7,7 alle federazioni. Quel denaro che non arriva con la facilità prevista. E promessa.