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US OPEN

Berrettini avanti adagio, adesso c'è Murray

Hugo Grenier conferma il livellamento del tennis attuale, costringendo Berrettini a lottare per tre ore e mezza. L'azzurro la spunta grazie a 74 colpi vincenti. Al terzo turno sfida Andy Murray, che dispensa ottimismo: “Se la mia risposta funzionerà, avrò buone chance”

Riccardo Bisti
1 settembre 2022

Nel giorno in cui ha raggiunto per la prima volta il terzo turno in uno Slam, al termine di un match drammatico contro Brandon Holt, vale la pena citare le parole di Pedro Cachin, ragazzo di una semplicità disarmante. “Nella singola giornata, tutti possono battere tutti – raccontava lo scorso anno, mentre giocava il Challenger di Milano – io oggi potrei vincere un Challenger, perdere al primo turno di un ITF o raggiungere il terzo turno di uno Slam”. Come a dire che le differenze sono sottili, quasi impercettibili. L'argentino ha fatto il grande salto, e tutto sommato può dire altrettanto un altro giocatore che era a Milano in quei giorni: Hugo Grenier. La premessa serve a stoppare giudizi affrettati sulle difficoltà incontrate da Matteo Berrettini per sconfiggerlo al secondo turno dello Us Open.

Numero 14 contro numero 119, peraltro entrato in tabellone come lucky loser: c'erano le premesse per una passeggiata, invece il francese lo ha tenuto in campo per tre ore e mezza prima di arrendersi 2-6 6-1 7-6 7-6, non prima di aver accarezzato l'idea di portare il match al quinto. Un paio di passanti di dritto nell'ultimo tie-break hanno permesso a Berrettini di evitare guai e risparmiare un po' di energia in vista del prossimo match, denso di insidie, contro Andy Murray. Si sono viste versioni migliori di Matteo, ma basta ricordare le parole di Cachin ed è più facile dare il giusto credito a Grenier. Ha giocato una partita coraggiosa, intelligente, ben strutturata. Aiutato dallo status di underdog, già appagato dall'idea di ritirare un assegno da 121.000 dollari, ha giocato con il cervello pulito e il braccio sciolto.

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A ben vedere, Berrettini ha avuto bisogno di un set per rimettersi in sesto. Nel primo ha commesso troppi errori, cedendo per ben due volte il servizio. Dopo aver dominato il secondo, ha lottato duramente nel terzo e nel quarto. Nell'ultimo set, in particolare, ha avuto tre palle break per scrollarsi di dosso l'avversario ma poi ha rischiato parecchio, cancellando an sua volta due palle break sul 5-5 (la prima con un nastro fortunato) e poi un setpoint nel tie-break. Ma al terzo turno ci va lui, per la gioia del super-tifoso Giovanni Bartocci, ricomparso nel suo angolo e sempre scatenato negli incitamenti. Berrettini ne avrà bisogno venerdì, nel terzo turno contro il redivivo Andy Murray.

Sarà il quarto scontro diretto tra i due: Berrettini ha vinto gli ultimi due, ma ha perso il primo (Pechino 2019, unico sul cemento all'aperto). Lo scozzese festeggia proprio in questi giorni il decennale dal suo titolo a Flushing Meadows, e ha vinto una buona partita contro Emilio Nava, schiantato alla distanza dopo aver vinto un primo set durato quasi un'ora e mezza. “Le cose sono cambiate quando ho iniziato a colpire più forte: nel primo set era lui a dettare il gioco, ma quando ho preso a spingere ero io a comandare lo scambio” ha detto lo scozzese dopo il 5-7 6-3 6-1 6-0 finale. È un Murray con intenzioni bellicose, quello che approccerà il match contro Berrettini.

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Andy Murray ha vinto lo Us Open nel 2012. Fu il suo primo titolo Slam

“Mi trovo nella migliore condizione fisica degli ultimi anni, non mi muovevo così bene da parecchio – ha detto – è sempre stata una parte importante del mio gioco, e contro avversari sempre più potenti bisogna essere bravi a difendere bene. Mi sento molto vicino a dove vorrei essere e spero di fare una bella corsa qui a New York”. Lo scozzese sa di essere sfavorito, ma ha dalla sua l'esperienza e l'entusiasmo di un ragazzino.

“Quest'anno Berrettini è stato un po' sfortunato, ha avuto il Covid a Wimbledon e poi ha avuto un infortunio al polso (era il mignolo della mano destra, ndr) che gli ha fatto perdere la stagione sulla terra battuta, ma quando ha giocato ha sempre fatto buone cose. Ci siamo sfidati a Stoccarda e ha vinto in tre set: mi aspetto un match complicato, ma se gioco bene e la mia risposta funziona avrò una bella chance”. Murray non parla mai a vanvera: se ha detto queste cose, significa che ci crede davvero. Ma Matteo ha sufficiente esperienza – e qualità – per batterlo. Ripartirà dai 74 colpi vincenti tirati contro Grenier: non sarà facile fare altrettanto, ma è la base giusta per affrontare con fiducia un match dalle mille suggestioni.