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IL PERSONAGGIO

“I giornalisti di tennis? Sono i peggiori”

È l'opinione di Reilly Opelka, attuale n.1 americano. A suo dire, c'è troppa negatività attorno al tennis a stelle e strisce. “Non siamo più negli anni 80-90, suvvia. E molti non sanno nulla di tennis”. La sua antipatia per il torneo di Indian Wells e una scommessa per il futuro: “Jenson Brooksby può diventare n.1”

Riccardo Bisti
9 ottobre 2021

Nessuno si era mai lamentato del torneo di Indian Wells. Tutto bello, splendido, fantastico. Poi è arrivato Reilly Opelka, mancato pivot NBA (reo confesso), a dire: “Indian Wells è il torneo che mi piace meno. Ci sono grandi tabelloni, cercano di pagare il più possibile, ma ogni sponsor richiede servizi fotografici che richiedono 4-5 ore di tempo. È molto stancante, il tennis è secondario. Lo odio”. Boom. Basta questa frase per capire che l'intervista di Opelka (n.19 ATP, miglior giocatore americano) con Bill Simmons per Inside Tennis è diversa da quelle che leggiamo di solito. Spesso ci si lamenta – giornalisti compresi – che i tennisti dicono sempre le stesse cose, spesso banali. Con Opelka non c'è il rischio, ma diversi giornalisti dovrebbero leggere con attenzione le sue parole. In parte ha ragione, in parte ha esagerato, ma almeno ha acceso il dibattito. “I giornalisti di tennis sono terribili, i peggiori di qualsiasi sport. Sono sempre negativi, non sanno nulla di tennis. Magari ci sarà qualcuno bravo, ma non tra quelli che mi hanno intervistato o fatto domande in conferenza stampa. A Toronto sono andato in finale e mi hanno chiesto perché non ci sono americani tra i top-20 ATP. Stessa cosa a Roma, dove sono arrivato in semifinale contro Nadal. Criticano Isner, che è stato per dieci anni tra i top-20. Uno si è lamentato che non c'era il doppio misto a Parigi 2020.

La verità è che il doppio misto dovrebbe essere abolito perché non vende neanche un biglietto. Andrebbe eliminato e i soldi risparmiati potrebbero essere investiti sulle qualificazioni maschili e femminili. Bisogna concentrarsi su chi fa vendere i biglietti”. Sembra quasi che non aspettasse altro, è un fiume in piena. “Dovrebbero sostenerci, non paragonarci sempre a Sampras e Agassi. Ci sono persone negative, potrei fare nomi ma preferisco non citare nessuno perché non voglio dare loro importanza”. Simmons rivela che ha menzionato tre noti cronisti americani, chiedendo di non citarli. “Per un nome lo voglio fare: Chris Fowler: su Twitter ha ipotizzato che Alcaraz si sia ritirato volontariamente dai quarti dello Us Open. Io gli ho risposto: 'Come puoi mettere in dubbio il suo coraggio dopo quello che ha fatto?'. Lavora a ESPN, si occupa di football universitario e non dovrebbe occuparsi di tennis. Ce ne sono troppi che non sanno nulla di tennis e dicono che Alcaraz è un'idiota perché è uscito dal campo”. Simmons prova a difendere la categoria, sostenendo che diversi giornalisti lavorano fino a tardi per fare il loro lavoro nel miglior modo possibile.

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«Se fossi un modesto giocatore NBA guadagnerei 28 milioni all'anno, invece giro il mondo e guadagno molto meno. L'ottava scelta dei Chicago Bulls guadagna più dell'ottavo al mondo» 
Reilly Opelka

Reilly Opelka ha vinto due titoli ATP: New York 2019 e Delray Beach 2020

“Sicuramente ci sarà gente brava – replica Opelka – ma con questa logica mi hanno messo nella narrativa negativa del tennis americano. Non siamo più negli anni 80 e 90, suvvia, troviamo argomenti diversi da Sampras e Agassi”. La vivacità intellettuale di Opelka era già nota, sin da quando era stata rivelata la sua passione per l'arte. Tuttavia, quando c'è da parlare dei giornalisti, sembra volersi togliere un macigno dalle scarpe. Anche parlando d'altro, torna sull'argomento. Simmons gli ha chiesto un parere sulle perdite di tempo di Stefanos Tsitsipas per le pause al bagno. “Questo è un altro esempio del perché i media fanno schifo. A Toronto anch'io ho fatto lunghe pause, ma la gente non sa che ci volevano 6 minuti per raggiungere un bagno, 3-4 per togliersi i calzini sudati e cambiarli, poi inserire i plantari in un nuovo paio di scarpe. Allo Us Open ho fatto questa operazione in due minuti e Basilashvili si è lamentato.

