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Federer e quella spesa di 200.000 dollari all'anno

Il mercato sommerso dei Big Data: sembra che i top-players non possano fare a meno di statistiche sempre più accurate. Servono a individuare le debolezze altrui e studiare le giuste strategie. “Tennis Analytics” e “Golden Set Analytics” si fanno concorrenza a suon di numeri, e c'è chi – come Roger – è disposto a spendere di più per avere il servizio in esclusiva.

Riccardo Bisti
9 dicembre 2020

Qualcuno sussurra che Roger Federer sia arrivato a spendere 200.000 dollari all'anno per usufruire del servizio, pagando il doppio della cifra di mercato. Già, perché sembra che - durante i tornei - desideri il supporto esclusivo di Golden Set Analytics, uno dei due colossi che offrono numeri dettagliatissimi sul gioco del tennis. Il competitor è Tennis Analytics. Quando osserviamo un match tra i più forti, crediamo che pensino soltanto ai loro schemi. In realtà c'è una partita nascosta in cui cercano di mettere a nudo i punti deboli degli avversari. Per riuscirci, adattano i loro piani molto più di quanto si potrebbe pensare. Per farlo, da qualche anno, c'è un vero e proprio boom delle statistiche avanzate. Un mercato sommerso che raramente viene a galla. SAP, partner tecnologico della WTA sin dal 2013, mette a disposizione dei coach statistiche di vario genere che possono essere utilizzate durante i coaching. Dall'anno prossimo, il tennis femminile fornirà un servizio ancora più dettagliato grazie alla partnership con Perform, annunciata un paio di settimane fa.

In campo maschile, la conoscenza delle statistiche è considerata una sorta di arma segreta. “Tutti i più forti le utilizzano, solo che non ne parlano volentieri – ha rivelato Alexander Zverev – oggi è una parte fondamentale del gioco. Mi ha aiutato nel preparare la strategia di tanti match. Quando ho vinto le ATP Finals è stata particolarmente utile in semifinale in finale”. L'avvento dei Big Data risale a una ventina d'anni, quando la società svizzera Dartfish ha iniziato ad analizzare i movimenti degli atleti per valutarne le prestazioni. Erano gli albori della videoanalisi. Il servizio era pensato per lo sci, poi è stato esteso ad altri sport. La svolta risale a quando alcuni allievi informarono della novità il coach Warren Pretorius. Incuriosito, iniziò a collaborare con Dartfish e poi (nel 2011) ha creato Tennis Analytics, branchia esclusivamente tennistica. Il successo è stato immediato: tra i clienti più importanti ci sono USTA, Tennis Canada e diversi team universitari. Fino a qualche mese fa, la raccolta dei dati veniva effettuata manualmente da 18 professionisti. Tuttavia, a breve potrebbe concretizzarsi una collaborazione con PlaySight, la società che realizza campi da tennis intelligenti e fornisce un mucchio di dati in via automatica.

PLAY IT BOX
"Le statistiche sono come un bikini: quello che mostrano è importante, ma quello che nascondono è vitale”.
Warren Pretorius
Una grafica racchiude in 10 secondi i movimenti di Roger Federer in un match di due set

Tra i professionisti, il primo a sdoganare questa realtà è stato Novak Djokovic. Prima della finale dello Us Open 2013 (peraltro persa), il serbo avrebbe effettuato una lunga telefonata con Pretorius per analizzare alcuni aspetti. “Il problema è che molti allenatori sono protettivi e gelosi, vedono con sospetto questa novità – dice Pretorius – invece il suo clan, da Vajda a Becker, era molto interessato”. Dal 2017, il serbo ha poi usufruito della collaborazione della figura più nota del settore: Craig O'Shannessy, che collabora anche con l'ATP. Qualche tempo fa ha rinunciato ai suoi servizi, che invece continuano a essere preziosi per Matteo Berrettini. L'americano vanta una collaborazione anche con la federazione italiana. “Non c'è la garanzia che funzioni sempre – dice Djokovic – però è utile per conoscere gli schemi del tuo avversario, soprattutto se non lo conosci”. L'analisi dei dati serve individuare le abitudini dei giocatori nei momenti importanti. Per esempio, dove servono sulla palla break o quali traiettorie utilizzano.

C'è una norma generale: nei momenti delicati, i tennisti ricorrono a quello che sanno fare meglio. Federer, per esempio, serve quasi sempre a uscire quando deve fronteggiare una palla break. “È un sostegno molto utile, ma bisogna stare attenti al suo utilizzo – dice lo svizzero – perché a volte può essere fuorviante. Però è interessante avere certe informazioni: da ragazzo pensavo solo alla mia prestazione, non mi interessavo per nulla al gioco del mio avversario”. L'unico top-player che non sfrutta questa tecnologia è Rafael Nadal. “Ne abbiamo discusso, poi abbiamo deciso di lasciar perdere” ha detto coach Carlos Moyà. “I coach devono essere bravi a interpretare i numeri e dare i giusti suggerimenti ai loro giocatori – dice Pretorius – le statistiche sono come un bikini: quello che mostrano è importante, ma quello che nascondono è vitale”.

Tennis Analytics è in grado di fornire statistiche avanzatissime a chiunque ne faccia richiesta
Golden Set Analytics mette a nudo la grande estate 2019 di Daniil Medvedev

Se i giocatori (ovviamente) tengono per sé le tecno-scoperte sugli avversari, emergono comunque alcune informazioni di natura generale. Per esempio, la maggior parte degli scambi (80%) non supera i quattro colpi. Questa consapevolezza ha indirizzato il modo di allenarsi di tanti giocatori. È fondamentale essere super incisivi con i colpi subito dopo la combinazione servizio-risposta. Vincere il maggior numero di scambi brevi, spesso, significa vincere la partita. Nonostante l'omologazione delle superfici, l'incidenza del servizio è sempre più elevata. Dal 1991 a oggi, la percentuale di game vinti dal giocatore in risposta è leggermente diminuita: va da sé che è molto importante vincere più punti possibile in risposta, soprattutto sulla seconda dell'avversario.

Per questo, uno dei dati più richiesti sono le preferenze di un giocatore al servizio, in generale e in determinate situazioni di punteggio. Secondo Pretorius, i numeri raccontano che la lunghezza degli scambi non è particolarmente influenzata dalla superficie o dal livello dei giocatori. Sulla terra battuta non sono troppo più lunghi, e anche tra gli Under 12 il numero di colpi è abbastanza simile a quello dei professionisti. Dettagli interessanti, certo, ma tolgono un po' la poesia del gioco. Ma ci piace pensare che inventiva, fantasia e coraggio continueranno a essere qualità fondamentali. Se poi i numeri aiutano ad azzeccare un angolo in più sul 30-40... va benissimo. Ma c'è da sperare che i tennisti non diventino un mix tra ragionieri, robot e matematici.