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LA STORIA

Il tennista-mago entra tra i top-100 a trent'anni

Non capita spesso che un giocatore entri per la prima volta tra i top-100 a trent'anni suonati. Ce l'ha fatta Constant Lestienne, prestigiatore a tempo perso, con la carriera zavorrata da una colpa e una sfortuna: una sospensione per betting e una fastidiosa artrite reumatoide. 

Riccardo Bisti
3 agosto 2022

Certe storie non finiscono in prima pagina, ma meritano di essere raccontate. La classifica ATP dell'1 agosto ha consegnato una new entry tra i top-100 ATP. La vicenda di Constant Lestienne sarebbe già curiosa per il fatto di esserci riuscito a 30 anni compiuti: non siamo ai livelli di Victor Estrella Burgos, che centrò l'obiettivo a 33 anni suonati, ma la sensazione resta. Anche per la curiosa storia del tennista di Amiens, 81esimo francese a varcare la soglia dei primi cento. Già, perché Lestienne è stato un tennista part time per buona parte della sua carriera. Il motivo è una malattia già nota nel mondo del tennis, resa famosa da Caroline Wozniacki: artrite reumatoide, ereditata dal padre. Niente che impedisca di giocare, ma provoca dolore e costringe a cure costanti per tutta la vita. Lestienne si era ormai rassegnato a un ruolo di secondo piano, da frequentatore abituale dei tornei minori. È cambiato qualcosa a fine 2020, quando ha messo piede alla French Touch Academy, una delle tante strutture pensate per l'alto livello esistenti in Francia. Inizialmente voleva soltanto un supporto logistico, ma poi si è trovato talmente bene con Julien Varlet (ex giocatore, ritiratosi nel 2005 per problemi all'anca) da fissare il circolo di Cap d'Adge come base.

I risultati sono stati notevoli: numero 236 ATP a febbraio, ha avuto una costanza impressionante nel circuito Challenger: due titoli (Malaga e Pozoblanco), la recente finale a Segovia, cinque semifinali e nove quarti gli hanno permesso di raggiungere i top-100 per la prima volta. Purtroppo per lui, non ce l'ha fatta in tempo per l'entry list dello Us Open. Avesse centrato l'obiettivo un mese prima, avrebbe avuto la certezza di giocare in tabellone a New York, coronando entrambi i suoi sogni di giocatore: portare il ranking a due cifre e giocare almeno uno Slam. Per questo, il prossimo obiettivo si chiama Australian Open, e la sua programmazione nei prossimi mesi ne terrà conto. “Il 2022 è la sua prima stagione senza infortuni e dunque può giocare con continuità – racconta Varlet – grazie a questo, arrivano i risultati e la fiducia”. Lo scorso inverno lo hanno affidato alle mani sapienti del preparatore atletico Thomas Scherlè. Gli hanno inculcato concetti nuovi come prevenzione, fisioterapia, recupero, alimentazione... Cose banali per l'alto livello, non così tanto per chi ha trascorso quasi tutta la carriera senza allenatore. È bastato questo per cambiare il paradigma del suo tennis.

«Non può restare in campo cinque ore a tirare pallate: deve divertirsi, quindi devo farlo lavorare senza che se ne accorga. Bella sfida per un coach»
Julien Varlet
ASICS ROMA

La vittoria a Pozoblanco ha portato Lestienne a ridosso dei top-100. Ha raggiunto l'obiettivo sette giorni dopo, con la finale a Segovia

Lestienne ammette che il suo tennis è più o meno lo stesso. “Forse ho un po' migliorato il servizio, ma la crescita è soprattutto nella gestione delle emozioni”. D'altra parte non tutti sono come Sinner, Alcaraz e Musetti, capaci di affermarsi prima dei 20 anni. Oggi, la maggior parte dei giocatori si fa notare in età avanzata. Lo hanno soprannominato Le Magicien per due motivi: il primo è banale: uno stile di gioco così particolare, strategico, fatto di tagli e rotazioni malandrine, e non certo basato sulla potenza. Stesso soprannome di un certo Fabrice Santoro, che in effetti può essere preso come buon esempio di longevità, sia pure a livelli diversi. Ma Santoro c'entra fino a un certo punto, perché c'è un'altra ragione: Lestienne è un mago a tutti gli effetti, un prestigiatore, un novello Silvan o David Copperfield. Per lui è più di un hobby, fa parte di un'associazione e non esclude di potercisi dedicare a fine carriera. Adesso, tuttavia, limita i trucchi al campo da tennis. “Constant ha finalmente capito di poter giocare bene – racconta Varlet – per anni non è stato regolare e ha navigato a vista. Oggi ha 30 anni, è maturato, ha definito gli obiettivi e le cose sono andate lentamente al loro posto”.