Gli ho detto: 'Ma che vuoi che faccia? Chi c.... sei tu per lamentarti? Lo fai perchè lo ha fatto Murray e adesso va di moda?'. Su questo punto c'è un po' di verità da entrambe le parti. In effetti, se qualcuno va al bagno e non si cambia non ci sono scusanti”. Autore di una buonissima stagione, in cui ha privilegiato i singoli exploit alla continuità di rendimento, Opelka è il nuovo numero 1 americano. È convinto che ci siano ottimi giocatori all'orizzonte, ma non vede un contro-sorpasso degli Stati Uniti rispetto al dominio europeo. “Non siamo sulla via del recupero. In Europa, un giovane sceglie il calcio o il tennis. Da noi ci sono molte più alternative, in America persino il calcio è più seguito del tennis. Io stesso avrei voluto giocare a basket: se fossi un modesto giocatore NBA guadagnerei 28 milioni all'anno, invece giro il mondo e guadagno molto meno. L'ottava scelta dei Chicago Bulls guadagna più dell'ottavo al mondo”.

Reilly Opelka ha raggiunto gli ottavi allo Us Open, arrendendosi a Lloyd Harris

Qual è il modo migliore per recuperare da 0-40? Facile: tirare cinque ace di fila

Parlando del futuro, ha individuato in Sebastian Korda, Jenson Brooksby e Brandon Nakashima come il futuro del tennis americano. “Dei tre mi prendo Brooksby, potrebbe anche diventare numero 1. La sua mente funziona alla grande, nel gioco da fondocampo mi ricorda Djokovic”. Al contrario, la sua generazione è un gradino sotto. Difficilmente otterrà certi risultati, anche se Opelka butta lì un: “Vorrei vincere uno Slam”. Allo stesso tempo, vorrebbe che il percorso di Frances Tiafoe e Tommy Paul sia maggiormente apprezzato. “Nessuno di noi sarà il nuovo Sampras, ma il padre di Tiafoe viene dalla Sierra Leone, mentre Tommy Paul viene da Greenville, in North Carolina, senza soldi e senza allenatore. È stata sua madre a spendere un sacco di soldi, accompagnandolo a ogni torneo. Stessa cosa per me: non avevo molti soldi, ma ho avuto due genitori fantastici. Mi hanno dato tutto quello di cui avevo bisogno, indebitandosi. Veniamo dal nulla. Le cose vanno viste nella giusta prospettiva”. Il torneo di Opelka inizierà sabato contro il giapponese Taro Daniel, e si tratta di una bella occasione per raccogliere punti importanti. Dovesse arrivare in fondo (vincere o centrale la finale) potrebbe clamorosamente tornare in lizza per un posto alle ATP Finals, ma a 24 anni ha ancora molto tennis davanti a sé.

Dall'alto dei suoi 211 centimetri, fonda il suo tennis su un servizio-bomba che lo rende antipatico a parecchi appassionati. “Sono orgoglioso di me e non mi interessa se dicono che gioco male, o se sono scarso in risposta – dice lui – so che se tengo il servizio nel 95% dei casi posso diventare numero 8 del mondo, guadagnando 8-10 milioni all'anno. Non mi interessa quello che pensano gli altri, e mi piace anche che il mio look con barba e capelli lunghi non sia gradito”. Oltre a parlare bene di John McEnroe e Venus Williams, ha poi spiegato quali sono le persone che gli hanno permesso di formarsi, sia come persona che come giocatore. Le definisce ottime menti tennistiche: “Avevo otto anni quando ho conosciuto Tom Gullickson. Grazie a lui ho conosciuto Jay Berger, poi Jim Loehr e poi Venus...”. Jim Loehr è una sorta di guru dei mental trainer, anni fa Andrea Gaudenzi disse di aver imparato molto leggendo un suo libro. “È fantastico, sembra sapere in anticipo quello che sto per dirgli – dice Opelka – ha lavorato con grandi persone e sa quanto il tennis sia piccolo nell'ordine delle cose. Ha avuto a che fare con i Navy Seals, persone i cui migliori amici hanno calpestato una mina”. Con queste consapevolezze, il gigante nato in Michigan si è costruito il suo posto nel tennis che conta. E chissà che questo posto non diventi sempre più importante. Magari a partire da Indian Wells, il torneo che odia più di tutti.