Adesso si sposterà in America e giocherà il Challenger di Vancouver prima di cercare di qualificarsi allo Us Open, ma – come detto – l'obiettivo è chiudere l'anno tra i top-100 e garantirsi il tabellone principale in Australia. “Se vuole togliersi lo sfizio di giocare un ATP 500 va benissimo, ma deve pensare alla classifica – ammonisce Varlet – non deve bruciarsi pensando di giocare soltanto tornei ATP. Magari fa tre primi turni di fila e rovina tutto. Salire di categoria può essere interessante sul piano economico, ma poi la classifica ne risente”. Per questo giocherà ancora parecchi Challenger per raccogliere i punti necessari a raggiungere quell'obiettivo che gli permetterebbe di ritirarsi senza rimpianti. Non che abbia intenzione di farlo, anche perché Varlet ha trovato la formula adatta per non logorarlo: “Non può restare in campo cinque ore a tirare pallate: deve divertirsi – dice il coach che lo segue insieme a Charles Auffray – quindi devo farlo lavorare senza che se ne accorga, ed è una bella sfida per un coach. Facendo cose a cui non era abituato non si logora mentalmente”.

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Lestienne ha vinto cinque titoli Challenger: tra questi, Portorose 2018. In finale batté Andrea Arnaboldi

Constant Lestienne mostra tutte le sue qualità da prestigiatore

In effetti vederlo giocare è divertente, anche se Santoro era un'altra cosa. Il primo Le Magicien ha avuto la fortuna di giocare in un periodo diverso, in cui ci si poteva permettere di essere una mosca bianca. Oggi è più difficile. La soddisfazione di Lestienne è doppia, perché ha raggiunto il traguardo dopo aver rischiato di buttare via la carriera per una leggerezza: nel 2016, l'allora TIU (oggi ITIA) lo ha squalificato per sette mesi e multato di 10.000 dollari (con metà della pena sospesa) per aver scommesso sul tennis. 220 giocate tra il 2012 e il 2015: messa così sembrava il ritratto di un ludopatico, invece non era proprio così. Se le autorità sono restie a fornire dettagli sui singoli casi, nella fattispecie fu Lestienne a chiarire cosa fosse successo: nel 2012 aveva un paio di conti a suo nome, presso i bookmakers Betclic e Pari Mutel Urbain. In quel periodo – parole sue – era lontano dal tour e aveva ripreso gli studi in un liceo della sua Amiens, allo scopo di prendere il BTS (Brevetto di Tecnico Superiore), che viene rilasciato dopo una specializzazione di due anni. Piazzò 199 giocate nel 2012 e 20 l'anno dopo, mai su partite che lo coinvolgevano direttamente. “La mia colpa è che non conoscevo le regole, poi a metà 2013 ho preso il mio primo punto ATP e mi sono reso conto che non si poteva scommettere”.

Un paio d'anni dopo, l'ITF ha fatto firmare a tutti i giocatori un documento in cui prendevano atto del divieto di scommettere. Lestienne l'ha sottoscritto, così penso di chiudere il suo conto su Betclic. “Nell'occasione ho commesso l'ingenuità di scommettere 2,90 euro sulle semifinali del Roland Garros”. Una leggerezza che gli è costata un grave danno d'immagine, più che l'attività vera e propria. Il suo problema è sempre stato un fisico che va per conto suo, ma allo scoccare dei 30 anni si è ritrovato e ha coronato il sogno di ogni aspirante professionista. E adesso può togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Nessuno ha creduto in me. Nei momenti più difficili anche la mia famiglia ha dubitato, ma io ci ho sempre creduto e i miei genitori mi hanno sostenuto. Quello che mi motiva ogni giorno è accedere ai grandi tornei, quelli che si vedono in TV. Non ho mai giocato il main draw di uno Slam: i miei due obiettivi sono sempre stati un posto tra i top-100 e giocare uno Slam”. Il primo traguardo è raggiunto, per il secondo è sulla buona strada. E se dovesse raggiungere tra i top-50, come ha sostenuto di poter fare, potrà legittimare il suo soprannome. In effetti, sarebbe una magia vera e propria.